lunedì 29 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n. 1275 " offerta speciale il trapano di Zi Dima ( incredibile riantrèé di Dante Davini Diversi)

Diversi anni fa,  durante un Natale lo vedemmo costruire un simpatico giocattolo con le noci e, sebbene nei periodi pasquali le noci non sian proprio il frutto d'eccellenza, dato che il Ciampi ne è ghiottissimo perché ,come dice lui ni fano bene al cervello, Holly n'ha portate in tavola un sacchetto. Noci, cioccolata fondente arrivata dala Svizzera  con  Costanza e vino passito regalatoci dar mi babbo, si sposavano perfettamente. Così mentre anche oggi fori piove a dirotto si sta in casa a mqangiucchiare e a passarsi di mano il gatto Balena che è strabiliato da tante attenzioni tutte per lui.

A un certo punto mentre il Ciampi rimira na noce Dante ni fa " Ciampino non la spaccà vella lì, mi serve ntera nzieme a questa" e ha mostrato una bella noce che aveva messo da parte.
"O che ci voi fa la trottola a sessantacinquanni?" l' ha apostrofato ir Ciampi.
"No ci voglio fa un trapano pe fatti un buco ner cervello".
Boia dé s' è messo lì cor un cortellino e n dieci menuti aveva costruito l' oggetto e anche nverniciato.
Mentre ni chiedevo conto della realizzazione che io, impedita come sono un riuscivo a far movere mentre nele su mani pareva un trapano fatto dala Bosce m' ha spiegato:

"L' origine è incerta probabilmente risale al tempo de greci  e mi sa che dovesse servì come utensile per forare dei còcci".
"Boia o che li foravano a fa i cocci lorolì?" ho chiesto.
"Te lo ricordi Di Pirandello la novella di Zi Dima dentro ala giara?"
"Si ni s'era rotta na giara a un contadino e lui pe aggiustalla ci rinchiuse dentro".
"Si ma tecnicamente che faceva?"
"Boia! Ora voi troppo! L' ho letta in seconda media".
"Allora te la rammento io: la giara s'era rotta ma il valente artigiano sapeva che forandola ai lati della spaccatura di qua e di là avrebbe potuto riaccostare i due lati della frattura e tenerli stretti con dei passaggi di fil di ferro attraverso ai buchi. Pe tenecci presempio dell' olive sarebbe bastato anche così se invece ci doveva andà dell' olio o der vino, una volta fatta la ricucitura Zi dima avrebbe sigillato sia i buchini che il rigo di frattura con della pece come fanno i calafati livornesi colle barche".

"Dé còcco ora ho capito lui invece di foralla dal di fori ci si mise dentro e ci restò".
"Si questo è ir succo dela novella ma torniamo al trapano.
Io l' ho fatto cole noci ma al posto dele noci si potrebbero creà du sfere di malta impastata e seccata e al posto del bastoncino che tiene nzieme le noci si potrebbe mette un ferro che termina cor un tortiglione come quello dele punte dei trapani moderni o anche una punta piramidale che girando farebbe sempre un foro".
poi continua a narrammi
"Da questo trapano rudimentale probabilmente l' antichi ricavarono un giocattolino pei bimbi che poi è quello che ho realizzato io e l'abilità stava nel fallo ruotare senza che si fermasse infatti se ci penzì rassomiglia un po a uno yo yo: alla fine di un moto in avanzamento il perno trova il fine corsa dello spago e per effetto della energia accumulata si riavvolge in senzo nverso dando origine a na rotazione continua".

ecco un filmatino di lui che lo fa girà se ha avuto voglia di fa questo popo di cazzabubbolo  e soprattutto di spiegammelo vor dì che è n fase di ripresa

Baci 

Zanza
realizzazione si pigliano 2 noci possibilmente che siano belle ovoidali e si bucano come in figura usando un ferro arroventato al foco
si infila il bastone nella noce che ha un solo buco nel culo e si sigilla cor un poinino di vinaville.



poi si lega ir filo nel centro del bastoncino e aiutandosi con un ferretto si passa il filo dal buco superiore della seconda noce facendolo sortì dar buco centrale

 





  un' alternativa è quella di aprire la seconda noce, in modo da passare il filo a noce aperta e poi rincollarla alla fine. Questo secondo metodo favorisce l' operazione di svuotamento della polpa infatti la noce superiore deve restare piana per avere peso ma quella inferiore è bene che sia tutta o parzialmente vota perché il perno non trovi attrito. Infine si introduce il bastoncino nel buco superiore e si fa in modo che il filo annodato al bastoncino passi anche lui dentro al buco. Così il bastoncino avrà attraversato la noce con tre buchi e il filo sortirà dal mezzo ci si mette un pezzettino di legno per tirare meglio, ni si da n'inverniciatina  e ir gioco è fatto, 
basta sapé anda a tempo ma cor Ciampi come maestro un c'è pericolo  basta vardà come fa Dante che ni ci scappa da ride anche a lui....Ora che ha trovato un momnento di serenità ir su animo di sempre sembra che sorta fori e badate bene che viso da bimbo divertito che ha, come si fa a raccontà che ha sessantacinq'anni???.



