mercoledì 22 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 426 "link carte toscane"

Come avevo promesso ecco qua
tressette, briscola, madraccio (opz. carte toscane)
cliccare per scaricare il programmino per giocare a carte, comprensivo del mazzo toscano, se non uscisse come mazzo predefinito basta andare su opzioni - decks - e mettere il segno di spunta sul custom deck n. 5 dove c'è scritto mazzo toscano Dante.

Ripeto e ribadisco che ogni merito per la realizzazione del programma va all' autore al quale si può anche fare qualche piccola donazione che lo incentiverà nel suo meritorio e mal pagato lavoro. Per quanto riguarda me ho solo messo le carte che mi servivano, con un' opera monumentale, è vero, ma determinata dal fatto che non sono riuscito a trovare un file precomposto nemmeno a rivoltare tutto il web. ecco un paio di foto del lavoro nelle fasi di esecuzione con la scelta delle figure. La cosa più difficile è stata far quadrare le misure e un attento osservatore potrà riconoscere l'intervento esclusivamente manuale nel fatto che i semi delle figure non sono tutti alla medesima altezza, che le sottane della regina di cuori e di quella di picche le ho ritagliate io in basso perché altrimenti mi si spaginava tutto.

L'handicap maggiore è stato rappresentato dalla costante, asfissiante e supponente presenza di Esserino che ha preteso di suggerirmi ogni cosa da fare, smuovendomi le carte dallo scanner, saltandomi sulla tastiera e guardandomi infine con quella cert'aria  di scherno che spesso mi ha fatto sentire più imbecille di quanto non fossi disposto a riconoscere.

E' vero che questi giochi al computer in un certo qual modo esaltano ancora di più la solitudine in cui stiamo sprofondando. Purtroppo le carte, popolari e legate all' immagine di baretti o di osterie fumose, non hanno avuto la stessa sorte degli scacchi che, pur dovendosi assoggettare alla supremazia dell' intelligenza artificiale, paion godere di una nuova giovinezza per quanto riguarda circoli e tornei. Forse la cosa sarà dovuta al fatto che per la prima volta nella storia degli scacchi moderni vantiamo un Grande Maesto di vent'anni, Fabiano Caruana, che col suo vertiginoso quoziente ELO (punteggio che stabilisce una graduatoria tra i grandi nel mondo) entra di diritto tra i primi dieci cervelloni del mondo. Le povere carte ormai son state sostituite, nei bar, dalle macchinette mangiasoldi e, se si eccettuano alcuni giochi, tipo lo scopone, del quale si fanno gare nazionali, credo siano destinate ad una agonia lenta ma sicura.

Mi fa piacere pensare che il prof. Martinelli trovi giovamento dalla ns. modesta applicazione.
Il sig, Luciano Bartoli che ha un email address da giocatore ma dalla allusività che stento a credere casuale, sarà il primo toscano (me escluso) a giovarsene e me ne rallegro alquanto.

per oggi è tutto
a presto

Dante

martedì 21 febbraio 2012

Fatevi i gatti vostri n. 425 " cualcuosa in cuntrario?"

Alora di tantisimo tenpo cuì niantri Gati no si ava inscrito nente. sendo che desso il velme vissido si ava in teresato delo teorizamento dei gioki e instava senpre in di doso a babo Dante pe dalli a eso le sugerissassioni che eso anche sendo gato di vilisima rassa comune senpre li deve ricognosciere allui un ninteligensia moltisimamente dipiù enorme di cuela di un lumano e in del mentre Dante si afaniscie a instudiare gli inscachi eso intravediscie le solussioni e spostisce i pessi sul talliere di legno e Dante si incassiscie parechio sendo che no vole ametere che eso infimo gato senpre ave un avisione de linzieme melliore di unque umano vedimento.
ealora tacando eso in sula lala de il re. cuesta aveva instata una figurassione ritorica sendo che cusì il prufesor Smartinelo mi facie anche amme un conplimentino. ealora  io tacava in sula lala di rigina e si unque homino o domina o gato ave cuancosa in cuntrario pole prima facie una valutassione dele miie dimenzioni ante di arischiare la pele.

