Ho comprato ancora du olii di Teo, vi ricordate quel pittore al quale quand'ero studente a Firenze ncorniciavo i quadri? Sono ancora un cavallino
Se i rossi cavalli di Teo Russo mi riportano a quell' epoca dorata che ebbi modo di vivere a Firenze 50 anni fa, Marcello coi su quadri tocca le corde di quella sensibilità che tante volte neppur io mi voglio riconoscere temendo possa venire scambiata per debolezza.
Sebbene fosse toscano come me, l' ho incontrato tardi, a Venezia e solo tramite le sue opere e qualche documentario su di lui messo in onda da Orler Tv, un buon canale di televendite che oltre a diamanti orologi e tappeti dedica all' arte, perlopiù moderna e contemporanea, uno spazio piuttosto ampio e ben curato del suo palinsesto .
Dei quadri di arte contemporanea di Marcello Scuffi è stato detto che esprimano na pittura senza tempo, erede delle più alte espressioni del Novecento. Basta guardare un olio su tela come Marina (il pontilino), del 1980: il taglio guasi fotografico, azzardato si potrebbe dire - che esclude la chioma dell’albero, quasi tutto il cielo, metà di una porta e un pezzo di barca - è forse l’unica concessione al moderno. Il resto è come una finestra magica dalla quale lo spettatore è invitato a spiare un mondo visto da Carrà, forse anche da Giotto o da Piero della Francesca.
L' altra sera stanco di sentire parlare da ore della guerra e di vedere tutti quei salotti indove i generali hanno sostituito i virologi ho girato sul 144 e ho beccato proprio il programma Orler con televendita di opere d'arte. Venivano presentati anche dei lavori di Scuffi e il presentatore, Giorgio anche lui toscano di Castiglioncello nel ricordare il pittore scomparso da nemmeno un anno ha sottolineato un aspetto che traspare da tutte le opere dell' artista la malinconia . Giustamente ha osservato che la malinconia non è tristezza o depressione e sebbene questo aspetto lo avessi già notato tante volte autonomamente per la prima volta ho pensato cos'era che nei quadri di scuffi mi attraesse tanto, Certo la tecnica era sopraffina, certo i soggetti erano speciali ma al di sopra di tutto c'era il fatto che risvegliavano in me quella malinconia che confina colla nostalgia e che mi ha accompagnato tutta la vita e adesso è diventata un tratto dominante. Marcello dipingeva il mare che per lui, nato in un paesino dell' entroterra pistoiese appariva come quarcosa di magico una conquista che, per dirla colle sue parole "quando c'eri stato,ti pareva d'avere qualcosa in più, ti sentivi importante". Il circo... e chi un se lo ricorda il circo che arrivava? E Marcello lo dipinge sempre come na tenda tonda che non lascia intravedere nulla del su interno, sì perché spesso i soldi per andare al circo un c'erano e ar massimo ci si fermava fori a vedere semmai quarche acrobata che s'allenava, i leoni n gabbia o l' elefante che mangiava le foglie all' alberi di Livorno. I treni.... i treni avevano un gran fascino quando s'era ragazzetti e mi immagino che lo avessero eguale anche per Marcello. Io mi ricordo che a Livorno mentre stavo ncantato davanti al binario uno, facevo sto calcolo:
donque... il mare l' ho ale spalle.... ed è r Tirreno quindi se fossi cor mare in faccia, un treno che si move verso la mi sinistra anderebbe verso la Calabria e ala mi destra nvece verso la Liguria e riflettevo: la ferrovia corre parallela all' Aurelia e ora il mare l' ho di spalle donque ala mi destra si va verso Roma e ala mi sinistra si va verso Pisa e poi in su su su o verso la Francia o verso la Svizzera e mi perdevo in questi ragionamenti immaginando se fosse meglio andare a Roma o magari andare insù verso Milano o Torino, un lo sapevo ma l' importante era mòvesi.
I treni di Marcello non sono mai di corsa, in movimento, li dipinge fermi, in deposito e quell' immagine del possente mostro di ferro orami a riposo mi fa correre col pensiero ala metafora della vita cor su impeto giovanile come qullo de rossi cavalli di Teo e alla sua sera (quella dela vita ntendo) cole barche in secca sula spiaggia e i treni in deposito. E sento allora che la maliconia sale e m'avvolge ma un'è una sensazione sgradevole, me la godo come quei vini che li per lì ti sembrano aspri e poi impari a gustalli. Scriverò ancora qualcosa sula malinconia: Stato d'animo di vaga similitudine ma senza identità cola tristezza , spesso alimentato dall'indugio rassegnato o addirittura come nel caso mio compiaciuto, nell'ambito di sentimenti d'inquietudine, rimpianto o delusione per qualcosa che non si ha più o che addirittura non s'è mai avuto.
