No Balena dell' ultimo periodo no non l'avrebbe mangiata e forse neppure quando scriveva minacciando ammassamenti e sanguine.
Appena Esserino si ammalava si trasformava nel gatto adumaturgo e gli stava vicino assistendolo. Così ha fatto anche con la mamma umana tornata dall' ospedale. Insomma Balena avrebbe anche lui pensato allo svezzamento della Gabbianella.
Presto rientrerò a Venezia, con dispiacere perché con Nara e Ampelio trovo lo stesso affetto e lo stesso modo di fare di zio Dante e con Zanza abbiamo un sodalizio femminile che regge da quando avevamo 15/16 anni.
Purtroppo il ricovidde come lo chiamano a Livorno non permette grandi progetti. La zia e lo zio privi delle buone braccia di Bobby faticano e me ne rendo conto perché non è tanto l' abilità manovriera o la forza fisica che fanno la differenza in quel lavoro ma l' agilità nel saltare di continuo dalla barca a terra e viceversa e lì io posso dare un grande aiuto, senza contare che è una palestra eccezionale per glutei e cosce.
Per adesso mi godo gli sgoccioli di questa estate che in settembre è stata incredibilmente bella. Con Zanza siamo uscite in barca quasi tutti i giorni.
Dino mi ha insegnato qualche giro armonico con la chitarra e al bar ho imparato a fare quasi tutto ciò che si serve al banco.
Nara mi ha svelato gli arcani di molti piatti di cucina toscana e zio Dante ne sarà contento. Ho anche un bellissimo feeling con Martina che ha dovuto, a malincuore, lasciar partire Bobby da solo ed è rientrata a Livorno dove vorrebbe fare un po' di cassa per poi provare a raggiungerlo a Londra. Abituata sempre a considerarla in coppia con la sorella mi erano sfuggite tante sue caratteristiche positive e son davvero contenta che tra lei e Bobby non sia solo una storiella come ambedue si erano affrettati a chiarire fin dall' inizio.
Insomma per anni ho bacchettato Bobby per le sue scelte in campo femminile ma Martina mi piace e sarei contenta se entrasse a far parte della nostra famiglia.
Sua sorella Federica alias Daria, nel frattempo ha fatto pace con George ma a sentir lei ormai sono amici e basta.
Samatta si conserva coerente col suo nick ma è molto presente al bar, dove spesso ci aiuta sia nel servizio sia nella condivisione di qualche birrozza.
Dopo questi aggiornamenti non mi resta che lasciarvi alla gabbianella (la troverete in cineteca nel pomeriggio) con i vari commenti che riprendo, come al solito, da my movies
un abbraccio a tutti da
Dani
Di ritorno da una zuffa con dei malvagi topi di fogna, determinati ad imporsi come la specie che controllerà la città, il gatto Zorba s'imbatte in una giovane gabbiana, Kengah, avvelenata dal petrolio. In fin di vita, l'uccello affida il proprio uovo a Zorba, strappandogli tre promesse: non mangiarlo, averne cura fino a quando si schiuderà, e insegnare al piccolo a volare. Zorba, che è un gentilgatto, battezza la gabbianella neonata col nome di Fortunata e la alleva e protegge con la complicità della sua banda di felini. Ma manca ancora qualcosa per dare a "Fifì" l'opportunità di spiccare il volo: un umano che sia in grado di capire il linguaggio di chi è diverso e non spaventarsi né mirare ad approfittarne. La figlia di un poeta si rivelerà adatta al difficile scopo: una bambina abituata ad ascoltare il suono delle parole senza pregiudizi e a far rimare tra loro elementi diversi ma tutti appartenenti alla ricchezza del mondo.
Primo e insuperato successo dell'animazione italiana nel mondo, il secondo lungometraggio di Enzo D'Alò resiste al tempo con la leggerezza di una barchetta di carta sull'acqua: una piccola magia che si rinnova in ogni epoca, perché ha un messaggio per tutti.
Meno schiacciato dall'intento pedagogico rispetto ad altri lavori (nonostante "La storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" di Luis Sepúlveda sia diventato un classico istantaneo per le scuole fin dal primo momento della sua uscita per la Adriano Salani nel 1996), il film cattura la confusione emotiva dell'infanzia, nel rapporto tra il cucciolo del gruppo, Pallino, e la gabbianella Fifì, così come la tesa tenerezza delle prime effusioni amorose, tra Zorba e la gatta Bubolina, o ancora la dimensione del nido domestico, nei pomeriggi in casa di Nina col padre (e che bello, ancora, quell'inizio, con la voce di Sepúlveda che mescola esotismo e uova al tegamino).
