sabato 19 dicembre 2020

Fatevi i gatti vostri 1697 " M'hanno messa ner mezzo"

Badampò come mi tocca scrive stamattina! 

Stiacciata nmezzo a ste du maiale che ora all' otto di mattina  mi fanno un cardo da stiantà ma stanotte m' hanno fatto patì le pene dell' inferno in questa posizione centrale guasi obbrigata. 

Dani a forza di lavorà in barca  ha messo su dele zampe e n culo che pare un omo, un omo fatto bene ntendo, e piglia più di metà del letto. Staltra, Samatta, si sarà arzata venti volte perché dovete sapé che ierzera Holly ha fatta na zuppa di fagioli che bona così un l' avevo mai mangiata nemmeno dala mi mamma. Poi domani vi si dà la ricetta. 

Nzomma no per educazione perché quella chellì Sama un l' aveva nemmeno vando s'era compagne di banco ma perché soffre di colite fine da piccina e allora   ha paura di fanne varcheduna vestita. Per di più ha r vizio di dormì senza mutande. Sennò dice lei se gli viene n sogno erotico si sente la topa legata. Nzomma avete capito no? Ha paura d'invernicià r letto e allora s'arza va n bagno a fa aria, poi ritorna, poi risarza, accidenti a lei! Tutte le vorte mi diaccia la mela destra a forza d'arzà le coperte. 

Dani nvece dorme come n sasso. Nemmeno russa leilì, pare mbarzamata, in conpenzo è mpò più arta di noi e mpò più tonica sicché piglia parecchio posto e na volta che ha ancorato ver monuento di culo ar lenzolo di sotto, un c'è più verzi di smovela. Ne resulta che io e Sama siamo confinate in metà letto e così, vando la mi rossa amica s'arza pe andà ar camerino, io mi diaccio. 

Ovviamente ne momenti di veglia ci siamo sfatte dale risate. Dapprima a danni di Martina e Bobby che so appiccicati coll' àttakke e Samatta ha vaticinato che prima o poi leilì ci farà la sorpresa e prencipierà a gonfià di buzzo. Così Dante avrà un nipotino, guasi suo, pe nzegnagli a bestemmià nfine dala culla. 

Poi è toccata ammé perché Samatta ha dichiarato di avere avuto solo storielle da mettesi a piange pe la poca ntenzità e soprattutto pe la qualità. Ammé m'hanno rivortata. Capirete, dopo anni che un battevo chiodo penzavano a chissà quali sfumature di grigio o di rosso potesse essere ricondotta la mi avventura amorosa. Samatta, a Livorno, varcosina me l' aveva carpita ma non troppo e così so tornate all' attacco n due. 

So rimaste, tuttavia, mpo deluse vando n' ho detto: 

"Bimbe une nzistete. Unnera un porno, ar culo ho l' emorroidi che mi scianguinano solo a guardalle, mbocca è dietro a lavorammici ir dentista co n' ipianto, sicché: topa e ritopa magari da differenti angolazzioni ma niente di più. Allora private di immagini harde volevan sapé com' era r tipo ma dato che un so di velle che  girano cor metro n tasca e preferisco un ber cervello a n ber pisello (se ci so tutteddue meglio) si so dovute contentà dell' analogia vegetale: meglio d' un cetriolino sottaceto, peggio d' un cetriolo da nzalata. Il che conduceva ala salomonica concrusione che usan guasi tutte le donne di Livorno quando un imbecille ni chiede di danni un giudizio sula su dotazzione: " n'ho visti di peggio ma anche di meglio" caustica espressione che di solito porta ala tipica risposta maschile: "me lo dovevo mmaginà che eri n tegame".  

Ora che avete visualizzato la nostra situazzione d'arcova femminina passiamo ale cose serie. 

Rispondo a Murasaki che giustamente osserva come manchino ancora importanti titoli allocati sotto la lettera EMME. Si rimedia si rimedia! Ora che ci so io le zampine operanti hanno anche la centralina pauci penzante (so tarmente pauci penzante che m' hanno chiesta come consurente ar governo) e l' emmi che manca s' infilano da quarche parte tra l' enni. Alla cara proffe lettrice un  abbraccione, stai bene copriti di gatte e pe l' auguri, come dici Te, avoglia a fasseli! Si fara la fine di Don Luigi che per un urtimo dell' anno bevve tarmente tanto che ir giorno dopo venne ar barre e dava la mano a tutti dicendo bon capodanno poi lo ridiceva anche in tedesco che l' aveva mparato da un sordato dela Wermacche che avan  catturato vand'erano partigiani co Uliano. Dopo du menuti riandava da soliti che aveva salutato e ni ridiceva la solita sorfa. Così Dante mprovvisò subito na strofetta adatta ala situazzione:

"Fiore Alemanno e gli girava la testa ar nostro Gigi  a forza di ridì bon capodanno". 

