Le richieste dei nostri lettori sono per noi un prezioso modulatore anche per la nostra visione dei films. Certo perché anche noi li vediamo con voi. Lo scorso anno mi sono rivisto tutti i telefilms della serie Tenente Colombo e quest' anno ci guardiamo la maggior parte di quelli scelti da voi attraverso i nostri listoni.
E veniamo all' oggetto del titolo che, come avrete capito non è la Ferrari la quale, per riconquistare il mondo, dovrebbe tornare a vincere almeno un mondiale. Si tratta della rossa di fuoco Rita Hayworth protagonista del film Gilda nome assai particolare che fu proprio anche di un noto movimento studentesco e che adesso identifica molte sigle sindacali (Gilda degli insegnanti ecc.) Scelta tutt' altro che priva di senso dato che se poco hanno a che fare le loro rivendicazioni con la rossa Rita molto rimandano per il tipo di attività alle storiche gilde, germaniche dapprima e poi inglesi. La gilda, termine di origine incerta (forse dal germanico gelten, "valore", o dall'anglosassone gylta, "società religiosa") era una corporazione tipica di quelle zone e si sviluppò a cavallo del I millennio.
Veniamo però al film
prima di mutuare una delle innumerevoli recensioni che esso ha fatto scaturire vi invito a soffermarvi su questa serie di scatti (scelti da zio Dante)
Secondo lui La Hayworth era "topa" nell' anima e non negli atteggiamenti. Perché nessuno tra i lettori equivochi l' attributo usato m' è dobbligo una chiarificazione sull' uso che del termine "topa" viene fatto a Livorno e che impegnò anche il mio raziocinio la prima volta che lo sentii usare perfino dalle ragazze come Zanza e Samatta. "Vella lì è topa di brutto" (di brutto vale: parecchio) dissero parlando di Jennifer Lawrence e alla mia faccia interdetta mi spiegarono che questa figura retorica, in cui la parte rappresenta il tutto e quasi addirittura l'anima, a Livorno significa che, indipendentemente dal trucco, dai ritocchi e dalle pose una donna emana fascino e seduttività oltre che una buona dose di bellezza perfino quando è spettinata e appena alzata dal letto. Per un senso di giustizia cronologico e razziale mi citarono due altri esempi di donne che si potevano definire tope: Naomi Campbell ed Elle Mcperson ormai verso la cinquantina ambedue.
Non vollero inserire la Loren che per loro era bella e attopata ovvero che nella parte della bellona anche appassionata ci stava bene ma che aveva bisogno della parte. Mentre sebbene non bellissime non esitavano a definire tope Monica Vitti e Mariangela Melato. Difficile eh? Tanto per non farsi mancare nulla mi vollero rendere edotto anche sulle "ridicole" che vanno da Belen Rodriguez a Barbara D'Urso "trombabili" certo, come dicono loro ma proprio se uno muore di fame e da dimenticarsene un minuto dopo. Torniamo però alla Hayworth e a Gilda (il film sarà in cineteca da oggi pomeriggio) con alcune note critiche
e il mio augurio di buona settimana
Bobby
Ecco la recensione di G. Aricò comparsa su Camera Look (www.cameralook.it)
Rita Hayworth, l’indimenticabile Gilda che fa perdere la testa
By Giacomo Arico'
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16 ott 2018
Tra le più belle e seducenti donne della storia del cinema, il 17 ottobre del 1918, esattamente cento anni fa, nasceva Margarita Carmen Cansino, in arte Rita Hayworth. Attrice, ballerina e cantante, la Hayworth è da tutti considerata come una delle star più grandi di Hollywood, quella donna sensuale che ancora oggi vive nell’immaginario collettivo come la prorompente e tentatrice Gilda, personaggio che ha portato con successo sullo schermo nell’omonimo film del 1946.
Nel film di Charles Vidor lei è la protagonista che canta (“aiutata” dalla voce di Anita Ellis) il brano Put the Blame on Mame due volte, preceduta in entrambi i casi da Johnny Farrell (Glenn Ford) che guarda fuori dalla finestra del suo ufficio e la vede nel locale notturno al piano terra. Eppure, nonostante l’introduzione identica, che contrappone la posizione elevata di Johnny a quella più in basso di Gilda, le due scene non potrebbero essere più diverse.