(assicuro che le proporzioni sono reali, zia Holly è magra e longilinea ma normalissima è lui che....è figlio di Ito)


domenica 19 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n.424 "Carte da gioco toscane e non"

Sarà che a star fermo non ci sono abituato ma questa domenica mi sento più cotto del solito. Holly ha un lavoretto per i giorni di carnevale e sono restato tutto il giorno coi gatti. Lavoretti da fare ce n'erano e li ho fatti ma forse avevo accumulato stanchezza durante la settimana. Quei maledetti dei miei studenti hanno la lazzeronite incorporata e per quanto mi incazzi con loro quando vengono coi compiti da fare mi rendo anche conto che sono carichi di roba come dei ciuchi da soma. Insomma se devono fare latino o greco da soli e poi venire un paio d'ore da me devono saltare altra roba altrimenti non ce la fanno. Del resto mica stiamo parlando di cavalli da corsa. Finisce così che quando arriva la sera mi son sempre fatto un paio di versioni, tradotto un bel po di inglese e risolti tutti gli aggrovigliamenti algebrici, trigonometrici ecc. ecc.
Non lamentiamoci a fare l'arrotino in giro o a pesca senza prender niente è peggio, ma la testa è libera e se vuoi cantare canti.
Visto che mi rompevo le scatole a stare in casa e che non avevo voglia di vedere per l'ennesima volta le meravigliose maschere veneziane mi sono messo in testa  di  giocare a carte contro il computer e via sul wbbe a cercare qualche cosa sul tema. Dopo un po' che  di giochi belli testa testa non trovavo soluzioni valide,mi sono imbattuto in un tresette in due e il madraccio veneziano che so giochicchiare discretamente. Il programmatore del gioco è un croato genialoide che ha fatto un software davvero di buon livello. Non dico che è come giocare contro un umano bravo, ma è meglio della media della gente che si incontrava nei bar ai miei tempi.
Potevo ritenermi super contento ma....ma le carte erano quelle italiane classiche: coppe, bastoni, spade e denari. Il buon programmatore offriva anche l'opzione per giocare con il mazzo trevigiano, il triestino, il bergamasco, il piacentino per finire con le napoletane, le siciliane e le sarde. Grafica stupenda ma sempre lì, pareva me lo avesse fatto apposta perché io non ci sono abituato e per riconoscerle duro fatica e per contarle e memorizzarle poi... Noi toscani si gioca con carte particolarissime, coi semi di cuori, quadri, fiori e picche e le figure con costumi rinascimentali. Così ho preso il mio mazzo di carte toscane e ho fatto la scansione di tutte poi le ho ridimensionate e dopo a furia di madonne e con una lunga telefonata, per fortuna gratisse, a bobby sono riuscito ad aggiungere il mazzo toscano alle opzioni. La cosa adesso si presenta così :
se qualcuno è interessato al gioco gli faccio avere il link






Buona domenica a Tutti

martedì 14 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 423 " D' Ito e d' Ita "


