domenica 14 marzo 2021

fatevi i gatti vostri n 1779 " Raulle dal Gatto"

Vando prencipiai a capì che la musica un era solo frastuono che faceva il pari co mi berci e co quelli di Dino avevo forze tre o quattr'anni e vedevo gente che a me sembrava parecchio più grande abbraccciassi e saltellare intorno a na radio di legno o a un giradischi Lesa dal quale arrivava r sonìo. La mi mamma che era un eccellente ballerina ballava guasi sempre da sola, non perché r mi babbo un sapesse ballà ma perché un era mai a casa e quando c'era aveva bisogno di riposassi e no di fa quelle strullate. Armeno lui diceva così. Allora la mi mamma volteggiava da sola ne valzeri o insegnava a me e a Dino i passi dell' Amapola, di Creola, e dela Paloma. Dino era più bravo di me a capire al volo i tempi e difatti s'è visto ner seguito ma aveva de problemi cola fisicità e se stava sula sedia e batteva ir tempo cole mani o co piedi era un portento da vedessi ma in braccio ala mi mamma sembrava un salame che l' avessero attaccato ar soffitto. Forse anche perché, sebbene la mi mamma gli avesse dato mezzo der su latte e l'altro mezzo a me, lui sapeva che la mamma un era proprio la sua vera e nei moti d'affetto rimaneva mbambolato. Io nvece la mi mamma che era magrina come Holly riuscivo a reggila anche ner casché e quando ebbi na quattordicina d'anni e m'inzegno r bughi bughi la buttavo anche per aria facendola passà sopra le spalle e la ripigliavo ar volo. Però i tempi eran cambiati e se r bughi era ammesso, tutta vell' altra roba era da matusa. Ormai s' era all' armonica di bluvinghe in de uind (e al sogno di Martin Luter Kinghe come canta Barbarossa che ha quarche hanno meno di noi ma non tanti, dovrebbe esse der sessanta o giù di lì) e la sera ala cala del Leone o d'estate quando si calava a Vada o a Marina di Cecina o a Bibbona, finanche a Follonica dala mi zia, io e Dino orami s'era persi totalmente per Dilanne Nilli Ianghe e compagnia bella. Lui sonava la chitarra da dio io facevo gracchiare l' armonica che col salmastro perdeva acutezza ma guadagnava in quelle note strascicate che aprivano il cuore e amche parecchie cosce dele bimbe che si mettevano ntorno annoi e badavano che rfoco acceso sula rena un si spengesse. Be tempi. 

Poi ci fu na sorta di reflusso. Dino oramai era al conservatorio sonava Sciopenne  e Lizze e aveva presa n' aria spocchiosa che gliè rimasta e che gli faceva guadagnare parecchi vaffanculi. Io avevo preso la passione dela motocicletta e da Firenze indove studiavo all' università (giusto perché un potevo andà a Pisa) varcavo l' appennino e arrivavo in Romagna anche perché c'erano dele bimbe nele quali sia le mi livornesi sia le fiorentine trovavano dele avversarie temibilissime. Bellocce piene nele cosce e nele poppe le romagnole erano un piacere da abbraccià e poi dicevano che la parlata toscana le arrapava, cosa si voleva di più. C'era un problemino, sebbene anche a loro piacesse la musica moderna oramai s'era ar tempo dela febbre del sabato sera o di figli dele stelle, mentre a Rimini e sur mare imperversavano le discoteche, ner mi terreno di caccia le ragazze ballavano il liscio e lo ballavano divinamente. Da prencipio provai a chiedeni cosa ci trovassero in quello zunzù ma mi rispondevano che se Dylan lo conoscevano e lo ascoltavano  era imballabile e se volevi ballare allora ci voleva Casadei. Così rispolverando il repertorio dela mi mamma e arricchendolo un po' con qualche polca e mazurka prencipiai a ballare ance il liscio. Quand'ero ar Ciucheba a Castiglioncello mi dimenavo come un tarantolato da solo  per conto mio in mezzo  a tanti ragazzi e ragazze, ma quando arrivavo a Monghidoro e trovavo Luciana o Caterina, la su cugina, che un eran per niente gelose di dividemi tra loro allora credete ammé era n paradiso. E ntanto mentre ir mondo dela musica sporverava novi generi e tendenze Luilì ir Casadei continuava a portare nele sale Ciao Mare e Romangna mia e l' ha fatto con costanza e pervicacia riscuotendo grande successo sino a che sfortunatamente un ha abbracciato il covidde e ieri l' ha portato a sona ir liscio dar Gatto Eterno.

