mercoledì 5 maggio 2021

Fatevi i gatti vostri 1830 " Galileo na bella sega! "

Sono le 10, 30. Facciamo una piccola sosta caffè e io  licenzio adesso questo post che ho iniziato a scrivere ieri sera tardi e completato questa mattina.

------------------------------------

Ieri sera sono arrivata a casa alle 11 e questa mattina siamo in partenza tutti insieme. Pranzo e cena sono stati preparati dalla zia che, rientrando in macchina con Dante, un bel po' prima di me, è riuscita a organizzare i viveri per la giornata assai odierna, meglio di quanto avessi saputo fare io ieri. Partiremo in barca in tre e rientreremo sempre tutti e tre in barca, sperando ovviamente che si riesca a finir tutto entro oggi. La giornata è stata bellissima ma il lavoro durissimo. Cerco di narrarvene i tratti principali: Una piccola ditta artigiana che ha sede a Mira, sì proprio dove un tempo sorgeva e imperava la Miralanza,  ha preso una commessa di lavoro per rifare tutte le cavane (ormeggi tra pali) di una concessione presso la quale si affittano posti barca. Dato che anche quest' estate ci sarà da stare attenti al virus, molti veneziani e abitanti della terraferma veneziana si stanno organizzando per passare delle belle giornate in barca. Pertanto chi ha un rimessaggio o un cantiere ha ripreso speranza. Senza considerare tutte le rimesse che hanno sede in Venezia, poche per la verità e strapiene, salgono alla ribalta tutti i proprietari o gestori di rimessaggi che, in un modo o nell' altro, si affacciano sulla Laguna.  Una posizione abbastanza ambita è quella in prossimità dello sbocco di un importante canale del fiume Brenta in Laguna sud. Detta via d'acqua insieme alla discreta rete di canali naturali e non,  più fossi e allaccianti, costituisce un rifugio sicuro, permette di raggiungere la barca in auto e di immettersi nella laguna in un tempo ridotto.  Di lì è anche facile far rotta verso la spiaggia degli Alberoni, al Lido, verso l' Isola di Pellestrina, oppure di entrare in aperto Adriatico utilizzando il varco tra il Lido e Pellestrina . Lo zio capì subito l' importanza di questa posizione strategica e, appena gliene capitò l' occasione, chiese la concessione per un posto  barca  e affittò un pezzetto di terra, per parcheggiarvi il camper, in un terreno non troppo distante. Unico neo il fatto che, abitando in pieno centro storico a Venezia, non possiamo dare un occhio alla barca quotidianamente e avrete forse memoria di quante volte Dante l' abbia dovuta salvare dagli affondamenti. Non mancano i furterelli e altri danneggiamenti da vandalismo, pontili e coperture da restaurare o da rifare ex novo et similia ma, tutto sommato, la posizione resta ottima e per andare in mare aperto si fa assai prima da lì che non dall' ormeggio di casa nostra che ci costringe ad attraversare tutta Venezia affrontando, in estate e in tempi non pandemici, un traffico che può anche far paura. L' area di fronte a Venezia infatti è affollata   di vaporetti, traghetti, yacht da crociera e persino transatlantici che continuano a passare davanti a San Marco. Il proprietario del rimessaggio  presso il quale prestiamo la nostra opera protempore era in bolletta e la ditta artigiana, di cui sopra, non batteva chiodo da tempo. Con una brillante sinergia si son messi d'accordo su un prezzo, piuttosto stracciato, da pagare metà adesso e metà quando arriveranno i primi introiti. Fin qui nulla di male salvo che l' attrezzatura della ditta era piuttosto scarna e sebbene si trattasse di persone esperte di lavori sugli argini  o in fondi agricoli il lavoro della palificazione in acqua richiede ben altra esperienza e accortezze. Immaginatevi se questo poteva costituire mai un problema dal momento che nella partita entravano la zia e Dante. Credo che quegli operai abbiano maledetto la Toscana, Livorno chi ci vive e quello sporche delle Veneziane che vanno a cercarsi un uomo laggiù in Terronia. Diamo per scontata una naturale diffidenza nei confronti del foresto, mettiamo in conto anche l' immotivata presunzione di esser meglio degli altri che alberga nell' animo veneto da Cacciari all' ultimo dei semplici operai. Ne è di esempio il nostro Zaia secondo il quale gli sono già arrivate richieste da Marte per copiare il modello di sanità migliore al mondo perché, con un accordo stretto tra Zaia e il Patriarca di Venezia, i morti è vero che son morti ed è altrettanto vero che son tanti, forse troppi,  ma resusciteranno a patto che appartengano alla Regione Veneto. Visto dunque e messo in conto tutto questo   bisogna riconoscere che  quando lo zio decide di essere pesante è come una tonnellata su un piede. Urlava, si agitava, dava ordini a destra e manca conditi da osservazioni del tipo: Braccia sottratte all' agricoltura le vostre. "Ocché un l' avete mai vista l' acqua? Oh indove l' hai l' occhio te un lo vedi che il palo è for di piombo". E insieme cristi, madonne e santi conditi con gli attributi più originali che gli passassero per la testa. Alla fine ha tirato in ballo anche lo Spirito Santo appellandolo come "quel piccione del cazzo".

