martedì 30 giugno 2020

fatevi i gatti vostri n 1531 " Zanza saluta e si riposa"

Purtroppo per voi mi dovrete sopportare anche oggi 30 giugno.
Oggi finiscono i lavori dei nostri veneziani e lorolì si rapproprieranno della redazione. Son stata bene nzieme a voi e mi ha fatto piacere conversare nei commenti e raccontavvi qualcosa della vita qui a Livorno. Dante non ci ha ancora anticipato se e quando verrà. Forse nelle ultime due settimane  di Luglio. Ho invitato a più riprese Dani qui da me anche perché volevo sapere quanto le possa interessare lavorare nzieme nel caso decidessi di mantenere il bar e riscattarlo piano piano al mi babbo. Lui dela licenza e dell' avviamento un ci chiederebbe nulla e si contenterebbe di una cifra onestissima pele mura. Questi soldi sarebbero in pratica il tfr suo e dela mi mamma ma per noi acquirenti resterebbero come un assegno circolare perché la posizione è bona e tanti farebbero le corse pe avello a quel prezzo quindi se andasse male o si decidesse di smètte un si perderebbe nulla. Ovviamente si tratta di ipotesi. Venezia esteticamente è parecchio più bella di Livorno anche se a viverci non è facile.  Dani dal canto suo mi aveva proposto d'essere io lì a trasferimmi lì ma lavoro per me ce n'è poco e sinceramente se la città mi piace, adoro Holly, Dani e Bobby la gente in genere non mi fa impazzire e gli omini peggio che mai. Poi adesso Dani ha preso la patente da motorista e il suo rimpiazzo è utilissimo a Holly, insomma penso che ci si vedrà anche spesso, se possibile, ma si resterà un'adriatica e una tirrenica. Bobby dovrebbe tornare a Londra in settembre, spero venga a trovarci e che un si senta guasi obbligato a portacci fori tutte quattro (me Sama e le trombanti) perché capisco che magari è un bel vedere ma un po' scomodo pe n' omo solo.
Oggi vengano dell' operai a pranzo e la mi mamma è in subbuglio. Dopo la pandemia ogni volta che prenotano un minimo di tre persone, lei viene presa dall' agitazione che pare un sia mai stata dietro ai fornelli quando nvece c'ha speso la vita.

Murasaki m'aveva chiesto "i 2 presidenti" ecco la recenzione apparsa su my moovies, anzi le recenzioni visto che riporta anche quella del Morandini. Non mi sembrano granché lusinghiere ma aspettiamo di avello visto di persona.
 Il firme è sur palchetto in cineteca. 
Baci, ci si risente a Luglio
Zanza

LA VERITÀ SUONA PIÙ FASULLA
 DELL'IMMAGINAZIONE, LA RICOSTRUZIONE
 MENO CREDIBILE DELL'INVENZIONE EX NOVO.
Recensione di Marianna Cappi

1996. La relazione speciale tra Stati Uniti e Inghilterra, individuata e auspicata da Churchill, vive un momento d'oro con Clinton e Blair, entrambi di centrosinistra, entrambi mossi da una reale volontà di cambiare le cose e da una visione comune. L'uomo più potente del mondo prende il primo ministro britannico sotto la propria ala, inaugurando un idillio non solo diplomatico ma soprattutto personale e amicale, che scricchiola sotto il peso dello scandalo Lewinsky e tramonta definitivamente, poco dopo, alle prese con la strategia bellica da adottare in Kosovo.
Michael Sheen veste per la terza volta l'aria ingenua ma determinatissima di Tony Blair, nel terzo capitolo della trilogia firmata Peter Morgan, che ha visto il televisivo The Deal e il film The Queen affidati alla regia di Stephen Frears e questo The Special Relationship a Richard Loncrain, dopo una defezione dell'ultima ora dello stesso Morgan.
Nonostante il film si guardi da cima a fondo senza cali di attenzione, è evidente che siamo nuovamente più in zona racconto televisivo ed episodico che non in zona cinema puro. La ragione non sta soltanto nell'uso differente della macchina da presa ma nell'assenza volontaria di quel filtro che Frears allentava ma ancora manteneva tra coscienza privata e coscienza politica, quella zona di mistero e di vuoto che il rituale e il simbolico esigevano, complice la presenza di un'istituzione altrettanto vuota e misteriosa come la monarchia. Qui, al contrario, anche poiché i temi trattati hanno ben altro peso, la scrittura è improntata ancora alla mimesi ma sottomessa alla responsabilità e asservita alla verificabilità di ogni parola ed ogni azione. Col risultato che, curiosamente, come spesso accade al cinema, la verità suona più fasulla dell'immaginazione, la ricostruzione meno credibile dell'invenzione ex novo.
Il film racconta il rapporto tra i due presidenti come una relazione sentimentale, nella quale il delfino Tony s'infatua del più vecchio ed esperto Bill, prende a vestirsi come lui, lo cerca al telefono nel cuore della notte, gli parla dal bagno, quasi in clandestinità, o dal talamo, pende irrazionalmente dalle sue labbra e gli si dichiara apertamente, citando la bibbia, nel momento del bisogno. Dall'altra parte dell'oceano, anche Clinton commenta con la consorte il fascino del nuovo alleato, almeno fino a quando questo non lo "pugnala alle spalle", con un discorso pubblico inaspettato, niente meno che sul suolo americano.
Per trattarsi di una trilogia su Blair stupisce quanto maluccio ne esca il protagonista, peggio persino del ridicolo Dennis Quaid in una caratterizzazione superficiale e macchiettistica di Clinton, perché il giudizio sul primo ministro non è di ordine estetico bensì morale.
I tempi del film sembrano di primo acchito non tornare: troppo veloce la vampata d'ambizione di Blair, troppo rapido il cambiamento d'avviso, l'approdo al livello di Bush e dei suoi scherzi privi di classe: eppure forse, a ben pensarci, non sono lontani da quelli della Storia. 
Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Lo stretto rapporto di collaborazione e di amicizia che legò Bill Clinton e Tony Blair e le loro due mogli dal 1992 al 2001, quando entrambi non erano più presidenti, l'uno sostituito da Bush e l'altro da Gordon Brown. Il titolo originale è ambivalente: l'aggettivo conferma il sostantivo, ma insieme lo confuta. Lo si capisce nel finale che retroattivamente illumina e demistifica quel che fino a quel momento era un film storico di finzione, fondato sull'umanità e sui sentimenti dei rapporti. È una sequenza di repertorio. Non si sa se attribuirne la scelta al regista o a Peter Morgan, sceneggiatore più dotato di lui. Quel finale, comunque, mostra che quasi al 90% la finzione storica del film "nulla ha a che fare con la Realpolitik" di un'alleanza militare e politica tra due nazioni che, dai Balcani all'Afghanistan e all'Iraq, ridisegnò sanguinosamente "lo scenario geopolitico del Medio Oriente" (A.G. Mancino). Prodotto da HBO e da BBC, distribuito in Italia da Medusa.

lunedì 29 giugno 2020

fatevi i gatti vostri n 1530 "che omini di merda..."