Bacioni a tutti
Zanza



domenica 28 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n. 1274 " Nuoce gravemente alla salute (telefilm Colombo)

Plaudo agli sporadici interventi di mia sorella, son gocce d'acqua che non risolveranno il problema della siccità ma un po' di freschezza dovrebbero apportarla.
Alla fine né lei né Zanza hanno ancora deciso se raggiungermi a Londra. Probabilmente se invece di sognare viaggi incredibili e professioni avventurose  si destreggiassero  nel cercare e trovare un obiettivo che sia realizzabile  avrebbero poi  eccellenti chances di goderlo pienamente.
Qui in Gran Bretagna la storia della Brexit è diventata una sorta di tumore che necessiterebbe di un valente cerusico. Quanto alla mia situazione in seno all' università non posso lamentarmi: ho avuto il rinnovo del mio incarico e mi sono state rilasciate assicurazioni su un contratto vita natural durante che, in tutta onestà, mi atterrisce un po'.
La casetta di Porchester è rimasta allo stato in cui l'avevate conosciuta mentre, purtroppo, quella della nostra dirimpettaia Lady Jane De Beaumont, che non aveva avuto  interventi sanificanti simili a quelli che  zio Dante apportò alla nostra, non ha retto alla distanza e la nostra amabile Lady ha scelto di trasferirsi per raggiunti limiti di sopportazione. Ci siamo ripromessi varie volte di incontrarci per uno dei suoi eccellenti tea ma ancora non abbiamo trovato il momento.
Del resto per me l'andata e ritorno giornaliera era piuttosto stressante e sto in maniera quasi permanente ad Oxford. Se compensata dalla presenza di Dani e dall' atmosfera familiare che si instaurava, il giuoco poteva valere la candela. Così, il tutto  ha poco senso, quindi ho ripreso il mio vecchio bilocale a due passi dalla facoltà. In attesa delle decisioni di Dani pago l' affitto londinese ma ho ceduto la mia stanza al cugino di Evan che fu boyfriend di mia sorella per alcuni mesi. Lasciare quella delizia di appartamento, che pelatro avevo ottenuto con una eccellente negoziazione, mi spiace ma prima o poi dovremo prendere una decisione.
Non mi sembra ci siano grandi altre novità sul fronte inglese è Domenica e gli affezionati di Colombo staranno aspettando la puntata odierna
eccola dunque con l' augurio di una buona visione

Bobby


sabato 27 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n. 1273 "Livorno maggio 1972 -il libro dei siculi accenti" raccontata da Dino Ciampi

Strana quest' anno la primavera. Bobby da Londra mi parla di temperature estive. Qua piove quasi ogni giorno ma non mancano alcune ore di sole. L' umidità è piuttosto alta e si sta bene con la maglia a maniche corte  quando siamo in casa. Fuori un maglioncino e uno spolverino in nylon bastano.
Costanza è arrivata puntualmente e dato che la stanza di Bobby è libera l' abbiamo ceduta a lei e Dino.
Io e Z anza dormiamo nella mia. Al piano di sotto ci sono gli zii e Balena mentre salottino e cucina vengono usati per tutti i momenti sociali che vanno dalla prima colazione al dopocena.
Qualcosa è cambiato, inutile nasconderselo la festosa atmosfera che da un paio di anni animava le feste natalizie è lontanissima. Si sta bene, si mangia si beve, si discorre ma mancano due tessere importanti per completare il variegato mosaico animal-sociale del nostro gruppo. Esserino, presente in ogni nostro discorso, anche grazie alla sua Biblioteca ci ha portato via il suo inesauribile moto ovunque dovumque percumque (locuzione che coniò zia Dante due giorni dopo l'arrivo dei mici a Venezia.
L'altro grande assente resta lo zio che forse dai nostri resoconti potrebbe essere apparso quasi esagerato nel suo silenzio dopo anni ed anni di verve straripante.
In realtà lo zio non fa niente di diverso da quello che ha sempre fatto. Pensa al vino aiuta in cucina, accompagna con la barca chi di noi ne ha bisogno. Si è messo a preparare tutti i libri per l' inserimento in biblio e la sua scrivania ha assunto un aria ordinata ed efficiente.
Quello che ci manca è la sua voglia di narrare, di affabulare, di stupire. Lo zio nei suoi panni migliori è sempre stato elemento in grado di animare una serata anche da solo. Adesso è un uomo forte e buono che sembra sorvegliare la famiglia come un angelo custode ma senza prendervi parte. La zia mi ha detto: io ho sempre conosciuto questo suo aspetto è è quello che mi è sempre piaciuto di più ma mi mancano tutti i suoi difetti ho perfino sperato che mi entrasse sotto le lenzuola tutto sudato, cosa che mi faceva imbestialire ma nulla da fare profuma di bagnoschiuma e borotalco come un bambino.
Dino sostiene che fin da piccolo Dante abbia manifestato stranezze simili.