Il nocciolo del problema stava nel fatto che i pali andavano messi in acqua a una distanza di oltre tre metri dalla riva mentre gli operai della ditta, fino a quel momento, avevano solo fatto palizzate  di rinforzo (come in foto) a ridosso delle rive medesime 

Il titolare della ditta aveva pensato che, noleggiando a giornata una barca con equipaggio, avrebbe avuto agio di creare l' escavo subacqueo e persone che potessero collaborare dalla barca alla posa dei pali stessi.

In realtà quei poveracci avevano solo tanti pali appuntiti lunghi più di 3 metri cadauno e un attrezzo che immerso in acqua crea una cavità nella quale si cala rapidamente il palo di legno. Fatto ciò il palo va battuto e servirebbe una imbarcazione fornita di battipalo ma loro avevano solo un escavatore a cingoli  e pala, manovrabile da sulla riva, per fortuna col braccio lungo. Appoggiando la pala con forza sulla testa del palo, riesce a spingerlo bene nella melma del fondale ma se non si sta attenti il palo va giù torto e oltre a non essere un bel vedere può risultare scomodo negli usi futuri. Dopo il secondo palo piantato in modo che offendeva la vista ha tuonato: "Fermi! Così viene una merda! L' avete una sardatrice e del tondino di ferro?" Quella l' avevano nel loro  magazzino che era a poco più di un chilometro. Credo che quell' interferenza da parte di uno che in fondo aveva solo il compito dell' assistenza in barca abbiadato loro abbastanza fastidio ma lo zio ha una sorta di carisma innato per cui si avverte subito che quando dice che una cosa va fatta in un certo modo, può magari essere indisponente ma puoi star certo che lui la sa fare. Lo zio per esempio ama la musica ma se gli chiedi qualcosa di tecnico o di molto professionale risponde in modo umile: "Hai chiesto ala persona sbagliata, per codeste cose costì ci vole Dino o Samatta o le trombanti, io sò un dilettante". Oppure ama dipingere ma non gli ho mai sentito dire che sia un pittore e ad ogni mostra che visitiamo insieme lo vedo guardare le opere con la ammirazione tipica di  un bambino.  "Boia dé- mi disse una volta che alla galleria degli Orler a Mestre vide due  quadri, uno di De Pisis e uno di Nino Tirinnanzi- il quidde none sta ner fa una casetta e du olivi o na strada di Parigi, vello mi riesce anche a me è che te guardi quel quadro e senti l' anima che c'è dietro, unnè ir gesto tecnico importante, ogni allievo dell' istituto d'arte conosce le regole dela prospettiva, sa fare le figure e ha na bella tavolozza personale di colori. Lorolì, però, hanno r pennello in mano, la mano attaccata ar braccio e poi dall' ascella ir collegamento è direttamente all' anima senza passare pel cervello che ti direbbe fai così, fai colà mettici quel colore, no è meglio l' altro". 

