Nella foto. il piccolo Romeo è accanto al ciao col quale Dante ha fatto ritorno. Il Ciao di solito lo tiene lì per viaggiare dal camper alla barca.
Tenere un motorino a Venezia non è facile, la circolazione è proibita anche alle bici ma ci sono solo un paio di ponti per raggiungere casa di Holly e quindi il ciao messo in modalità bici e spinto a mano si può portare senza troppa fatica fino alla nostra cantina, dopo aver raggiunto in moto Piazzale Roma luogo dove si fema la civiltà della ruota e inizia quella del remo.
Dicevo che Romeo ha suscitato in noi ragazze iniziale stupore seguito da passionale concupiscenza.
La trecciuta Veronese dovrà tirar fuori le arti di Circe se vorrà placare le sue torbide voglie montandolo. Sappia costei che prima ci siamo noi tutte, prenotate da tempo e disposte finanche a qualsiasi trasgressione ci venga da lui proposta. Ivi comprese: impennate in partenza, triangolo (lui con due passeggere), semafori a luci rosse e quant'altro la sua fantasia sappia tirar fuori. Speriamo si astenga dalle 50 sfumature di olio perché secondo il Kamamoto Sutra ciò non è segno di buona efficenza del motore o di miscela troppo grassa.
Festival di Berlino con l' Orso d'oro
Il titolo più celebrato - un Orso d'Oro e un Oscar - e forse amato del corpus miyazakiano, quello destinato a mettere d'accordo tutti, dai fan agli amanti occasionali del lavoro del regista giapponese. Giunto dopo le fatiche de La principessa Mononoke e dopo uno dei molti annunci di ritiro infine non concretizzatisi, La città incantata sintetizza con un linguaggio sempre più ricco i temi cari sin dagli inizi di carriera al regista, calandoli in un contesto totalmente fiabesco e allegorico. Il lato visionario si scatena grazie alla molteplicità di forme assunte dai diversi spiriti che abitano le terme di Yu-baba, le musiche di Hisaishi Joe sono tra le più struggenti mai ascoltate e la narrazione coniuga in maniera esemplare le esigenze di entertainment - travolgente il dinamismo delle sequenze di azione, come quella di Haku inseguito dagli omini di carta animati - e i momenti più intimisti, in cui Chihiro trova il tempo di riflettere sulla sua condizione e di comunicare empaticamente con il pubblico, aiutandolo a comprendere l'universalità del messaggio del film. Ogni dettaglio dello sfondo o personaggio apparentemente minore assume vita e senso propri, nel décadrage meticoloso di uno scenario corale che si ramifica per poi ricongiungersi, ritrovando il filo proprio quando sembrava prevalere un nuovo spunto.
Miyazaki rilegge Lewis Carroll, ha detto qualcuno, ma di fronte a un nuovo classico ha poco senso enumerare gli antecedenti: la forza de La città incantata è infatti tale da porlo come esempio a pieno titolo di racconto pedagogico contemporaneo, allegoria della crescita e della perdita (così inizia la storia, con un biglietto di addio) sotto forma di fiaba, in cui il piano superficiale di lettura non deve compromettere in alcun modo la godibilità della sua fruizione per poter veicolare i propri simbolismi. In un periodo di tempo, indeterminato come le regole del mondo degli spiriti, Chihiro vive un viaggio interiore ed esteriore che è quasi un trailer, una versione condensata, della vita destinata ad attenderla.
Irta di difficoltà e di dispiaceri (la perdita di persone care), di ipocrisia e grettezza (le rane al servizio di Yu-baba), di trasformazioni e maturazioni (il Senza-volto): amore, lavoro e senso di responsabilità si succedono sotto forma di prove, a cui Chihiro viene più o meno consapevolmente sottoposta prima di acquisire una nuova saggezza. Come la Dorothy che torna da Oz, così Chihiro non dimenticherà mai il suo viaggio incantato né la lezione ad esso sottesa, facendone tesoro per affrontarne uno ancor più incerto e pieno di incognite. E salire così su un treno dalle tappe meravigliose che procede, inesorabilmente, in una sola direzione.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Delizioso quel piccoletto. Vale dice che suo padre ne possedeva uno simile chiamato miniCaliffo, del resto a Roma er Califfo era un nome....
RispondiEliminaVorrei vedere la bellezza del somaro e non intendo quella che vi farà sorridere maliziosamente sia chiaro birichine fanciulle
Baci Patty
Dante si inventa la vita giorno per giorno. Penso che questo suo entusiasmo quasi adolescenziale sia il suo miglior metodo di combattimento contro l' invecchiamento. Un motorino simile ma credo fosse un Benelli lo aveva la mamma della mia compagna di banco che ogni tanto lo prendeva in prestito. Sebbene fosse piccolo portava bene anche me sul portapacchi con un piccolo cuscino.
RispondiEliminaApprofitterei anche io per un ulteriore film della lista: La corrispondenza di Giuseppe Tornatore
Grazie e affettuosi saluti a tutti
Anna