domenica 24 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2031 "il Bon Natale di Dante"

Affido tutto a sta piccola registrazione che ho appena fatto, assistito da Cice. Speriamo mi riesca di mettila onlaine. 

Bona vigilia

Dante

domenica 17 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2030 " L' ovo di 'olombo e 'r vaso di Ida."

Quando si affida la riflessione cotidiana a n'espressione che pole collocassi tra l'ermetico e r sintetico, è bene prende in considerazione de dettagli aggiuntivi. Lo sostiene Manuel Segato, presidente dela fondazione Mental Saws, che ha sede qui a Venezia a du passi dala Gugghenaimme. Ora non è che la chiosa di Segato c'illumini anche minimamente ma, come si sa le seghe mentali un fanno luce. Già al tempo di Pacinotti s'era capito che se al braccio d'un essere, impegnato in una pratica autoerotica, ci s'attaccava una dinamo si poteva produrre corrente. Ovviamente essendo il movimento ad anda e rianda quello che faceva girare la dinamo, resultava indifferente che la fonte d'energia provenisse da un omo o da na donna. Ne è palese dimostrazione il fatto che tutt'ora a Livorno quando si vede na donna tutta attopata che pare debba andà ar veglio ne di mezzanotte anche se so le sette di mattina, si commenta: "boia dé vella lì ha na voglia d'uccello che fa luce". Associando con ardito volo mentale: la carenza, r desiderio, r movimento che ne pole conzeguì, la dinamo di Pacinotti attaccata ar polso e finalmente il "fiatte luxxe" come disse allà un po di tempo fa. Ora co tutti si discorzi v'avrò confuso. Nvece partivo dall' assunto, tutto da dimostrare, che, certe volte, piccole arguizioni, scentifiche o meno, derivano dal prendere contatto cola semplicità. E qui vengo al richiamo dell'ovo. Sull' ovo di Colombo s'è detto che il navigatore genovese essendosi rotto le palle di vedello cascà dar tavolino ballonzolante dela su nave, n'abbi dato un corpetto. Stiacciandolo ala estremità inveriore e conzentendogli dopo di sta ritto ebbe fa la trovata che lo immortala più del terribile errore dela scoperta di quel postaccio di merda. N'una verzione più prosaica ma a parer mio più aderente ala realtà dovrebbe trattassi dela costatazione dì un bimbetto der Pontino che si chiamava Annibale Davini Diversi. Come avrete capito dar famili neim  luilì che si colloca a pieno titolo nela serie de mi avi. Probabilmente era coevo di Cristoforo ma un mi resulta che si conoscessero. Anche perché i genovesi all' epoca stavano su coglioni a parecchi quantunque si riconoscesse loro il merito di avé rotto rculo ala repubblica marinara dela nostra acerrima nemica detta anche "merda". Dunque Annibale, non essendoci vaini pe giocattoli nela su famiglia, ne elefanti pe varcà l' Alpi, si dilettava nell'osservazione dell' animali. Aveva digià capito che r maiale trombava come e meglio di tanti umani e che r conogliolo trombava svertissimo ma poteva seguità anche tutto r giorno, a differenza di Ermete r su babbo. Aveva però ancora de dubbi su come nascessero i bimbi dell'animali. Aveva visto che la scrofa e la cagna partorivano più o meno come la su mamma quando aveva messo ar mondo Ofelia, quella caata nfame dela su sorellina. Coll' uccelli nvece grorava guasi tutto. La gallina faceva l' ovi, vesto era sicuro. Si capiva perché berciava come Germana, la zia di Francesco, quando tornava a casa r su marito dopo se mesi d'imbarco. Lui a sentì que verzi aveva chiesto lumi ala su mamma e lei n'aveva risposto: "Si vede che  fa come la gallina". 

"O come?" Ava nzistito lui. 

"Boiadé quando la gallina apre r buo canta o meglio bercia perche si vede che ni tira la pelle". 

"Ni tira la pelle?" Annibale era ancora ncredulo. 

"Si la gallina e anco  Germana so di pelle corta e quando gli s'apre r buo gli tira la pelle di tutto r corpo,  di conzeguenza ni s'apre anche la bocca".

Se cola storia dele galline s'era dato na certa ragione, a dispetto de collegamenti poco logici dela su mamma, restavano tutti l'altri volatili che un riesciva a vedé perché facevano i nidi arti.

Finalmene na coppia di colombi decise di fa nasce su bimbi dentro ala grondaia d' un casotttino basso basso che srviva da cuccia a cani der su nonno. E lui vide l'ovo, piccino ma simile a quello dele galline. Andette dala mamma urlando:   " E l'ho visto, l'ho visto bene è l' ovo di colombo!!" Ar che la mamma rispose: 

"E va bene ma chetati che la gente ti piglia pe stùpito".

Ora se cola prima parte der titolo siamo riesciti a fa conti è d'uopo che si decritti anche la seconda. 

E' n freddo cane in questi giorni a Venezia ma noi la stufa e s'accende solo la sera perché la legna va via che è un piacere e costa un sacco di soldi. Io mi scaldo movendomi e mettendomi addosso parecchia roba ma ci so de momenti in cui un po' di tepore mi ci vole armeno pe ripigliammi. Ricorderete che era ancora vivo Esserino e io avevo comprato a du sordi un caminetto a bioalcole che funzionava benone. L' unico problema è che era ngombrantello e a movelo nzù e ngù rompeva le palle, soprattutto a Holly che un gli sta mai bene niente di quello che fanno l'altri. Se poi a fa na cosa so io è anche peggio. Così pe une stalla a sentì avevo portato r caminetto ar mi camper levandolo da casa.

L'altro giorno, mentre ripulivo un po' il mi vecchio Forde, mi so messo anche a da na sistemata ar caminetto e mi so accorto che i du bruciatori che contengano il bioalcole venivano via dala loro sede sula base der camino. Non ci crederete ma un me n'ero mai avveduto prima. E' n vasetto di ferro co dentro na spugna ceramica che s'imbeve di bioarcole e dopo, na vorta accesa, brucia a lungo. Mi pareva l'ovo di Colombo. Mi so detto "Ora me lo porto a casa e gli costruisco intorno un caminettino piccino che non impicci". Nvece pela strada mente tornavo via in ciao, vicino a un cassonetto, m'è venuta n soccorzo Ida. Ida lo ricorderete, da noi, è na figura mitologica  e rappresenta il n. 86 dela tombola livornese, cola dizione "Ha caato Ida". Tale espressione s'usa anche allorché ci si trovi in una situazione co de miasmi o dei gassi mefitici in aria che portano subito il livornese docche a esclamare: "Boia dé ha caato Ida". Il vaso era rotto in due come la giara delo zi Dima  di pirandelliana memoria. Ma era bello e m' ha fatto venire in mente un vecchio vaso da notte presente in casa dela mi zia, che un si chiamava Ida ma Idea perché come vole la tradizione dela nostra  famiglia era nata anarchica da anarchici.

Così a casa l'ho raccomodato cor mastice. Poi ho messo l'alcole nel bruciatorino e il tutto dentro ar vaso. In fondo un ho inventato un cazzo ma funziona  benone e in pochi menuti la mi postazione ar piccì è passata da 14 gradi a 19. Ovvio si tratta di un calore circoscritto all'area vicina ma a tenello tra piedi mentre si scrive è davvero un piacere. 