Gli operai hanno comunque  accompagnato  lo  zio che si è messo alla saldatrice e in una mezzoretta ha saldato  due cerchi di ferro del diametro leggermente più grande di quello dei pali (a circa 70 cm di distanza l' uno dall' altro) su un asta di ferro appuntita lunga circa due metri  in testa alla quale ha saldato a 90 gradi un altra astina in ferro alla quale ha legato un filo a piombo. Un altra astina della medesima lunghezza l' ha saldata un po' più sotto. Ecco lo schema dal quale ha realizzato il manufatto. 


 Quando tutti noi lo guardavamo con occhi dubbiosi  di fronte a quello strano attrezzo, dopo aver corroborato l' incipit con imprecazioni degne dei bravi che incontrano Don Abbondio nel primo capitolo dei Promessi Sposi, ha spiegato: " l' astina saldata in alto dista,  30 cm dalla verticale costituita dall' asta che immergo, il filo a piombo lo lego sulla tacca che vedete ho fatto  a 28 cm. dato che esso mi darà la verticale naturale, io movo l' asta grande fino quando la corda che sostiene ir piombo incrocerà l' astina inferiore proprio sulla tacca, che anche su questa ho fatto a 28 cm, allora sarò perfettamente dritto e mantenendo la posizione infilo bene ner fango l' asta lunga ora  il palo di legno passando nei due anelli potrà essere messo in verticale accettabilissima.  A quel punto gli operai hanno sgranato gli occhi e  hanno pensato di riconoscere la sua creatività chiamandolo Galileo. L' avessero mai fatto: "Non prencipiamo a confonde r vino coll' acqua er culo cole quarant'ore- ha esordito- io con que pisani di merda un ci voglio avé a che fa". 

"Va bene Leonardo allora?" Ha chiesto timidamente il capo operaio? 

"Era troppo dispersivo,  un gli garbava la topa e poi un era livornese neppure lui. Digià  ce l' ho coi mia che m' hanno chiamato Dante pe fammi girà i coglioni a vita". 

Io ho proposto Archimede ma lui mi ha mandato affanculo e i miei conterranei non sapevano chi fosse Archimede, forse i geni nati al di sotto una certo parallelo non glieli hanno fatti studiare a scuola. 

Ne abbiamo messi giù molti di pali ma altrettanti son da mettere oggi.  Adesso sono le 6 e mezzo e avrei finito il resoconto di ieri ma posterò dal telefonino quando arriverò sul luogo di lavoro altrimenti se perdo ancora un minuto  la zia mi uccide. 

Buona Giornata

Dani

La presentazione del film è tratta da my movies





UN EPISODIO DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE.
Recensione di Marco Chiani