Il gatto Ito è vivo, vegeto e grosso. Per trovarlo n'ho dovuto fare la posta come a un cinghiale. Ho una delle tante mie zie che abita in un paesino in collina non lontano dal regno di Ito ma sono pur sempre una diecinaia di chilometri e c'era la neve che sembrava d'essere a Belluno. Il gatto arriva presto la mattina, fra le sette e mezzo e le otto, almeno così m'aveva detto la vicina che me lo nutre e alla quale lascio le provviste di cibo ogni volta che vo giù. Ama le bestie la signora e ha una villettina proprio accanto ala casa del nespolo dove vivevo io e dove ciò lasciato un pezzo di cuore pe la nostalgia e un pezzo di polmoni pe l'accidenti che ci ho chiappato a dormire in quell' umido che non s'asciugava nemmeno d'estate. Devo ancora a Redcats l'indicazione di un bravo medico di Mestre che mi curò dopo che per otto mesi avevo tossito tutte le bestemmie che sapevo e altre ne avevo inventata lì per lì, tipo quella del santo che nella mia agiografia feci affogare nel catarro.
Tornando al gatto: nonostante la vicina che, proprio in questi giorni qui, n'è sparito un gattino rosso che Ito lo lasciava stare anche se era un po' molesto (stamattina coi lanaculuti sembra m'abbi fatto ripetizione ir'Manzoni), nzomma lei lo piglierebbe n' casa o n'giardino ma Ito niente. Regge duro e dignitoso come una roccia, mangia da tutti, accetta anche che lo ribattezzino ma il letto l'ha diviso solo con me e ora non si sa dove dorma. (penso in una legnaia dove non rompe le palle a nessuno e nessuno le rompe a lui). Se mi dovesse capitare una botta di culo giuro che un buchettino laggiù lo compro apposta per lui. Tanto pe sentimmelo entrare in casa di notte e saltare piano piano sul letto, magari cole zampe merdose e r'pelo che puzza come quello d'un cane sudato. In questi giorni pare che trombi cor una gattina di nome Italia che è color tartaruga e che io chiamo Ita. Ho provato a chiederele, gnaulando, quale fosse la sorte del su gatto favorito ma lei m'ha girato 'r culo sdegnosa, come se  questa mia invadenza la seccasse dimorto. Andare a dormire dala mi zia mi creava dunque problemi perché la mattina si veniva via solo cor un pulmino cole catene e ci metteva talmente tanto che avrei bruciato il tempo tecnico per l'incontro col micio. Cosi mi sono adattato a dormire nel magazzino dove, da quando ho lasciato casa, ho stipato tutta la mi roba. Faceva un freddo che accoltellava ma in mezzo a cartoni, vestiti vecchi, libri, ci si reggeva, mi sono infilato nel sacco a pelo da paracadutista e m'è riuscito anche di sognarci dentro. Un po' peggio è quando ti scappa da pisciare. Ho risolto anche quel problema, cor una bottiglia di plastica da detersivo. In mezzo ale gambe e via, ritappata con movimenti millimetrici dele braccia inzalamate ner sacco, ha mantenuto tenuta stagna e m'ha fatto da borsa dell'acqua calda.
Ora Holly dirà che faccio schifo e che sarebbe meglio che lei cominciasse a pensare a una sostituzione. So che non è vero perché m'ha raccattato che dormivo in una stazione e se non gli ho fatto schifo allora, che era giovane e carinissima e poteva scegliere figuriamoci ora che ha la barba e la gobba. Scherzo eh!!! Ale sette ho invorcato la bici e mentre mi dirigevo all' uscio della trattoria chiusa ho sentito un versaccio strano di dietro. Era il gatto che mi trotterellava accanto, che dovevo fare, a rischi di farmi affettare l' chiappato e me lo sono messo dentro al giaccone e lui bono, c'è stato per un paio di minuti ronfando poi ha attaccato a smaniare e gli ho apparecchiato dentro a una scatola di cartone che avevo sfatto e messa sul portapacchi  e che ho ricomposto al momento. Così è stato per i due giorni che sono rimasto. Al mi babbo e al bar Nado ho potuto dedicare solo un giorno ma stavolta il gatto aveva più bisogno e loro hanno capito anche se il commento è stato "ma vai n' culo te er gatto".




Dante

domenica 12 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 422 "la rivelazione del giudìo "