E co questo pe oggi è tutto

Un abbraccione a tutti quelli che ancora hanno la pazienza di leggici

Dante

sabato 9 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2029 "Si prencipia a sentì puzzo di Natale"

Il Natale s'avvicina a grandi passi. Che velocità! M' ero levato i calzoni corti a metà ottobre e mi pare ieri. Come d'abitudine ho lasciato crescere la barba, che di solito ritaglio a Pasqua o poco dopo. D'estate se mi ci va la rena dentro mi da noia. D'inverno invece mi salva da screpolature e coi maglioni a collo alto ermetizza la gola da fastidiose correnti d'aria, Ora la barba è bella bianca tipo babbo natale e Holly ha fatto l'albero pei nipotini, figlioli del su fratello maggiore. Le gattine stanno bene. Balena, a ennesima dimostrazione d'esse un grande gatto, s'è ripreso cola salute e ha rimesso su un poinino di grasso intorno  ale su ossa ottantaquattrenni. Salta ancora e riesce a fare la lotta cole du streghe che, in omaggio al gattarcato lo lasciano vincere anche co na zampata lo ruzzolerebbero facilmente giù dar letto. Ma d'un gatto che abbi ammazzato na gatta per ragioni similumane un ho ancora sentito dì. In casa è freddo ci s'hanno scarzi 14 gradi. La stufa s'accende solo la sera perché tutti i prezzi sono ale stelle e noi si cerca di contenere le spese visto che d'aumentà l'entrate un  c'è verzo. Per Natale un so se verranno Dino e Zanzara. Bobby di sicuro ariverà il 20. Forze in compagnia, perché pare che la coscia albionica abbia su di lui ancora un considerevole effetto. A me sarebbe piaciuto che avesse fatto coppia stabile cola tromba marina e m'avessero sfornato de bimbetti. Cor sangue di du genie di mare sarebban doventati come de personaggi di Salgari. E' andata differente ed è bene che ognuno di loro facci la su vita. Dani seguita a ciondolà qui a Venezia. E' na lavoratrice incredibile e oramai si accolla almeno il settanta per cento del lavoro dela barca. Holly infatti paga il rapporto col mare e la laguna co dolori diffusi che fanno pari coi mia. A volte li superano anche. Io male une starei ma ho le mani che un mi si chiudan guasi più e un posso fa forza co pollici nemmeno a bestemmià. Vedrò se sia il caso di fammeli taglià. Ma più avanti in primavera. Scrivo poco perché mi fa male anche règge r mausse e diteggià sula tastiera. In compenzo leggo parecchio e colgo l'occasione pe du recenzioni che Dani metterà in biblioteca di Esserino. Ho appena fenito l' ultimo romanzo di Marco Vichi che si chiama "Ombre" e qui anticipo quarcosina  dar sito dell' editore, invitandovi a questa interessante e avvincente lettura.

Il nuovo romanzo di Marco Vichi è anche una nuova, sorprendente avventura. Una storia che racconta come il passato non è qualcosa di immutabile e irrimediabilmente concluso, ma è anzi materia viva. Una dimensione in movimento, che chiede ancora di essere descritta, definita, capace ­com’è di ribaltarsi sul presente sgretolando convinzioni che si credevano immodificabili. A un tratto, nel modo più inatteso, tutto può cambiare: quando meno ce lo aspettiamo, una svolta improvvisa ci porta dove non avremmo mai immaginato di poterci spingere. È quello che accade a Luigi, un raffinato editore fiorentino, che un giorno si trova proprio in questa tempestosa situazione, carica di mistero. E diventa il primo attore di una trama che lo porterà sulle tracce di una donna mai dimenticata…



Anche se ero un affezionatissimo lettore delle avventure del su notissimo commissario Bordelli, grazie al quale Marco vinze anche il premio pel meglior nuarre italiano, devo dire che stavolta ha compiuto una operazione strutturale raffinatissima. Tanto di cappello!


Non è finita qui, leggendo il romanzo, come spesso accade con Vichi, ho trovato du riferimenti letterari che considero un regalo di Natale. Rammenta infatti Marco l'opera di Silvio D'Arzo, "Casa d'altri". Poi ci ricorda anche che esite un unico romanzo scritto da Cechov e che spicca tra la su sterminata produzione di racconti e opere teatrali. 

"Casa d'altri" l' ho prencipiato iersera e devo dire che mi sono stupito di come in settant'anni mi sia sfuggito questo autore. Del su "Casa d'altri", in particolare,  Montale ebbe a commentare "Un racconto perfetto". Boiadé non ne avevo mai avuto sentore. E di Cecovve, del quale conosco e ho letto parecchio non conoscevo affatto "Caccia Tragica". Non essendo presente in nessuna dele librerie virtuali cui beneficio, l'ho ordinato a 6 euro a na libreria d'usato. Stando a quanto ne dice Vichi dovrebbe esse n'altro bellissimo libro da lègge.

Basta pe oggi ho fenito.

Bon uicchende e bona settimana a tutti

Dante

domenica 3 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2028 "Del Patriarcato"

Mi dà fastidio quando, nei salotti televisivi, sento gli ospiti pontificare su concetti dei quali, in realtà, ignorano storia, natura e struttura. Direi che ciò avviene democraticamente sia con rappresentanti della sinistra che della destra. Se i primi riescono a ricondurre alla responsabilità della Meloni anche il fatto di aver lo sciacquone del cesso che non scarica bene gli altri riescono a spiccare per povertà di argomenti e grave approssimazione nelle ricostruzioni storiche.

Si parla e straparla del patriarcato e mi è sovvenuto di un bell'articolo comparso,in tempi non sospetti, su un quotidiano che leggo spesso. Non temete non si tratta del Secolo né della carta da culo gravitante nell'area silviatica. Come vedete dall'intestazione apparve sul Manifesto.

Bona Domenica

Zanza

ndr Il testo per salvallo  l'avevo  ricopiato ma non avevo cambiato na virgola. eccolo qui sotto, bona lettura.





EXPRESS. LA RUBRICA CULTURALE CHE FA IL GIRO DEL MONDO. In "The Patriarchs" la giornalista scientifica Angela Saini va alle radici della questione, “mettendo in discussione l’idea secondo cui gli uomini comandano perché sono più forti, più intelligenti o più adatti a farlo”

Il patriarcato, un sistema fragile non perpetuo

Maria Teresa Carbone

Non succede spesso, ma ecco un libro che si avrebbe voglia di avere fra le mani, con la speranza di trovarlo all’altezza delle aspettative. Soprattutto, aggiungiamo, all’indomani dell’8 marzo, «festa» – fra mille virgolette – la cui stessa esistenza rivela quanta riflessione si debba ancora fare, tutte e tutti, sul rapporto tra donne e uomini nelle società contemporanee (al plurale, per forza di cose, e possibilmente senza che a nessuno venga in mente di avere la ricetta pronta).


Il titolo è The Patriarchs, «I patriarchi» (anche questo al plurale, e vedremo perché) ed è uscito per Penguin Random House in questi giorni. L’autrice, la giornalista scientifica Angela Saini – nome all’apparenza italiano, ma in realtà britannica adesso trapiantata negli Stati Uniti – aveva già affrontato un argomento contiguo in un saggio del 2017, Inferior: How Science Got Women Wrong and the New Research That’s Rewriting the Story, dove aveva approfondito gli effetti negativi del sessismo sulla ricerca scientifica passata e presente.


In questo nuovo saggio, però, Saini – che ha studiato ingegneria e scienze a Oxford e al King’s College di Londra – va alle radici della questione, «mettendo in discussione l’idea secondo cui gli uomini comandano perché sono più forti, più intelligenti o più adatti a farlo», come scrive sul Guardian Katy Guest, che al libro e alla sua autrice ha dedicato un lungo articolo. In realtà, è la stessa Saini a parlare, «le società matrilineari e matrilocali sono parte integrante del tessuto della storia e della società umana, non mondi rarissimi e insoliti in cui le leggi della natura sono state in qualche modo ribaltate».


Ma allora, si è chiesta la giornalista, perché le società dominate dagli uomini sono così comuni? Per rispondere, Saini ha studiato le nuove ricerche nel campo della genetica e i testi di archeologia, e ha girato mezzo mondo, visitando le rovine neolitiche di Çatalhöyük, in Turchia, e incontrando la comunità Khasi di Meghalaya, nell’India nordorientale e gli esponenti degli Onondaga, una delle cinque nazioni originali della Lega irochese, a Seneca Falls nello Stato di New York. In questo viaggio, scrive ancora Katy Guest, «ha trovato società antiche che contraddicevano le moderne idee binarie di genere; sistemi matrilineari che erano stati sovvertiti dal colonialismo; e regole patriarcali che venivano abolite in un attimo per capriccio dei governi».