Tutti l' altri titoli s' hanno, Dante e Dino s' impegnano cole sonatine de canti di Natale che un saranno dela stessa qualità di quelli der passato perché Dante ha poco fiato er pianoforte organo piccino che Costanza regalò ala redazione veneta ha subito l' attacco dele gattine che hanno strappato i fili. Dante contava di risistemallo ma noi siamo arrivati in anticipo. Forse ce la farà prima di Natale.

Il firme odierno tanto pe cercà di mettesi in pari è propio uno dei mancanti coll' emme: Morto Stalinne se ne fa n' artro

commento da My Movies filme in cineteca dopo le 9 e mezzo

Baci e abbracci da 

Zanza e dalle appena svegliate Dani e Samatta



COMMEDIA NERA CHE LAVORA NELLA ZONA GRIGIA, I GIORNI CHE SEPARANO L'ATTACCO CEREBRALE DI STALIN DALL'ANNUNCIO UFFICIALE DELLA SUA MORTE.
Recensione di Marzia Gandolfi
lunedì 27 novembre 2017

La sera del 28 febbraio del 1953, Radio Mosca diffonde in diretta il "Concerto per pianoforte e orchestra n.23" di Mozart. Toccato dall'esecuzione che ascolta nella sua dacia di Kountsevo, Joseph Stalin domanda una registrazione. Ma nessuna registrazione era prevista per quella sera. Paralizzati dalla paura, direttore e orchestra decidono di ripetere il concerto. Tutti tranne Maria Yudina, la pianista che ha perso famiglia e amici per mano del tiranno. Convinta a suon di rubli, cede, suona e accompagna il disco con un biglietto insurrezionale. L'orchestra si vede già condannata al gulag. Ma l'indomani Stalin è moribondo. Colpito da ictus, muore il 2 marzo scatenando un conflitto feroce per la successione tra i membri del Comitato Centrale del PCUS.

La morte, annunciata tre giorni dopo, sgomenta il Paese che si riversa in piazza 'agevolando' tradimenti, abili manovre e un colpo di stato, concluso con la morte di Beria e aperto all'avvento di Krusciov (e alla cospirazione di Brežnev).

Alla teoria (romanzesca) dell'avvelenamento o all'ipotesi ricorrente e inaccertabile dell'assassinio di Stalin per mano di Beria, Fabien Nury preferisce quella di una logica paranoia. Indecisi tra la paura (di essere purgati) e la speranza (di succedergli), i suoi compagni lo lasciarono crepare. Centrato sull'agonia del tiranno e basato sulla graphic novel di Fabien Nury (sceneggiatura) e Thierry Robin (disegno), Morto Stalin, se ne fa un altro evoca in filigrana la destalinizzazione e si consacra alla feroce guerra di successione aperta con la dipartita di Joseph Stalin. Scritto e diretto da Armando Iannucci, rodato specialista della satira politica (The Thick of It, Veep, In The Loop), Morto Stalin, se ne fa un altro è fedele al precetto hitchcockiano che associa la riuscita di un film alla qualità del cattivo.

E in questa farsa crepuscolare, vero-falso racconto storico, di cattivi ce ne sono tanti e tutti di grande fattura. Niente eroi, soltanto una gerarchia violenta e dannata, guidata da una sete di potere annegata nella vodka. In quell'areopago di farabutti che è il Politburo, Beria è il peggiore di tutti. Interpretato con disinvolta dissolutezza da Simon Russell Beale, alterna alla contrizione ufficiale la soddisfazione intima. Bramoso di potere, ruba i dossier segreti di Stalin per ricattare i suoi compagni-avversari. Il sorriso sardonico, dietro le lenti opache, fa il paio col sadismo ostentato (Beria fu predatore sessuale seriale), producendo un personaggio decisamente mostruoso.

