mercoledì 9 dicembre 2020

fatevi i gatti vostri 1687 " la storia de mi fucili da caccia"

In casa mia ir fucile non è mai mancato, apparteneva ar mi babbo e quando un c'erano tutte ste seghe da rispettà sull' armadietti, sula custodia e varie lui lo teneva nell' attaccapanni d' ingresso casa e al piolo soprastante ci teneva la cartuccera di cuoio co tutte le cartucce. Andavano a caccia, con Don Luigi, fin da ragazzotti. Lui aveva un sovrapposto (ha le canne una sopra l' altra e pole sparare du colpi usando du grilletti diversi) Franchi superalcione un arma precisa e micidiale nele su mani ma spartana e di prezzo abbordabile anche pe un operaio. Gigi invece una stupenda doppietta Antoni Zoli che teneva testa e nella precisione superava sia le blasonate Beretta che le Bernardelli. Era un arma da intenditori, l' avevano ir notaio e l primario dell' ospedale e basta. Piaceva anche al mi babbo ma  un se l' era potuta permette. Ogni tanto diceva a Don Luigi: "passami codesta principessa Gigi sennò leilì resta mortificata a tornà a casa con meno roba der mi schioppo da proletari". Gigi non era un cattivo tiratore e aveva anche una posa elegante ma perdeva tempo nel prendere la mira mentre il mi babbo imbracciava e tirava a occhi aperti a quarsiasi cosa si movesse, sicuro che di l' a mezzo secondo un si sarebbe mossa più.

Erano riti normali ma mpò crudeli da quali mi dissociai sempre. In più, pe na sorta di problema allergico trasmessomi dala mi mamma in gravidanza, un potevo mangiare carne. Quindi per me la caccia era un controsenso.  Dare un dispiacere al mi babbo pero mi dispiaceva ammé più di quanto potesse dispiacé allui e allora tanto pe fagli vedé che un disdegnavo la pratica der fucile ma solo l' inutilità di ammazzà besti ole che un avrei mangiato mi messi a sparà ar piattello e probabilmente, siccome certe doti si pigliano cor dna doventai meglio di Gigi guasi subito e dopo un par d'anni prencipiai a fa grattà la testa anche ar mi babbo. No che lo battessi sempre, ale sfide a vorte prevaleva lui ma altre volte io e anche quando vinceva lo facevo sudà fino all' ultimo tiro. "Boia peccato che un ti garbi tirà ala roba viva" mi diceva luilì e io, pe scherzo, gli rispondevo:

"All' animali soli un mi garba perché  certi omini mi piacerebbe spezzettalli come r piattello". 

"Un lo di nemmeno per ischerzo- mi zittiva lui- "se devi leticà con quarcuno hai du bracci che fanno invidia ma ar fucile un ci penzà mai, nemmeno per idea". E so prencipi che mi so rimasti. Mi so scontrato tante vorte in vita mia e ho ricevuto del male e tanti torti ma un ho mai penzato di risorve na cosa a fucilate. 

L' altro bel fucile era quello di Renatino, ir babbo di Dino, lui faceva ir marinaio imbarcato e stava meglio di tutti quanto a risorse economiche anche se bona parte de su soldi glieli finivano le donne. La mamma di Dino, come sapete, era morta dando ala luce sto stronzolo e Renatino un aveva voluto più sapé di mettesi cor una ne seriamente e nemmeno di passaggio. Prencipiò a spende soldi pel sesso frequentando  Luana detta gambadilegno, di cui tanto tempo fa ho narrato la storia. Poi furono sempre come si dice oggi escorte o donne di pubblica utilità, simpatico eufemismo coniato tanti anni fa da Renzo Barbieri autore di un dilettevole manuale del Play Boy, scritto con saggezza e umorismo irreperibili al giorno d'oggi in chi scrive pseudo manualistica su tali argomenti. 