La prima si svolge quando i clienti del locale se ne sono andati. La donna è seduta su un tavolo da gioco e canta accompagnandosi con una chitarra; il pubblico è costituito solo da zio Pio (Steven Geray), un maggiordomo che con i suoi commenti pungenti sulle attività e sulle personalità dei “superiori” svolge la stessa funzione del clown shakespeariano. Il canto è triste e sincero, a dimostrazione dell’intimità con Pio, il quale, come Gilda stessa, non è che una pedina di una partita giocata da uomini potenti.
La seconda versione della canzone mostra Rita Hayworth davanti ad un pubblico più ampio: in contrasto con il semplice vestito bianco della scena precedente, stavolta indossa un abito nero scollato, con lunghi guanti che sfila mentre balla in modo molto sensuale, presentando una parodia di se stessa e riducendosi ad uno spettacolo erotico per gli sguardi maschili.
Al posto della chitarra c’è un’intera orchestra e l’interpretazione naturale si trasforma in un’esibizione celebrativa e provocatoria in cui Gilda sembra affermare ironicamente l’esistenza di un mondo noir dove gli uomini (chiamati con sprezzo “boys”, ragazzi) definiscono le donne come incarnazione del demonio.
Gilda, film di culto per i fan della Hayworth che danza anche splendidamente Amado Mio, confinò l’attrice al ruolo stereotipato della pin-up, offuscando così le sue doti d’interprete. Come scrisse Morandini, in Gilda, Rita è un “corpo d’amore ribelle al suo ruolo di oggetto”. Ben diverso fu invece il personaggio di Elsa Bannister che Orson Welles le affidò ne La Signora di Shangai (1948), film noir in cui lei diventa, sempre per il critico, “una statua di ghiaccio”.
La demolizione che Orson Welles compì del personaggio della Hayworth sembrò più una sfida alla convenzione hollywoodiana dell’eroina romantica che un riflesso di qualche animosità nei confronti di una moglie dalla quale all’epoca si stava separando.
"La Signora Shangai"
“La Signora Shangai”
È da credere che la Hayworth fosse complice consapevole del progetto, forse nella speranza di migliorare il proprio status di attrice, interpretando il ruolo, per lei insolito, di femme fatale. Ma sia in Gilda che ne La Signora di Shangai, vediamo semplicemente Rita, in tutta la sua affascinante e prorompente bellezza.
Non trovo il film in cineteca
RispondiEliminaun caro saluto
Giovanni Martinelli
Controllo subito
RispondiEliminasaluti anche a Lei
Bobby
trovato il bug prof. adesso si vede grazie mille per la segnalazione
EliminaBobby
Ammettiamolo: era un film di una singolare idiozia, con una storia che solo a un americano del periodo poteva venire in mente. Ma quanto si guarda volentieri quando c'è LEI sulla scena!
RispondiEliminaVenendo a tutt'altrissimo genere, vorrei la Guida galattica per gli autostoppisti. Credo che possiate anche farlo vedere a Balena: almeno la scena iniziale dovrebbe piacergli, quando i delfini cantano "addio e grazie di tutto il pesce" 😃🐈🐟
In questi giorni commento poco perché sono piuttosto presa dagli esami e soprattutto dalle circolari, però vi leggo e volevo ringraziare Zanza per i complimenti che mi ha fatto e congratularmi con Holly che si è di nuovo rimessa in sesto ❤️
Dimenticavo, io sono fra quelli senza la tesserina, a suo tempo mi avete mandato solo il link - in effetti ero convinta che la tesserina fosse quella.
La tua email dovremmo averla il filme anche ma non qui al barre, vedo di provvedere appena si levano dal letto gli altri mollaccioni lagunari
Eliminaun abbraccio mattutino da quella delle ore preste
Zanza
aaaahhhh beh, la Rita !!!!!
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