mercoledì 19 maggio 2021

fatevi i gatti vostri 1844 "ali spiegate o vita da gatto?"

Mi spiace per la scialba giornata di ieri determinata, come vi ho detto dagli aggiornamenti. Quantomeno il film presentato, che ho visto alla sera, era piuttosto carino a dispetto della recensione alquanto riduttiva che avevo mutuato da mymovies. Per carità le osservazioni fatte dalla critica ci stavano ma nel complesso, a parer mio il film scorreva bene e restituiva efficacemente un momento storico della lotta delle donne per la parità dei diritti. E veniamo alla vita d' ogni giorno che quella abbiamo e quella ci dobbiamo tenere a meno che non si trovi la forza per cambiarla.

Purtroppo l' idea avanzata l' altro ieri dallo zio Dante ha immesso in casa una sorta di tempesta marina. Tutti e due gli zii han testa da comandanti ma sussiste una differenza sostanziale. Dante ha una di quelle autostime così ipertrofiche che se gli spunta un brufolo sul naso mentre io e la zia ne facciamo un dramma, lui è capacissimo di guardarsi, riguardarsi  e poi convincersi e dichiarare agli altri  che gli sta proprio bene quel cucuzzolo rosso sul naso. Amava i suoi muscoli da giovane e ama la sua pancia da anziano. Persino della zoppìa ha fatto una nobile trasformazione e quando qualche conoscente gliene chiede conto con aria grave risponde: "che ci vuoi fare sono problemi che a chi ha passato la vita sulla sedia non vengano. Il mare alla fine ti presenta il conto". Ovviamente i suoi problemi vengono anche a impiegati di ufficio, casalinghe, operai di fabbrica. Ma vuoi mettere?  Quando ti dice queste cose appoggiandosi a un muro come per sostenersi,  pare di vederlo al timone della sua barca in mezzo al Tirreno". Per carità i suoi anni di mare li ha e viene da una famiglia di marinai e pescatori ma ha fatto anche l' arrotino, il fabbro, il professore, il preside, il venditore di aspirapolveri e di assicurazioni, il corniciaio, il suonatore ambulante e ne dimentico almeno una ventina dei mestieri intrapresi, difatti mi ero scordata il bagnino. Per un certo verso io gli assomiglio ovvero in quello di cambiar mestiere e progetti alla svelta, purtroppo, a differenza di lui, io mi ci deprimo e mi pare di passare la vita senza avere né arte ne parte.

La zia ha carattere irruento e testardaggine da vendere anche lei, ma privata delle sue sicurezze può avere due fondamentali tipi di reazione; o si irrita o si deprime. Privata della sua barca e della sua laguna probabilmente la seconda tendenza prevarrebbe quindi al solo pensarci si irrita e con chi volete che se la prenda? Con lo zio che in fondo poi ha solo esposto un progetto. Il meccanismo però è assi più complesso di quel che si pensi. Lei sa che quello è un sogno che lui coltiva, sa anche che senza la nostra partecipazione lui rinuncerebbe ma si trova in  una tremenda situazione di ambivalenza: compiacerlo significa mettersi in una situazione che lei non sopporterebbe, non compiacerlo significa rafforzare la sua teoria dell' aquila trasformata in tacchino. Incapace di trovare una soluzione intermedia Holly  attacca e quando lo fa è in maniera piuttosto scomposta arrabbiandosi perfino con Balena, reo solo di dormire beato fregandosene delle umane vicende. Ce ne sono anche per me che "invece di correre mi faccio trascinare, che tengo la casa come un porcile" ecc. insomma ci sono abituata sono esattamente le medesime argomentazioni della nonna e della mamma, quanto a  questo le tre sono proprio di famiglia e di identico stampo: quando hanno un grattacapo personale se la prendono con chi sta loro attorno.