Durante la Prima guerra mondiale, sull'altopiano di Asiago, il sottotenente Sassu combatte nella divisione comandata dal generale Leone, un veterano che dà continuamente prova della sua disumanità. L'inadeguatezza degli armamenti e i tentativi di ribellione dei soldati si susseguono di giorno in giorno nella totale sordità di un alto comando che continua a portare avanti una guerra in cui la vita non ha più alcuna importanza.
All'indagine sullo scontro tra le nazioni, Uomini contro antepone quello tra le classi sociali, spostando l'asse da una prospettiva storico tradizionale verso una più profondamente ideologica. Dal ritratto del sottotenente Sassu, ex studente interventista che una volta al fronte scopre l'assurdità della guerra, come dalla figura del comandante Ottolenghi emerge il tema forte di un'opera troppo spesso liquidata come semplicisticamente pacifista. Sebbene la sceneggiatura di Francesco Rosi, Tonino Guerra e Raffaele La Capria semplifichi "Un anno sull'Altipiano", il romanzo di Emilio Lussu da cui trae spunto, pochi altri film hanno saputo sottolineare la follia di un potere che nel nazionalismo trovava il proprio rafforzamento a discapito delle classi sociali subalterne, mandate al massacro senza alcuna remora. Il generale Leone, in questo senso, non è un folle isolato all'interno della Storia, ma il campione, l'esempio forte, di un sentire aristocratico che, di contro, vedeva il proprio disfacimento nella presa di coscienza del popolo. Filo rosso di una narrazione che ha pagine di grandissimo cinema, il divario tra la massa e la classe dirigente appare in tutta la sua lucida insania anche nell'episodio dei soldati deferiti al tribunale militare e puntualmente liquidati dall'alto ufficiale medico. Sulla strada tracciata da due capolavori antimilitaristi quali Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick e Per il re e per la patria di Joseph Losey, Francesco Rosi racconta la Grande guerra attraverso il punto di vista di chi ne ha saggiato la disumanità e l'orrore, stipandosi dentro a quelle trincee in cui l'iniziale retorica della vittoria veniva meno in favore di una disciplina contraria all'umano. Se a distanza di anni, il concetto è ormai dato per assodato, il merito è anche di Uomini contro.
Mal compreso dalla critica italiana e straniera alla sua uscita, venne letto nella giusta maniera soltanto da felici pochi; tra questi Sandro Zambetti, che, sulle pagine di Cineforum 97-98, ne sottolineava l'importanza educativa: «può arrivare a molti ed ha senz'altro una funzione apprezzabile, servendo a scalzare i monumenti della retorica e della manipolazione patriottica». Accanto al prediletto Volonté a cui spetta una battuta chiave («Basta con questa guerra di morti di fame contro morti di fame» dirà Ottolenghi), Alain Cuny è perfetto quanto inquietante, meno incisivo Mark Frechette, già interprete di Zabriskie Point e destinato ad una prematura morte in carcere. Dopo l'uscita del film, Rosi venne denunciato per vilipendio dell'esercito. 


Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Sull'altopiano di Asiago tra il 1916 e il 1917 un giovane ufficiale italiano interventista scopre la follia della guerra e la disumana, insensata incompetenza degli alti comandi. Dal bel libro Un anno sull'altipiano (1938) di Emilio Lussu - sceneggiato da Tonino Guerra e Raffaele La Capria col regista - un film che ne ha sfrondato la chiarezza politica, le riflessioni sull'interventismo, la grandezza eroica dei soldati contadini di mezza Italia, a vantaggio di una polemica antiautoritaria e pacifista. L'indubbia efficacia spettacolare di molte pagine riscatta solo in parte la demagogia di fondo.




7 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
    ===============================================================================
    Le risposte a questo primo commento sono riservate allo staff. I nostri lettori possono commentare seguendo le consuete modalità.
    *****************************---==oOo==---*************************
    Redazione: on line dalle ore 22:00 alle 23:00

    RispondiElimina
  2. Notevole e ve lo dice uno che fabbricava prototipi per macchine dell' industria alimentare. Non mi pare di aver mai visto qualcosa di simile. due principi semplicissimi: una retta che passa per due punti una verticale naturale e la sua parallela. Un uso a dir poco brillante di nozioni semplici di geometria. Mio nonno e suo fratello avevano una officina meccanica e conservo ancora attrezzi stranissimi, inesistenti in commercio che loro avevano costruito in funzione di specifiche necessità lavorative. Dante si sarebbe divertito insieme a loro.
    Buona Giornata
    Giacomo