A ogni tappa Saini ha avuto la conferma che l’idea di «un unico piano monolitico, cospirativo e globale di dominazione maschile che ha spazzato il mondo in modo molto omogeneo» andava quantomeno riveduta, e che in effetti siamo di fronte a «diversi patriarcati (ecco il motivo del plurale, ndr) che hanno assunto forme differenti a seconda dei tempi e dei luoghi». Insomma, «il patriarcato non è qualcosa che gli uomini hanno imposto alle donne in qualche momento della storia, ma un sistema fragile alla cui perpetuazione partecipiamo tutti ogni giorno». In altri termini, anche se in una prospettiva femminile può dar fastidio, il patriarcato «non è ‘loro’, ma ‘tutti noi’».


E a proposito di cose che possono infastidire, nell’intervista Saini sottolinea che per trovare una società che ha legiferato per l’uguaglianza fra donne e uomini non bisogna tornare alla preistoria, basta andare indietro di un secolo, all’Unione Sovietica – anche se, aggiunge, «questi diritti possono essere tolti con la stessa rapidità con cui sono stati conquistati», basti pensare ai «valori tradizionali» cui oggi inneggia Putin.


Eppure, sostiene l’autrice, lo sguardo proposto in The Patriarchs è ottimista, perché se non altro «dimostra che società più eque possono esistere e prosperare, nella storia e oggi».


Pubblicato 8 mesi fa

Edizione del 9 marzo 2023

sabato 25 novembre 2023

Fatevi i gatti vostri n 2027 "Bonanotte Cecchettina"

Noi dela guerra in Ucraina s'è parlato poco. Per niente di Palestina e Israele. Il perché sta nel fatto che, oramai, qualunque penziero si esprima si viene subito messi come partigiani di una fazione o dell'altra. La mi proffe di filosofia la chiamava analisi manichea. Sosteneva che fosse lo strumento principe della argomentazione di chi un capisce na sega di quel che parla.

Pare che ora, anche sulla drammatica uccisione di Giulia Cecchettin, si stiano formando i partiti. Non tanto innocentisti e colpevolisti. La fenomenologia dell'evento è chiara. Quel gran pezzo di merda l'ha ammazzata e lo ha confessato. Ora speriamo che buttino via la chiave anche se ho i mi dubbi. Dante aveva scritto un pezzo che volutamente non pubblichiamo perché già dal titolo si capiva r su orientamento:

"Datelo a me mezz'ora se un s'ammazza da solo, l'ammazzo io.....a schiaffi". Suli schiaffi  so d'accordo. Sto verme ne deve avé pigliati pochi. Spesso, nfatti,  la forza de vigliacchi deriva dal fatto che un si rendan conto di cosa vor dì dalle e prendile.

Giulia era un Fiorellino, na farfalla, n'uccellino. Basta guardalla n foto  pe capì che era n inno ala vita.


Avrebbe meritato carezze, dorcezza, complicità. Ha pagato pe la su bontà che, fino in fondo, l'ha spinta ad esse comprensiva. A fa partecipà ala su vita, sia pure come amico, quell'individuo. Io spero di cuore che in galera trovi la forza d'ammazzassi luilì.  Un ho punta  voglia di penzà che esseri di questo tipo possan tornà fori. Come vedete, però, fenisce che , colr penziero, mi riavvicino ale teorie di Dante. Teorie che in preambolo avevo censurato. E allora no un voglio sprecà altro nchiosto a parlà di lui. 

Voglio nvece salutare Giulia. A modo nostro. Cola canzone che avrebbe meritato di sentissi cantare da un ragazzo che sapesse cosa vole dì amà. 

Bonanotte Fiorellino Giulia

La canzone l'affido al Tafano, r mi fratello gemello. Anni addietro Dino e Dante gli nzegnarono le partiture  (pe armonica e chitarra) di questo stupendo pezzo di Francesco De Gregori. La voce dorce, Riccardo l'ha di natura

Bonanotte Giulia, se di là  ti capitasse d' ncontrà gente che parla Livornese e un gatto, fra loro, di nome Esserino, ti poi fidà, so de nostri

Zanza




sabato 18 novembre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2026 "Quarcheduna lo fa di mercoledì e io nvece ... aspetto"

Dunque, ne commenti dell'altra volta, c'era stata una richiesta in merito a un firme. Nela pellicola in questione  c'è la storia d'una signora, che ar secolo si chiamava Claire ma ci vole un po' prima che si sappia il su vero nome perché per diverso tempo è anonima. Leilì ogni mercoldì  ariva da Jay protagonista maschile, fa na trombatella, anche mpo' tirata via, secondo me, e poi ritorna dar su marito.



Il firme sortì nel 2001, cola regia di Patrice Chéreau. Vinze l'orzo d'oro al festival di Berlino der medesimo anno. Kerry Fox, che interpretava la protagonista femminile, venne premiata coll'orzo d'argento pe la migliore attrice. Nzomma Giuliana, s'è visto l' altra volta, trombava di martedì, n teatro. Claire di mercoldì. Io nvece... aspetto, facendo caffè, cappuccini e ponci. Ne pochi ritagli di tempo cerco di accontentà voi. Stavolta spero d'esseci riescita reperendo il filme di cui discorrevo qui sopra. Il recenzorio e l'indicazzioni pe trovallo in striminghe sono, come sempre, in mediateca. Molti di voi mi hanno messo cortesemente al corrente in merito alla resistenza dela loro tesserina. So contenta! Un bell' esempio di fedeltà!  Per chi si trovasse sperzo ne meandri dele tante stanze dela fondazione Esserino Gatto, la volta scorza e quindi in risposta a commenti a fondo pagina del poste precedente, si sò date alcune delucidazioni pe movessi meglio.

Un mi resta che auguravvi bon week ende a tutti  e bona visione a chi vorrà vedere le mosce acrobazzie di Claire co Jay.

Un abbraccio da Zanza

domenica 12 novembre 2023

fatevi i gatti vostri n.2025 "Giuliana fa sesso al Martedì!"

"La signora del martedì" avrei voluto vederlo in teatro. Protagonisti Haber e la de Sio, per la quale nutro simpatia fin dai tempi in cui lavorava nei film con Nuti.  Non ho mai trovato l'occasione né qui, né durante le ormai mie brevi permanenze in Toscana. Così alla fine ho ripiegato sull'audiolibro, ovviamente usato. L'ho acquistato su una bancarella qui a Venezia per la cifra ragionevolissima di 5 euri e me lo sono ascoltato, davvero niente male.

Carlotto è autore dalle virtù note e ben consolidate. Trovate maggiori info nelle Audioteca di Esserino accessibile a tutti i nostri fedelissimi che, illo tempore, hanno ricevuto la tessera. Se l'aveste smarrita potete richiedercene un duplicato scrivendoci in un commento a fine post. Per intenderci meglio la tesserina è questa


qui ovviamente si tratta di un facsimile ed il link è di pura fantasia ma in quelle rilasciate ai fedelissimi del blog, c'è un link vero che copiato nel browser immette direttamente nei servizi della fondazione Esserino Gatto.

Buona Domenica

Dani



Le righe che seguono sono integralmente mutuate tratte da https://www.ambrajovinelli.org/la-signora-del-martedi/ 