Bene,  il tutorial su come dare personalizzazione ai propri commenti pare abbia avuto successo.  Eliana lo ha messo in pratica e devo complimentarmi con lei perché al primo colpo è riuscita a firmare. 

Oggi  posto tardi, ho una giornata pesantuccia, mal di testa  e anche un po di delusione addosso dovuta a un episodio squallido che mi è successo ieri sera. Ve lo racconto.

Da circa du settimane mi vedevo  cor un ragazzo che mi stava simpatico, passava a trovarmi al barre si faceva du chiacchiere e un paio di volte siamo andati a bere qualcosa e ieri sera ala fine avevo accettato il su invito e siamo andati a cena nzieme. Mi piaceva, oltre che per l' aspetto, anche perché era sempre stato gentile e pareva interessarsi a buona parte delle cose che interessavano a me.  Siamo andati a na trattoria non lontana dal barre perché ho lasciato la mi mamma sola con Dino e se fosse avesse avuto bisogno di me sarei potuta rientrare ala svelta. La cena è stata gradevole e lui mi chiedeva de mi progetti dandomi anche de consigli che mi sembravano assennati. 
Poi nel dopocena c'è stata la caduta degli dei e il tipo è proprio rotolato giù dal piedistallo sul quale lo avevo idealmente posto. Per prima cosa mi ha chiesto se mi andava di andare a casa sua ad ascoltare della musica e bere qualcosa. Penso ricorderere la disavventura di Venezia dove ci si levò da un bel casino, ordito da du merde, solo grazie ai cazzotti e ai calci con cui Samatta che è na campionessa di kiccheboxing ni rifece i connotati. Così son sempre prevenuta quando mi parlano di case o cercano di isolarmi. Del resto un omo è normale che ci provi e non è che se uno mi fa della avances io pensi subito sia un molestatore. Niente di  male dunque  nella richiesta, peraltro fatta garbatamente, ma siccome ho pensato che fosse un percorso prestabilito e anche un po' scontatello la cosa mi ha storta un pochino. Comunque gli ho detto che preferivo fare una passeggiata da qualche parte. Lui ha deviato con perizia tutte le passeggiate che avevano percorsi troppo affollati e mi ha proposto di andare in macchina indovinate dove? Proprio a vedere la Cala del Leone. Dove ero stata il giorno prima e che avevo raccontato sul post  dicendovi come mi leghi a ricordi sentimentali molto particolari. 
"Guarda che a scendeci  di sera c'è il rischio di cascare di sotto" 
"Ma figurati mi ha risposto è da quando ero ragazzo che ci vado anche di notte" 
"E che ci vai a fare di buio?" domanda stupidamente maliziosa la mia
"Bè è un posto romantico e ci sono sempre andato con delle ragazze". In fondo diceva la verità quello che io avevo scritto e che a Livorno fanno proprio tutti i ragazzi e anche quelli più cresciutelli ma ormai ogni cosa che diceva mi sapeva di stantìo così ho scelto una rispostaccia:
"Mah io di sera ci so sempre andata a trombà co mi fidanzati".
Premesso che non era vero  perché ci andavo solo col Cispia e di fidanzati  a parte qualche disastroso tentativo  non ne ho avuti altri, in ogni caso ero consapevole di essere stata volgarotta e provocatrice e la risposta non ha tardato a venire. Il giovanottino delicato e corteggiatore si è trasformato nel più trito esempio di maschio imbecille e sfigato perché mi ha detto: 
"Pensavo di essermi guadagnato un posto particolare ma vuol dire che accetterò di essere uno dei tanti, del resto sei una  gran bella topa ed è normale che tu abbia  un sacco d'uomini ma a sto punto ascolta inutile stare a fare i romantici andiamo direttamente a casa mia e ci si diverte fino a domattina".
Ormai la frittata era fatta ed era anche cascata per terra co tutte l' ova e anche cole mi palle virtuali:
"Guarda gli ho detto se una donna vuole venire a letto con te non c'è bisogno di tanta preparazione, te lo fa capire e basta, quando ho rifiutato l' invito a casa tua era perché non mi andava e non mi andava nemmeno la Cala del Leone. Sei sempre stato educato e l'ho apprezzato ma stasera  probabilmente navighiamo su lunghezze d' onde diverse" 
 Poi, visto che eravamo ancora nel parcheggio della trattoria, l' ho salutato e  mi sono avviata a piedi verso il mi barre che era a meno d' un chilometro. Il fatto di esser rimasta delusa non mi portava a una cancellazione totale del tipo ma di certo a un grosso ridimensionamento delle mie speranze. Sapevo anche che io sono storta e che ormai la maggior parte delle  altre ragazze non fanno tante storie ma la sua battuta mi aveva offeso abbastanza, forse troppo ed ero anche nervosa per un sentimento ambivalente ossia ero contenta di averlo smascherato ma allo stesso tempo mi dispiaceva un po'. Del resto se un si fosse complicate un si sarebbe donne.
 Avevo percorso forse ottocento metri e vedevo già il barre distintamente quando  mi si affianca con la macchina con una forte frenata (almeno poteva venirmi dietro a piedi) e dal finestrino comincia a urlarmi:  "Ma chi ti credi d'essere brutta stronza, ma chi cazzo ti credi di essere? Ma vaffanculo tu e tutti gli zingari i drogati e i negri che ti scopi. Anzi grazie, grazie tante che mi hai aperto gli occhi,  rischiavo di venirmi  a impestare con una zoccolaccia come te. 
Riporto testualmente perché si capisca cosa si può nascondere dietro a un giovanottino che pareva educato. 
Gli ho detto solo: sei nato a Livorno ma devi avé la mamma pisana perché solo da un culo rotto pole uscì no stronzo enorme come te. 