Nel poste scorso Zanzarina s'è buttata in una apologia della posizione di noi tutti in merito alla questione dell' omofobia. Il pezzo è escito carino perché Zanza ha talento e una lingua degna della miglior tradizione labronica. Ha rimediato anche i plausi di Martinelli e si sa che  il prof. pesa anche le virgole.   Che c'entrava però di tirar fori le nostre storie private e i riferimenti a Giulia che peraltro è morta? Quando avrò voglia ci scriverò un post. E'un pezzo del bar Nado che sicuramente merita ricordo ma vorrei farlo con la giusta delicatezza. Quanto alla storia della su mamma (di Zanza) e del negro, posso testimoniare che è verissima e ebbe anche un seguito da parte di Nara stessa quando Ampelio (suo marito) fu colto da una botta d'arguzia e chiosò: armeno ni si diaccia! pora topa! (almeno si rinfrescherà quella povera vagina). Lasciava sottindendere, il gàggio, che fosse stata la sua sfrenata attività amatoria ad aver spinto la moglie a desiderare un negro sì ma non particolarmente dotato. Ma Nara pronta: boia dé, popò di stronzolo che sei,  l'ho detto pe non passà da troia e un fattici rimané male a te, ma se mi porta in Affrica lo sa che fo?   Li metto tutti in fila e ni dò r numerino come ala mutua.
Il commento di Gatta Randagia, che ritrovo con piacere,   m' ha ricordato un episodio della mi parentesi romana e visto Ito l'ho trovato, son tranquillo e mi posso dilungare, lo racconto a Gatta come saluto, e a tutti come novella della domenica.
Giocavo a biliardo  proprio in fondo ala strada dove te  hai dato i semi all' uccellini. C'era un club in via L. Caro  pomposamente battezzato Kermesse ma per tutti i romani semplicemente Bisca. Si giocava di soldi e conoscevo quasi tutti. A giocar bene erano in diversi: Miki il barista, Sardokan che veniva da Ozieri, Pasqualino il cantante sordo che mi regalò un disco intitolato Vierno e che conservo ancora come una  grande testimonianza d'affetto, altri che ricordo un po' sfumati. Talvolta veniva anche Francesco Nuti che a quell'epoca viveva un gran bel periodo e giochicciava anche a biliardo, non come nei su film ma piuttosto benino. A rivederlo  ora povero Francesco una vita con dei bei soldi e dele bellissime tope ma un niè bastata, quando il tormento è di dentro è di dentro....  Mi chiamavano "er professore" non perché fossi bravissimo ma perché avendo fatto matematica conoscevo bene le geometrie dei tiri di sponda e finchè si trattava di teoria ero in grado di confutare qualsiasi cazzata che fosse stata enunciata come dogma. In pratica mi avevo buon braccio ed ero cresciuto alla scuola livornese che ha i suoi talenti ma  giocavo col freno mentale di sapere quanto poco avevo in tasca e colla paura si fa male tutto. Tra i giocatori temuti  a Roma c'era tale Natan detto Er Giudio  che  giocava in una bisca  di via Marcello Provenzale, tra Torrevecchia e Primavalle. Sala biliardi che, talvolta, frequentavo anch'io per la possibilità di incrociare la stecca con gente di molto più brava di me: Felice er nonno, Massimo detto martello  er Carrozza, micidiale se non lo si conosceva (era un appassionato di crittografie è me ne chiedeva sempre qualcuna ), Carletto di Val Melaina uno dei meglio bracci di Roma. Er Giudio,  all' apparenza pareva battibile  perché faceva un gioco misero, sotto le righe,  ma attenzione ad esporsi, ti faceva vincere le prime, poi si riavvicinava, riperdeva qualcosa, recuperava e appena mollavi un pò ti assestava le stoccate che bastavano per passare in vantaggio di cassa. Da quel punto non gliele riprendevi più  perché era tignosissimo e attaccato alla lira e al gioco come una cozza agli scogli.   Incontrare lui e er Carozza e non sapere chi erano voleva dire lasciarci lo stipendio. Per trovare qualche pollo nuovo ogni tanto sconfinava e una volta si presento in Prati con gli occhiali da sole e una mano fasciata. Pasqualino, lo riconobbe e mi dette di gomito, io lo conoscevo, avevamo giocato un mese prima una ventina di partite, ne avevo vinte 12 io e 8 lui ma indovinate un po'?  il bilancio di cassa in lieve favore suo.
Trovò il pollo in un avvocatino che faceva il praticante in uno studio sopra il bar d'angolo con Piazza Cola di Rienzo   e sapevamo che tirava l'anima coi denti e la cinghia con due mani. Regola voleva di farsi i fatti propri ma ci fece pena e considerato che giocavano di una cifra che non era appetibile per nessuno tranne  l'ebreo e che, nondimeno, per il giovanotto poteva rappresentare un pasto caldo, pensammo di intervenire. Fu così che  una eccellente stecca trasferitasi da Montefiascone, detto er Burò  (neofrancesismo per burino) si avvicinò al tavolo dove i due erano impegnati e chiese:
Scusate sapete mica se ci sta ancora lo  sciopero dele forne? (a M.F. parlano con la e tant' é che fanno le corse de studio)
Natan non colse a tempo l'insidia  e replicò: ma dove? io er pane l' ho trovato regolare.
E er burò: A Giudì se stai  in giro  tu..... intenno l'antre de forne...  l'antre..... (per i nordici: intendo quegli altri di forni - i crematori)
E al povero ebreo non rimase che commentare: Grazie signori grazie per questo stupendo esercizio di gestione de li cazzi vostri, me ne vado,  ma pure voi ve ne dovete annà
vene dovete annà tutti ....
AFFANCULOOOOOOOOOOOO .