Basta una metafora per dire i danni del petrolio sull'ambiente ("la maledizione degli umani"), una trovata degna di Ulisse per respingere l'agguato dei ratti, una canzone che entra nelle orecchie e ci rimane per raccontare che famiglia è chi si sceglie e si sorregge ("Siamo gatti" di Samuele Bersani), ma un buon genitore è anche chi ti spinge a trovare te stesso, per quanto diverso da lui tu possa essere. Una favola sull'integrazione e sulla bellezza e la complementarietà della diversità, che mescola non a caso diversi stili, appassiona e commuove, e portò il meritato successo ad un talento indiscutibile dell'animazione italiana. Perché "vola solo chi osa farlo"
venerdì 10 luglio 2009
La gabbianella e il gatto è tratto da 'Storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare' di Luis Sepúlveda, ed è il secondo lungometraggio d'animazione di D'Alò dopo La freccia azzurra. È un apologo sul rispetto delle diversità. Riprende un elemento tipico di tante leggende, fiabe, favole, quello dei cuccioli allevati da adulti di un'altra specie. Inizia con la morte della gabbiana Kengah, che depone l'uovo da cui nasce la gabbianella: con la deposizione dell'uovo si ha un primo distacco, quello dal genitore naturale. Poi la gabbianella vede nel gatto Zorba la madre naturale e nel finale lo riconosce come padre acquisito, spicca il volo dal campanile, si separa da Zorba: con il volo, abbiamo un secondo distacco, quello dal padre acquisito, dalla crescita assistita, il passaggio all'indipendenza. Il primo distacco corrisponde a una nascita naturale; il secondo a una rinascita voluta, conquistata.
Abbiamo poi il tema del contrasto tra gruppi basati sulla democrazia e sul rispetto delle differenze (i gatti) e gruppi basati sul totalitarismo e sull'odio per le differenze (i topi).
Tra i gatti non c'è gerarchia né capo indiscusso; il gruppo è formato da tante individualità diverse: ogni individualità è libera di esternare le proprie caratteristiche e porta nel gruppo le proprie idee, conoscenze, capacità, uniche e perciò preziose; i gatti risolvono i problemi grazie alla collaborazione tra diverse individualità; sul piano grafico sono segnati da caratteristiche fisiche simili ma riconoscibili.
Il gruppo dei topi è fondato sulla cancellazione delle differenze, sui rapporti di forza; i topi sono tutti uguali, indistinguibili: è un'uguaglianza che non ammette diversità; i topi non esternano capacità, pensieri autonomi, non hanno libertà di espressione. Nel film l'Uomo è visto come sfruttatore e distruttore della Natura e della sua bellezza. Il Poeta si differenzia dagli altri uomini poiché crede che tutti gli esseri viventi abbiano un'anima - e perciò li rispetta e li ama tutti - e perché celebra con l'arte la bellezza di tutto ciò che esiste.Il gatto Diderot, che prende il nome dal filosofo Denis Diderot, vive in una biblioteca abbandonata, in cui è raccolta un'enciclopedia cui ricorre per ogni dilemma.
Rimasta intrappolata in una distesa di petrolio nei Mari del Nord, la gabbiana Kengah riesce a trascinarsi fino al terrazzo di una casa dove un grosso gatto nero, Zorba, sta dormendo. La gabbiana morente deposita il suo uovo e lo affida al gatto facendosi promettere che non lo mangerà, che farà nascere il suo piccolo, che se ne occuperà e gli insegnerà a volare. Non sarà facile mantenere l'ultima promessa, soprattutto perché la gabbianella Fortunella, detta Fifi, si crede un micio... Tratto dal bel racconto Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996) di Luis Sepúlveda, è il 2° lungometraggio di animazione di D'Alò: costato 2 anni di lavoro (si è parlato di 2 TIR di matite consumate per i disegni) e 10 miliardi di budget è, come il libro, una intelligente e delicata favola sulla tolleranza e il rispetto dei diversi con impliciti contenuti ecologisti. I disegni e l'animazione sono bellissimi, colorati, di grosso impatto figurativo e psicologico e segnano un passo avanti rispetto all'opera precedente. La colonna sonora di David Rhodes è di grande efficacia e il cast dei doppiatori eccezionale, da Carlo Verdone (il gatto Zorba) ad Antonio Albanese (il Grande Topo) e Melba Ruffo (Fifi), passando per lo stesso Sepúlveda che dà la voce al personaggio di sé stesso, l'autore che racconta la storia.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Redazione: Dani e Zanza Livorno -on line dalle ore 19:00 alle 24:00
Grazie davvero, è uno dei miei film preferiti e ogni volta che lo rivedo mi sciolgo in lacrime 💙🐈💙
RispondiEliminaAllora, in effetti avevo scritto una sciocchezza: il re non risponde, sceglie: il mio quarto misterioso film è la scelta del re. Non ne avevo mai sentito parlare prima di vedere la vostra lista, ma il re di Norvegia durante la seconda guerra mondiale è una figura molto particolare (in senso positivo) e mi piacerebbe saperne di più.
Tra l'altro la Norvegia è l'unico paese occupato dai tedeschi a zero deportati ebrei: quelli che c'erano furono tutti protetti dai norvegesi che li nascosero, dotarono di identità false eccetera.