Poi dall' ombra è sortito Dino n bicicletta e mi s'è affiancato anche lui. Il tipo ha sgommato ed è andato via.
" Che ci fai n bici Dino?"
" La tu mamma m'aveva mandato ala trattoria  a portatti le chiavi di casa che te n'eri scordata al banco  e un voleva tu li svegliassi se tornavi tardi". 
"Boia mi poteva telefonà no?"
"O che ne so io! M'ha detto così e so venuto, poi ho visto che eri vicino ala macchina co luilì e un vi volevo rompe le palle poi sei andata via e lui mi sembrava bestemmiasse di brutto allora ti so venuto dietro dietro a scanso di problemi" 
e mi porge le chiavi, poi vedo che accoppiato  ala canna dela bici porta legato un bastone da passeggio. Lo conosco bene: E' un oggetto costruito da Dante con un tubo idraulico e rivestito in gomma pare in tutto e per tutto un ausilio per camminare ma in mano a loro due che han fatto scherma cola spada e scherma col bastone è peggio d' una pistola, arriva prima, ti tronca e un fa nemmeno rumore. 
"O di quer bastone che ne fai Dino?" gli chiedo 
"Bah o un lo sai che l'altra sera caminavo tranquillo e mi so saltate addosso cinque donne che mi volevano spoglià, un avessi avuto questo un so come finiva"
"Hai bastonato dele donne brutto stronzo?"
"Noooo ma che bastonato daiii! N'ho detto: badate bimbe se cercate quarcosa di lungo e rigido addosso a me  questa è l'unica cosa che vi posso offrì e si so messe a ride."

mbecille luilì


in cineteca i Mercenari (The Expendables). Li voleva il figliolo d'Eliana. Il firme dà quel che promette fin da titoli e dal caste:  tanta azione, tante botte e poca storia. Recensione nemmeno troppo cattiva tratta da mymoovies

Buona giornata

Zanza
STALLONE CONSACRA L'IMMORTALITÀ 
DEGLI EROI DEL CINEMA FRA UMORISMO
 RUVIDO E VIOLENZA CONCITATA.
Recensione di Edoardo Becattini
giovedì 26 agosto 2010


Gli Expendables sono un gruppo di mercenari professionisti dell'artiglieria e del combattimento corpo a corpo, chiamati ad assolvere solo missioni ad alto rischio. In seguito a un blitz su di un cargo di terroristi somali finito in carneficina, il capo della banda, Barney Ross, decide di espellere il tiratore scelto Gunnar a causa del suo temperamento scriteriato e imprevedibile. I "sacrificabili" rimasti si ritrovano invece amichevolmente da Tool, vecchio membro della squadra passato ai tatuaggi e al ruolo di tramite coi vari mandanti degli incarichi. L'ultimo dei quali chiede a Barney e ai suoi uomini di uccidere il dittatore di un'isola del Centro America in affari con un americano per gestire il traffico della droga.
"The boys are back in town", urlano i Thin Lizzy sui titoli di coda. E, in effetti, a giudicare dal modo in cui riecheggiano nella testa esplosioni, ossa rotte e guaiti di corpi trucidati, quei ragazzi che negli anni ottanta "menavano duro" senza complessi di colpa o dilemmi etici, che sapevano maneggiare ogni tipo di arma e uccidere uomini a velocità invereconda senza l'ombra di un pensiero nella testa, sono davvero tornati. Se non altro, è tornato Sylvester Stallone, che dopo aver sepolto personalmente i suoi diretti alter ego (Rocky Balboa e John Rambo), ha deciso di abbandonare l'atteggiamento crepuscolare e reazionario per orientare il suo spirito nostalgico verso il registro più frivolo della moda camp e della cultura pop. Non più, quindi, solo eroi solitari e rabbiosi, ma, in linea con la riscoperta dell'etica del branco da parte di Hollywood, un'intera squadra di mercenari die hard.
Non più solo un'estetica dura e violenta, ma anche cool. Non più solo toni retrospettivi e nostalgici, ma anche goliardici e conviviali. Non più solo magliette sudate e occhiali da sole, ma anche accessori fra il vintage e l'high-tech. Gli Expendables sono la sincresi fra gli anni ottanta e i duemila, fra vecchie e nuove glorie del cinema muscolare o di quella lotta-spettacolo che è il wrestling, riuniti tutti assieme da un pretesto effimero, come in ogni rimpatriata che si rispetti.
La storia che vede questa banda di audaci e massicce macchine da guerra cercare di far saltare in aria un'intera isola del Golfo del Messico per amore della figlia ribelle del dittatore ("Bad Shakespeare", come commenta il cattivo di Eric Roberts), è infatti il sottilissimo filo rosso con cui Stallone ricuce assieme brandelli del cinema d'azione che fu per farne un patchwork il più possibile in linea con lo spirito della contemporaneità. Non a caso, pone in prima linea se stesso e Jason Statham, due icone tanto coriacee quanto, fino ad ora, opposte nel liberare ironia dal cinema iperbolico. Gli altri, da Jet Li a Dolph Lundgren, da Terry Crews a Randy Couture, restano invece in seconda fila in attesa del loro personale momento di gloria distruttiva, quando cioè Stallone si impegna a dimostrarsi un realizzatore capace di integrare le vecchie coreografie dei corpo a corpo col miglior dispendio di energie digitali. Oppure, come Mickey Rourke, partecipano alla fanfara solo per esprimere la loro identità di guerrieri risorti e il loro talento da Actor's Studio.
In un certo senso, i nuovi eroi di Stallone non vivono più nel mondo reale, sono al di fuori delle leggi del tempo e dello spazio (dalla Birmania di John Rambo si passa infatti all'isola fittizia di Vilena). Riconoscono il passare delle generazioni (Statham è l'unico che riceve sms e che sa maneggiare un apparecchio fotografico come una videocamera), solo perché sanno di non poter invecchiare. E vivono di, e non solo nel, cinema perché è l'unico mezzo che gli consenta ancora di salire su un aereo in corsa o di distruggere un elicottero colpendo al volo una bomba aerea. Le loro missioni non sono né per denaro, né per senso etico della giustizia, ma solo per il pubblico: sono pura esibizione della tenacia dei loro muscoli e della pervicacia del loro agire.
Con I mercenari, Stallone riesce quindi a consacrare le sue ossessioni di sempre (il mito e la forza fisica) dentro ad un nucleo instabile di umorismo ruvido e di violenza convulsa. Incrocia il personaggio con la star, l'eroe con l'attore, e si permette di fissare un incontro-scontro con l'amico Schwarzenegger fra un milione di anni. Se lo fa, è perché sa che i palazzi crollano, i cattivi muoiono, il petrolio brucia, le guerre finiscono e ricominciano, ma loro, gli eroi del cinema, sono immortali. 