Una donna, Alfonsina Malacrida, detta Nanà, da nove anni, ogni martedì, tra le quindici e le sedici, va a comprarsi un’ora d’amore. Nove anni fatti di un martedì dietro l’altro: la signora arriva, saluta, mette il denaro sul comodino, si spoglia, piega ordinatamente i vestiti e s’infila a letto dopo aver verificato la pulizia delle lenzuola.
Lui, Bonamente Fanzago, attore porno al tramonto, che nei periodi di magra aveva fatto anche il gigolò è rimasto con quest’unica cliente: la signora del martedì. Solo che verso il quarto anno di incontri, l’attore si era innamorato della donna mentre all’inizio del settimo era così travolto dai sentimenti che aveva commesso l’errore di dichiararsi. Ma Nanà, forse sorridendo dentro di sé, aveva risposto con decisa fermezza: “Io non potrò mai essere tua. Sono solo un’affezionata cliente che ti paga per fare sesso”.
Gli incontri avvengono presso una pensione dove Bonamente alloggia da quindici anni; la prima volta che l’attore ha bussato alla porta è stato accolto dal gestore – il signor Alfredo – con queste parole “Tutti qui mi chiamano signor Alfredo, ma come vedi sono inequivocabilmente una bella donna e come tale voglio essere trattata”.
L’attore era certo che la pensione avesse perso tutti i suoi clienti proprio a causa di quegli abiti femminili; un tempo, quando il signor Alfredo era bella, le camere erano sempre occupate. Lei si era dedicata con passione ai suoi ospiti e poteva capitare che trascorresse parte della notte con uno di loro. Non per denaro ma, appunto, per passione.
Ora Nanà e Bonamente sono in camera, hanno appena fatto sesso. Bussano alla porta. Il signor Alfredo dice che c’è un giornalista che vuole vederla. Nessuno dovrebbe sapere che lei si trova lì. Nanà si riveste e va in salotto ad incontrarlo. Dalle parole di Pietro Emilio Belli, giornalista di cronaca senza scrupoli, emerge il passato oscuro della donna. Nanà è disperata, si difende male, come tutti gli innocenti, nella consapevolezza che l’articolo potrebbe distruggerla. Bisogna agire in fretta …..
Un testo intriso di torbida sensualità ma anche di dolcezza e di grazia, arricchito da un’ironia elegante e tagliente che produce leggerezza e sorriso. Uno stato di tensione, di trepidazione, attraversa tutto lo spettacolo e ci accompagna fino all’imprevedibile conclusione, lasciandoci senza fiato, legati per sempre a questi meravigliosi personaggi nati dall’immaginazione di Massimo Carlotto, una delle penne più efficaci e profonde del nostro tempo, investigatore instancabile del crinale tra il bene e il male.


sabato 4 novembre 2023

Fatevi i gatti vostri n.2024 "Dante Balena e Ruby"

Bongiorno. E ritocca a me ritocca. Allora, dato che qualcuno me l'aveva chiesto, un mi ricordo se ora o tempo addietro, provo a postavvi un video su come sonare Ruby coll'armonica. Mi aiuta Balena che ci tiene a fassi vedere da voi

Bon week end a Tutti

Dante

imparate il pezzo finaddove l'ho fatto io, poi si ripete eguale.

-6    -6   6 7  -5    4   -4   5    6
She would never say where she came from
-6 -6  6    7   -5 -5  -4  5    6  
Yesterday don't matter if it's gone
 -6   -6   7  7    6
While the sun is bright
6  -6 -6   7  -7    6
Or in the darkest night
-4 -5    5
No one knows
 4   -4    5   6
She comes and goes

Chorus:

 8  -8   -9 8  -8  7
Goodbye, Ruby Tuesday
 7    7    -8 -8  -9  8  -8 7
Who could hang a name on you?
 8    8    -8    -8  7  7   7   7  
When you change with every new day
 -8   -8  -8 8   -9   7
Still I'm gonna miss you 

 -6    -6  6    7  -5   -5   4  -4 5   6
Don't question why she needs to be so free
  -6    -6   6   7   -5  -5 -5 -4  5  6
She'll tell you it's the only- way to be
-6   -6    7   7    6
She just can't be chained
6 -6  -6    7    -7  -7     6
To a life where nothing's gained
-4   -5  -5    5
And nothing's lost
4   -4  5  6
At such a cost

(chorus)

 -6     -6  6   7   -5  -5   4   -4   6
There's no time to lose, I heard her say
 -6    -6     6    7 -5   -5   -4  5  6
Catch your dreams before they slip away
-6 -6  7   7   6
Dying all the time
  6   -6    -6   -7   6
Lose your dreams and you
 -4   -5   -5   5
will lose your mind
  4    -4   5  6
Ain't life unkind?

(chorus)

7 7 -7 -7 8 8 -7 -8 
-8 -9 7 8 6

domenica 29 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri 2023 Mai dire "c'entra....."

Prencipiamo colla mascherina

l'ho trovata rotta per terra, vicino a n cassonetto. Porina! Gli mancava guasi mezza faccia. Se ne dovevan esse disfatti. Io, però, un la potevo lascià lì. Tra l puzzo di piscia de cani, le bottiglie di birra de briachi e l'avanzi di cibo bengalese che completavano, pel mi stomaco,  l'opera prencipiata dar cane. L'ho raccattata e portata a casa nostra.  Dapprima glielo volevo rifare di cartapesta, r viso. Poi, la medesima sera, a cena, Holly ha fatto la pizza con sopra le rondelle di galbanino. Sapete quer formaggio cilindrico che sembra una salame? Un credo che come cacio abbi grossi pregi o qualità. Fonde bene però.  Quando vole risparmiare il forno Holly coce la pizza su una padellona. D'inverno la fa cola stufa a legna ma, co sta stagione stramba, ancora un s'è accesa. In padella, sur gasse, se ci si mette sopra quarcosa che fonda bene è na pacchia. Mi direte "Ocché c'entra la pizza di Holly cola mascherina?" "C'entra c'enrta avoglia te  se c'entra!" vi dico io. Egualmente a come disse la moglie di   Bachino a luilì che berciava "un mi ci pole entrà tutto!" . Era secco come un chiodo bachino, tanto che la su ombra quando caminava appariva come na riga, dritta e fina. Lei  gli  stava facendo cinque litri di clistere coll'imbuto. Quel pover'omo, difatti, un andava di corpo da 3 settimane. "O che c'entra - mi domanderete ancora voi, guasi seccati pe queste digressioni- ocché c'entra l'intestino di Bachino cola mascherina?". Ve lo dico io che  c'entra, "Avoglia se c'entra!". Come disse vella pisana, che s'era messa a sedé senza mutande sopra n cocomero. Lo disse a le su amiche. Lorolì, diffidenti, scotevano la testa mormorando dubbiose: 

ncetriolo sì....'no zucchino anche... na melanzana è da perverze ma ci pole sta.

Ma n cocomero via  unné propio possibile! 

Nzomma avrete capito che a Livorno "c'entra" un si pol dì. Perché la pronuncia di siffatta espressione apre tutta na serie di rimandi. Variazioni  che prencipiano ora e potrebbero fenì domani o anche dopo. Ugualmente bisogna sta attenti a pronunciare parole che feniscano cola vocale "à" accentata.  Forniscano, infatti, rima facile anche pei non avvezzi al verzo. Ancorchè dilettanti in poesia sti emuli di Dante (no io quello che si lavava in Arno) si trovano nfatti  a disposizzione na chiusa rimata precostituita. Basta metttila in fondo  a na quarsiasi frase ir cui finale  sarà: 'r tegame di tuma" o anche "r budello di tumà" per chi amasse le variazioni.

Tanto pe favvi n'esempio:  N'estracomunitario  fori dal supermercato, avendo appreso i primi rudimenti d'taliano, in area labronica, chiede " Dai tu me varche (qualche) vaino (quattrino, soldo) pe mangià?" Ovvio che da un sarviniano o da n meloniano (e ce ne so parecchi oramai anche qui) si sentirà rispondere "domandalo ar tegame di tumà". Se poi l'interrogato fosse di bon cuore e magari di sinistra, a Livorno ne gira ancora quarcheduno, questi  tirerà fori di tasca  du monetine.  Ma non si esimerà quando il moro gli dice " pe mangià" dal rispondegli scherzosamente in rima  "tieni  per  te e  per  budello di tumà. Addì la verità ogni frase che fenisce cola "à" accentata si presta anche ala rima  co "allà".  i  fanze di quest'urtimo però so permalosi da morì. Si corre il rischio di scatenà nantra guerra. E allora atteniamoci ala tradizione. Quindi "c'entra" è meglio un dillo e nemmeno le parole che feniscano cola à accentata. Tantomeno fatevi pigliare dall' inzano proposito di favvi sortì di bocca la parola allà. Se vi dovesse succede ricordatevi di aggiungere al più presto: ar bar. La frase adesso sonerà così: allà ar bar. Guasi sicuramente rimedierete un sorrisone compiaciuto e voi un avrete detto nulla di male perchè anche r padreterno un ponce ogni tanto lo pole piglià. E ora che s'è divagato insino ala nausea torniamo ala mascherina che avevo trovato co mezza faccia mancante e che volevo riparà. "Ma che mania sarà questa che te Dantino e voi raccomodà tutto?" mi potrebbe dire quarcheduno di voi. Io se fossi stato uno ddeo, anche di quelli di seconda o terza categoria. Quelli pe intendessi  che trombavano l'avanzi di Zeusse e invece di tirassi i fulmini facevano a cazzotti come l'omini mortali. Se fossi stato no ddeo, dicevo, avrei fatto n maniera di raccomodà l'omini, quelli malati falli doventà sani magari co dele flebo di vino divino e quelli cattivi di falli doventà boni come agnellini magari co dei divini cazzotti ner muso finacchè un si fosse visto segno di cambiamento convinto e duraturo. Ma deo un so nato e questo mondo di merda prencipia a fammi schifo come la topa ar Ciampino. Anzi unnè ir mondo che mi fa schifo ma l'omini che lo pienano e siccome un posso piglià a cazzotti tutti quelli che un mi vanno a genio e anche ir meglio vino a disposizzione un cura i mali seri allora m'arrabatto a sentimmi un poinino ddeo accomodando  le cose inanimate, rotte o non funzionanti.

