domenica 27 marzo 2022

fatevi i gatti vostri 1928 " i barbari e la signora maestra " (Armando canta Cecco)

 Ieri sera, finarmente, siamo riesciti a organizzà na seratina di velle che mi garbano da stiantà.

Ovviamente musica! E siccome manca r Ciampi che è a fa lo stùpito a Parigi. E siccome parlà di musica senza Dino è come bestemmià ar barre  senza un demogristiano fra l' avventori, abbiamo dovuto supplire cole restanti maestre disponibili fra le forze musicali della Bar Nado orchestra. Leggi: Samatta and Trombanti. Trombante maior: tromba Daria ar secolo Federica Lenzi, Trombante minor: tromba Marina ar secolo la sorella minore  di vella di prima, ovvero Martina che di cognome fa eguale a quell' altra avendo ir medesimo babbo. Mi scuso per quaste digressioni che magari potrebbero annoià chi ci conosce da tanto tempo e perzino ne dettagli ma, come immaginerete, in chi porta avanti un blogghe come si fa noi, sopravvive sempre una flebile speranza che ai lettori storici, la cui fedeltà ci riempie il cuore, si aggiunti anche quarcheduno di novo che dele trombanti un sappia na sega nulla. Da qui la mi opera di volgarizzatrice dele note biografiche su personaggi  e di velle sule dinamiche sociali in seno al bar Nado.

Nzieme a Samatta e ale trombanti so arivati anche Roberta e Armando Giusti, che sarebbero la mamma er babbo di Samatta e dela su sorella Camilla che da quarche anno è la fidanzatina der Mosca ovvero Edoardo Fabbri, ir mi fratello minore. Da non confondesi co Riccardo Fabbri detto ir Tafano che un'è né minore né maggiore essendo ir mi gemello paiotto (in scenza eterozigote) e ciò ovviamente, dato che che io ho la topa e lui ir ciondolo. Sta storia dell' omozigoti e dell' eterozigoti m'ha sempre ntrigata, anche da piccina tanto che in terza o in quarta elementare, nzomma vando si studia la caduta dell' impero Romano e la calata de barbari, vando elencavo le varie ettinie barbariche dopo i Vandali, che mi ricordavo bene perché la mi mamma chiamava Vandali me er Tafano ogni vorta che si rompeva quarcosa. Dopo i Vandali appunto mi venivano ammente i Goti. Da noi le gote sono le guance quindi facile aggancio nnemonicoe poi nzieme ai Visigoti, facili a tenelli ammente perché le gote stanno ner viso da una parte e dall' altra der naso, continuavo a sciorinare il mi sapere citando a memoria l' Omozigoti e l' Eterozigoti che nela mi dimostrazione storica, a richiesta della maestra piuttosto perplessa, doventava una commistione tra Vandali e Goti dato che io e ir mi fratello s'era du Vandali ma nche degli eterozigoti. Nfine  pe la ben  nota propietà tranzitiva dela gotanza anche l' omozigoti doveno esse n' incrocio di tal fatta. La Maestra preoccupata, ma anche un po' stupìta da tanta fantasia, ne chiese conto ala mi mamma che disse subito: " Boia dé, pefforza  fa sti discorzi a stupita leilì, a forza di sta ad ascortà Dantino Diversi sta bimba mi rimbecillisce der tutto, sottintendendo che na bona dose d'imbecillità l' avevo bevuta cor su latte. La maestra che era una di velle sveglie e aveva anche deli studi di pedagogia e di ssicologia nfantile chiese se fosse possibile conosce sto Dante e fu così che Dantino si presentò a colloquio collei  pe rende conto dele cazzate che mi raccontava al barre e darle modo di capire se la su nfluenza potesse esse pericolosa. La cosa un ebbe risvolti tragici come aveva presagito la mi mamma. A indovinacci fu invece r mi babbo Ampelio che quando seppe dela convocazione di Dante commentò: "boia dè chissa come avrà strabuzzato l' occhi dantino a vedé r culo dela maestra, e pare un monumento quell' accoppiata di mele lì". E difatti di li a poco prencipiai a vedé la maesta a braccetto co Dantino che gli teneva na mano su quer "monumento" guasi a voler dire a tutto il resto di Livorno: levatevi da oglioni caate sciorte, questa è roba mia. Fu così che capii fin da bimba che anche le maestre avevano la topa e che ogni tanto gli garbava addopralla.