domenica 28 giugno 2020

fatevi i gatti vostri 1529 "amhed-mohadi-ghliani forever !!! " Come loggarvi se non avete profilo.

Ieri Patty, commentando il mio post sulla gita in barca con Dino, mi ha dato un suggerimento che potrebbe essere utilissimo per alcuni lettori/lettrici. Visto che alcune persone ti chiedono come acquisire un personalità specifica senza dover ricorrere al commento anonimo  che è consentito da blogspot ma resta piuttosto ambiguo Patty mi diceva appunto:"Che ne penseresti se si loggassero col website che aveva fatto Amedeo?" Riconosco che non ci avevo mai pensato anche perché la morte di Amedeo per me è stata una legnata bella forte sebbene fosse da tempo prevista, attesa e inevitabile. "In fondo- ho pensato- come teniamo in vita il ricordo del Gatto Esserino con la fondazione potremmo utilizzare quel blog almeno come login per i commentatori che non hanno un sito proprio su blogger ne su altre piattaforme". Oltretutto il loggarsi con un URL anziche dal proprio profilo consente spesso di non dover rinunciare quando la rete fa le bizze o quando ci si trova in aeroporti o stazioni o quando si ritiene che il nostro profilo possa esser sgraffignato da altri.
Chiarisco che per tale prassi intendo:
1 andare sui commenti 
2scrivere il nostro commento 
3poi nel menù a tendina cliccare Url  xome vedete qui sotto


e nella schermata che segue


4 scrivere nel primo rigo il vostro nick 
5 e nel secondo quello del blog di riferimento.

Chiaro che potreste farlo anche scrivendo www.rai.it ma commettereste un illecito che se scoperto vi porterebbe in tribunale. 
Bobby potrebbe senza dubbio accettarvi come ospiti del nostro blog ma sarebbe poco carino che i commenti a un blog partissero dalla stessa casa editrice. Così ho provato a recuperare dai nostri vecchi post l' indirizzo del sito di Amedeo che era quello che vedete qui sotto


ora cliccate su continua e vi appare
compilate il captcha e poi "pubblica"
e finalmente sulla pagina che avrete commentato apparirà il vostro commento firmato così:


Vedrete che il nick Zanza è un link attivo e se lo  cliccate vi troverete in una bolgia infernale di minacciosi sessi femminili, questo perché Amedeo amava provocare così, anche se poi era il ragazzo più buono del mondo e la distrofia di Duchenne lo aveva privato di una vita normale.


Chiaro che una persona che si logga col suo sito potrebbe dirmi: " bella roba mi suggerisci Zanza! Se uno segue il mio nick gli si apre quel bendiddio di sconcezze e potrebbe pensare che io sia chissà quale pervertita"
Niente di tutto ciò perché ho trovato un correttivo:
voi potete scrivere il vostro nick seguito da un puntino prima di quello di Amhed
normalmente il suo sito appare scritto così
http://www.amhed-mohadi-ghliani.webnode.it
voi dopo le tre www. inserite il vostro nick.
io ad esempio metto zanza e ottengo
http://www.zanza.amhed-mohadi-ghliani.webnode.it/
proviamo dal vero


rifate il passaggio con captcha
 
compiliamo e clicchiamo "pubblica"
e sulla pagina che avete appena commentato apparirà


e il sito anche cliccando su "Zanza" linkabile  rimanderà a un messaggio che vieta e impedisce l'apertura.




 Più semplice di così. Ovviamente col tempo potrete aprire una semplice paginetta vostra su un qualsiasi sito di hosting ma per il momento vi permette di firmare ogni vostro commento in forma non anonima. Non mi pare male che ne dite?
Baci Zanza






sabato 27 giugno 2020

fatevi i gatti vostri 1528 "r paradiso pèrzo e r paradiso ritrovato" Mìltonne a Livorno.