"Ricordo- mi racconta-  che al Liceo non avevamo voglia di studiare e sebbene andassimo bene sia in Latino che in greco, alle interrogazioni prendevamo sempre impreparato riserbandocidi fare una sfuriata alla fine e di pareggiare la media scritto orale. Una volta il professore di Greco che si chiamava Teofrasto Belvecchio, per noi tutti Teo, disse, rivolto a Dantino che era assorto nella contemplazione delle cosce di Katia: "facile far così Davini...! Affidarsi alla buona vena, al senso, della traduzione nei compiti e ridurre al minimo le fatiche dello studio della letteratura. Scommetto che se ti assicurassi che domani ti interrogherò  ti salveresti solo evitando di venire  a scuola con qualche scusa"
" Ci so dimorte più probabilità che  io  domattina possa arecitanni ir nono  libro dell' Odissea di quante n'abbia lei di dimmi a memoria la formazione del Livorno" rispose Dante. "Comunue accetto la scommessa,- proseguì- da domani mi pole interrogà quando gli pare e quante volte ni pare" . Poi chiese licenza per  andà a pisciare e, collì' occasione quella mattina sparì anche da scuola". All'epoca i telefonini un c'erano ma da Nado aveva lasciato detto che se ale volte l'avvesse cercato il su babbo pe aiutallo ala barca lo poteva trovà a Calafuria, così dopo mangiato pigliai la lambretta der mi babbo e andetti a vedé che cazzo facesse laggiùe. Era giù in fondo ali scogli, seduto, cor un libro in mano. Scesi e lui mi avvertì subito: "Bada Dino so ncasinato, mettiti lì e un rompe i coglioni che devo imparà sto cazzo di libro de siculi accenti". Mi pareva impresa difficile pe Ulisse stesso così ni risposi:  io invece vo a bé na birra diaccia  e a guardà le puppe dela barrista". Mentre mi perdevo tra quelle montagne di ciccia  d tra le quali una leggenda popolare voleva si potesse vedé perfino Marziglia, attaccò uno di que temporali  che a Livorno so ben noti e temuti, co dele bussate d'acqua che facevano impressione. Lo chiamai dall' alto pe accompagnallo a casa cola lambretta ma mi chiarì subito le su intenzioni: "levati dale palle devo finì di studià." Aveva il libro tutto fradicio in mano e declamava da solo mentre ni scorrevano addosso fiumi d'acqua e sebbene fosse fine aprile, propio come ora,  un era mica tanto caldo.
Il giorno dopo Belvecchio fece finta di pensare un po' al nome del condannato all' interrogazione e poi fingendo chissà quali rimembranze sentenziò : " Ah già Davini si era dichiarato disponibile! E Dantino s'alzo e andette ala cattedra.
"Leggere a pag 6 con metrica adeguata e traduzione rispettando come si deve accenti e spiriti" comandò Belvecchio e Dante, coll' occhi chiusi s' impostò come per   declamà. Ossia  assunse   in una tal  posa che se in vita sua pareva un avesse fatto altro che recità n greco antico.
Il professore ni ordinò di aprire il libro ma lui lapidario:
"un mi serve"
"Davini cominciamo con queste esibizioni? Dov'è il libro?"
Dante ando al banco tirò fuori un sacchettino e dentro c'era il libro ormai ridotto a una palla informe.
Lo aprì sula cattedra stirandolo cole dita e spargendo tutt'intorno l' acqua che sgocciolava,  poi si messe a tre metri di distanza cominciando a declamare.


Era chiaro che nessuno poteva leggere in quelle pagine ormai macinate da acqua e sale, tanto più da quella distanza. Eppure nato dancane  luilì une sbagliava manco uno spirito.
Obtorto collo Belvecchio dovette riconoscere che la performance era stata perfetta ma non seppe rinunciare al veleno:
"E allora ragazzi battiamogli le mani a questo fenomeno che qualora non trovasse posto nell' universo accademico lettere classiche avrà un ingaggio assicurato al circo".
Dante tornò a posto educatamente e quando il prof. chiese ancora inacidito: "e quanto pensi di meritare in questa interrogazione ?"
rispose umilmente
"spero di rientrare nela  sufficenza ma il professore è lei non mi permetterei mai"
"Mi pare che tu ti sia permesso abbastanza"
"Questo no pe mancanza di rispetto ma solo perché attiene ar fatto che  lei l' ha messa sul piano dela scommessa che un mi pare nrientri ne canoni ortodossi dell' insegnamento:
Lei ha scommesso che non ce l' avrei fatta a fare una certa cosa e io ho accettato la sfida. Guardi un ho nemmeno detto "si scommette un caffé" mi basta la soddisfazione di sapé che una mattina se mi piglia il bischero ni potrei chiede allei di fa  quello che ho fatto io e godo a penzà  che la costringerei a dassi malato".
Fu così che il miglior grecista del Liceo fu rimandato a settembre e l' unico che ni teneva testa , che era il sottoscritto Ciampi Aladino, ebbe la stessa sorte senza avé fatto un cazzo pe meritalla solo perchè a Livorno ma anche altrove si sa bene che  i somari tirano meglio appaiati che da soli".