Mi s'è stretta la gola quando l' ho sentito ala televisione, m' è dispiaciuto come mi dispiacque per Lucio Dalla e Pino Daniele. Anche lui e su lisci erano un pezzo dela mi vita che a pezzetti a pezzetti mi sembra oramai tutta no sgretolio. Volevo dedicagli quarcosa coll' armonica ma moi ho pensato che per un grande come Raul serviva un omaggio più significativo di quello che potevo fare io. Diciamo che il ricordo a parole va bene me ne incarico io ma per ricordo musicale ci vole quarcosa di più e allora ho chiamato Dino che ormai è rimasto chiuso in isvizzera e siccome Costanza è sempre na discretissima topa e tromba sempre ma no col ritmo forsennato d'una volta lui riesce in quarche modo a none stancassi troppo, così un ha bisogno di scappà dopo tre giorni come faceva un tempo.

La prima cosa che m' ha detto è stata: Boia dé penzavo fossero  vell' altri cor tu telefano

Questa è la tipica ironia di Livorno che magari uno non abituato non coglie al volo, il senso è che se lo chiamano quell' altri cor mi numero vole di che so all' ospedale o so morto.

L' ho ringraziato mandandolo in culo e poi gli ho chiesto se mi sonava varcosina di Casadei pelo scopo che v'ho digià detto prima.

"Boiadé -mi fa- ar pianoforte viene na merda diperrìde".

"Ocché costì n' isvizzera un trovi na fisarmonica?"

"Magari anche sì Costanza una la dovrebbe avé gli ci sonavo lo Yodelle un tempo ma io un mi ricordo la musica un ho spartiti di verra roba chellì.".

"Boia dé sonala a orecchio per te un sara mica difficile fa un valzere no?"

Ala fine s'e convinto,quando prencipiai a capiì che la musica un era solo frastuono che faceva il pari co mi berci e co quelli di dino avevo forze tre o quattr'anni e vedevo gente che a me sembrava parecchio più grande abbraccciassi e saltellare intorno a na radio di legno o a un giradischi Lesa Lesa dal quale arrivava la musica. La mi mamma che era un eccellente ballerina ballava guasi sempre da sola, non perché r mi babbo un sapesse ballare ma perché un era mai a casa e quando c'era aveva bisogno di riposassi e no di fa quelle strullate. Armeno lui diceva così. Allora la mi mamma volteggiava da sola ne valeri o insegnava a me e a Dino i passi dell' Amapola, di Creola, e dela Paloma. Dino era più bravo di me a capire al volo i tempi e difatti s'è visto ner seguito ma aveva de problemi cola fisicità e se stava sula sedia e batteva ir tempo cole mani o co piedi era un portento da vedessi ma in braccio ala mi mamma sembrava un salame che l' avessero attaccato ar soffitto. Forse anche perché sebbene la mi mamma gli avesse dato mezzo der su latte come a me lui sapeva che la mamma un era proprio la sua vera e nei moti d'affetto rimaneva mbambolato. Io nvece la mi mamma che era magrina come Holly riuscivo a reggila anche ner casché e quando ebbi na quattordicina d'anni e m'inzegno r bughi bughi la buttavo anche per aria facendola passà sopra le spalle e la ripigliavo ar volo. Pero i tempi eran cambiati e se r bughi era ammesso, tutta vell' altra roba era da matusa. Ormai s' era all' armonica di bluvinghe in de uind (e al sogno di Martin Luter Kinghe come canta Barbarossa che ha quarche hanno meno di noi ma non tanti dovrebbe esse der sessanta o giù di lì) e la sera ala cala del Leone o d'estate quando si calava a Vada o a Marina di Cecina o a Bibbona, finanche a Follonica dala mi zia, io e Dino orami s'era persi totalmente per Dilanne Nilli Ianghe e compagnia bella. Lui sonava la chitarra da dio io facevo gracchiare l' armonica che col salmastro perdeva acutezza ma guadagnava in quelle note strascicate che aprivano il cuore e amche parecchie cosce dele bimbe che si mettevano ntorno annoi. Be tempi.