Mi so beccata un "bell' amia te costì, la popò di caata che sei" da Samatta che è passata dal barre proprio mentre io e Dino si sortiva colle borse da mare. Sapevo che era n amoreggiamento cor un tipo e un m' aveva detto d'avello mandato nculo. Così pensavo di rompeni le scatole e un gliavevo telefonato  pe invitalla n barca connoi. Oramai era tardi perché aveva preso dell' impegni pele 4. L' ho rabbonita co du ceresse, a testa, a Dino un gli piace e ha voluto un quarto vino bianco corretto al Campari.  Le ho promesso che mai più penserò ala barca senza penzà anche a lei e poi s'è lasciata lì a bestemmià e siamo partiti.  La barca di Dante è efficentissima, come tutte le su cose che, anche se esteticamente lasciano a desiderà, quando le adopri  senti subito che c'è stato del lavoro dietro. A mètte su ir  decrepito 25 cavalli mariner un' è stato semplicissimo. Il motore Dante lo tiene al barre, n magazzino, perché anche a Livorno hanno prencipiato a rubà. Ovviamente il visto che già di suo pesa mezzo quintale Dantino lo ha maggiorato e n'ha creato du alettoni d'acciaio ala base appena sopra l' elica. Npediscano che la barca s'appoppi obbero navighi cola prua ritta per aria e la poppa troppo affondata nell' acqua. Fino a calallo in barca ci s'è fatta coll'aiuto  di un marchingegno di corredo che Dantino ,previdente, ava fissato al palo d'ormeggio. Na carrucola a manovella che noialtri si chiama martinetto e che permette di arzà e abbassà pesi riducendo molto lo sforzo. Ma poi pe infilallo nelo specchio di poppa ci so volute tutte le madonne che l Ciampi sapeva e un so poche. "Accidenti a luilì e ale su idee- bofonchiava rivolgendosi idealmente sapete digià acchì- è fine da quando erimo ragazzetti che inventa delle cose che se unne stai attento doventano dele trappole che se ti va bene ti ci mozzi i diti. Un gli garba niente che un implichi una fatica boia accidentallluilì". Pe mettelo in moto poi, cavallerescamente, m'ha porto la maniglia dela corda da tirare e m'ha detto: "aspetta di sentilla molleggìà un pochino e poi tira bello forte che a me mi dole la spalla a fà quel verso". Boiadé la prima volta ho preso un contraccolpo che per poco un mi smuso sula panca ma poi gli ho trovato il verso e alla quarta tirata s'è sentito l' primo rombo. Io mi so messa a prua sur prendisole (eufemismo pe panca allargata) e r Ciampi ala barra. S'era vestiti ala moda: lui co jeans royrogerse vecchi di 40anni tagliati sotto ar ginocchio, la cintola color  cachi del militare e na canottiera blu a costine di quelle che portavano l' operai 60 anni fa. Io avevo per pezzo di sotto un tanghettino coll' anello sull' anca che era dela mi mamma e per parapolmoni un fulardone sempre di Nara perché, come avrete capito, co sto cazzo di locchedaunne, ho preso mezza taglia in più di culo e di poppe che digià erano sovradimensionate rispetto alo standarde da modella. Un lo so perché... so' pesa 58 forse 59 kili pe un metro e settanta ma gonfio facile lievido come r pane.  Sortiti dala città Dino pareva pilotato da un nocchiero celeste . Io mi sò levata il fularde e ho avuto il primo complimento del Ciampi: "Boia Zanzina! E se' sudata da fa schifo! Ti grondano le poppe peggio che a Dantino quando fa finta di lavorà". Un gentlemenne un c'è che dire in una botta sola n'ha offesi due. Punta verso nordoveste,  e mi pare facci  rotta sul Faro dele Secche della Meloria, una stupenda area  a 4 miglia dalla costa Labronica che copre un superficie di circa 40 Km quadrati caratterizzati da un banco roccioso che ne costituisce il fondale con profondità che variano dai 2/3 metri fino a 30. E' sempre stato il santuario dela pesca pel mi babbo, pe Uliano e credo per gran parte de livornesi che si trovano sta meraviglia a poco più di sette km (noi si ragiona in miglia difatti avo detto 4) dala città. Siccome mi pare d'avé sentito dì che c'hanno fatto n'area marina protetta dico ar Ciampino: "bada che ci so nove regole" e luilì pe tutta risposta: "mi fanno na sega a me le regole".

Così piuttosto ala svelta  s'arriva a vedere la torre della Meloria

 e all nuovo faro della Meloria che ne costituiscono il limite sud. L’attuale costruzione risale al 1709 ad opera di Cosimo III dè Medici, ma la prima torre fu costruita dalla repubblica marinara di Pisa intorno al XII secolo per segnalare la presenza di bassi fondali a largo dell’antico Porto Pisano.


 A un certo punto sento berciare a poppavia:

"Ciampino Ciampino! Spengi r motore sinnò t'arrestano". "Boia de, arto e allampanato com'è lo riconoscano da lontano" penso. C'è na barca un  po' più piccina dela nostra che ha r motore arzato e s'avvicina co galiardi colpi di remo. E' Buricchio un vecchietto dell' Ardenza che ogni tanto capita da Nado. "Boia Dino o quant'è che un sorti n mare?" ni fa
"Na vita"
"E' tutto protetto qui, poi andà solo di scaroccio (lasciandoti portare dala corrente e timonando ) o a remi"
"e che mi fanno?"
"boia dé ci so fino a 26000 euri di contravvenzione la denuncia r sequestro, ti rovinano".
Dino ha l su carattere ma un è scemo del tutto spenge il motore l' alza, si mette ai remi e chiede:
"Ma r bagno si pole fa?"
"Un lo so mia dé saranno tre anni che un mi lavo" ride Buricchio che ormai ha accostato ala nostra murata, inutile che mi ricopra l sopra col fularde, tanto l' ha visto che ero n toplesse.
"Boiadé bada la bimba di Nara!- esclama- si vede che sei di razza bona anco te costì. La tu mamma aveva le meglio poppe di Livorno e la tu nonna a su tempi anche di più. Buricchio avrà 75 anni, la mi nonna l' ha conosciuta di certo, sortiva nzieme ala mamma di Dantino e le chiamavano "i pormoni dela Venezia", quartiere livornese dove so nati Dante e Dino che son fieri d'essere "Veneziani" (mentre io sono di Shangai). Il quartierè così detto perché caratterizzato dala presenza di molti canali che la fanno assomigliare ala vera Venezia).  Buricchio ci mostra na cartina cole delimitazioni dele zone della AMP (area marina protetta)

"E ndo vo tanto pe un allontanammi troppo?" Chiede il Ciampi
"Riportati sotto costa, punti il Romito e vai ala cala del Leone dar mare, ormeggi ala fonda e raggiungi   riva a noto no?"
Altri du convenevoli tre vaffanculi e si riparte, piano a remi pe portassi fori dala tagliola. Hanno fatto bene a facci l' area protetta ma a noi c'hanno portato via n paradiso.
Ir Ciampi che un ha voglia di fa la diagonale a traversamare ritorna ndietro a dirittto passa guasi sotto la Terrazza Mascagni, gli approdi militari dell’Accademia Navale di Livorno, i porticcioli di Ardenza e Antignano. Ancora più a sud segue la Costa la frastagliata scogliera del Romito, così detta per la presenza di cavità naturali che in passato servirono da rifugio ai monaci del Santuario di Montenero.
In origine la costa era caratterizzata da una serie di torri di avvistamento, alcune delle quali ancora presenti: il Castello del Boccale, struttura dell’800 edificata sulla precedente fondazione di una torre medicea, la Torre di Calafuria costruita su una scogliera di arenaria rossastra scolpita dal mare e dal vento, chiamata per questo “sassoscritto”.  L’imponente Castello Sonnino sempre di epoca medicea e trasformato in villa alla fine dell’800. Proprio sotto il Castello s'arriva ala Cala del Leone, una splendida insenatura con faraglioni ed un mare bellissimo.
Vi voglio fa un regalo se dovessite capità a Livorno.
Cala del Leone (Livorno): AGGIORNATO 2020 - tutto quello che c'è ...