A presto

Dante


venerdì 10 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 420 "l' omofobia da chi è diverso ti porta via"


Trovo doveroso mettere in rete questo post perché il commento dell' amica Pyperita che reputo come lettrice attenta e affezionata, mi ha indotto ad una riflessione corroborata dal fatto che anche Dante, più avvezzo di me al pensare d' altre latitudini avesse detto a Dino di non stare a raccontare la storia del treno.
Probabilmente chi livornese non è o nemmeno toscano può infatti fraindendere lo spirito di alcuni lazzi che da noi sono intesi in guisa di parole caste.
Mi riferisco ad alcune frasi scappatemi nello scrivere o meglio nel trascrivere che potrebbero palesare un contenuto "omofobo".
Chiarisco subito che Dante e Dino omofobi non sono davvero e nel gruppo del bar Nado nessuno, ma proprio nessuno lo è, quanto meno nella costanza del comportamento dato che non sono psicanalista per compiere altre indagini. Abbiamo tanti amici dichiaratamente gay e fieri di definirsi così.  Immaginati che Giulia, al secolo Giulio è cresciuto insieme a Dante e a Dino   Dantino ha riempito diverse volte di cazzotti chi cercava di importunarla, tant'è che era battuta comune sbeffeggiarlo dicendogli : allora se la metti così fattela solo te! Quando lei incappò in storie di droga e prostituzione e Dante era via, sennò l'avrebbe smusata (presa a cazzotti per farla smettere) Dino che soffre d'insonnia andava a recuperarla tutte le notti tardi, quando anche Livorno diventa pericolosa.  Da noi lo sbeffeggiarsi tra ragazzi  dandosi del finocchio non attiene assolutamente all' omofobia, sebbene  l'epiteto si mutui da vecchie culture in cui la diversità era quanto meno deprecata se non discriminata.In ugual misura tra ragazze ci si dà tranquillamente della troia e da tempi recenti più della lesbica. Ci si domanderà perché proprio l'analogia con la diversità?  E' un modo di fare per il quale non rivendico ne giustezza ne equità (quelle budellate lì le invoca solo Monti che ha studiato ipocrisia alla scuola dei preti) ma solo una cultura che è diventata natura come l' intercalare della bestemmia, una cultura che a noi abituati ala sostanza più che ala forma, ora ci parrebe ridicolo cambiare per apparire politically correct. Una cultura  che trova sostanza nell'esser la nostra una città di porto abituata da sempre alla diversità,  di razza di colore di usi, un pentolone nel quale o si prende sul serio tutto e si rischia di diventar pallosi come la noia o non si prende sul serio niente, neppure la sacra figura della mamma la cui offesa, in altre regioni italiane induce fino alle coltellate. Immaginatevi che ieri a me hanno detto: "Zanza, butto via le gomme vecchie dela panda senti  la tu mamma se ni servano pe andà al lavoro. Sottintendendo ovviamente "per accenderci il falò di richiamo per i clienti". Oppure la mi stessa mamma che a una battuta del tipo, o Nara ma te lo manderesti n' culo Ampelio e tu bimbi pe' scappà cor un negro? risponde " boia dé (certo) ma solo se cià l' uccello piccino come un bimbo senno mi pigliano pe' n' tegame (troia)". 
Nel pezzo in questione Dante si è rivolto al tipo non tanto per offenderlo quanto per ridicolizzare il gesto dello schioccare le dita quasi fosse un richiamo per lui.
Se fosse stata una donna a farlo e Dante avesse replicato a lei, non ho dubbi che la frase sarebbe stata: mi dispiace signora, son già impegnato e poi mi garbano gli omini.
Con tutto questo discorso non voglio mica dire che non si sia volgari, spesso grevi, o che le nostre battute non possano esser fraintese. Io indosso una t shirt del vernacoliere con scritto "portatrice di topa sana" e solo scrivendo questo post mi sovviene che potrebbe essere fortemente discriminante nei confronti di chi ha l' a.i.d.s. ma so che se lo dicessi al Cardinali (mitico direttore del Vernacoliere) mi guarderebbe coll' occhi sfavati.
Credo che quel che conta sia cosa cosa ci s'ha dentro. Dentro all' animo intendo eh, no davanti, didietro o 'n bocca....
Angela detta
Zanza
o Zanzara