Per fortuna Dante aveva si un certo appìalle pe restà gradevole e appetibile pe la maggior parte dele donne che lo ncontravano ma a tale dono di natura aggiungeva r' carattere nzopportabile che ben conoscete cosicchè la maestra dopo avé fatto collui  tutti l' esperimenti kamasutrici che gli passavano pel capo, decise bene di mandallo in culo e sposassi cor direttore didattico. Un omo distinto, maturo e  già un po' stempiatello, coll' occhiali da ntellettuale, un loden verde di qualità nzieme a na cartella di cuoio che un abbandonava mai. Certo a paragonallo a Dantino faceva caà ma dava tutt'altro senso di sicurezza e da quer poco che so sull' animali, le femmine non sempre scelgano r maschio più forte ma quello n grado di dagli maggiore sicurezza armeno secondo un faraone che si chiamava  Abra Maslo e che quando  kl' egiziani scopersero che era ebreo  lo seppellirono ancora vivo nela piramide de bisogni che un era un cumulo di popò ma na scala gerarchica deele necessità dell' essere umano co quelle primarie ne primi gradini in masso e quella pià arta come l' autorealizzazione propio in cima ala piramide.

Dopo questa rigettata di fantasie che mi so passate pel capo, in questa domenica mattina, direi di passà ar concreto: qui appiccico uno dei pezzi musicali  meglio riesciti nela serata ovvero Armandino Giusti in una sorta di tale e quale show in cui interpreta Guccini che canta l' osterie di foriporta. Siccome Armando la chitarra la sa sonà bene anche da solo, senza r Ciampi, s'accompagna da sé



qui siamo a Livorno tant'anni fa, un era propio un osteria ma r clima si sente
 


nela foto qui accanto Nado e Idea (i mi nonni) 
Altre performances musicali della serata le metterò ne prossimi posti perché devo fa un compricato lavoro di ripulitura dele tracce cavando via: tintinnii di bicchieri, bestemmie, scuregge e rutti di sottofondo. Poi  pe rimedià alo svarione fatto saltando ir poste di domenica scorza vi metto in condizione di seguì Emilia che finarmente, passata la bua ala pancia, torna al cinema  pe na seconda serie d'avventure in quel di Parigi. Se un vi bastasse potete accende la televisione e guardà Gilletti che fa l' inviato di guerra a Odessa. Forse per solidarietà forzanche  perché ha avuto paura di un esse abbastanza primadonna di suo ed è voluto andà a dirige la su trasmissione a la7  mentre sulo sfondo si sentano le cannonate e si vedano le fiammate de razzi. 

Bona domenica 

Zanza

giovedì 24 marzo 2022

fatevi i gatti vostri n. 1297 "Un pianoforte a Parigi"