Anzi nanimate na sega! Io ci parlo coll' oggetti e loro mi rispondano. Gli racconto di tutti i mi mali e le mi scontentezze e loro mi danno conzigli boni e disinteressati. Na volta, parecchi anni fa trovai un Nembo Kidde (quelo che oggi chiamano Superman ma io lo avevo conosciuto sui giornalini italiani da bimbetto) 



di plastica senza na gamba e siccome in una cassettina tengo bracci, gambe teste pe trapianti e rote e motorini elettrici pe le riparazioni dell' atumobiline andetti subito a rovistà in cerca d'una zampa di ricambio. Mi disse merda però. L'unico arto a disposizzione era d'una Barbi. Gli rifeci la gamba co quella che lì. La modellai ala meglio cor foco, e poi la fusi addosso all'anca menomata. "Boia dé" sentii mormorà luilì "co sta gamba da donna e sto culino rotondo  vedrai te come pi pigliano pel culo! E sembro ghe, sembroi!".

"Bene - risposi io-  ocché i ghei un devano avé il loro Eroe?"

Ma un lo  convinzi punto.

Mi disse ancora:"abbi pazienza, io so nato nell'anni trenta. Mica c'erano ste novità o forze c'erano ma erano nascoste bene. Io ho la mandibolona da macio, quando mi levo sto pigiama da dosso so Clark Kent e mi piace andà a letto a zifonà co Luisa Lane, la mi storica fidanzata che è n discreto pezzo di topa e ha n culo che nemmeno la Bellucci di trent'anni fa..."



Così gli staccai la gamba di Barbie e gliela feci di legno. Andava zoppo ma aveva ripreso na fierezza che sembrava Ar Pacino ner firme "scente ov e uomanne"

"O palle- mi disse allora- se hai bisogno di quarcosa fischiami e io arrivo, basta che mi chiami per tempo perché hai fatto un ber lavoro ma un piego ir ginocchio". "Mi basta un conziglio risposi: Io un so come fai te a contrastà co tutti que marvagi e a metteli ko mi sai suggerì quarcosa te?"

"Semplice- replicò- mica poi combatte tutti i malvagi del mondo no? Io posso perché so un supereroe ma te sei un umano! E allora rifatti da quelli che hai a portata di mano". Forte di questa dritta che arivava nientepopodimeno che da Supermen, andai a sonà r campanello a Cacicche. Sta caata d'omo aveva rubato un motore dala barca der mi babbo  e, nonostante ci fossero stati testimoni, negava d'esse stato lui. Appena aprì l'uscio, gli piantai uno stonfo ner muso che lo lasciò incoscente pe un par di menuti. Quando riaprì l'occhi esclamòmi: "Ocché sei matto?" e io (nello stesso stile usato da lui pel mi motore) : "O Cacicche mica so stato io.....ho visto uno che sortiva di corsa dala tu porta e t'ho trovato per terra in codeste condizioni". Dopo mi sentii parecchio meglio.

Così mentre la pizza coceva sul padellone di Holly io mi rigiravo tra le mani la cera colla quale conservano quel formaggio a pasta fusa. Più la maneggiavo più doventava malleabile. Io di solito ne conzervo na pallina perché ha molteplici applicazioni: avete presente quando dovete avvitare na vite al fondo di un tubicino,?Nove vorte su dieci vi si sfila dal cacciavite e casca dentro.Allora fra madonne e tegami si rischia di far confusione e di pèrde r conto se s'è detto più volte tegame o la prima. Nvece basta che inceriate il cacciavite e vedrete che la vite resta appiccicata finacché un l'avrete avvitata. Qui ho creato un marchingegno per poter fare la foto ma voi guardate la punta del cacciavite e la vite vedrete che c'è la cera che tiene attaccata la vite.



Poi tirate via il cacciavite lo pulite e il gioco è fatto. Mentre rimestavo sta pallina fra le dita m'è venuta l'idea. Subito dopo mangiato un ho neppure aspettato r caffè corretto cola grappa. Mi so messo  ala scrivania a rifare cola cera la parte mancante nel viso della mascherina.

 Poi,siccome non avevo voglia di tingela, ho tagliato dei pezzettini di carta colorata e premendoli sulla cera si sono appiccicati.

 

Ora la Mascherina mi fa compagnia, attaccata vicino al computere. Un è  stato un gran miracolo ma da finì ner cassonetto a doventà la mi assistente creativa mi pare sia stato un bel passo.

Bona Domenica.

Dante

domenica 22 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2022 "La Ruby di Shangai"

Mi fa molto piacere che abbiate gradito la covere dela sperverza. A proposito del su nikke rispondo a Anna che, probabilmente, sarà rimasta incuriosita dal fatto che quell'attributo viene usato spesso anche in Emilia Romagna. Credo che li sì usi più che altro come rafforzativo di passioni o di comportamenti del tipo: "Ho una passione sperversa per Vasco". Come dire che gli piace un casino. Comunque, dato che si è anche fatto un richiamo alla mi vera professione che un sarebbe quella dela barista ma dela giornalista (pubblicista free lance ar momento) non volevo scrive cazzate per quanto riguarda l'uso toscano del termine. O meglio, l' uso livornese lo so e so anche decrittarne la costruzione lessicale. Di certo,pero, non in tutte le zone della nostra terra tòsca si addopra ala medesima maniera. Per taluni assume guasi dele attribuzioni demoniache o comunque legate all'esser maledetti.

A Livorno vol dire sempricemente "maldestro". Che pole esse ne movimenti, nela voce nell'uso di un arnese o d'uno strumento musicale. In un'altra accezione vale  anche per "riottoso" ale regole e ale costumanze sociali o religiose. "Qui riposa Beppone, lo sperverzo, imperitura fama pell'orrende bestemmie gli fu data, non pregate pellui ch'è tempo perzo". Che secondo r mi babbo, ancora nell'anni ottanta, si poteva lègge su na lapide ner cimitero di Livorno. L'accezione più comune nela nostra città è comunque quella referentesi all'aver verzo o meno nel fare le cose. Tant'è che ho sentito spesso Dino dire cor su solito garbo assai motivante  per chi si accinge a mparà l pianoforte: "Te bimbo a toccà sti tasti hai ir medesimo verzo che averebbe un ciuco a sciacquà i bicchieri del bar Nado". Quindi siamo arrivati ad "aver verzo".Si scriverebbe coll'esse ma a Livorno sta esse sona come na zeta sorda come in zucchero, zeppa, zampa mentre in Zanzara sona guasi ad esse onomatopeico del rumore tipico dell'insetto che sta pe favvi un prelievo di sangue. Aver verzo vol dire,dunque, saper fare le cose o "non aver verzo" e quindi le cose falle male. Se si penza poi a cosa sia una sperequazione che è l'opposto di un uguaglianza o equazione che dir si voglia. Oppure spergiurare anteposto a giurare, si capisce anche il senzo di Sperverzo. Ma veniamo a quella famosa vicenda che avevo anticipato nel post precedente.

In Italia Ruby Tuesday  è stata una delle canzoni più note ed ascoltate dei Rolling Stones. Imperverzava anche nell'anni '70 grazie anche ala covere (molto libera) dei Profeti ntitolata Rubacuori. Ve la nzerisco  qui, motivata anche dall' eccerza qualità dele immagini. 