Il fucile di Renatino era un sovrapposto Winchester monogrillo. Vole dì che invece di du grilletti,  corrispondenti ognuno ala su canna, come in quello der mi babbo, n'aveva uno solo che ar primo tiro comandava una canna e, premuto una seconda volta, faceva sparare dall' altra. Poi aveva anche un gioiello di selettore che ti permetteva di impostà quale canna volevi che funzionasse per prima. Pel piattello andava meglio di quello del mi babbo. Oggi s'addoprano armi speciali pel tiro a volo, roba da migliaia e migliaia d'euri ma all' epoca s'andava ne campi di tiro con quer che s'aveva in casa. Dato che Renatino ir fucile in mare un lo portava e a Dino niene importava poco o niente, anche se, da incazzato, glielo ho visto imbraccià diverse volte, l' adopravo io e forse, proprio la maggiore precisione del Winchester, mi permetteva di tené testa ar mi babbo nele nostre sfide.

Nela foto li vedete attaccati ar muro der salotto e debitamente allucchettati in modo che un si possan prende senza chiave. Dar basso: la doppietta Zoli di Don Luigi, poi il Winchester di Renatino, il Franchi der mi babbo e in cima un pezzo anche lui da collezione, un automatico Browning con capacità di 5 colpi, appartenuto a Nado che lo comprò da un   americano per pochi soldi. Una grande arma che ha fatto la storia dei fucili automatici ma che ho adoprato solo un paio di volte. Ala morte di Nado, Ampelio, che non ha mai avuto il porto d'armi, non lo volle tenere e lo regalò ar mi babbo. Stessa sorte accadde al Winchester quando morì Renatino e quando è morto Uliano sono toccati a me, così, senza avé mai comprato un fucile di mia volontà, me ne so ritrovati 4. 

Tutta questa storia su fucili un c'entra na sega cor fucile da caccia racconto che avevo letto in passat, che Murasaki m' aveva richiesto e che ieri ho risistemato, avevamo perso la 5a puntata e l' ho riletta. 

Lo trovate completo qui,in mediateca di Esserino. Come vedete è stata aggiunta anche una sezione Giallo DDD per chi volesse riascoltassi intanto il giallo fin dove ero arrivato e una con Bar Nado Collection che ospiterà, piano piano, tutta la musica che abbiamo sonato dalla fondazione del blogghe. Ci nazzica ntorno Bobby che ogni tanto fa capolino dala topa dentro la quale è nfilato cole scarpe e tutto, quindi se il sano esercizio un gli ha fuso r cervello dovrebbe venì fori un bel lavoretto.

Martina la piglio pel culo quando mi capita a tiro e gli domando: 

"ma ti tromba quella mezzasega der mi nipote o rimpiangi i 4 mori?" 

Ma lei è livornese come me e alo scherzo sa come ribatte: "No no r suo lo fa poveraccio, sennò ti pare che starei qui  a pèrde tempo, ora poi se la metti sur piano de quattro mori...che ti devo dì.... tutti nzieme so r sogno di tutte le donne, anche dela Meloni che vedé un li pole vedé ma a sentilli penzo ni garberebbe.

Prima che me ne dimentichi, nzieme agli audi c'ho fatto mette anche r libro. Un dovrebbe sta lì ma in biblio ma va bene così, a portata di mano tanto  in biblio ce ne fo mette un' altra copia.

Filmi oggi un me n' hanno lasciati ma ho riscovato una covere di blumunne dovuta alla fantasia del maestro Ciampi che n' ha cambiato ritmo e dal bello ma lento e  lamentoso originale n' ha fatto un ballabile frizzante, le pochezze son purtroppo quelle dela mi armonica che per fortuna viene sorretta dall' eccellente tempo che Dino mantiene cola chitarra. Del resto proprio perfetto un potevo nasce o doventà sennò sarei rischiavo di rimané sui coglioni a tutti come i veneti. Bona giornata e a domani


Dante





Quando nel 1949, il gornalista, poeta e critico d'arte Inoue Yasushi pubblica il suo primo romanzo ha quarantadue anni. In quest'opera l'autore trova nella brevità una misura ideale e, nell'oscillazione tra il detto e il non detto, raggiunge un miracoloso equilibrio narrativo. Un equilibrio difficile e impervio come il gioco amoroso che tiene legati i destini dei quattro personaggi, un uomo e tre donne, e che li accompagna nel corso degli anni senza mai turbare la calma ritualità delle loro esistenze. Eppure il romanzo è attraversato da una tensione costante, da una rabbia sorda e trattenuta che esplode alla fine, quando ogni menzogna viene svelata, ogni passione consumata e a regnare è la consapevolezza che ogni essere è abitato da una vita segreta.