Stavolta son io ad avenne tutte le corpe. Sapevo che Dani doveva tornà Domenica e in effetti ci s'era sentite e accordate sul fatto che durante il viaggio di ritorno lei avrebbe approfittato delle pause pe provvedere al nostro appuntamento co lettori der  blog domenicale. Poi lei mi ha avvertita che a causa di un peggioramento delle condizioni di Evan si doveva fermà ancora una settimana. In realtà del blog non abbiamo parlato e io ho stupidamente dedotto che lo avrebbe fatto ugualmente lei da Londra. Ner frattenpo r mi fratello piccino ha preso il covidde ed essendo l' unica a non avello visto e frequentato mi sono accollata il barre da sola lasciando ir mi babbo e la mi mamma a casa preventivamente e facendomi aiutare da Samatta e dale trombanti che hanno risposto prontamente alla mi richiesta di aiuto. Ho dormito nel retro-barre sula poltrona letto der Ciampi che in questi giorni è a Parigi cola su svizzerotta. A dire il vero un ci voleva andà ma poi Samatta, che ama la Francia come il cacio ama le pere, ha prencipiato a parlagli dei bistrò e der vino e ala parola vino s'è convinto. L'unica urtima resistenza era r volo. Non che abbi paura di volà ma l'arioplano partiva da Pisa e sta cosa un gli andava ne nzu né ngiù. Ala fine è arivato anche a sostené che la torre di Pisa è sghemba perché c'ha picchiato un apparecchio che l' aveva ideato n ingegnere pisano ar tempo dei fratelli Vraitte. Ala fine però l' ha accompagnato Armandino, r babbo di Samatta e ci ha riferito che è montato su in una condizione d'apparente tranquillità. Di lui si hanno notizie ,da Costanza. Comunque   una sera so andati a manguà in un posto molto ala bona perché alluil' gli garbano le bettole,ma indove in compenzo c'era r pianoforte che nessuno sonava. R pianoforte era a detta di Costanza un vero gioiello e quando ha chiesto a Dino cosa ne penzasse lui gli ha detto "Vello Costanza è un Bosendorfere Imperial è fatto prima der 1915. E poi fa conto che quer piano che lì è guasi come no Stradivari ne violini, cole debite proporzioni temporali ovviamente. Allora Costanza ha chiesto se Dino poteva sonallo e sebbene fosse scordato e for di piano, bella vesta: "un piano for di piano", nzomma volevo dì che un era livellato bene pare ne siano sortite dele note che hanno subito indotto l' oste e la su moglie a rivorgessi a Dino coll' appellativo di maestro. "Un l' addopra più nessuno pare gli abbia detto n francese l' oste ed è qui da primi der novecento perché il proprietari che era un grande concertista morì mentre era all' estero e qui indove c'è il nostro bistrò c'era uno stanzone indove lui sonava. Ir mi bisnonno comprò il locale a un asta e ci si trovò il pianoforte dentro, un lo volle levà e si limitò a riempì di tavolini e panche tutt'intorno. Sto piano ha visto du guerre e ora rischia di vedé la terza. Un antiquario mio cliente me lo chiedeva da anni ma un m'ero mai deciso a vendilo Poi ala fine mi so' nformato e quando ho saputo quer che valeva mi so deciso a daglielo. Ma da quando gli ho chiesto il prezzo un s'è più fatto vedé neppure a mangià". Inutile dire che Costanza ha chiesto se lo volesse ancora vendere e quando l' oste che per definizione un'è mai un coglione ha sparato una cifra di diverze decine di migliaia d' euri per una volta tanto non ha preso subito ir blocchetto dell' assegni ma s'è avvicinata a Dino chiedendogli se fosse n' inculata ala francese o n' affare pe svizzeri. Dino gli ha detto che un attrezzo di quer genere pole passà anche i dugentomila euri ma deve esse perfetto e su questo c'era da spendeci doverse migliaia d'euri, forze oltre 10mila, a quel punto lei ha trattato un po' sul prezzo e ala fine l' oste s'è accontentato di una cifra ragguardevole ma piuttosto onesta considerando il prestigio della marca e la rarità ma anche lo stato di conzervazzione.. Tra pochi giorni Costanza manderà na ditta a prelevarlo pe portallo in isvizzera o forze direttamente in Austria pel restauro. Sa và san dir che armeno la cena l' oste gliela ha offerta e l' ha invitati a ritornare sempre a spese sue. S'è detto che il pianoforte rischia di vedé la terza guerra e noi nzieme a lui. Speriamo di no ma a proposito di guerra vorrei dì che a me Draghi a fa r condottiero d' Italia un mi convince punto. E' n bravo economista, sa come move i soldi ma alui che parla di guerre e a Cacciari che parlava di vaccini, co tutto il rispetto dovuto al nome che si so fatti nele rispettive discipline, preferisco r silenzio. Ora si guardi bene, c'è na manica di dementi che se uno si prova a sollevà dei dubbi su come si movano l' Italia e l' Europa lo accusano d'esse dala parte di Putinne.  Un ci dovrebbe esse bisogno di dì che condanno Putin le su idee, i su modi e le su azioni, mi si stringe il cuore a vedé quella povera gente che perde pezzi dela su vita sotto le bombe, nondimeno io un mi sarei buttata in quella difesa eroica ma così piena di morti. "E che avresti fatto?" mi chiede la trombante maior che, invece, la penza diversa. Io avrei cercato di tenemmi sì strette Europa e America ma pe inzerille n' una trattativa, gli avrei ceduto qualcosa e poi avrei aspettato r momento bono pe fagliela ricacà. Del resto mica camperà in eterno Putinne no? Ci sta che fra un po si levi da 'oglioni e magari sia avvicendato da perzone meno sanguinarie. Nzomma io la strategia dell' opposizione frontale un la capisco. 