Roba che se le vede l'oramai exxe dela Meloni, luilì corre a faccisi le seghe ar gabinetto come l'adolescenti. Sta verzione italiana, a detta del Ciampi fu una delle peggiori sortite del grande e osannato Mogolle. Sempre secondo Dino, ci pensò poi Renato, cantante de Profeti,   a smerdalla completamente. E qui ariva la storiella che vi avevo promesso e che m'avete anche sollecitata. Dino mi ricorda che, guasi scimmiottando Maik Gègghe  e Keit Ricciarde,  anche lui e Dante si erano invaghiti di una bella bimba che faceva r liceo co loro. Loro erano entrambi diciassettenni. Lei aveva un anno di più perché l'avevano bocciata l'anno prima non perchè fosse dura ma perche avevva prencipiato a dedicassi all'ornitologia e le verzioni di greco e latino un vanno troppo d'accordo coll'estimazione di quell'animali coll'ale. Quindi se la ritrovarono in classe accompagnata da na certa fama perché era monella, libera e bella e aveva digià avuto un paio di fidanzati più grandi di lei di diversi anni e un po' di storielle brevi. Era dunque anche lei come Ruby  piuttosto libera e imprendibile e non bisogna dimenticare che si respirava la grande ventata del 68. Le ragazze se ne fregavano dela verginità e pigliavano la prime pillole che erano grosse come un ovo. Questo un ci credo ma Dino quando racconta tende all' iperbole. Ruby, la chiameremo così anco lei, aveva i capelli rossi e i capelli verdi, abitava a Shangai. Vi s'è già detto che è un quartiere popolare di Livorno. Un tempo ar liceo classico un ci sarebbe stato posto pe lei e nemmeno per Dante e Dino ma sto vento der 68 aveva cambiato le carte in tavola e i figlioli dell'operai un andavano più soltanto ar tecnico ar professionale o direttamente al lavoro, c'enarano un discreto numero che andavano anche alo scentifico e ar classico. Ovviamente portavano la ventata dela classe operaia e nell'assemblee che s'era appena prencipiato a concède erano quelli che montavano sula sedia e bestemmiavano per rafforzare la bontà dele loro proposte. Ruby era di fede rossa come i su capelli e sula sedia ci montava spesso destando l'ammirazione di tutti quelli che ascoltavano le su parole nfocate e di quelli che, complice la sedia potevano godè del cinematografo gratisse offerto dale su cosce bianche che si ribellavano ala minigonna e rendevano immaginabili de paradisi proibiti. Piaceva a tutti anche a quelli che storcendo il naso dicevano peccato sia così tegame. 

Nzomma anche i nostri due se la contesero e si deve riconosce che non ebbero rivali seri, perché anche secondo la mi mamma, dopo r mi babbo (che difatti lei scèrze) erano i du soggetti più interessanti in quella fascia d'eta. Non in tutta Livorno, ovviamente ma nel microcosmo che frequentava il liceo la mattina e il bar Nado di pomeriggio. La disfida la vinze Dino con grande disappunto di Dante che sfogò il malumore al barre bevendo un ponce bollito da stiantà. Lo tracannò tutto in una vorta  mormorando ar mi babbo: "Che ciavrà trovato in quella testa di cazzo che la topa lo fa sta male tutte le vorte, io un lo so, comunque libera di sceglie. Per quello che me ne frega ci vado anche pe secondo collelì, tanto finacché un s'è fatta tutta la scuola unnè contenta". Parole velenose che un mi sarei aspettata da Dante ma bisogna considerà che ancora era in via di formazione e aveva tempo pe cambià idea su noi donne. Dino ammette non ebbe gran sorte cola Ruby locale.  Me lo confessa senza remore: "Pareva avesse fatto r bagno ner patchulli! Io un so se era  perché un si lavava e voleva svià l' odore, fatto sta che a me quer puzzo di legno muffito mi faceva n'effetto peggio dela topa che sa di baccalà. Inzomma quando fu gnuda mi venne  da rigettà e quando gli dissi 'ma un ti potresti fa una doccia e levatti codesto odoraccio daddosso?' Lei la prese a male e si levo da coglioni dicendo 'me l'havevano detto che cole donne te un ci  combini na sega'."

Al che pacifico lui chiosò "Meglio un combinà na sega che avé l' anconi tutta la notte".

A Dante, come s'è detto, leilì gli garbava parecchio ma l'idea di non esse stato il prescelto gli doveva dà più fastidio di quanto fosse disposto ad ammètte. Comunque  ciandò collei,  perché era na gran topa.Un si poteva buttà via. Leilì un si dovette sforzà troppo a fasselo garbà. Un aveva il fascino maledetto che lei aveva riconosciuto ar Ciampino. Secondo la mi mamma era decisamente belloccio e cor un aria molto maschia. Dante un era completamente inesperto ma nzomma un era nemmeno un playboy di conzumata esperienza, aveva diciassett'anni e gli bruciava ancora sto fatto  di un esse stato lui il primo nela selezione di leilì. Così ciandò ma senza baci e senza moine. E lei ebbe a commentare propio qui al barre, testimone la mi mamma,"Boiadè, uno per poco mi rigetta addosso quest'altro è come n contadino a vangà un campo! Né  m bacio, né na carezza a n certo punto m'ha perzino detto: "Fammi un piacere stai zitta che mi sconcentri".  Di torzoli così ne trovo quanti mi pare".

E li trovò, dopo r professore di genneastica der liceo e parecchi altri volontari, ala fine si concentrò su un sindacalista ciggielle di Pisa che probabilmente era mprendibile come Dino, belloccio come Dante, atletico come r professore di gennastica e univa nzomma nzé le doti di tutte quell'altre cavie che leilì, poverina, aveva dovuto esaminà. In più aveva na cosa che tutti l' altri un avevano.  La su mamma era pisana, r su babbo  era pisano  e anco lui era nato all'ombra dela torre.

Un privilegio che Dino mi assicura a lui e a Dante sarebbe pesato più di una gobba.

La mi mamma mi conferma che so ancora sposati e lei è digia bisnonna dela  figlia dela su prima figliola, si vede che bon sangue non mente e anche ala su progenie l' idea di tené le zampe chiuse un gli garbava punto.  La storia un'è finita perché l'ho narrata solo colla versione di Dino ma mi manca quella di Dante che non si sottrarrà certo al dovere storico di fornirmi anche lui il su resoconto.

Bona Domenica a tutti

Zanzara

domenica 15 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2021 "la Sperverza del martedì"

E allora, oggi  tocca a me e accontento  Luci (a San Siro). Ehh e tanto e gli s'è nventato un nikke bello di nulla ala Luci! Pare che perfino Vecchioni, che cole parole ci gioca anche in tv, abbi detto: "boia dé che fantasia sta Lucia! Sta di casa a Sansiro e la chiamano Luci mi sa che gli devo chiede un po' di diritti d'autore". Dunque Luci voleva riascortà na mi covere  e m'ha mandato i su dubbi sull' assenza dela stessa ner blogghe e ha incrusa la speranza di un restauro. Un parlo d'estetica eh!! Un vi sbagliate!.  Io ho deciso che i restauri un fanno per me e so sicura che Luci non ne abbia bisogno. N'avrebbe nvece necessità e urgente sto blogghe. Perché, come la nostra affezionata lettrice mi fa notare e io stessa, con rammarico, riscontro, dai post vecchi, capita che spariscano dele canzoni. Ho spiegato a Luci pol' esse che tali piattaforme che noi s'adopran sempre nella forma assolutamente gratisse, presto o tardi si rompano i coglioni di occupanti che un portano un centesimo e un hanno nemmeno troppi followers. I seguaci  armeno porterebbero i clicchi che ogni piattaforma poi sa gestire come biglietto da visita quando deve vende la pubblicità. A me per esempio di sapé con che carta igienica si pulisce r culo na notissima nfluenzere  un me ne frega un cazzo. Leilì se  lo pole pulì anche coi diti e poi  ciuccialli. Magari se è di quelli che pregano a buco ritto se li pole pulì anche lei  ner muro come fanno tutti loro lì, basta un sia r muro der cesso del bar Nado. Ammé dicevo un me ne mporta na sega nulla ma c'è dela gente che se un ha la medesima carta da culo dell' influenzere un prencipia nemmeno a cacà.