(il titolo l' ho scimmiottato dalle rime dantesche ma lui è più bravo)

giovedì 9 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n.419 "mèttiteli ner culo ve diti"


Dalla redazione di Livorno:
cronista: Dino Ciampi
apciense (già  amuanuense) Zanzara d' Ampelio

Ieri siamo andati di nuovo a Roma, Dante e io. Stavolta non si trattava dei jingles ma di due studenti che ci hanno richiesto un aiutino per le proprie tesi di laurea. Dapprima non ne avevo voglia, ma la toelette per cani, dove lavoravo, ha definitivamente chiuso e, da parecchio tempo, sopravvivo con qualche lezione di musica. Io le ripetizioni non riesco a farle perché sono molto più nervoso di Dante e gli stupidi, gli ottusi e gli indolenti mi infastidiscono a tal punto che li prenderei a legnate. Lavorare sulle ricerche bibliografiche, le note, strutturare un lavoro che sia compilativo o di ricerca, però mi risulta facile. Così, riflettendo bene sulla proposta arrivata a Dante col passaparola,  ho accettato e gli sono andato incontro a Firenze, per fare un pezzo di viaggio insieme e mettersi d'accordo sulla trattativa coi due "neghittosi rampolli", come li ha definiti  il mio amico prendendo a prestito la simpatica definizione da una sua amica di blog che si chiama yetbutaname. Dante era incazzato nero perchè nella notte del giorno prima la caldaia, che era stata messa in pressione dai tecnici della Riello, dato che stiantavano di freddo, deve aver prodotto troppa pressione. Le valvole di sfiato, poste sul terrazzone, da sempre regno dei mici, sono saltate e l'acqua ha iniziato a uscire a fontanella. Dato che lo scoppio ha lesionato anche la guaina catramata che ne coibenta le basi l'acqua ha completamente allagato l'appartamento di Dani e Bob, che non c'erano. Lui è a Londra e Dani dorme dalla mamma perché c'è più caldo che a Venezia. Quando il pavimento non ha retto più l'acqua, Holly ha cominciato a veder piovere dal soffitto ma ormai il danno era fatto. Tutto il lavoro di tinteggiatura, che Dantino aveva magistralmente portato a termine in autunno, si è trasformato in una carta geografica giallastra. Dante raccontava e bestemmiava, bestemmiava e raccontava e talvolta bestemmiava e basta. Questo deve aver infastidito non poco diversi viaggiatori che, a parer mio, andavano a qualche convention dell' azione cattolica. Holly telefonava spesso per sapere come richiedere i danni al condominio e Dante le suggeriva spunti per la raccomandata. Non parlava ad alta voce, perché è rispettoso degli altri ma ha un timbro possente e di solito non ha il telefonino (aveva in prestito quello di Dani perché starà via fino a domenica). Qualcosa nella sua voce deve aver mosso a maggior stizza uno di quelli che avevano subìto il precedente rosario. Fatto sta che questo signore ha schioccato le dita più volte per farsi prestare attenzione e indicando Dante gli ha fatto segno di "abbassare il volume" battendo il proprio indice sul pollice. Dante è un elefante di bontà e di mitezza ma non bisogna rompergli i coglioni. Sono certo che si sarebbe scusato per le bestemmie e avrebbe senza dubbio riconosciuto che la propria voce può anche infastidire (ma testimonio che da mezzora mi ero sorbito tutte le chiacchiere dei bigotti del "Santo" e parlavano tutti insieme e a voce assi più alta e stridula di Dante che, ha sì un vocione ma non ti violenta le orecchie con dei mezzi acuti da checca). Comunque Dante si alza e muovendo il pollice verso il proprio petto lo interroga col linguaggio dei gesti: "dici a me?" E alla smorfia seccata del tipo che voleva sottintendere: "E a chi se non a te?" pronta arriva la replica, con voce stentorea, di Dantino: Eh caro lei mi dispiace, son digià impegnato e poi mi garbano le donne....ammé.... Nel treno c'è stato un attimo di silenzio. Il tipo a continuato a ciabattare e a commentare come ormai si debba convivere con negri e maleducati ma, dopo aver visto Dante in piedi doveva aver fatto i suoi conti. Comunque se proprio avesse voluto prendersi di cotali rischi, la risposta di Dante la sapevo già: "guardi io coll'omini ci posso anche fare a cazzotti ma con lei mi sembrerebbe d'approfittarmene". Eccessivo, non v'è dubbio, Dante talvolta è eccessivo ma è un diritto che ha comprato a prezzo carissimo, tant'anni fa quando il sardo m'ammazzò il cane. E quando uno s'è giocato la vita e la carriera per il cane di un amico è difficile che stia zitto quando gli si schioccano le dita per apostrofarlo.
Visto che il post s' è allungato di molto, per oggi si finisce qui la puntata. Nei prossimi numeri Dante vi racconterà la storia delle tesi e quella dei danni a casa.
Dante s' è fermato a cercare Ito, io sono rientrato a Livorno dove si schianta di freddo, ho io l'incarico del post odierno e non avrei dovuto  parlare di questo episodio perché Dantino teme che lo si consideri un violento, ma visto che racconto io e posso garantire su questo grandissimo amico, considerato che Zanza è d'accordo, ho fatto di testa mia. 