Allego una interessante video youtube su un  intervento in merito alle origini del conflitto,  tenuto, in un ateneo afiorentino  dal prof. Lorenzo Pubblici   Non è sicuramente un putiniano neppure lui ma analizza bene tutto quel che c'è nella storia remota e presente dei du popoli e apre anche un po' l' occhi a chi un li vole tené chiusi a forza.come mi pare faccino i più

 clicca qui per il video 


 

con alcuni browsers dovete ricliccare sull' indirizzo youtube che  appare dopo il primo clic fatto sul mio ipertesto

Dimenticavo, Dino già che si trovava a Parigi, ha sentito Emily e lei gli ha detto che pe sta settimana ar cine un ci andava perché ha la bua ar buzzo ma domenica un mancherà 

Un abbraccio a tutti

 Zanza

domenica 13 marzo 2022

fatevi i gatti vostri 1926 " spiazzata di brutto" by Zanza

Boia dé so rimasta spiazzata di brutto vando Holly m'ha scritto:" Dani un c'è, Dante si sente male, fallo te il poste se poi sinnò scrivi du righe e vedi se poi mandà Emily ar cine". Ovviamente Holly un me l' ha scritto così in vernacolo livornese ma ir senzo era vesto. 

Pare sia ndata così, Dani ha fatto na scappata a Londra dar su fratello perché Evanne quello che na vorta era r su ragazzo ha avuto n' incidente di macchina e s'è stronchicciato mezzo. 

Siccome fa ir medico tutti i su colleghi si so dati più che da fa pe rimette nzieme i pezzi. Oddio si sarebbero dati da fa anche se avesse fatto r gelataio! Ho detto na cazzata io, co sto riferimento che pare faccia sembrà che i medici si curino fra di loro e s'interessino un po' meno dell' altri  ma nzomma r senzo è che era che r bimbo è tutto spezzettato ma vivo. Bobby ha avverito subito Dani e leilì  è partita ar volo. Del resto  co Evanne hanno sempre mantenuto na bella amicizia. Lui,secondo me c'ha preso na scuffia pellei e ancora un mi pare  gli fosse passata. Se un fosse n' anima tormentata lei, come so anch'io, a st'ora s' erano bell' e sposati e avevano anche de be bimbi. Di questo ci potrei giurà  perche Evanne, pe esse n' omo ngrese, che di solito l' ingresi fanno caa, è nvece piuttosto belloccio e Dani giusto perché un gliene mporta na sega di tenessi ma  se s'attopasse npochinino e potrebbe fa nvidia ala Chiabotto. Ho preso l' ex misse per esempio per via dell' altezza e dela tipologia ma se la potrebbe batte ala grande anche co tante altre strafie. Nzomma Dante l' ha sostituita in barca e sapete com'è fatto lui: "te stai bona l' arzo io sta cassa, te stai bona lo sistemo io r motore", a forza di fa sta boni tutti e volé fa tutto lui s' è risentito male e ora un gli riesce di move na gamba e sta a letto sdraiato non dando pace a nessuno nemmeno ai gatti. Perché lui a letto un ci sa sta e se ci deve sta per forza, ogni du menuti ti chiama che vole questo e vole quello e nzomma pora Holly un la nvidio punto.