Ricolleghiamoci  però ale canzoni assenti sennò si perde r filo. Dicevo se io fossi na notissima nfluenzere co milioni di follouerrz, se il venditore di pubblicità dela piattaforma che ospita le mi cazzate si trova a convince r cliente ni dice : "E voi vende le mutande che asciugano quarsiasi piscia prima che sgoccioli giù pe le gambe e si puzzi come na latrina?" e poi senza nemmeno fallo fiatà seguita:

 "Boia dé  ti sistemo io! C' ho qui Zanza Fabbrigni che ha più seguaci che la mi 'agna quand'era ncalore. Ci si mette la vignetta cor una tipa che balla cola minigonna er  tinaledi sotto e le vendite ti s'impennano come na moto". Nzomma avete capito che  se r sito è visitato la prubbricita che si mette lì sopra vale di più. Perché la vedano in tanti e fra tanti quarcheduno che compra ci dev'esse. Poi se la pubbricità del parapiscia o dell'assorbenti ve la passano mentre sete a mangia r cacciucco e rigettate tutto vello che avete ngollato, allora  vole dì che vi dovete fa visità da un gastronterologo oppure dovete spenge la tv mentre mangiate. 

Invece a me qui fòri che voialtri 10 o venti, più o meno  i medesimi, un mi caca nessuno e allora dopo un po' mi levano le canzoni.  Questa che dice Luci si chiamava "O perché un so nata allora"? E dato che in questi giorni mi ritrovo sconvorta di testa un po' per il lavoro ma soprattutto pe le preoccupazioni per mi fratellino, un la ritrovo nemmeno nell' archivio. La potrei ricantà ma ho r mar di gola e allora la faccio cantà a Camillina sorella di Samatta e fidanzata storica di Edo r Mosca, mio fratello piccino che sta bene coi problemi dela testa e si spera che gli capiti più. Cami da noi è sempre stata  detta "la sperverza" pel poco garbo che aveva in ogni su azione e anche pe na certa sguaiatezza ne canti. Bisogna però riconosce  che ha na voce da schiodà. Qui prima di aprì ala su maniera canta co na vocina che pare sortita dar coro dell'Antoniano. Un vi fidate,però, l'animale che è in lei non tarderà a mostrassi.



L'ingrese e la metrica so davvero penosi. Nonostante  gliela abbia fatta ripete armeno dieci vorte leilì séguita a dì rubài (come la prima persona der passato remoto di rubare). Poi mette dele congiunzioni indove un ci vogliano e così l metro gli resulta zoppo. Varie altre imperfezioni, pe notà le quali servano orecchi raffinati, faranno rivoltà 'r poro Battiato che di questa canzone  fece na verzione stupenda. A Gèggher penzo che la nostra sperverzina  piacerebbe, ma che voi sapé cosa ha pel capo a quest'ora Maikke? 

In ogni caso, accompagnata da Dino, ar piano e dar mi babbo, ala batteria, Camilla ci offre na bella covere. 

Su sta canzone mi riservo di tornacci ancora, perché Dino m' ha promesso di raccontammi na storiella di tant'anni fa che vede lui e Dante impegnati ner corteggiamento a na simil Rubi, di Shangai (quartiere di Livorno no quella n Cina).... roba dell'anni settanta, di nìdio nzomma 

Bona Domenica

Zanza


 


domenica 8 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri 2020 "maschere prima di carnevale"

Tempi duri per noi bloggers.  Zanza ė out perché  il Mosca ha iniziato ad avere dei disturbi neurologici ed è ricoverato a Pisa. I problemi del fratellino paiono avere, forse, relazione con l'incidente che gli provocò l'ematoma cerebrale e richiese una complicata  operazione per rimuoverlo. "E' in mano ai  pisani" ha detto la mia amica "e quindi servono le preghiere di tutti e la presenza mia"

Mio fratello Bobby, dopo la nostra vacanza in Islanda, sta facendo carte false per farsi trasferire là almeno per un anno. Sostiene che la vita Oxfordiana è solo una stupida e provincialissima facciata e che lui ha bisogno di ritrovarsi. Cosa che non gli riesce tra le efelidose bianchicce  ostentanti cosce cadenti e studenti bravini e  ambiziosi ma con l'alito insopportabilmente olezzante di aglio. In effetti durante la nostra vacanza era come estasiato dalla natura e perfino dialogare con me pareva dargli noia.

La zia è immersa nel lavoro, insieme a me. Lo zio ha  la febbre. Aveva fatto alla perfezione il restauro dell'elica danneggiata da me, ma come sempre ha esagerato. Per toglierla dalla sede non aveva voluto sentir parlare di sollevare la barca. "Boiadé ma io mica so di Venezia,- vociava- che anche pe fa na toppa di vetroresina portate la barca in cantiere. E sete ricchi voialtri nipoti tutti de dogi. A Livorno se uno la barca un se la sapeva raccomodà da solo l'aveva ner culo e basta". Riconosco che qui la mentalità del fai da te è considerata ormai osoleta. Forse non c'è più nessuno in grado di farsi le cose da solo. Ma ragioniamo: la maggior parte di chi usa la barca la usa per lavoro. Gli altri sono diportisti con imbarcazioni belle e costose o ragazzini con barchini veloci e dalla potente motorizzazione. Togliamo queste due ultime categorie i cui appartenenti se mettessero le mani su una barca farebbero danni. Loro, per vocazione, quando hanno un problema chiamano il meccanico o vanno in cantiere. Tra chi lavora invece con le barche, forse qualcuno dotato ancora di una certa pratica artigianale potrebbe esserci, ma qui il tempo è denaro e piuttosto che perdere il lavoro di due giorni portano la barca in cantiere e per il tempo della riparazione ne noleggiano una. Alla fine il conto è salato ma preferiscono ammortizzarlo facendo magari qualche ora n più o degli straordinari. Lo zio invece piuttosto che  andare in cantiere e far sollevare la barca si è messo la cintura da sub per rimanere il più fermo possibile col corpo, ha allungato il boccaglio della maschera con una canna da innaffiatura per circa trenta cm in modo da poterlo avere sopra il livello dell' acqua poi  armato di chiavi e mazzuolo ha smontato l' elica lavorandoci vis a vis da sott'acqua. Perché i pesi non lo portassero troppo giù si è legato una cima sotto le ascelle e la ha assicurata alla barca. Ingegnosissimo perché così col boccaglio ha potuto respirare per tutto il tempo della rimozione. Ovviamente non parliamo che di una immersione di poche decine di cm. Nessuno potrebbe respirare con una canna se immerso a due metri. E' però rimasto lì per molto e senza muta perché "con questo caldo ocché mi voi fa sudà anche sottacqua?" mi ha detto. Una volta restaurata l'elica ha fatto lo stesso per riposizionarla  e devo riconoscere che la barca va benissimo. Era felice alla fine ed ha stappato una bottiglia di quello buono dicendo come al solito: "sanno na sega qui di barche, se un avevano li schiavi a remà.... cor cazzo che arivavano 'n oriente". Non cambiera mai. Poi la sera respirava male e gli è salita la febbre perché, per quanto energico possa ancora essere, con l' arrivo del 2024 varcherà la soglia del 70esimo anno e a me sembran troppi per quelle bravate.

Gli ho chiesto se volesse inserire un suo un contributo in questo post. Mi ha risposto: "Metti la foto della mascherina che ho sul banchetto da lavoro e vediamo cosa viene loro in mente". Poi quando sto meglio metto un raccontino su quel soggetto. 



Obbedisco, la poggio sul pavimento perché tra la confusione di oggetti sul duo banco lavoro, non la si vedrebbe bene. Intanto vi auguro buona domenica e buona settimana Dani

mercoledì 4 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2019 "Che banalità!"