Dino Ciampi


Nella pratica ho raccontato la storia a Zanzara (pubblicista d'assalto ed emula dei meglio ghigno der Verna'oliere) che poi ha scritto il pezzo senza metterci niente di suo, eccetto il titolo che rivela una delicatezza tipica delle ragazze Livornesi.



lunedì 6 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 418 " oh boscaiolo "

Fuori, ieri pomeriggio, faceva un freddo boia, si preparava per i meno nove di questa mattina. A tagliare la legna però mi sono scaldato mica male. Ho trovato un area dalla quale hanno sradicato gli alberi per fare uno scavo, probabilmente costruiscono. Gli alberi li hanno lasciati abbandonati da una parte. Un grosso pino, un leccio e due alberelli che non so di che razza siano. Li avevo adocchiati da qualche giorno e speravo di trovarli ancora lì per risparmiare un sacco di strada, quella che ci vole per arrivare fino alla zona di mezza collina dove c'è un po' di sottobosco da ripulire. 
Mi sono messo all' opera con l'accetta, è un lavoro duro, ci vorrebbe una motosega che, ovviamente non ho. Comunque dalle 2 alle quattro  avevo tagliato diversi quintali di roba e riempito il camper fin quasi al soffitto.
La tecnica è questa: ho una cassetta che tiene circa 25 chili (dipende dal tipo di legna ma la media è quella)
Ogni due cassette riempite bevo un sorso di caffè dal termos, ne riempio altre due e bevo una sorsata di grappa. Quando ho messo in moto pregavo che non ci fossero posti di controllo col palloncino ma poi ho pensato che quelli fanno la posta fuori dai locali o dai ristoranti. Se vedono uno con un camper pieno di legna al massimo gli rompono le palle per la legna mica per l'alcole. Così ho portato il camper fino al Tronchetto (approdo commerciale di Venezia) dove, per fortuna, la domenica si trova posto senza pagare e ho caricato la barca, ci sono voluti due viaggi per portarla a casa tutta, col ritorno del secondo viaggio ho caricato una bici Graziella che teniamo in fondo alle scale e l'ho portata al camper, sono andato a parcheggiarlo vicino a casa di Dani (Dani, Bobby oltre che sopra a noi hanno casa coi genitori in terraferma ed è una fortuna, perché stare a Venezia senza un punto d'appoggio in terraferma è da incubo) altre due ore per tutto questo tramestìo . Poi 10 km. in graziella per ritornare alla barca, carica in barca la bici e ancora per i canali fin sotto casa, un'altr'ora. Ormeggia la barca, scarica la bici, copri la barca, lega la bici e....hai finito e ti riposi? Manco per sogno! C'è tutta la legna da portare in soffitta, solo 4 piani senza ascensore.  Quando ho finito erano passate le nove di sera e le bestemmie le avevano sentite in tutte le case vicine.
Ho speso una ventina di euri di carburante ma ne ho risparmiati quasi cento di legna. Quando finalmente mi sono schiantato sulla sedia davanti alla polenta fumante e al fiasco, vedevo come una nebbiolina davanti agli occhi e attraverso la nebbiolina  la stufa che scoppiettava, Holly, col viso bello colorito che sfaccendava in maglietta, i gatti sdraiati nel punto più caldo a pancia all'aria. Ho pensato alla fatica, al freddo alle mani, alla bici, e mi sono sentito sereno, felice di queste poche stupende cose raggrupate nello spazio ristretto di una cucina. Domani dovrebbero alzare il termostato della caldaia dei termosifoni ma ormai chissenefrega.