Mentre La trasmissione di cui parlavo continuava a mostrare le opere di Scuffi, il regista ha creato una bella sovrapposizione tra l'immagine del pittore e una marina. M'è piaciuta così tanto che l' ho fotografata, al volo, cor telefonino, poi l'ho elaborata al pc, accentuando velature sfocando l' immagini e sfumando i colori. Magari ne farò un acquerello e così, armeno in quer quadretto, Marcello starà in riva a quer mare che gli garbava tanto.
Bona domenica a tutti
Dante
Qui un bellissimo ricordo scritto di getto da Carlo Vanoni, critico d' arte, musicista di talento e presentatore di opere d'arte alla Orler quando apprese della scomparsa di Marcello.
Si chiamava Marcello Scuffi e diceva di essere comunista.
Amava i treni, i circhi, le barche abbandonate sulla spiaggia, il vino rosso e le bistecche da almeno un chilo, Francesco Guccini, l’aggettivo “poderoso”, le parole “nostalgia” e “rimpianto”.
È stato il primo pittore che ho conosciuto. Di persona, intendo.
Ho passato i primi anni Novanta nel silenzio del suo studio a guardarlo dipingere.
Ero un ragazzo che si stupiva nel vedere prendere forma una figura sulla tela.
Giotto e Masaccio i suoi maestri.
Per cena mangiavamo la fiorentina cucinata da Lia, la compagna di allora.
Avevano una camera per il figlio mai nato. Ci dormivo io, perché era come se mi avessero adottato. Restavo lì qualche giorno. Poi montavo sulla corriera che da Quarrata mi portava a Firenze. Nella stazione di Santa Maria Novella prendevo il treno per Milano Centrale.
A novembre andavamo a camminare lungo le spiagge spoglie della Versilia. Ci fermavamo solo di fronte a un’onda più grande: “che meraviglia il mare d’autunno” era il nostro unico commento.
Gli scattai delle foto mentre dipingeva e mentre tagliava la rucola con il coltello. Le pubblicò entrambe in un catalogo che ancora conservo. In cambio mi regalò un suo quadro degli anni Settanta con la dedica scritta a pennarello: “A Carlo, con amicizia, stima, simpatia e sperando che presto diventi anche collaborazione artistica”.
Quell’omone grande e grosso oggi mi ha lasciato, e senza neppure avvisare.
Scrivo queste parole sole per dire che se oggi vivo grazie all’arte, lo devo anche a lui, che mi ha cresciuto a fiorentine e affreschi di Masaccio.
E per questo lo ringrazierò sempre.
Ciao Marcello.
Caro Dante, io e mio marito abbiamo letto a 4 occhi il tuo ricordo di Scuffi anzi io leggevo e lui ascoltava. Alla fine, con il rinforzo dell' altrettanto bel saluto scritto dal critico Vanoni, io avevo il nodo alla gola e pensavo:" anche che se dovessi morire stanotte nessuno mi ricorderebbe per i miei modelli di abiti". Certo ai familiari non basta quell' immortalità donata dall' arte ma di certo e di loro grande consolazione. Funziona invece con la gran massa di persone. Pino Daniele è morto ma quando lo sento cantare per me è vivo, cosi lo è Dalla, così mi accade se, su youtube, risento le barzellette di Proietti.
RispondiEliminaTu scrivi che talvolta l' esprimere sentimenti profondi ti riesce quasi difficile per riserbo o per paura di mostrare una debolezza. Bene ti assicuro che ogni volta che lo hai fatto sei sempre riuscito a manifestare la nobiltà di pensiero e di sentimenti che ti hanno sempre distinto.
Un abbraccio da
Patty e Valerio
Ah, la malinconia... no, non è tristezza, non è dolore, è un raffinato sentimento difficile da definire ma si collega all'armonia del mondo e al saperla instabile - insomma, alla vita. Noi dame hejan diamo sempre molto dolcemente malinconiche, ma non sono sicura che i quadri si Scuffi mi isoirino malinconia. Li trovo invece piuttosto confortanti, i treni in particolare. Un saluto a tutti e considera che devo ancora leggere i pezzi sullo jodel. E' un anno così complicato...
RispondiEliminaCredo che se chi è nell' aldilà potesse vedere o anche solo udire simili testimonianze di affetto penserebbe con soddisfazione al periodo trascorso durante la sua vacanza terrena. Le varie forme di arte sono particolarmente evocative azzarderei il termine catartiche ma non sono certa sia appropriato.
RispondiEliminaDue bellissimi ricordi di fronte ai quali il fatto che Emily sia al cinema appare davvero di poco conto ma a me fa piacere anche questo.
Con affetto
Eliana