A Livorno un succede nulla armeno al bar Nado. La gente è tornata, pianino, co tempi dettati da Speranza e anche dala tasca. Chi beveva un par d'aperitivi ora piglia un caffè chi mangiava cappuccino e brioscia ora piglia un caffè macchiato. No che sia na regola ma purtroppo anni di crisi hanno nciso sule tasche e ora co sta storia de carburanti e di sta guerra di merda chissà quando  se ne verrà fori dala crisi. R mi babbo ela mi mamma cominciano a vedé vicinissima la settantina e dopo na vita ar banco so stanchi. Riccardo da quando s'è lasciato co Valentina un si vede più. No che prima desse na mano, nemmeno se  ce lo legavi ar barre... ma armeno se c'era bisogno sapevi indove trovallo: attaccato ar culo tatuato di leilì. Ora un si sa mai ndo sia. Oggi è a Viareggio, domani ar Forte de Marmi, domall' altro a Cecina. L' università l' ha fenita ma ha fatto biologia marina e ora chissà quando cazzo lo troverà un impiego? Un impiego, ovvio, dove lo mettano sott'acqua cola maschera e le pinne a  contà quante vorte la spigola trombi colo spigolo. Edoardo, r Mosca, fa quello che faceva prima r Tafano: na sega nulla. Attaccato a Camillina la sorella di Samatta che un lo molla du menuti nemmeno per dammi r cambio. Lui ancora studia, fa economia e commercio ma mi pare vada ndietro come i gamberi. Così sto ar barre io, nzieme co mia. Le collaborazioni fre lance ai giornali so diminuite e solo ora se avessi voluto sarei potuta partì pe la guerra cola promessa che quarcosa gratisse m' avrebbero pubbricato. Quando sei sola però  è n casino. Ntendiamoci, i rischi le corrano anche quelli che hanno no staffe dietro ma nzomma a girà da sola come na bischera un me la sentivo er coraggio pe ostentallo bisogna avello sennò viene fori na roba ridiola.

Chiudo  rispettando un patto che avevo co Dante: mi aveva chiesto di trovagli arcune opere significative di Livorno fatte da pittori livornesi. Ovviamente un ho avuto gran tempo pe cercalle e non è che al barre ci siano attaccati quadri di maestri contemporanei o der secolo scorzo, sebbene Livorno n'abbia sfornati parecchi.

Comunque quarcosa lo metto tanto pe fallo sta bono e sperando che vi garbino anche a voi. Ntanto ho dato na voce  a Emily che ancora era n bagno perché si ricordi che oggi è di cinema e così co oggi ha fenito la prima stagione di filmi che speri sieno stati non dico entusiasmanti, perché unnè propio r caso,  ma armeno gradevoli per quelli che hanno avuto voglia d'andà ar cine con lei.

Bona Domenica a Tutti

Zanza

Benvenuto Benvenuti (Livorno, October 5, 1881 - Livorno, 1959)  uno de mi preferiti 


Cafiero Filippelli (Livorno, 1889 – 1973)
Piazza Grande, pioggia, 1931
Renato Natali (1883-1979) - Vecchia città, Livorno di notte, anni '30magia di luce e colore nela pittura di Renato
Llewelyn Lloyd
(Livorno, 1879 - Firenze, 1949)
Giorno di scirocco
Giovanni Lomi
(Livorno, 1889 – 1969)
Barconi della Venezia a Livorno, 1923 A pochi metri lì sopra ci so nati Dante e Dino.


Renato Natali

Cacciatori il mitico Natali, nzuperabile ne colori degno de su avi macchiaioli

domenica 6 marzo 2022

fatevi i gatti vostri 1925 : "dal cavallo al treno- i sentieri della malinconia"

Ho comprato ancora du olii di Teo, vi ricordate quel pittore al quale quand'ero studente a Firenze ncorniciavo i quadri? Sono ancora un cavallino


e certo vi ricordate scrissi un poste "Teo che dipingeva cavalli" , al quale si aggiunge un' altra nevicata.

La prima l'abbiamo attaccata sopra r capezzale del  letto, accanto alla gigantografia di Monet che corrobora i sogni di Holly.  Di quadri di Teo oramai ne ho piena la casa ma sti due li porterò a Livorno, al bar Nado, prima o poi. E parlando di quadri coi quali ho un rapporto particolare  m'è subito venuto a mente di Marcello un altro artista che ho nel cuore ma del quale non ho neppure un quadro. Non ho potuto mai comprare quarcosa di suo perché ha una  rispettabile quotazione che comunque non rispecchia ancora il valore dell' artista. Io come sapete sono sempre in bolletta ma mi riprometto di farlo, di comprarlo un su quadro prima o poi, magari uno piccino piccino. Glielo devo e in un certo senso lo devo anche a me stesso perché a certe sensazioni bisogna dare spazio, speciarmente ora che lo spazio mentale, in senso d'apertura, sarebbe tanto ma il tempo rimasto, anche a voler essere dell' ottimisti sfegatati, è pochino.