Poi ci fu na sorta di reflusso. Dino oramai era al conservatorio sonava Sciopenne Lizze e aveva presa n' aria spocchiosa che gne rimasta e che gli faceva guadagnare parecchi vaffanculi. Io avevo preso la passione dela motocicletta e da Firenze indove studiavo varcavo l' appennino e arrivavo in Romagna anche perché c'erano dele bimbe nele quali sia le mi livornesi sia le fiorentine trovavano dele avversarie temibilissime. Bellocce piene nele cosce e nele poppe erano un piacere da abbraccià. C'era un problemino, sebbene anche a loro piacesse la musica moderna, Oramai s'era ar tempo dela febbre del sabato sera o di figli dele stelle, mentre a Rimini e sur mare imperversavano le discoteche, ner mi terreno di caccia le ragazze ballavano il liscio e lo ballavano divinamente. Da prencipio provai a dinni cosa ci trovassero in quello zunzù ma mi rispondevano che sy Dylan lo conoscevano e lo ascoltavano ma era imballabile e se volevi ballare allora ci voleva Casadei. Così rispolverando il repertorio dela mi mamma e arricchendolo un po' qon qualche polca e mazurka prencipiai a ballare ance il liscio. Quand'ero ar Ciucheba a Castiglioncello mi dimenavo come un tarantolato ma per conto mio in mezzo  a tanti ragazzi e ragazze, ma quando a rrivavo a Monghidoro e trovavo Luciana o Caterina, la su cugina che un eran per niente gelose di dividemi tra loro quando cvapitavo liessù era n paradiso. E ntanto mentre ir mondo dela musica sporverava novi generi e tendenze Luilì ir casadei continuava a portare nele sale Ciao Mare e Romangna mia e l' ha fatto con costanza e pervicacia riscuotendo grande successo sino a che sfortunatamente un ha abbracciato il covidde.



Mi s'è stretta la gola quando l' ho sentito ala televisione, m' è dispiaciuto come per Lucio Dalla e Pino Daniele. Anche lui e su lisci erano un pezzo dela mi vita che a pezzetti a pezzetti mi sembra tutta no sgretolio. Volevo dedicagli quarcosa coll' armonica ma moi ho pensato che per un grande come Raul serviva un omaggio più significativo di quello che potevo fare io. Diciamo che il ricordo a parole va bene me ne incarico io ma per ricordo musicale ci vole quarcosa di più e allora ho chiamato Dino che ormai è rimasto chiuso in isvizzera e siccome Costanza è sempre na discretissima topa e tromba sempre ma no col ritmo forsennato d'una volta lui riesce in quarche modo a none stancassi troppo, così un ha bisogno di scappà dopo tre giorni come faceva un tempo.

La prima cosa che m' ha detto è stata: Boia dé penzavo mi dovessero chiamà vell' altri.

Questa è la tipica ironia di Livorno che magari uno non abituato non coglie al volo il senso è che se lo chiamano quell' altri cor mi numero vole di che so all' ospedale o so morto.

L' ho ringraziato mandandolo in culo e poi gli ho chiesto se mi sonava varcosina di casadei

Boiadé mi fa ar pianoforte viene na merda diperride.

Ocché costì n' isvizzera un trovi na fisarmonica?

Magari anche sì ma io un mi ricordo la musica un ho spartiti di verra roba lie.

Boia dé sonala a orecchio per te un sara mica difficile fa un valzere no?

Ala fine s'e convinto. Ierzera tardi mi ha mandato questo. Si sente che un se la ricorda ma da maestro qual'è riesce a infilacci dele girate e dele variazioni che sarebbero piaciute ance a Casadei.


Bona giornata

Dante


Il firme non l' ho mai visto pare sia la più grossa caata di Zeffirelli ma stiamo a vedé


Bona giornata

Dante


Il firme non l' ho mai visto pare sia la più grossa caata di Zeffirelli ma stiamo a vedé





Approfittando di un epidemia di colera, Maria, una giovane novizia, viene rispedita a casa dal convento. L occasione è buona per assaporare le gioie della libertà e anche quelle dell infatuazione nei confronti di Nino. Chiusa la parentesi colera, però, Maria è costretta a tornare al convento nel quale si strugge d angoscia. Alla notizia che Nino sta per sposare sua sorella, Maria perde la testa. Dal racconto di Giovanni Verga, un film leccato e stucchevole. La critica ha dichiarato che non siamo di fronte al peggiore film di Zeffirelli. E questo è un discreto esempio di understatement .


5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. Con quella verve sarebbe campato 100 anni ballando, se non c'era il covid.
    Bello il tuo ricordo attraverso diversi stili musicali. In fondo che fosse country o blues o mazurka l' importante era che le ragazze aprissero qualcosa no? Bello che Costanza avessa una fisarmonica perché Dino ci potesse regalare questo valzer ma è un valzer vero?
    Buona Domenica
    Patty

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    1. E' un valzere è un valzere sta tranquilla. Ir XCiampi un si ricordava le parole e se ci badi a un certo punto sembra guasi che c'infili un attacco di ciao ciao mare, poi se n' accorge e rattoppa da maestro qual'è.
      Bona serata a Te e a Valerio
      Dante

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  3. Non ero un patito del liscio ma qualche volta lo ballavamo con Anna del resto è tradizione della nostra regione. Un altro pezzo di storia musicale che se ne va. Hai scritto un ricordo assai simpatico e il resto è stato concluso magnificamente dal Ciampi che qualunque siano i tasti che ha sottomano li usa sempre da maestro.
    Buona Domenica
    Giacomo e Anna

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