Buona giornata da Dani

venerdì 26 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n 1272 "a Venezia una botta di giallo nella biblio di Esserino"


Vediamo che l'arricchimento della Biblioteca di Esserino attraverso i Nobel riscuote un buon successo ma 



oggi vogliamo inserire nella nostra Esseriniana una scrittrice che merita un posto d'onore per almeno tre motivi
Ambienta a Venezia, scrive gialli e soprattutto ama i gatti

Maria Luisa Minarelli
: giornalista e scrittrice, è nata a Bologna dove si è laureata in Storia. Ha collaborato con periodici come Storia illustrata e Historia e si è occupata di salute, bellezza e turismo. Nel 1989 ha scritto Donne di denari (Olivares), un saggio sull’imprenditorialità femminile attraverso i secoli, anche tradotto in Germania. Nel 1992 ha pubblicato A tavola con la storia(Sansoni), che mette a confronto la civiltà di vari tempi e paesi con le tradizioni gastronomiche. Vive a Milano con il marito e spesso soggiorna a Venezia, città di cui è sempre stata innamorata e dove ha una casa. Le piace viaggiare e le sue passioni sono l’arte e l’antiquariato. È una divoratrice di libri e non può vivere se non ha intorno i suoi gatti e molte piante. Con Amazon Publishing ha pubblicato la fortunata serie con protagonista l’avogadore Marco Pisani: Scarlatto Veneziano (a breve tradotto in spagnolo e francese), Oro Veneziano e Sipario Veneziano.


Esserino mi dà subito la suddivisione  da usare
Biblioteca di Esserino Europa  Italia Gialli Minarelli e gia che sono a riordinare sistemo anche quelli di Ricciardi e Crapanzano che ebbi modo di recensire mesi or sono, già e poi come la mettiamo con gli altri? Va bè piano piano, c'è posto per tutti sulla nuvola del micio con le ali

Un caro saluto a tutti Bob

giovedì 25 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n. 1271 " Il nobel 2010 per la letteratura Mario Vargas Llosa"

Bisogna riconoscere che i vincitori del Nobel per la letteratura rappresentano una discreta risorsa iniziale per arricchire i palchi della Biblioteca di Esserino. Intanto se uno scrittore riceve questo premio, discusso o meno che possa essere, deve aver scritto e dimostrato di saperlo fare. Poi  magari, tra i tanti, ci saranno i geni, i creativi e anche qualche onesto mestierante che sa avvincere moltitudini di lettori. Confesso di non aver letto mai Vargas LLosa e pertanto mi affido ai contributi di qualificati recensori per presentarlo. 

Ovviamente Esserino l' ha voluto in Sudamerica Perù.

Buon 25 Aprile

Bobby 

 

 

Vargas Llosa vince
il Nobel della Letteratura

Lo scrittore peruviano premiato "per la sua cartografia delle strutture del potere". Saggista, polemista, amico di Sartre, è l'altra faccia della scuola latinoamericana. L'autore: "Pensavo a uno scherzo"



STOCCOLMA - È stato assegnato allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa il Nobel per la letteratura. Il prolifico autore - suoi capolavori come 'La città e i cani ',  'La zia Julia e lo scribacchino' , ' La Casa Verde' , 'Elogio della matrigna - è stato premiato dall'Accademia di Svezia "per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell'individuo".

 "Ancora non ci credo, ho pensato che fosse uno scherzo", è stato il commento dello scrittore alla notizia del premio. "Erano anni che il mio nome non veniva neanche menzionato" tra i possibili vincitori, ha detto l'autore peruviano che ha ricevuto la telefonata ufficiale dell'Accademia di Svezia a New York, dove si stava preparando per una lezione all'università di Princeton. "Ora vado a farmi una passeggiata al Central Park, perché sono ancora frastrornato" ha detto ancora 74enne maestro della letteratura latinoamericana, in un'intervista alla radio peruviano a Rpp ed in una al quotidiano spagnolo El Mundo, rivelando che, dopo la telefonata da Stoccolma, ha detto alla moglie di aspettare che la notizia fosse confermata dai media prima di avvisare i figli.

Nato ad Arequipa, in Perù, il 28 marzo 1936, Vargas Llosa ha preso la nazionalità spagnola nel 1993, tre anni dopo la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali. Quest'anno ha così vinto a Stoccolma uno scrittore "popolare", i cui libri sono conosciuti e tradotti in tutto il mondo. Ancora una volta l'americano Philip Roth, "invocato" dai critici di tutto il mondo", non ce l'ha fatta.