Dante

domenica 5 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 417 "alla ricerca del caldo perduto"


Eccoci qua, la domenica polare è arrivata ma con pochissimi disagi a Venezia. Non fosse per il freddo bestiale e l'impossibilità di scaldarsi abbastanza, si potrebbe dire che splende un sole di primavera che dà gioia all'animo. Ma battiamo i denti dal freddo. La vecchia caldaia del condominio non riesce lavorare al 100 per 100 forse nemmeno al 60. Per di più la tengono spenta per moltissime ore.La nostra mitica stufa è a corto di combustibile, in particolare da quando zio Dante ha smesso di fare l'arrotino per dedicarsi al greco. Come ricorderete, agli inizi della nostra saga, la prevalente attività di zio Dante era quella di pescatore e arrotino ambulante, attività, quest'ultima, ereditata da suo zio Aldemaro (coi nomi in toscana ci giocano a scarabeo). Ci faceva la fame e ci si è anche incasinato con le tasse che adesso stanno lievitando come il pane che zia ha gia preparato per la tavola domenicale. Nonostante gli introiti miseri però, amava quel lavoro nel quale aveva assistito lo zio, dedicandogli fin da piccolo buona parte del suo tempo libero. Ha costruito coltelli e pugnali piuttosto belli ma poi ha dovuto svenderli per far fronte ai guai. Nei suoi giri aveva trovato da affilare le lame a un signore proprietario di una fabbrichetta di pallets e ne portava sembre una bella scorta che riceveva come baratto del proprio lavoro. Poi ha diradato le visite dovendo fare le ripetizioni. Tre giorni fa, visto che la riserva era finita ha telefonato per passare a dare una controllata alle macchine e ricevere l' agognato combustibile ma il piccolo artigiano, nel frattempo, aveva chiuso e tra bruciare il Rocci e il Calonghi o patire il freddo abbiamo scelto la seconda soluzione.
La legna qui ha un costo proibitivo, la vendono come oggetto di culto per chi ha il caminetto in un salone sul Canal Grande. Così Dante ha deciso di andare oggi pomeriggio a tagliarne un po'. Perché la cosa abbia un senso ne deve tagliare molta. Infatti per raggiungere una area dove sia consentito il taglia deve muovere sia la barca sia il vecchio camper che bevono gasolio come spugne e qui il gasolio sfora 1 euro e 70. La barca fa 3 km con 1 litro e il camper 10 scarsi, a far fuori trenta o più euri è come ridere. Resterebbe la soluzione della catalitica ma una bombola qui costa 45 euri + 8 di trasporto e se vai da solo spendi poco meno.
Le pallets industriali forse sono la soluzione migliore ma anche quelle tocca andarle a comprare in terraferma, sono care e poi bisogna trasportarle. A conti fatti forse è meglio che lo si lasci partire con l'accetta e il pennato (così lui chiama un orrendo machete col quale sa fare dei giochi quasi da circo ai quali la zia e i gatti assistono con terrore). Già i gatti...loro hanno come sempre la meglio, la zia possiede una piccola borsa dell' acqua calda che funziona a elettricità.Nella la si vede come rigonfio sotto la coperta dei mici. Non consuma molto perché ha il termostato, la notte la usa per scaldare il letto. Adesso è tra le zampe di Balena e il fratellino gli sta ben addossato.
Buona Domenica da
Dani e dagli sconvolti