Questa cala con spiaggia, vera rarità a Livorno, la conosco strabene, ci so ndata a fa r bagno e piglià r sole tante volte, da quando avevo 12 anni. Quando era vivo l Cispia , r mi ragazzo, volevo andà sempre e solo alla Cala ed era un posto ideale pe facci l' amore di sera quando i bagnanti più matuti erano andati tutti via. Allora si restava in diverse coppie di fidanzatini e ogni coppia si distaccava dall' altre n cerca d' un po' d'intimità tutti quelli che restavano, tipo noi, un si vergognavano di sentì i sospiri e vèrsi dell' altri e di fa sentì sua, era na cosa bella naturale e ci si proteggeva da eventuali maniaci.
Da terra la Cala del Leone si raggiunge  ma un' è facile, e l mi regalo è nsegnavvi come arrivacci perché penso sia difficile che a Livorno ci andiate in barca,
A 40 metri dalla Cala del Leone con la barca di 12 metri: maxi ...
Pe arrivacci pigliate l Romito da Livorno verso sudde, superate il ponte di Calignaia e il ristorante Romito e arivate finegguasi a Quercianella: propio prima di Quercianella c'è una curva strinta, e sulla sinistra un parcheggino a sterro: laggiù sotto c'è la Cala del Leone.
Dala strada un la potete ved[, perchè resta circa 40 metri più in giù, in fondo alla scogliera, ma quando ncontrate na miriade  di motorini parcheggiati e un fottìo di gente che oltrepassa il guardaraille sete arivati.
Allora, scavarcate il guardaraille,  magari ndate dietro a na coppietta che scende: incontrate guasi subito n sentiero (ma chiamallo sentiero è un comprimento) che scende lungo la scogliera fino a raggiungere la spiaggia.
La discesa è  ripida e pericolosa, attenti a none scivolà, potreste anche stiantarvi giù; il primo tratto pe buodiulo è tutta macchia, se cascate  vi potete  aggrappà a un leccio , ma nell'ultimo pezzo tocca fà na vera e propria scalata sula roccia.

Se arrivate in fondo 'nteri vi sete meritati r paradiso: na spiaggia a mezza luna, circondata da na scogliera altissima, con la ferrovia alle spalle e davanti un mare azzurro e pulito.
La sabbia non è molto fine ed è piuttosto scura, la scogliera è messa in modo che da dopo mezzogiorno non ariva più neanche un centimetro di ombra... il sole si riflette sulla sabbia scura e si fa cocente,occhio all' arrosto!
La spiaggia è grandina, ma sempre molto affollata, vi consiglio di arrivà presto per piglià uno dei posti più vicini alla riva. In piena stagione la trovate così (immagine di repertorio) ora meno per via del virusse ma sempre piuttosto pienotta.
livorno-cala-del-leone
E' libera, non attrezzata e non sorvegliata: se volete l'ombrellone e la sdraia li dovete portà, ovviamente a mano e a vostro rischio e pericolo,  le probabilità di sfragellavvi in discesa o n salita crescano proporzionalmente al numero di ingombri che vi portate dietro.

Noi ir paradiso che s'era perso ale secche s' è ritrovato qui. Dino ha ormeggiato ala fonda, a circa 200 mt. da riva, tanto pe un andà a rompe i coglioni a ridosso ala gente e leticà magari co quarcheduno nervoso. 

Poi io e lui s' è notato fino ala spiaggia e l' unica concessione che il Ciampi ha fatto al mare è stata quella di cavassi le scarpe pe notà.
Va via  ancora bene pe su troppi anni e, lungo com'è, è difficile stagni dietro ma anche io mi so' stupita di come recuperassi svelta la bracciata, mi pesava un po' r culo nela battuta de piedi ma mi contento.
Siamo stati sula rena un ber pò a piglià r sole, poi verso le 5 s'è ripigliato nsù e ale 6 s'aveva bell' e riormeggiato la barca ner fosso. S'è ncatenato il motore perché mi farebbe voglia di rifà quarche sortita e ir Ciampi stavolta ossrvando l' enorme anello d'acciaio che Dante ha creato sottopoppa per fissare la catena ha commentato: "Dé  lo sapeva che l' avrei maledetto se mi toccava rialzà codesto troiaio e allora bada cosa è riescito a penzà! Si deve esse messo in contatto spiritico co Eisteinne pe fa sto marchingegno".
Una giornata così ti fa rivivere davvero!
Concedetevi qualcosa di simile appena potete
è un inno ala vita e un potente antidepressivo
Baci

Zanza


venerdì 26 giugno 2020

fatevi i gatti vostri 1527 "Livorno e le barche"