Lo streap-tease al contrario

di Martino Gozzi
dal numero di aprile 2018
Mario Vargas Llosa - Meridiani vol. 2Vent’anni fa, Mario Vargas Llosa diede alle stampe un breve manuale di scrittura, intitolatoLettere a un aspirante romanziere (Einaudi, 1998). Grazie al pretesto fornito da un ciclo di lettere indirizzate, appunto, a un giovane autore in erba, Vargas Llosa si divertiva a ragionare sul senso del proprio mestiere, sulle proprie ascendenze letterarie e sulla storia segreta dei suoi libri preferiti. Fra i temi del volume – lo stile, il narratore, il tempo – c’era il principio dello strip-tease alla rovescia, una delle sue metafore più celebri. Così scriveva Vargas Llosa, all’epoca sessantenne: “Scrivere romanzi sarebbe dunque equivalente a quanto fa la professionista che, di fronte a un pubblico, si spoglia degli abiti e mostra il proprio corpo nudo. Il romanziere compirebbe l’operazione in senso opposto. Nell’elaborare il romanzo andrebbe vestendo, nascondendo sotto indumenti spessi e multicolori forgiati dalla sua immaginazione, quella nudità iniziale, punto di partenza dello spettacolo. Questo processo è così complesso e minuzioso che, molte volte, neppure lo stesso autore è in grado di identificare nel prodotto finito quella esuberante dimostrazione della sua capacità d’inventare persone e mondi immaginari”. Sfogliare oggi quel manuale pieno di intuizioni, animato da un tono insieme colloquiale e appassionato, è come srotolare sul tavolo da lavoro la planimetria di un edificio ancora in costruzione. E che immensa, gloriosa soddisfazione è ritrovare, nel secondo volume dei “Meridiani” Mondadori dedicato al premio Nobel peruviano (Mario Vargas Llosa, Romanzi, vol. 2, traduzioni dallo spagnolo di Angelo Morino, Glauco Felici, Federica Niola, pp. CLX-1552, € 80), infinite corrispondenze tra la teoria e la pratica, tra i libri che Vargas Llosa sognava di scrivere e quelli che ha effettivamente scritto.
Il primo volume (cfr. “L’Indice” 2017, n.6) , curato da Enrico Cicogna, raccoglieva i tre grandi romanzi degli anni sessanta, il trittico politico che aveva proiettato Vargas Llosa sulla scena letteraria mondiale: La città e i cani (1963), La casa verde (1967) e Conversazioni nella “Cattedrale”(1969). Tre capolavori – il primo e il terzo, in particolare – dettati da un’ambizione sfrenata, dilatati da una ricchezza nella rappresentazione del potere quasi enciclopedica, e tenuti insieme da una coerenza non solo tematica, ma anche stilistica (è in questo decennio che Vargas Llosa sperimenta maggiormente con la forma-romanzo e si appropria della lezione dei modernisti, ideando illusioni ottiche stranianti come i “dialoghi telescopici”). Molto più difficile era operare una scelta tra i sedici libri pubblicati dagli anni settanta in poi: come condensare in un unico tomo quasi cinquant’anni di narrativa?

Romanzi accomunati da una stupefacente felicità narrativa

Bruno Arpaia, curatore del secondo volume, ha fatto la scelta giusta, forse l’unica possibile: ha scelto i romanzi migliori. La zia Julia e lo scribacchino (1977),La festa del Caprone (2000), Avventure della ragazza cattiva (2006) e Crocevia (2016). Si tratta di libri molto distanti nel tempo e molto diversi fra loro per respiro e per genere, verrebbe da dire, eppure accomunati da una stupefacente felicità narrativa, un potere affabulatorio mutevole e irresistibile. Ed ecco che leggendo La zia Julia e lo scribacchino torna alla mente il principio dello strip-tease al contrario, o la creatura mitologica del catoblepa, ripresa da Flaubert e da Borges – entrambi maestri di Vargas Llosa –, ovvero l’animale che divora se stesso. “In senso meno materiale, certo, il romanziere va a sua volta frugando nella sua stessa esperienza, in cerca di appigli per inventare storie”. Basti dire che il protagonista del romanzo è un diciottenne di nome Mario che abita a Lima, ama la letteratura e si innamora di una zia acquisita, che finisce per sposare… tutti elementi riscontrabili anche nella biografia di Vargas Llosa, che naturalmente vuole confondere i piani per disorientare il lettore, presentandogli prima una scena familiare e poi smontandola davanti ai suoi occhi come le quinte di una scenografia, in un gioco postmoderno e ironicamente voyeuristico.
La festa del Caprone è indubbiamente il romanzo più grandioso di questa selezione, e dell’ultima stagione produttiva di Vargas Llosa. L’impianto narrativo ruota attorno alla figura sanguinaria del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, detto il Generalissimo o il Benefattore, padre e padrone dell’isola di Santo Domingo per trent’anni, fino alla sua uccisione nel maggio del 1961. Tre livelli temporali si intrecciano nelle oltre cinquecento pagine di questo monumentale affresco storico, sociale e politico: l’ultimo giorno del Capo scorre lentamente, tra appuntamenti sgradevoli e vuoti cerimoniali; i congiurati che lo attendono di fronte al Malecón tentano, nell’agonia dell’attesa, di venire a patti con il proprio passato; e infine una donna, una professionista di successo con tanto di carriera negli Stati Uniti, Urania Cabral, figlia di un fedelissimo di Trujillo caduto in disgrazia, torna a Santo Domingo diversi anni dopo per chiudere i conti con il proprio paese. “Si può dire,” scriveva Vargas Llosa nelle sue Lettere, “soprattutto a proposito dei romanzi moderni, che la storia circola in essi, per quanto riguarda il tempo, come in uno spazio; infatti il tempo romanzesco è qualcosa che si allunga, rallenta, si immobilizza o comincia a correre in modo vertiginoso. La storia si muove nel tempo della finzione come attraverso un territorio, va e viene in esso, avanza a grandi falcate o a passettini, lasciando in bianco (abolendoli) grandi periodi cronologici e indietreggiando poi a recuperare quel tempo perduto, saltando dal passato al futuro e da questo al passato con una libertà che è negata a noi, esseri in carne e ossa”. Certo, per far questo occorrono grande maestria e una sensibilità quasi istintiva, animale, per il ritmo delle storie, e Vargas Llosa dimostra in queste pagine, per l’ennesima volta, di possedere entrambe.