Ovviamente io adoro la mia città, ci sono nata e mi ci muovo agevolmente, sono anche convinta che sia una delle città più belle del mondo e qualcuna, tanto per fare il confronto, l' ho anche vista, capisco anche, però la voglia di spazi liberi che anima zio Dante. Lui trasferendosi non ha subito grandi disagi, si è abituato ai canali come si era abituato a girare Roma in vespa. Qui si muove bene come noi e penso che se gli dessero in mano un gondola per 5 o sei mesi imparerebbe a condurla come uno di mestiere. Tutto quello che è sfida esalta le sue capacità di apprendimento che sono ancora eccellenti a dispetto dell' età. Poi però, in lui, interviene la noia, una successione emozionale che conosco bene, la bella Venezia diventa una trappola mefitica in agosto e troppo umida in gennaio, i veneziani al di là del primo impatto sono chiusi e più attaccati ai soldi più di quanto si pensi. I turisti sono troppi ma ci vogliono e quando non ci sono turisti è un cimitero desolato.

Così nasce la voglia di una nuova avventura di nuove sfide e lo vedi su una riva veneziana a guardare il vuoto col mezzo toscano in bocca che non accende mai perché ha smesso di fumare nel 2000. Là, oltre i maestosi palazzi dei signori di Venezia che con la loro opulenza cercano di mascherare l' orizzonte, cerca un mare lontano, un mondo di pescatori, di osterie, di urla e bestemmie che forse ormai appartiene solo ai romanzi.

Non sono vincolata alle mie abitudini come la zia e non ho l' incosciente coraggio di lui. Così mi barcameno in un tran tran quotidiano dal quale ogni tanto spicco un piccolo volo che purtroppo dura poco perché ho sì le ali ma da passerotto giuste giuste per svolazzare da un tetto a un altro da un campo di grano a un ciliegio in fiore.

Buona giornata da 

Dani

Mi pare di aver esaurito le richieste, se non ne avete di nuove domani passero alla lettera "V". Intanto per oggi direi che mi rifugio in "una vita da gatto" recensione da my movies


PER FAMIGLIE DALL'
EVIDENTE ISPIRAZIONE 
DISNEYANA.
Recensione di Paola Casella
mercoledì 30 novembre 2016

Tom Brand è un magnate multimilionario animato da ambizioni gigantesche: l'ultima è la costruzione del grattacielo più alto di Manhattan, che deve a tutti i costi superare quello rivale di Chicago. Nel suo delirio di onnipotenza Tom non si accorge della dedizione, a lui e alla sua azienda, del figlio di primo letto David, né ha tempo per frequentare Rebecca, la ragazzina nata dal secondo matrimonio con la paziente Lara. Quando si accorge di aver dimenticato di comprare un regalo per l'undicesimo compleanno di Rebecca, Tom chiede alla figlia cosa voglia e lei sventuratamente risponde: "Un gatto". Nonostante odi i gatti, Tom per quieto vivere acconsente, ma appena acquistato il pelosissimo Mister Fuzzypants dall'enigmatico proprietario del negozio di animali Felix Perkind, il magnate ha un terribile incidente che getta il suo corpo in un coma profondo. Lo spiritaccio di Tom è però transitato all'interno di Mister Fuzzypants, il quale da quel momento non farà altro che cercare di farsi riconoscere da moglie e figli al di là delle sembianze feline.
Prodotto dalla casa cinematografica francese EuropaCorp di Luc BessonUna vita da gatto è uno strano ibrido cinematografico che mescola l'evidente ispirazione disneyana (alla Tutto accadde un venerdì o F.B.I. - Operazione gatto, per intenderci) per fare leva su almeno due ossessioni contemporanee: quella per i filmati internettiani che vedono protagonisti i gatti, citati nei titoli di testa, e quella di certi uomini per la lunghezza del pisello come unità di misura della loro virilità (lo slogan del nuovo grattacielo è "il mio è più alto"). Tenuto conto di questo si capisce perché Barry Sonnenfeld, il regista di ottimi film per famiglie come La famiglia Addams e Men in Black (nonché il produttore di un delizioso omaggio all'animazione Disney, Come d'incanto), abbia voluto Kevin Spacey nei panni del protagonista: l'ironia e sarcasmo dei quali l'attore riesce ad infondere qualsiasi sua interpretazione avrebbero dovuto essere l'asso nella manica per questa commedia con elementi di critica sociale.
Purtroppo però Spacey è circondato da un cast di insopportabile melensaggine, a cominciare dalla moglie (Jennifer Garner) e la figlia (Malina Weissman) per proseguire con una serie di figure stereotipate che non rendono giustizia al fondo di (amara) verità che sottende le interpretazioni di Spacey (per quasi tutto il film in voce fuori campo: possiamo solo immaginare il suo timbro caratteristico dietro il pur valido doppiaggio italiano) e di Christopher Walken nei panni di Felix Perkind. Peccato perché le sequenze iniziali, con un lancio di paracadute da cartone animato, facevano sperare in un'esecuzione originale che facesse dell'artigianalità di mezzi la marcia in più del racconto.
Così com'è, Una vita da gatto resta un gradevole film per famiglie che non sa spingere sull'acceleratore della comicità surreale promessa dalla produzione "autoriale" francese e dal talento di Sonnenfeld e Spacey. 


Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Multimiliardario egoista e megalomane finisce in coma, ma la sua anima è imprigionata nel corpo di Mister Fuzzypants, il gatto regalato alla figlioletta. Parla, ma gli umani captano solo miagolii. L'esperienza felina lo riavvicina alla famiglia. Prodotto dalla EuropaCorp di Luc Besson, ricorda commedie disneyane degli anni '60. Sonnenfeld, regista di film per famiglie, ha per le mani un soggetto debole. L'originalità latita e il sarcasmo si affievolisce in fretta. Perfino il bravo Spacey è goffo e poco convincente e la versione italiana lo peggiora.



5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: on line dalle ore 20:00 alle 22:00

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  2. Cara Dani intanto mi scuso per non aver provveduto ieri a dare un cenno di riscontro al tuo avviso. Stamattina vedendo che solo Eliana aveva risposto mi sono sentito un po' quello che sta qui solo ad aspettare i doni. La situazione che esponi è complessa e capisco come tu ti trovi tra due fuochi anzi fra tre perché anche il tuo personale va considerato. Mi piace la tua analogia col volo del passero. Capisco il modo di pensare di Dante anche se caratterialmente io sono l' opposto dell' uomo di azione. cerco i miei angoli sicuri e mi impaurisce ogni cambiamento della routine. Capisco anche Holly del cui tormento ti sei fatta abile interprete. Si tratta di persone con carattere forte ma anche estremamente intelligenti, credo che cederà Dante e non perché sia più remissivo ma perché con l'incredibile fantasia potrebbe immaginare e forse vivere un ambiente avventuroso anche nella penombra di una biblioteca. Emilio Salgari immagino e scrisse le mirabolanti avventure dei suoi eroi senza muoversi dal suo umile scrittoio.
    Buona Giornata
    Giovanni Martinelli

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  3. Chiedo ancora scusa, oggi sono particolarmente sbadato
    avrei ancora un paio di titoli afferenti alla lettera U:
    -Un giorno di ordinaria follia
    -Un giorno per sbaglio
    Grazie
    Giovanni Martinelli

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  4. Io se potessi sarei un gatto con le ali ma dato che l'unica creatura di questo tipo che conosco è il Gattangelo e per assurgere a tale qualifica bisogna prima fare un passagino che mi fa un po' paura resto a barcamenarmi tra sogni e pigrizia. Quanto alla questione degli zii non mi prtoccuperei troppo io e Vale ci troviamo su simile posizioni 8 giorni alla settimana.
    Ancora c'è posto per una richiesta?
    E allora Uomini e topi ricordo che il libro di John Steinbeck era bellissimo.
    Baci
    Patty

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