Al suo fianco, gli altri dignitari appaiono frignoni smidollati col busto correttivo (Malenkov), carrieristi modesti (Krusciov), pusillanimi rassegnati (Molotov). Ma le cose non stavano proprio così, i principi rossi, nessuno escluso, avevano sacrificato compagni e prossimi alla causa rivoluzionaria. Krusciov massacrò compiaciuto l'Ucraina, Malenkov fu complice delle grandi purghe per epurare il partito comunista da presunti cospiratori, Molotov firmò il patto germano-sovietico con il barone von Ribbentrop. Quello che si giocò allora dopo il 5 marzo del 1953 è una lotta senza esclusione di colpi (bassi) per il potere vibrati da assassini senza scrupoli in assenza di qualsivoglia ideologia. Da Steve Buscemi a Michael Palin, passando per Jeffrey Tambor e il vanitoso generalissimo di Jason Isaacs, tutto funziona, rilasciando una buona dose di humour nero. Nondimeno i fatti, comici o surreali, per la più parte veri, donano alla storia la verosimiglianza e al film una certa gravità.
Il terrore che si legge sul volto dei colpevoli (o no), la scena del concerto al debutto ne è il perfetto esempio, traduce la misura del rischio in cui si incorreva: la tortura, la morte, la deportazione. Navigando tra scelte finzionali ed eventi reali, Iannucci disputa il grottesco al tragico e l'assurdo diventa implacabile. Come quei milioni di devoti mobilitati per assistere alle esequie di Stalin, poi interrotti nel loro pellegrinaggio e poi rimessi in marcia per 'partecipare' dello spettacolo osceno, stupido e sciagurato di staliniani forsennati uccisi per strada da altri staliniani forsennati. Commedia nera che lavora nella zona grigia, i giorni che separano l'attacco cerebrale di Stalin dall'annuncio ufficiale della sua morte, Morto Stalin, se ne fa un altro rende tangibile l'irragionevolezza del regime, incarnando i personaggi oggi aggiustati con discernimento dentro i libri di storia. Ma Iannucci mette in schermo fantocci e bastardi che imponevano sofferenza a tutti senza eccezione. Tra plausibile realismo e giubilante dileggio, dipinge un tableau in cui regna il terrore, la paranoia, il ricatto, la delazione, la strategia, l'inganno, la perversità di un'élite bolscevica fanatica e caricaturale. A guardarli da più vicino questi comunisti che pretendevano di lavorare per la felicità dell'umanità erano incredibilmente infelici. Ipocondriaci miserabili e imprevidenti che deportarono nei gulag (anche) i medici che avrebbero potuto salvarli



4 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Dani Zanza Samatta on line dalle ore 16:00 alle 23:00

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  2. Grazie!
    Bella recensione, che ci ricorda qualcosa di cui di solito non si parla: i Grandi Zdittatori del 900, per quanto di aolito intelligenti, erano assai instabili mentalmente ( fa eccezione Mussolini il quale soffriva di paranoie tutto sommato normali in un uomo di potere), e stargli vicino, oltre che pericoloso, era terribilmente stancante.
    Stalin era molto diffidente. Per un dittatore è una dote preziosa, certo, ma lui davvero esagerava: Churchill si sgolò ad avvisarlo che i tedeschi stavano per invadere la Russia ma lui, convintissimo che fosse solo un'abile manivra di depistaggio, non diede il minimo credito agli avvisi riuscendo così a farsi prendere di sopresa da un "alleato" che sapeva benissimo essere del tutto inaffidabile.
    Buone dormite a tutte - immagino che suggerire minestrine cotte in un leggero brodo di verdura condite con parmigiano grattugiato non sia, ehm, un'ipotesi proponibile per il vostro pasto serale, però consentirebbe sonni molto rilassanti 😅😇😃

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  3. Che notte quella notte! L' hai descritta così bene che ridevo da sola come una matta. Anche io avevo delle amiche del cuore con le quali condividevo momenti magici poi coi matrimoni, il lavoro, i figli, ci vediamo di fretta per un caffè in piedi al bar, quando non c'è il virus.
    Mi piace anche il riferimento alla risposta delle donne livornesi credo che non ci sia niente di meglio che farli rosicare quando sono stronzi così.
    La ricetta dei fagioli sarà molto gradita e tanto mio marito è già abituato alle mie libertà postprandiali come del resto ogni coniuge, uomo o donna che sia.
    Per il momento non chiedo film per non ingorgarvi.
    Divertitevi
    Patty

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  4. Ahi ahi ahi avete turbato profondamente mio figlio maggiore. Per scrivere non ho problemi, ho la tastiera braille, anche per telefonino e comunque anche sulla normale scrivo con dieci dita seguendo l' impostazione. Spessissimo per non affaticarmi mi faccio leggere il blog appunto da io figlio e oggi mi chiedeva: "ma scherzano o dicono davvero?" Lo so che è vero ma ho risposto un timido "chi lo sa?". Comunque bene che impari a capire che anche le donne sono esseri umani, dotate di intestino e soprattutto di senso critico. Penso che se gli uomini capissero questo non arriverebbero a tanta violenza verso di noi. Giudicano, soppesano valutano e poi se giudichi loro si incazzano. Tante volte penso che l' handicap della vista mi abbia risparmiato tante scempiaggini. Comunque brave, descrizioni divertentissime. Pare davvero di essere là con voi. Chiederei un piccolo dono natalizio: Riesco a vedere i film con uno schermo molto grande e aiutandomi con occhiali speciali ma mi affatico mentre gli audiolibri per me sono una vera manna dal cielo. Se ne avete ancora qualcuno e se potete metterlo vi sarei grata. Ne ho diversi anche io e se li volete ve li faccio avere come feci l' ultima volta.
    Un abbraccio da
    Eliana

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