Ammemmi sembra ir 3 novembre tanto pe un rammentà Santi e Morti che cascano il primo el due e che ci se n'ha anche troppi.
Piove, regna l' umido si sta male dappertutto, se fai un lavoro dopo du menuti grondi di sudore e come metti ir capo fori dala veranda del barre t'arriva un ventolino che assassina i pormoni. Come se un fosse bastato il virusse... Così si ciondola fra un caffé e un bicchier di vino serviti a fedelissimi cor Ciampi che pare un guru in meditazione. Adesso è nela fase contemplativa: un dice un cazzo dala mattina ala sera. Prencipia cor caffè ale 7 poi all' otto cola voce smpre roca mi fa: "Zanzina me lo faresti n' invecchiato? Già 'r caffè nvecchiato! quanti ricordi mi riporta n capo. Ero piccina piccina e lo sentivo chiede da tutti l' anziani del barre. Così lo battezzò Don Luigi bonanima che aveva sempre voglia di scherzi e lazzi. Si trattava di un normalissimo caffé corretto cola Vecchia Romagna e magari ripassato un attimino ar vapore tanto perché l'arcolico un diacci ir caffè. A Don Gigi ni piaceva giocà coi nomi e così io, bimbina che un arrivavo nemmeno a tavolini, mi divertivo ad ascortallo colla quella bella voce colla quale cantava parimenti bene ostia divina e l' internazionale perché era prete ma anche uomo e proletario. Oltre al caffè nvecchiato c' era l' aggrappato (coretto con grappa) il rumato (che in gergo livornese vorrebbe dire rigirato cor cucchiaino ma che lui usava per indicare la correzione al rumme. Per quello corretto all' anice usava "caffe assassinato" perchè secondo lui quel caffé sapeva troppo di anice e poco di caffè ed anche perché nel nostro barre si è quasi sempre tenuto il Sassolino che è un liquore d'anice che si avvicina un po' alla sambuca, da noi ha diritto d'asilo solo quello del Vittori, un è pe fa pubblicità occurta è na fabbrica Livornese notissima ner passato e anche oggi fa anche il ponce e tant'altra roba per bocca.
Passando a prodotti d'uso più comune per Don Luigi, il caffè macchiato diveniva un allattato, un caffè ristretto caffé segato, l' hagge o varsiasi artro deca era caffé mancato e non me ne vengano a mente altri ma di sicuro ne scordo varcheduno. Ci manca tanto Don Luigi e anche Uliano, abituati come s'era a vedelli sempre nzieme e sempre a leticà come Beppone e Don Camillo. Giocavano sempre a carte a tressette in due, a briscola scoperta a mariaccio che è na briscola co 5 carte per uno e a scopa. Se la battevano ma ala fine prevaleva Don Luigi perché era più bravo a contare le carte e a decidere la strategia dei colpi finali. Ogni tanto, quando oramai avevano più di settant' anni si sfidavano anche a braccio di ferro sporte che a Livorno è noto e amato guasi quanto la scherma. Qui sotto la squadra labronica che, capitanata dal mitico pluricampione Daniele Sircana,
ai campionati italiani dello scorso anno con soli 12 atleti iscritti ha portato a casa ben 18 medaglie.
Scusate l' inciso ma un po' di sano campanilismo un guasta.
S'era restati ala sfida del barre: Per quanto Don Luigi anche a braccio di ferro fosse un rispettabilissimo avversario vinceva sempre Uliano che aveva passato una vita a scaricare al porto. "Tu avessi arzato meno ostie ar cèlo e più pesi di terra ci sarebbe più divertimento a batteti" scherniva Uliano. E il prete di rimando " se il cervello fosse ne bracci saresti a Stoccorma a ritirà il nobelle". Una volta che Don Luigi si sentiva particolarmente in forma e baldanzoso fece durare una fatica boia a Uliano che, dopo aver vinto, asciugandosi il sudore che gli sgorgava copioso dalla fronte, disse: "boia dè penzavo che r viagra lo facessero solo pe piselli mosci e nvece lo devano avé nventato anche pe bracci da prete". Giusto a sottolineare che senza un po' di dopinghe un ci sarebbe stato verso che il Don lo facesse sudare a quella maniera.
" Boia dé - ni replica r mi babbo- e s'è fatto un guadagno diperride! Come Sergino vello di Stagno che lavorava nzieme ad Armando ala Stanicce. Luilì lo chiamavan Cervello dé nfatti n giorno si tagliò l' uccello pe fa dispetto ala su moglie che ciaveva r ganzo. O fatti trombà da lui tegame! -Ni disse- commé vedrai un lo fai più.
Gli zerri sotto il pesto sono un piatto tipicamente livornese che che è difficile trovallo in altri posti e soprattutto trovallo fatto a modino. E' na ricetta pell' estate veloce da fare e speciale da gustare fredda. Li zerri si conservano facile pe quarche giorno e n frigo anche oltre la settimana. A Livorno si dice Zerri sotto r pesto e sparisce tutto 'l resto.
Ed eccoci al cinema:
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Robusti i ragassuoli! Grazie per questa bella disamina sui caffè cosi ingegnosamente rinominati da Don Luigi. Divertentissimo il resoconto delle loro baruffe. Sembra proprio una riedizione toscana del Don Camillo per fortuna senza dialoghi col Cristo.
RispondiEliminaHo varie cose sull' armonica da chiedere ma aspetterò che ci sia Dante in redazione.
Un caro saluto a Livorno, a Venezia e a tutti voi
Giacomo
bene, mi piace imparare, ed ho imparato che cos è il caffè invecchiato. Ne farò dote personale. Ho pure imparato che gli Zerri niulla hanno a che vedere con gli zarri, noti disturbatori su motorini truccati degli anni 80- Questo non è un semplice Blog, è una Treccani ! ( e qualche gatto, of course !)
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