    RispondiElimina
  3. Ciao Dani, è un vero piacere leggere i tuoi post. Ricordo quelli meravigliosi sui pubs londinesi e la vostra casetta a Notting Hill, mi pare almeno fosse lì. Comunque questo è davvero in grado di portare il lettore con voi e di ritrarre quel personaggio che è tuo zio. Quando l' ho letto a Vale si è sbellicato. Genialoide la cosa. Sai che ho vecchio infila aghi di mia nonna che mi pare si basi su un principio simile di anelli ma forze dico una cavolata.
    Comunque ho capito come funziona e se l' ho capito io.... Immagina che quando mi cimentavo con i miei primi modelli di carta velina mia zia esaminandoli mi diceva: "carucci Patrì ma quanta carta sciupi figlia mia, ti manca proprio il senso della geometria". Non si riferiva tanto alle proporzioni del modello (alto basso davanti dietro) nelle quali avevo occhio quanto al fatto che per ogni pezzo iniziavo un nuovo foglio senza ottimizzare i ritagli.
    Buon Lavoro
    Patty

    RispondiElimina
  4. Dai e dai chi bazzica lo zoppo.... ho scritto forse con la Z come tuo zio e Zanzara!
    Patty

    RispondiElimina
  5. Grazie per la presentazione del film che so essere bello e interessante. Grazie soprattutto per queste tue attente cronache. Sebbene il tuo stile sia più stringato ed essenziale delle altre due penne, toscane, che allietano questo blog, la dovizia di particolari e la tua precisione nel descriverli e nel farti interprete e reporter di parole e umori altrui mi inducono a esprimerti il mio più sincero compiacimento per le tue qualità intellettuali, artistiche (ti ricordo anche valente fotografa) e soprattutto umane perché se questo blog è sopravvissuto fino ad oggi e promette di farci a lungo compagnia è soprattutto merito tuo.
    Torno infine su un argomento affrontato più e più volte: Dante è uno che si butta in ogni impresa, la sua potrebbe apparire presunzione ma quanto ti ha detto su musica e pittura mostrano quanto equilibrio e modestia lo animino quando ci si muove in settori nei quali la sua pratica, sebbene eccellente ai miei occhi, per lui resta a un livello meramente amatoriale. In una Italia dove tante persone sono chiamate a ricoprire ruoli per i quali non avrebbero neppure le qualità di base , gente la cui vanagloria è pari solo alla loro insipienza, uno che si mette a fare una cosa e la sa fare mi sembra si debba prendere ad esempio.
    Un affettuosissimo saluto
    Giovanni Martinelli.

    RispondiElimina
  6. Chiedo scusa ma non so tradurre l' espressione "na bella sega" o meglio immagino che voglia dire manco per sogno dal contesto ma vorrei maggiori lumi. Il resoconto della giornata di lavoro è carinissimo. Il film è da ridere forse al limite del grottesco.
    Grazie
    Lucy Milàn

    RispondiElimina

Il tuo commento è il benvenuto, ci fa sentire bene e ci incita a scrivere ancora GRAZIE
___________________________________________________
Se non hai un tuo profilo puoi commentare come ANONIMO scegliendo tale opzione dal menù a tendina (per conferirgli maggiore personalità puoi aggiungere la tua email)
Se non desideri comparire come ANONIMO hai a disposizione un altro modo semplice: apri una tua pagina qualsiasi su un host gratuito. Dopo aver scritto il commento seleziona la voce URL dal menù a tendina che ti viene proposto. Potrai inserire la tua firma o un tuo nickname e confermarlo scrivendo nella riga sotto l' indirizzo del tuo URL. I tuoi commenti saranno personalizzati e firmati. Un ulteriore modo, forse il più elegante di tutti, ma un po' più complesso è quello di aprire un blog, anche se non hai intenzione di pubblicare. Blogger ti guida passo passo alla creazione e ti farà aprire un account google. I passi sono parecchi ma se tu avessi difficoltà ti aiuteranno i nostri redattori o gli affezionati lettori.
_________________________________________________
COMMENTI PRIVATI: indirizzare a esserinoebalena@gmail.com
_________________________________________________