È anche per questa ragione che le Avventure della ragazza cattiva sorprendono, almeno a prima vista: ancora una volta Vargas Llosa cambia rotta, mette da parte i modelli sperimentati in passato e sceglie di raccontare una storia d’amore che stupisce per linearità e semplicità, rinunciando ai punti di vista multipli e ai piani temporali sfalsati. Ma, com’è giusto aspettarsi da un romanziere del suo calibro, decide di collocare altrove – dove meno ce lo aspettiamo, per certi versi – l’innovazione: sì, perché in questa storia d’amore lunga una vita intera l’antagonista non è un terzo incomodo, un pretendente aggressivo o irrefrenabilmente fascinoso. È l’amata stessa, laniña mala del titolo, una ragazza (e poi una donna) determinata e indipendente, che strega il povero Ricardo senza mai concedersi a lui completamente, spuntando dal nulla, a più riprese, ai quattro angoli del mondo, mentre la vita sbalza lui dall’America Latina all’Europa, e noi vediamo scorrere sullo sfondo i decenni, le capitali, gli ideali, le mode, le battaglie e i compromessi. Con il consueto dono di sintesi, Javier Cercas ha scritto: “Vargas Llosa non ignora che il romanzo è forma, e che pertanto la bontà della storia che racconta dipende dalla forma in cui è raccontata. Detto più chiaramente: un risultato fondamentale di Vargas Llosa consiste nel ricordarci che il romanzo deve raccontare una storia appassionante, che ci emozioni vivere immaginativamente, ma che può raccontarla soltanto dotandosi della massima complessità formale e della massima tensione stilistica”.
Storie appassionanti, complessità formale, tensione stilistica. Volendo riassumere le principali doti di Mario Vargas Llosa, potremmo appuntarci questi tre elementi: elementi che lui stesso menziona nelle Lettere, attribuendoli tuttavia, con eleganza, ad altri scrittori. La riprova definitiva, per chi ancora dubitasse, arriva con Crocevia, il romanzo che chiude questo secondo volume dei “Meridiani”. Alla grande composizione sinfonica, Vargas Llosa preferisce qui la musica da camera per fare luce in una vicenda torbida, nella quale i vizi privati rischiano di inquinare le pubbliche virtù, trascinando due coppie di amici in un vortice di ricatti, sospetti e tradimenti. Inoltre, Crocevia riporta in primo piano un tema che percorre tutta l’opera di Vargas Llosa, dai primi anni sessanta a oggi, e cioè l’erotismo, l’esplorazione ostinata e sincera della sessualità, una raffigurazione della vita in tutta la sua pienezza sensoriale, fisica, materica, corporea. I suoi personaggi sono donne e uomini in carne e ossa, tutti.
martino.gozzi@scuolaholden.it

mercoledì 24 aprile 2019

fatevi i gatti vostri 1270 " 50 anni d'armonica"

Per poco non gli si inciampicava addosso io e Dani mentre si sortiva dal portone della casa veneziana
mézzo  (che a Livorno vole di fradicio, ntriso) d' acqua e cole scarpe che gli facevano li zampilli, intabarrato in un eschimo il gui verde era doventato nero pel bagnato strinceva in mano du borse dela coppe di plastica perché a lui le valige nianno sempre fatto orrore.

Meno male che sete sortite è dieci menuti che sono ir campanello ma un fa.

Boia Dino ma com'è che sei qui? Perché un sei venuto su con me e Dante.
Mica penzavo di venì sue ma ieri Costanza ha chiamato la tu mamma e n' ha detto se mi rintracciava.
Ma te ir cellulare un l' hai mai in tasca
eh l'avevo ma poi mi si scaricava la batteria di continuo e un l'ho più messo a posto tanto mi porta solo rotture di coglioni.
Si ma che centra Costanza con venezia mi pari fori rotta.
No è che al momento è in ustria e voleva passa quarche giorno a Livorno però ni faceva voglia anche di vedé Holly e Dantino e allora viene giù passando pe Udine si ferma a venezia e poi proseguita pe bologna firenze livorno e allora m'ha chiesto se venivo a Venezia un giorno o due e poi tornavo a Livorno nzieme.

E sei riescito a partì da solo in treno senza perdeti?
Boia dé ar treno mi c'ha portato ir tafano e a Firenze avevo un cambio comodo, più d' un ora.
In treno ci si viene meglio che cola macchina.

Suono a Holly e si torna su anche noi.
Holly lo butta nel bagno già che c'è l'acqua bollente colla quase si voleva lavà la testa lei  poi ni prepara dei vestiti di Dante perche lui nemmeno le mutande di ricambio s'è portato.
Ha una 50 contro la 56 di Dante ed è più alto sicche dai calzoni ni si vedano le nocche dela caviglia ma la roba di Dante ni sta bene ed era un pezzo che non lo vedevo ravversto ammodino così.