Ore  5,18 prencipio a scrive il blogghe. Continuo a fa io la redazione perché a Venezia regan il casino magno Holly ha una caviglia che un la move, Dante la schiena bloccata e l' unici due che possano mette in campo una minima vigorià so le du anime der blogghe Dani e Bobby il lavoro di trasferimento del magazzino medicinali ha preso na piega lunga e perfino i calcoli più prudenti sul tempo necessario si son rivelati ottimistici. Oggi ho fatto l' apertura ale 4 e mezzo, tanto pe cambià, da n anno la fo sempre io coll'aiuto der Ciampi. Anche se la gente non arriva mai prima dele 7 e mezzo c'è da lavà disinfettà tutto e poi mi piace preparammi la colazione in veranda col fresco e il pc davanti. Dino ha promesso che oggi mi porta in barca e alle 8 la mi mamma mi dovrebbe dà il cambio. Ieri sera ha preparato la borsa friga col mangià per noi e si potrebbe sta via vin verso le 5 del pomeriggio. Spero di potemmi fidà perché se è vero che Dino ha prencipiato ad andà in mare co Dantino che erano bimbi,  oltre a conosce un po' il mare, sula barca un è bono a fa na sega nulla. Intendo pe l' apparato motoristico. Così se co Dante sei guasi sicura di tornà a casa anche se il motore ha problemi co luilì nvece ti poi preparà a telefonà a quarcheduno che ti venga a prende. Di mio la barca un ce l' ho perché il mi babbo, stanco di sciupà il poco tempo libero a sistemalla, la regalò al povero Barabba e quando luilì è morto nel 2016 è andata in perdizione e l' hanno buttata via i su parenti, Per fortuna Dantino ar mi babbo  gli fece mantené il posto ner fosso 

e a fine stagione dello scorso anno ha portato lì una barca che teneva a Follonica dala su zia. Tanto lì ne aveva n altra. Di barche e biciclette Dante un ha mai penuria. Avé un posto ner fosso der resto è guasi una fortuna



 perché, come saprete, a Livorno l'acqua è parecchio più in basso del piano città e in tutto, a contalli davvero proprio tutti, i posti barca ariveranno al massimo a 3000 che su na popolazione di circa 200 mila anime un so davvero na sega considerato anche l' amore che noi livornesi s'ha per il mare e la pesca. Inoltre la barca è un ber modo pe piglià r sole senza bruciatti perché movendoti di continuo còci come il pollo nel girarrosto, tutta uniforme mentre suli scogli ti ustioni e spesso vieni a chiazze specie se t' addormenti. In più in barca ti poi gnudà come cazzo ti pare e al massimo ci pole esse qualche coglione che ti guarda cor binocolo. Data la penuria di posti barca, avénne uno è guasi un miracolo. Ad oggi gli ormeggi esistenti sono costituiti, oltre a quelli distribuiti lungo i fossi cittadini e di cui sono titolari numerose associazioni e circoli nautici, dagli approdi presenti all'interno del Porto Mediceo che  fra gli altri appartengano alo Yatching club e Azimut Benetti, nonchè dai tradizionali porticcioli: il Nazario Sauro, i moletti di Ardenza e Antignano,






 il porticciolo di Quercianella e il Chioma. Ad essi si aggiungono i posti barca disponibili presso alcuni stabilimenti balneari: i bagni Tirreno (ex Trotta), i Bagni Nettuno,  i bagni  Pancaldi, i bagni Lido e i Bagni Onde del Tirreno . Un cenno particolare meritano proprio i porticcioli o i c.d. "moletti", come vengano chiamati a Livorno, perchè rappresentano da sempre luoghi di aggregazione sociale che hanno visto il succedesi di ntere generazioni d' appassionati della pesca e del mare e costituiscano tutt'oggi piccoli centri vitali nel tessuto urbano dei loro rispettivi quartieri.  Tra questi  s i porticcioli di Ardenza, Antignano e Quercianella sono qualificati "approdi turistici" mentre il porticciolo Nazario Sauro e Chioma 
sono qualificati "punti di ormeggio" analogamente ai fossi medicei. La caratteristica di queste strutture è quella di costituire vere e proprie darsene riparate dai venti, delimitate da pennelli in cemento armato (i  moletti) protetti sul lato esterno da riconoscibili massi di cava, dove in origine trovavano riparo le imbarcazioni adibite alla pesca di rete.


 La fisionomia  di queste piccole darsene e di gran parte dei muri di contenimento e degli edifici che fronteggiano alcune di esse (v. ad es. Antignano e Quercianella) è rimasta presso che immutata con il passare degli anni e rappresenta un richiamo visibile e accattivante alla tradizione marinara di Livorno.  E così v' ho raccontato un pezzettino dela mi Livorno
domani vi racconterò come è andata.
In cineteca trovate  I guerrieri dela notte, ecco un po' di recenzione
Baci Zanza






UNA SPETTACOLARE FUSIONE DI GENERI, TRA SOTTOCULTURA
 UNDERGROUND E CITAZIONI CLASSICHE.
Recensione di Annalice Furfari


New York, 1979. Cyrus, leader carismatico della gang più agguerrita della città, convoca, in pieno Bronx, una convention notturna delle bande giovanili della città. L'obiettivo è proclamare una tregua delle guerre continue che pongono le gang una contro l'altra e coalizzarsi per mettere sotto scacco l'intera New York. Durante il meeting qualcuno spara al potente Cyrus. La colpa dell'omicidio ricade sulla banda di Coney Island, i Warriors. Le altre gang scatenano, allora, una spettacolare caccia all'uomo, mentre i nove "guerrieri" tentano di tornare nel loro territorio.
Un adrenalinico e vorticoso viaggio notturno in una New York da far west. Una terra di nessuno, facile preda di giovani delinquenti che rispondono allo sbando e all'emarginazione sociale con l'adesione sentita e convinta a una bandiera. Che non è quella a stelle e strisce, ma ha i colori sgargianti della divisa che indossano come una seconda pelle. E che non si toglierebbero mai, anche a costo della vita. Una vita ufficialmente sregolata, ma che segue in realtà una disciplina da soldati e le leggi di un capo e dell'appartenenza a un gruppo che schiaccia, e al contempo protegge, l'individuo.
Non è un film di guerra, quello diretto da Walter Hill, né un western o un musical, ma ha la spettacolarità dei tre generi fusi in uno shaker folgorante e memorabile, tanto da meritarsi lo status di cult. Perché la fuga notturna e metropolitana dei Warriors, intenti a schivare gli agguati nemici, ha la tensione incalzante di un action thriller, le dinamiche di un film bellico, la solennità di un western, i costumi e i brani di un musical. Il tutto concepito con uno stile visionario degno di un incubo allucinatorio dai colori psichedelici e la colonna sonora elettro-dance, sotto la direzione di un regista che pesca a piene mani nella sottocultura underground tipicamente anni '70 e la inframmezza a citazioni classiche tratte dalla storica "Anabasi" di Senofonte.
Come in ogni western che si rispetti, conta l'ambientazione in esterni, che però qui è rigorosamente metropolitana, esaltata da una notturna fotografia bluastra, macchiata qua e là da sprazzi di colore. Ma il luogo simbolo di questa eccitante avventura on the road è la metropolitana, protagonista assoluta della memorabile sequenza di apertura, luogo elettivo di caccia di tribù urbane di guerrieri pellerossa senza macchia e senza paura. Che, armati di mazze da baseball, spargono una spettacolare e irrealistica violenza priva di sangue

giovedì 25 giugno 2020

fatevi i gatti vostri n 1526 " speriamo di tornà a ride ma un so come.... "