C'era sto pittore che mi piaceva parecchio e dico "c'era" perché s'è perzo da poco e dunque un c'è più o meglio: è dar Gatto Eterno come ex uomo ma credo vivrà per sempre nele testimonianze artistiche che ha lasciato. 

Se i rossi cavalli di Teo Russo mi riportano a quell' epoca dorata che ebbi modo di vivere a Firenze 50 anni fa, Marcello coi su quadri tocca le corde di quella sensibilità che tante volte neppur io mi voglio riconoscere temendo possa venire scambiata per debolezza.

Sebbene fosse toscano come me, l' ho incontrato tardi,  a Venezia e solo tramite le sue opere e qualche documentario su di lui messo in onda da Orler Tv, un buon canale di televendite che oltre a diamanti orologi e tappeti dedica all' arte, perlopiù moderna e contemporanea, uno spazio piuttosto ampio e ben curato del suo palinsesto .

Il pittore di cui parlo si chiamava  Marcello Scuffi, nato a Pistoia nel 1948. Vero maestro del pennello e del trattamento del colore aveva spinto parecchi critici ad accostare la sua tecnica pittorica a quella di Piero della Francesca. Un omo robusto cor una bella pelata, la barba e il mezzo toscano in bocca che dipingeva marine senza gente né ombrelloni, circhi senza acrobati o animali e tanti treni fermi ar deposito 


Dei  quadri di arte contemporanea di Marcello Scuffi è stato detto che esprimano na pittura senza tempo, erede delle più alte espressioni del Novecento. Basta guardare un olio su tela come Marina (il pontilino), del 1980: il taglio guasi  fotografico,  azzardato si potrebbe dire  - che esclude la chioma dell’albero, quasi tutto il cielo, metà di una porta e un pezzo di barca - è forse l’unica concessione al moderno. Il resto è come una finestra magica dalla quale lo spettatore è invitato a spiare un mondo visto da Carrà, forse anche da Giotto o da Piero della Francesca. 

L' altra sera stanco di sentire parlare da ore della guerra e di vedere tutti quei salotti indove i generali hanno sostituito i virologi ho girato sul 144 e ho beccato proprio il programma Orler con televendita di opere d'arte. Venivano presentati anche dei lavori di Scuffi e il presentatore, Giorgio  anche lui toscano di Castiglioncello nel ricordare il pittore scomparso da nemmeno un anno ha sottolineato un aspetto che traspare da tutte le opere dell' artista  la malinconia . Giustamente ha osservato che la malinconia non è tristezza o depressione e sebbene questo aspetto lo avessi già notato tante volte autonomamente per la prima volta ho pensato cos'era che nei quadri di scuffi mi attraesse tanto, Certo la tecnica era sopraffina, certo i soggetti erano speciali ma al di sopra di tutto c'era il fatto che  risvegliavano  in me quella malinconia che confina colla nostalgia e che mi ha accompagnato tutta la vita e adesso è diventata un tratto dominante. Marcello dipingeva il mare che per lui, nato in un paesino dell' entroterra pistoiese appariva come quarcosa di magico una conquista che, per dirla colle sue parole "quando c'eri stato,ti pareva d'avere qualcosa in più, ti sentivi importante". Il circo... e chi un se lo ricorda il circo che arrivava? E Marcello lo dipinge sempre come na tenda tonda che non lascia intravedere nulla del su interno, sì perché spesso i soldi per andare al circo un c'erano e ar massimo ci si fermava fori a vedere semmai quarche acrobata che s'allenava, i leoni n gabbia o l' elefante che mangiava le foglie all' alberi di Livorno. I treni.... i treni avevano un gran fascino quando s'era ragazzetti e mi immagino che lo avessero eguale anche per Marcello. Io mi ricordo che a Livorno  mentre stavo ncantato davanti al binario uno, facevo sto calcolo

donque... il mare l' ho ale spalle.... ed è r Tirreno quindi se fossi  cor mare in faccia,  un treno che si move verso la mi sinistra anderebbe verso la Calabria e ala mi destra nvece verso la Liguria e riflettevo: la ferrovia corre parallela all' Aurelia e ora il mare l' ho di spalle donque ala mi destra si va verso Roma e ala mi sinistra si va verso Pisa e poi in su su su o verso la Francia o verso la Svizzera e mi perdevo in questi ragionamenti immaginando se fosse meglio andare a Roma o magari andare insù verso Milano o Torino, un lo sapevo ma l' importante era mòvesi. 