Con Dante chiacchierano finalmente credo che in questi momenti solo Dino possa entrare veramente in risonanza con quell' omone triste e taciturno, del resto sono fratelli di latte e e hanno respirato tutta l' infanzia nzieme senza peraltro avere quelle piccole gelosie e nvidie che a volte sorgano fra i fratelli di sangue anche in base ai differenti rapporti e privilegi che si stabiliscano cole figure parentali.

Si mangia, bene. Da Holly si mangia sempre bene. E' l'unica che non mi fa rimpiange il mangià dela mi mamma Nara anzi senza fa uno sgarbo ala genitrice Holly ha un tocco un po' più eclettico e la su roba resulta più leggera di quella dela mi mamma che comunque è stata avvezzata sempre a fare cibo saporito e un poinino unto come pèiace all' avventori dele trattorie e dei baretti con cucina.

Dopo mangiato, mentre la caffettiera da 6 canta sul foco e un buon liquore dell' Agordino riempie le tazzotte di tutti,

Dino tira fori  un tubetto di plastica fatto cor un tubo da elettricità e tappato co duappi del deterzivo all' estremita.
Questo un lo potevo bagnà dichiara, l' ha confezionato Ampelio perché se no ha detto che quando lo tiravo fori io sarebbe sembrato riposto in culo a un serpe frustone.

Si fa serio e poi dice: 
"Vi ricorderete che s'era fatto un concorso coi voti nostri e dei lettori in base a come noi che si sona si sarebbe riprodotto il medesimo brano ma ognuno cor su strumento".
"Boia se me ne ricordo"
"Ar conto finale aveva vinto Dante a pieno merito o meglio s'aveva punti pari io e lui ma io avevo usato un sottofondo e lui no quindi aveva più merito e così con Amatta e le trombanti s' e penzato di danni un riconoscimento. Der resto so passati più di cinquantanni da quando si butto ner fosso reale pe ripescà l'armonica e chiappò la broncopolmonite che se ero io c'ero stiantato in du giorni.
Sicché sona da più di 50 anni e poi  du sere prima che voialtri ripartissite pe Venezia ir tu babbo pe tirallo un po su ni fece registrà uno de pezzi compricati davvero coll' armonica. Solo loro due Dante co du armoniche pe cambia toni e ir tu babbo a picchia sula batteria che Dantino correva tarmente che ala fine Ampelio ha detto che ni facevano male i polsi. Io e samatta ci s'è messo forse ar massimo 3 o quattro echi coll' argano e l' ottoni ma guasi nient'altro".
"Boia ma me lo ricordo fece Strausse la marcia der Gatto Balena"

"Quella  s' è considerata prova d'esame e s'è deciso di conferinni questo a questo popo' stonato privo der senzo del tempo e dela misura".
 


Dante lo piglia in mano legge rilegge, poi ni dice grazie caate
da voi un me lo sarei mai aspettato
per me vale come se me l' avesse dato un conservatorio di stato e una persona che ha un pò di orecchio riuscirebbe a sentire una nota commossa nela su voce

Il pezzo cosidetto d'esame è talmente spontaneo co lui er mi babbo che picchia come n'indemoniato che bisogna lo posti anche pela gioia di Balena che ale prime note va digià attempo cola coda
Bacioni a Tutti da tutti noi
Zanza 


martedì 23 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n.1269 " Un altro Nobel tra gli scaffali di Esserino. Kazuo Ishiguro"

Proprio prima di ripartire per Londra, da solo, perché Zanza e Dani si trattengono ancora un po' a Venezia, riesco a reperire molto materiale per ospitare un altro prestigioso Nobel contemporaneo nella Biblioteca di Esserino:
Anche qui il gatto mi deve conzigliare Kazuo Ishiguro è Giapponese doc



ma il mio micio sapiente mi informa da quando aveva sei anni vive in Inghilterra e niente di più inglese è stato scritto di "quel che resta del giorno" apieno titolo quindi in europa Letteratura inglese.
Per conoscere meglio lo scrittore che a duire il vero non avrebbe bisogno di presentazioni riporto senza minimo intervento mio questo bel pezzo comparso il 21  06  2018 su "il LIBRAIO" a firma  ILENIA ZODIACO
https://www.illibraio.it/author/ilenia-zodiaco/ 