8 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Dante Venezia on line poco

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  2. Quando sia la capacità e la voglia di raccontare ogni oggetto reca con se il telaio per tesserci sopra una storia e così da una semplice occhiata sul muro del suo salotto, Dante tocca, con la consueta disinvoltura tradizione, rapporto di conflitto ed emulazione tra padri e figli, superamento della figura paterna senza tuttavia metterla in secondo piano e ancora difesa degli animali, fedeltà all' idea di una donna unica, capacità di autocontrollo, differenze e luoghi comuni sulle classi sociali ed ho scritto in disordine cos' come mi venivano alla mente quelle che credo essere solo una parte delle mille sottotrame di un raccontino di mezza pagina. In compenso riesco a imbattermi in autori che riescono a riempire 20 pagine per dire il nulla o solamente l' ovvio. Il tutto con un sottofondo di musica davvero frizzante e che fa venir voglia di ballare o quantomeno di battere il tempo. Musica da collezione me lo dice sempre Giacomo.
    Grazie e Buona Giornata anche a Voi
    Anna

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  3. Per cortesia leggete:
    "quando si ha" e non "quando sia".
    "sé" al posto di "se".
    "Così" al posto di "cos'"
    Sperimento anche io la maledizione del cellulare.
    Anna

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  4. Che bello, così quando ho voglia possi riascoltarlo e perfino leggerlo ❤️ - perché me lo sono ascoltato due volte ma anxora non l'ho letto. Comunque letto da Dante secondo me è meglio che letto dal libro. E aggiungo per chi non l'ha letto né sentito che nel libro... praticamente non ci sono fucili, salvo una comparsata velocissima nelle prime pagine - e tutto ciò è molto, molto giapponese 😃
    E se non ci avete più richieste da smaltire, ci sono io con la mia seconda parte (di quattro) della M e vorrei
    - Maria Maddalena, che volevo vederlo ma invece ci fu uno dei miei eterni ricoveri e da allora l'avevo perfino dimenticato
    - Monica e il desiderio, che me ne parlò tanti anni fa la mia buona mamma e diceva che era tanto bello, ma non son mai riusciti a farmelo vedere, né in televisione e nemmeno in cassetta, e sì che ci avevano la collezione di Bergman
    - Mezzogiorno e mezzo di fuoco che non ricordo perché non ho mai visto, e sì che Mel Brooks piaceva a me, ai miei e pure a tutti gli amici, ma boh?


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  5. Questo è un gran bel jazz, altro che! Un arrangiamento così non è da tutti, serve davvero un maestro di musica come Dino e un attentissimo esecutore come Dante. Mi pare di sentire anche Ampelio alla batteria, complimenti davvero. Grazie per la riesumazione del fucile che, in effetti nel romanzo appare poco, come nota la cara collega Murasaki. Se ne ha notizia solo quando lei, girata verso l' esterno della veranda vede, nel riflesso del vetro, lui che la sta prendendo di mira mentre è intento alla pulizia e alla verifica dell' arma. Premetto che non amo le armi ma inserite così, come nel post di oggi, a memoria di rapporti umani e testimonianza di uomini che furono e che hanno lasciato il segno nella vita dei nostri, allora si mi piacciono alla stregua degli orologi, delle radio antiche, delle biciclette e delle macchine per scrivere che contornano la vita di Dante.
    Chiedo anche io un paio di film così il tempo necessario ai vari gli inserimenti ci aiuterà ad avvicinarci pian piano al Natale.
    Buona serata
    Giovanni Martinelli

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  6. Perdonatemi, preda della senescenza, non ho scritto i due titoli: Mirai (che dovrebbe essere un film di animazione carino) e Mr. Ove una commedia tragicomica
    Grazie

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  7. E non ho firmato (sempre peggio)
    Giovanni Martinelli

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  8. Mr Ove è un film molto affascinante (nonché uno degli ultimi che riuscii a vedere prima del lockdown, grazie al cineforum di Lungacque che appunto con quello se non sbaglio chiuse i battenti)

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