Visto che è presto e che tanto fino all' otto un si farà nemmeno un caffè mi so messa ar pc. Dino è andato sur mare. Stanotte era un caldo da stianta, umidiccio che pareva d'esse a  Casa di Holly a Venezia nvece che a Livorno n pieno Tirreno. Dino dice che un ha dormito punto io ero andata a dormì a casa che è un po' più confortevole del barre ma ci passa meno aria perché è più lontana dal mare e mi rigiravo e sudavo ala fine mi so levata ale 4 ho stirato du panni che avevo ammontinati da un mese e poi so venuta ad aprì. Ormai giugno è quasi fenito e un s'è battutto chiodo a parte un compleanno organizzato qui. Io l'assembramenti li vedo solo ala televisione e tanta gente appiccicata co bicchieri in mano ma credetemi mi sembra una cosa d' un altro pianeta. Qui quarcheduno viene ma i flussi so tanto ridotti e noi si vende il caffè a un euro, il vino a 80 centesimi a bicchiere quello da mescita  e a 1,50 massimo 2 euri quello da bottiglia, un campari, un sanbitter un crodino costano 2,50
e 3 euri un aperitivo multiingredienti. Le vendite bisogna falle su questa roba qui oltre che su un po' di briosce e tramezzini. Prima a pranzo c'era sempre na diecina di persone e la piccola cucina aveva una bona resa perché co na quarantina d'euri li metti a tavola tutti e ci ricavi il triplo. Il pasto a prezzo fisso veniva 12 euri. A mangià ora si fermano  al massimo 2 persone e a beve na ventina massimo trenta al giorno come si deve fà? Un è possibile. Il mi babbo ha digià deciso che lui e la mi mamma vanno in pensione. Hanno l'età, i contributi e anche se piglieranno poco, co du pensioni messe nsieme ci campano. Io il barre lo avrei voluto tené, magari co mi fratelli o con Dani che un tempo pensava di venì qui ma ora che ha preso la patente pe la barca forse resterà a da mano a Holly. Avevo pensato anche a Samatta e ale trombanti che di questi tempi so proprio ala fame, pensate che Sama dirigeva du bande pe na miseria 300 euri una e 250 l'altra. Gli hanno ritirato tutti e due l' incarichi perché si serviranno di volontari dato che i sovvenzionatori abituali pare un abbian più sovvenzionato nulla. Daria e Marina facevano un po' di lezioni private ma a Livorno un è che c'è la fila di gente pe imparà a sonà tromba e trombone. Serate in locali nisba.  La su mamma ha una merceria e l' aveva piano piano trasformata in un negozio d' intimo che gestivano loro due alternandosi ma, come giustamente dice Marina, c'è intimo e intimo, e quello che costa e rende  è un intimo che ci si mette più per levasselo che per portallo. Col virusse però  l' occasioni si so ridotte tanto e le giarrettiere o i completini arrapanti pe lavà i piatti o pe stirà un se  li compra nessuna. Speriamo si possa prencipià a ristegamà (rimettersi un po in tiro per piacere) un poinino e allora forse na mutanda da nfarto ritornerà in auge. Ho paura, tuttavia, che l' infarti verranno fòri più pele lettere di licenziamento e di sfratto che pe  le mise da alcova. Comunque un mi so sembrate nessuna dele tre particolarmente predisposte ala vita del barre. Tirerò avanti sperando in qualche botta di culo.
Per fortuna non pago l' affitto perché il fondo è nostro ma quel valore sarebbe il tfr der mi babbo e dela mi mamma e riportandolo alo stato di appartamento ci si dovrebbero piglià un dugentomila euri. Quelli so soldi dei miei e non glieli posso dà quando avranno 80 anni. 
Come vedete pe sta un po nzieme mi tocca chiaccherà guasi del niente ma la storia ndove guardi guardi è questa.
Pe le vostre visioni cinematografiche metto ar su posto i Clowns sperando che ci facciano ride perché a facci piange ci si impegnano già in troppi
pe le recensioni vo su du pezzi d'autore brevissime ma che dicano parecchio: la prima di GianLuigi Rondi che addirittura è del tempo in cui il filme era in lavorazione, l'altra di Walter Veltroni, che mi è piaciuta tanto, sul circo in generale.
Bona Giornata

Zanza


Gian Luigi Rondi

Il Tempo
Sono cominciate in un cinema di Roma le proiezioni del film di Federico Fellini I clowns trasmesso in televisione la sera di Natale. Se n’è già dato conto l’estate scorsa quando venne proiettato a Venezia, a colori e su grande schermo, al Palazzo del Cinema, in contemporanea con una proiezione su schermo televisivo a Palazzo Labia. Ci si limiterà così a ricordare che, pur facendo il giro di molti circhi italiani e francesi e pur facendoci incontrare con questo o quel clown, dal vero, con il tono della cronaca o dell’intervista, il film è il contrario esatto di un racconto oggettivo; è invece un personalissimo viaggio compiuto da Fellini nel mondo dei clowns e, nello stesso tempo, nel mondo a lui più caro e congeniale, quello della memoria, alla luce di un sentimento che gronda malinconie e nostalgie, l’invecchiamento, la fine, la morte dei circhi.

Walter Veltroni

Alessandro Baricco, in un suo bellissimo articolo su La Stampa, ha citato, come esempi di tristezza, il circo e la verdura cotta. Non so perché, ma l’accostamento mi è sembrato folgorante. La verdura cotta sembra insalata presa a schiaffi, insultata, straziata. Ha l’aria dimessa di chi nella vita le ha sempre prese. Il circo è il posto delle sofferenze.