sabato 26 settembre 2020

fatevi i gatti vostri 1615 " Enrichetta la moretta"

Ecco un filme brenniu (brand new = novo di zecca) come dice Bobby, per la nostra Eliana.

Non l' avevamo neppure in lista ma iersera l' ho  avuto contattando Bobby cosa non difficile sto contatto  perché dopo le nove c'è sempre la su trombante vì al barre e passano dele mezz'ore su uozzappe. Luilì ha una connessione spaziale lassù a Osforde e se si filma mentre piscia e manda il messaggio co l' immagini ala su bella ariva l video prima che le goccioline tocchino r vaso. Comunque nonostante il tubìo co Marti si è prodigato per farti contenta. Non fa niente se il firme è sotto la H e se non c'è nel listone quando si pole pell' amici lo si fa volentieri. Il firme è digià in cineteca. La recensione su my movies un c'era e allora copio e ncollo da https://www.cinematografo.it/recensioni/harriet/

Zanza


Harriet

Candidatura all'Oscar per Cynthia Erivo nella parte di un'iconica attivista contro la schiavitù. Bignami didattico e convenzionale, con brevi sussulti musical

6 Agosto 2020
   
2,5/5
Harriet

Probabilmente da questa parte dell’oceano non riusciamo del tutto a percepire l’importanza di Harriet Tubman, attivista che ha combattuto per l’abolizione della schiavitù e per il suffragio femminile. Icona nazionale, è stata già rievocata in A Woman Called Moses (era il suo soprannome), miniserie televisiva con Cicely Tyson, a sua volta icona dello spettacolo black.

Ma dove vengono meno la conoscenza dei fatti e l’inquadramento storiografico arrivano – o dovrebbero arrivare – in nostro soccorso due fattori: il ritratto di una grande figura carismatica in grado di allacciarsi alla contemporaneità con tutti i suoi cortocircuiti; e i valori di produzione, in questo caso l’accurata ricostruzione e l’accorata interpretazione.

Nei panni della protagonista, la britannica Cynthia Erivo si è guadagnata una candidatura all’Oscar. Unica afroamericana dell’annata: indicativo che sia stata nominata l’interprete di una paladina antischiavista e proto-femminista. Il film vive di questa performance più coinvolta che coinvolgente, del tutto funzionale all’impostazione celebrativa (leggi: agiografica) di un biopic corretto, interessante per la storia che (ri)porta alla luce, ma senza particolari sussulti.

 

Sì, d’accordo, c’è una componente musicale proposta in maniera intelligente, che offre la suggestione di un cripto-musical (potente la sequenza con Goodbye Song: la colonna sonora è di Terence Blanchard) che con un po’ di coraggio in più avrebbe potuto costituire la carta vincente di questo omaggio sincero e rispettoso quanto scolastico e convenzionale.

Un po’ filmone da Oscar (mancati) e un po’ racconto istruttivo, Harriet si ferma alla prima fase della vita della Tubman, lasciando in disparte gli eventi della maturità a partire dalla sua esperienza come spia dell’Unione durante la guerra di Secessione. In questo senso è coerente con la tendenza maggioritaria del biopic cinematografico contemporaneo (isolare un evento per illustrare un’intera esistenza).

Siamo, tuttavia, ancora una volta nei pressi dell’operazione didattica, l’atto dovuto e doveroso per celebrare un’eroina la cui epopea pionieristica può essere letta in parallelo con le tensioni sociali dell’America di oggi.

 

La lente è il Maryland della metà dell’Ottocento, dove la protagonista, in fuga dal padrone schiavista, si ribattezza Harriet in omaggio alla mamma, viene accolta in una comunità di afroamericani liberati. Quindi decide di portare in sala centinaia di schiavi attraverso un sistema di passaggi nascosti e strade segrete.

È un peccato che la regista Kasi Lemmons (anche lei afroamericana nonché avvezza a un cinema dalle traiettorie musicali) abbia preferito giocare sul sicuro. E forse intimorita dall’operazione si appoggia sulla presenza scenica di Erivo, impegnata in prodezze avventurose che modulano il ritmo di una rievocazione che strizza l’occhio. È un peccato perché negli ultimi anni il genere biografico è stato il terreno imprevisto e ideale per ripensare narrazioni collettive, rinnovare immaginari, intercettare altri generi inaspettati. Non è questo il caso.

6 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Zanza Livorno on line dalle ore 19:00 alle 22:00


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  2. Da come lo descrivete sembra il classico film da far vedere ai rsgazzi per spiegargli come devono pensare, e non sempre dopo i ragazzi sono particolarmente entusiasti, chissà poi perché.
    Vabbé, mo' me lo guardo e ci penso su..
    Intanto buona giornata a tutti ❤️🐈❤️

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    1. A dire il vero non saprei da che parte rifammi pe descrivelo ho ancora da vedello. Normalmente si copiano integralmente le recensioni da my movies o da altri siti dedicati indove scrivano sedicenti critici cinematografici. A vorte sono illuminanti altre volte abbuianti. Se vòi vedè altra roba sotto la L chiedi pure tanto faccio un caffè all' ora.
      Un abbraccio
      ZZZ

      Zanza

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    2. Oh, ma davvero, non vorrei disturbarvi ancora, siete stati già così gentili... 😇😇😇
      La maschera di ferro, quella con Di Caprio, e La ragazza con l'orecchino di perla, grazie. Ma giuro che dopo per il LA non c'è altro. Lo giuro davvero!

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  3. Grazie siete stati incredibilmente rapidi!
    Un abbraccio
    Eli

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    Risposte
    1. Contraccambio. E' stato solo culo perché il sito che ce l' ha rilasciato di solito rompe le palle e vole la carta di credito ma Bobby è abile a scriveni che lo vole pe la scola e altre budellate simili.
      Love
      ZZZZ

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