Non ci siamo con i tempi, barca in avaria, zia malaticcia io e lo zio a cerca di fare le consegne usando la sua che è agilissima ma troppo piccola per questo lavoro e oltretutto passibile di multa perché non omologata allo scopo. Per fare un giro che col mototopo della zia prende un'ora, adesso ne servono 2 e mezzo perché non c'è spazio per caricare più di tanto. La colpa è mia che manovrando,  con l' elica ho urtato uno scalino in pietra immerso in acqua. Non ho scuse, ci sono passata mille volte da quel rio e so che la scala entra in acqua per un buon metro,


quindi in quel passaggio bisogna tenersi  al centro e non rasentare la riva e se si incroci un'altra barca fermarsi un bel po' prima e lasciarla passare ma non c'ero con la testa. Lo zio ha già smontato l'elica e la sta raddrizzando ma è un lavoro di estrema precisione perché basta che una pala sia leggermente squilibrata per produrre vibrazioni poco sopportabili, peggiorare l'andatura della barca  e soprattutto incidere su linea d'asse e motore. Sono certa che riuscirà a mettere a posto tutto ma ci vuole un po' di tempo e pazienza.

Nel frattempo mentre mi aspettava in barca di ritorno dalle consegne ha scritto questi strani versi su un cartone

auguro a tutti voi  buone giornate

Dani


Che Banalità


Se la sorella morte corporale

colpisse solo menti senza eguale

o conducesse seco all'aldilà

i pochi eroi di questa umanità

confesso che mi sentirei onorato

nell'andar via 

vedendomi accorpato

a tanta prestigiosa compagnia

Ma inversamente a quanto io vagheggio

di sua ragion nello stilar la lista

non riesco a riscontrar nulla di peggio

sol ne ravviso la natura trista

con la sua falce abbatte  re e  pezzenti

uomini retti ed anche  delinquenti

non concepisce la diversità

ed io sospiro: "che banalità".

sabato 23 settembre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2018 " La fine dei tormenti "

Mai titolo fu più discutibile di questo odierno. Perché i tormenti non finiscono mai e tanto meno i "tormentoni". Il nostro progetto partiva però dagli anni sessanta per arrivare ad oggi e quindi cerco di dare degna conclusione a questa  fatica rievocativa. Del resto da sempre l'estate è caratterizzata da veri e propri tormentoni, ovvero brani che chiunque adora, canta e balla. Generalmente appartenenti alla sfera pop, i tormentoni risultano ben noti anche a chi non pare apprezzarli. La loro natura è infatti universale. È tale la loro diffusione da non poter scappare. Non c’è luogo che possa tenere al sicuro da quel motivetto accattivante

Ecco dunque I migliori tormentoni estivi dal 2010 al 2023



2010 Shakira Waka waka

Nel 2010 tutti cantavano (a modo proprio) “Waka Waka” di Shakira. Si tratta di una delle sue hit più famose, selezionata per rappresentare i Mondiali di calcio in Sudafrica.




2011 tre ex aequo

In alcuni anni è difficile individuare un solo vero tormentone. È il caso del 2011, che d'istinto porterebbe a incoronare “Danza Kuduro” di Don Omar e Lucenzo. A contendere la vetta vi sono però brani come il remix di Bob Sinclair, “A far l’amore”, che ha riportato Raffaella Carrà in cima alle classifiche. Che ne direste infine di  “Ai Se EU Te Pego”, di Michel Telò. Li mettiemo tutti alla pari




2012 Flo Rida Whistle

Nel 2012 tutti fischiettavano “Whistle” di Flo Rida. Si tratta però di un anno che ha visto nascere un vero e proprio fenomeno globale, PSY, che ha portato in ogni angolo del mondo la sua “Gangnam Style”, che ha raccolto negli anni circa 3 miliardi di visualizzazioni.



2013 Daft Punk Get Lucky

Nel 2013 si registra il ritorno dei Daft Punk, che fanno un salto nel passato fino agli anni Ottanta. Coinvolto anche Pharrell Williams nella loro “Get Lucky”, tra le più suonate tutto l’anno, non solo in estate. 



2014  Enrique Iglesias  Bailando

Nel 2014 Enrique Iglesias fa il proprio esordio tra i maestri dei tormentoni estivi. È lui a meritare lo scettro con “Bailando”. Soltanto la prima di una lunga serie di hit estive che fanno di lui un must della stagione. 



2015 Alvaro Soler El mismo sol

Ancora Spagna in vetta nel 2015, ma stavolta non c’entra Enrique Iglesias. La sua “El Perdon” è apprezzatissimo ma è impossibile non indicare come vero tormentone estivo dell’anno “El Mismo Sol” di Alvaro Soler.



2016 ex aequo Iglesias Soler

La coppia tiene duro anche nel 2016. Il clima spagnolo, pacifico e sereno, nel quale certe canzoni scaraventato gli ascoltatori porta nuovamente a premiare Enrique Iglesias e Alvaro Soler. Stavolta le hit sono rispettivamente “Duele El Corazon” e “Sofia”, a pari merito.



2017 Luis Fonsi e Daddy Yankee   Despacito

Il 2017 è innegabilmente l’anno di “Despacito”, di Luis Fonsi e Daddy Yankee. Una di quelle canzoni che sembrava non avrebbe mai lasciato le nostre radio.



2018  J-Ax e Fedez Italiana

Nel 2018 eravamo tentati ancora da un ex aequo soprattutto in virtù del fatto che  i maggiori tormentoni in Italia sono stati nostrani. Ecco un trittico difficile da dimenticare. Si parte con “Italiana” di J-Ax e Fedez, proseguendo con “Da Zero a Cento” di Baby K e concludendo con “Amore e Capoeira” di Giusy Ferreri, Sean Kingston e Takagi e Ketra. Alla fine abbiamo dato la preferenza a Italiana.



2019  Shawn Mendes Camila Cabello Senorita

La coppia Shawn Mendes e Camila Cabello ha conquistato il mondo nel 2019, con la loro “Senorita” che ha risuonato in ogni dove.



2020 Elodie Guaranà

Tempi duri per il  tormentone dell’estate 2020 si era in piena pandemia e solo  a settembre si tirarono le somme ma intanto, guardando ai titoli italiani, è impossibile non citare “Guaranà” di Elodie e “Karaoke” dei Boomdabash affiancati ancora da Alessandra Amoroso.



2021 Fedez Orietta Berti Achille Lauro  Mille

Non tutte le classifiche sono concordi e spesso Mille e Malibu si alternano sul gradino più alto del podio tra le varie abbiamo scelto questa classifica della quale riportiamo i primi 5

Mille – Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti: 335 pt.

Malibu – Sangiovanni: 326 pt.

Mi fai impazzire – Blanco e Sfera Ebbasta: 298 pt.

Marea – Madame: 246 pt.

Un bacio all’improvviso – Rocco Hunt e Ana Mena: 239 pt. 



2022 Carl Brave e Noemi  Hula-Hoop, 

Ci sembrano meno sfruttate reggaeton, musica latina e canzoni in spagnolo. Si tendono a recuperare gli anni Sessanta  la disco anni Settanta. Mettiamo sul gradino più alto Hula Hop che  è una canzone deliziosamente rétro, un po’ anni Sessanta, un po’ “cantautorap”, cioè puro Carl Brave. A parere di Zio Dante sembra abbiano riscoperto il Molleggiato e Caudia Mori



2023  Achille Lauro e Rose Villain. Fragole

Lo sapete che io e Zanza siamo viziatelle e avevamo ceduto a quella fragole panna e champagne che era piaciuta anche a Dino ad onta dei caustici giudizi espressi in precedenza su Achille Lauro. Poi per metterci in dubbio tutti si son messi a fare qualcosa al top, specie Mengoni ed Elodie quindi mettiamo la nostra lista dando anche per coerenza la nostra scelta al binomio fragole e bollicine francesi e non ce ne voglia Zaia ma il prosecco lo beviamo tutti i giorni.

Fragole – Achille Lauro e Rose Villain. ...

Pazza musica – Elodie e Marco Mengoni. ...

Italodisco – The Kolors. ...

Mon amour – Annalisa. ...

Occhiali da sole – Diodato. ...

Considera – Colapesce Dimartino. ...

Un briciolo di allegria – Mina e Blanco.

Buona settimana a tutti e grazie per la pazienza e la fedeltà con cui ci seguite

Dani

addenda:

Come promesso Samatta e le Trombanti si sono prodotte in uno sforzo che reputo davvero encomiabile visto il risultato, vere professioniste! Ho inserito il pezzo nel baule online che mio fratello Bobby condivide con Balena, Buon Ascolto. Dani