I treni di Marcello non sono mai di corsa, in movimento, li dipinge fermi, in deposito e quell' immagine del possente mostro di ferro orami a riposo mi fa correre col pensiero ala metafora della vita cor su impeto giovanile come qullo de rossi cavalli di Teo e alla sua sera (quella dela vita ntendo) cole barche in secca sula spiaggia e i treni in deposito. E sento allora che la maliconia sale e m'avvolge ma un'è una sensazione sgradevole, me la godo come quei vini che li per lì ti sembrano aspri e poi impari a gustalli. Scriverò ancora qualcosa sula malinconia: Stato d'animo di vaga similitudine ma senza identità cola tristezza , spesso alimentato dall'indugio rassegnato o addirittura come nel caso mio compiaciuto, nell'ambito di sentimenti d'inquietudine, rimpianto o delusione per qualcosa che non si ha più o che addirittura non s'è mai avuto.

Mentre La trasmissione di cui parlavo continuava a mostrare le opere di Scuffi, il regista ha creato una bella sovrapposizione tra l'immagine del pittore e una marina. M'è piaciuta così tanto che l' ho fotografata, al volo, cor telefonino, poi l'ho elaborata al pc, accentuando velature sfocando l' immagini e sfumando i colori. Magari ne farò un acquerello e così, armeno in quer quadretto, Marcello starà in riva a quer mare che gli garbava tanto.


Prima di salutavvi, la mi nipote dice che oggi Emily ar cine ci va, anzi è dale sette che che s'è digià messa a sedé.

Bona domenica a tutti

Dante


Qui un bellissimo ricordo scritto di getto da Carlo Vanoni, critico d' arte, musicista di talento e presentatore di opere d'arte alla Orler quando apprese della scomparsa di Marcello.

Si chiamava Marcello Scuffi e diceva di essere comunista.

Amava i treni, i circhi, le barche abbandonate sulla spiaggia, il vino rosso e le bistecche da almeno un chilo, Francesco Guccini, l’aggettivo “poderoso”, le parole “nostalgia” e “rimpianto”.

È stato il primo pittore che ho conosciuto. Di persona, intendo.

Ho passato i primi anni Novanta nel silenzio del suo studio a guardarlo dipingere.

Ero un ragazzo che si stupiva nel vedere prendere forma una figura sulla tela.

Giotto e Masaccio i suoi maestri.

Per cena mangiavamo la fiorentina cucinata da Lia, la compagna di allora.

Avevano una camera per il figlio mai nato. Ci dormivo io, perché era come se mi avessero adottato. Restavo lì qualche giorno. Poi montavo sulla corriera che da Quarrata mi portava a Firenze. Nella stazione di Santa Maria Novella prendevo il treno per Milano Centrale.

A novembre andavamo a camminare lungo le spiagge spoglie della Versilia. Ci fermavamo solo di fronte a un’onda più grande: “che meraviglia il mare d’autunno” era il nostro unico commento.

Gli scattai delle foto mentre dipingeva e mentre tagliava la rucola con il coltello. Le pubblicò entrambe in un catalogo che ancora conservo. In cambio mi regalò un suo quadro degli anni Settanta con la dedica scritta a pennarello: “A Carlo, con amicizia, stima, simpatia e sperando che presto diventi anche collaborazione artistica”.

Quell’omone grande e grosso oggi mi ha lasciato, e senza neppure avvisare.

Scrivo queste parole sole per dire che se oggi vivo grazie all’arte, lo devo anche a lui, che mi ha cresciuto a fiorentine e affreschi di Masaccio.

E per questo lo ringrazierò sempre.

Ciao Marcello.