Un caro saluto a Tutti Voi
Bobby

Da "Quel che resta del giorno" a "Il gigante sepolto", passando per "Un artista del mondo fluttuante" e "Non lasciarmi". Con Ilenia Zodiaco su ilLibraio.it un viaggio nell'opera del premio Nobel Kazuo Ishiguro: "C’è sempre qualcosa di 'strano' nelle sue narrazioni, qualcosa che rende i suoi protagonisti fuori posto, non del tutto ancorati alla realtà in cui vivono bensì naufraghi che galleggiano sulla superficie dei loro ricordi"
Un cruccio accomuna molti lettori: riuscire a leggere con anticipo – e auspicabilmente a prevedere – i vincitori del premio Nobel per la Letteratura. L’impresa è ardua. Sono pochi, pochissimi, gli autori semiconosciuti a essersi conquistati il titolo. Più spesso, e forse giustamente, si tratta di scrittori ignoti al grande pubblico, anzi, il premio (che quest’anno è stato sospeso per una serie di scandali, ndr) di solito è l’occasione per porre all’attenzione dei lettori autori trascurati, spesso ai margini del mercato.
Kazuo Ishiguro einaudi
Esistono, però, delle eccezioni. Nel 2017 il Nobel è stato assegnato a Kazuo Ishiguro, scrittore di origine giapponese ma naturalizzato britannico – trasferitosi nel Regno Unito all’età di sei anni, ha ottenuto la cittadinanza nel 1982 – tradotto in più di 40 lingue. Ha scritto sette romanzi e una raccolta di racconti. Si è cimentato anche nella scrittura di diverse sceneggiature e due dei suoi libri sono diventati degli adattamenti cinematografici di successo:Never let me go (2010, diretto da Mark Romanek con Keira Knightley, Andrew Garfield e Carey Mulligan) e Quel che resta del giorno (1993, diretto da James Ivory con Anthony Hopkins e Emma Thompson).
Quel che resta del giorno
Kazuo Ishiguro si è conquistato la fiducia di critici e lettori – oltre a una sequela di numerosi riconoscimenti prima del Nobel, tra cui il Booker Prize, il premio più importante assegnato ai romanzi scritti in inglese e che lui ha vinto nell’89 – sulla base di poche opere. Pur vantando una lunga carriera – pubblica dagli anni ’80 –non è affatto un autore prolifico: l’ultima sua fatica Il gigante sepolto (Einaudi, 2015) si è fatta attendere dieci anni.
La sua filosofia, come ha più volte dichiarato, è quella di rifiutare un tipo di scrittura veloce, volta alla produzione di una quantità maggiore di libri, preferendo a questo la paziente e attenta costruzione del mondo unico presente all’interno di un singolo libro.
Il gigante sepolto
Anche la sua prosa rispecchia questa sensibilità: precisa, essenziale, sorvegliatissima. I suoi romanzi sono paragonabili ai classici europei di fine Ottocento o ai racconti a orologeria di Čechov: storie pacate, che si concentrano sulla dimensione privata e intima, basate sui dettagli, le atmosfere e le finezze psicologiche dei personaggi.
Eppure, a tale raffinatezza si aggiunge qualcos’altro che distingue Ishiguro, rendendolo uno degli scrittori più originali della letteratura contemporanea. C’è sempre qualcosa di “strano” nelle sue narrazioni, qualcosa che rende i suoi protagonisti fuori posto, non del tutto ancorati alla realtà in cui vivono bensì naufraghi che galleggiano sulla superficie dei loro ricordi. Non a caso uno dei suoi primi lavori s’intitola Un artista del mondo fluttuante(Einaudi, 1994). Le sue storie spesso sono delle ininterrotte reminiscenze di un passato ormai irrecuperabile che si confonde con il sogno. Da qui le atmosfere ipnotiche e mesmeriche, i sentimenti di sospensione e malinconia. Anche per quanto riguarda i luoghi, non ci troviamo quasi mai in ambienti precisi e in Paesi riconoscibili. La terra che calpestiamo è il tempo interiore dei protagonisti che vivono quasi sempre una sorta di dissonanza tra il presente, che sono incapaci di vivere, e il passato, che non sono in grado né di abitare né di abbandonare.
Kazuo Ishiguro
A rendere i suoi romanzi ancora più onirici intervengono degli elementi surreali, provenienti dalla letteratura di genere (fantascientifica e distopica nel caso di Non lasciarmi, fantasy e storica nel caso de Il gigante sepolto) che contaminano la prosa senza alterare l’equilibrio stilistico. Infatti la narrativa dell’autore è stata spesso paragonata a Franz Kafka e a Samuel Beckett sia per i tratti surreali sia per le situazioni impossibili e paradossali che i protagonisti sono costretti ad affrontare.
Memoria e tempo sono i cardini della narrativa di Ishiguro. Contro le forze inoppugnabili che governano le nostre vite – la poetica dell’autore è abbastanza pessimista – la consolazione/maledizione dei protagonisti è quella di aggrapparsi ai loro ricordi. Così succede a Kathy in Non lasciarmi e così a Stevens in Quel che resta del giorno: i due personaggi, consci dell’impossibilità di reazione nel presente, si guardano indietro, per attuare una profonda riflessione sulla propria solitudine.
Non lasciarmi
“Abbracciati senza dire una parola, mentre il vento non smetteva di soffiarci contro, e sembrava strapparci i vestiti di dosso; per un istante fu come se ci tenessimo stretti l’uno all’altra, perché quello era l’unico modo per non essere spazzati via nella notte”.
Ne Il gigante sepolto, invece, forse il romanzo meno riuscito della sua produzione proprio per la sua ridondanza, la metafora si fa più esplicita: in un Medioevo di fantasia, la popolazione deve fare i conti con una strana amnesia provocata dai miasmi di una nebbia che cancella via i ricordi. Cos’è un popolo senza storia? Come diventa un uomo senza memoria? Ishiguro indaga al contempo nell’intimità di ogni individuo e nelle contraddizioni della Storia e della nostra società che vive tra omissioni e senso di colpa. D’altra parte le motivazioni che hanno spinto la commissione ad assegnargli il Nobel sono state: “nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.