martedì 9 marzo 2021

fatevi i gatti vostri 1774 " meno male che c'è la Paramaunte e quella mezza topa dela Tomei"

Ne giorni addietro, ci s'era trovati in difficortà cor un firme che tra l' altro mi garberebbe vedé anche ammé e che c'era stato richiesto e sollecitato da n lettore ma purtroppo non avevamo  linki pe vedello e quello che avevo archiviato io, dopo i primi dieci menuti, doventava nero e mi lasciava a bocca asciutta.

Poi ieri sera  s'era a letto, io sonnecchiavo  mentre  Holly cercava di tené l' occhi aperti guardando Only You. Il firme era una bella storiellina ma parecchio fiaba e m' ero rotto guasi subito i coglioni sebbene avesse   per protagonista vella sorta di Audrey in bruttino ma con ottima  recitazione che mi piace da quando la vidi pe la prima volta nell' 84. Intendo quella Marisa Tomei che da  guasi quarant'anni recita benissimo ed è stata candidata all' oscare un casino di vorte senza mai avello preso. Leilì ha i nonni materni che si chiamn Bianchi e so di Livorno e dell' Elba. La genia der su babbo mi pare , nvece venga da Lucca. Certo un pole vantà il sessappille dela Roberts e di Sandra Bullock pe non parlà di altre che secondo me so parecchio tope ma lavorano maluccio.





 Però è na bimbina (si fa per dì perché oramai ha 57 anni) co n sorriso adorabile e poi  ti da' l' idea che na vorta infilata sotto i lenzoli abbi r diavolo n corpo. Nzomma un mi riesciva di sta sveglio nemmeno co leil' che girava pell' Italia in cerca d' un amore ideale r cui nome, Dante, gli era noto fine da bimba Era venuta anche a Venezia ma purtroppo quer giorno ero ad aggiustà un motore. Così nvece di seguì la storia tenevo l' occhi chiusi sperando che armeno ner sogno mi venisse a salutà.  Ala fine però mi scappava da piscià e siccome Holly un vole che porti ir pappagallo a letto come i vecchi, perché ha paura che le gatte lo rovescino o ci nfilino le zampe, mi so arzato pe andà ar bagno e quando so rientrato in camera, la scena era cambiata. Holly russava, la Tomei era sparita e c'era na pubblicità dela Paramaunte che diceva che staserà, martedì c'era in programmazione proprio quer firme che si cercava da na settimana.

Pe la paura di dimenticammene l' ho scritto sopra la scatola dele pasticche pe la pressione usando un rossetto di Holly. Ho spento la tv e mi so riaddormentato.

Così ora vi posso dà la dritta e mettere la presentazione del filme

SIN   CITY    Paramount Channel (canale 27) armeno sula mi televisione   ore 21   martedì

qui sotto la recenzione da may muvisse

Bona giornata

Dante


FRANK MILLER TRASPONE IN PELLICOLA IL SUO FUMETTO.
Recensione di Davide Morena

Sin City è una città nera, dove la notte non tramonta mai, abitata da una schiera di personaggi più cupi della notte stessa. Tutti cattivi, ognuno a modo suo: Marv, tenero bestione con un talento creativo per la sofferenza altrui; Kevin, ragazzo emotivo che ritrova la serenità divenendo uno spietato divoratore di esseri umani; la sua abietta guida spirituale il cardinale Roark, padrone della città; Dwight, fascinoso criminale che asseconda il suo destino e dispensa morte a piene mani; Gail, sua amata e regina delle prostitute che governano la città vecchia, donne che danno grande piacere, se si paga bene e si sta alle regole, o grande dolore, se si va oltre il seminato; un bastardo giallo, che violenta e mangia bambine impunito, coperto dal mostro suo padre che è anche Senatore della città, e contrastato solo da Hartigan, uno sbirro sul viale del tramonto disposto ad una carneficina per fermarlo e salvare Nancy, timida ballerina di lap dance.
Esseri che hanno poco di umano, anime nere che anneriscono il già nero skyline della città del peccato. E in mezzo a tutto questo nero, ogni gesto fuori dal piano regolatore che la morte stessa sembra attuare, brilla di un vivido accecante: il grande cuore rosso di Goldie, il sangue scarlatto versato in olocausto e quello giallo per la catarsi di Hartigan, occhi verdi, azzurri e d’oro che sono l’unica traccia di un’anima dietro le armi.
Dopo alcuni mezzi e mal riusciti adattamenti da lui supervisionati, Frank Miller si decide finalmente a mettere il suo nome a corredo di una sua storia trasposta dal fumetto alla pellicola. Per chi conosce Miller, questa è la fine di un’attesa durata vent’anni; per chi non sa chi sia, perché magari pensa che i fumetti siano roba da bambini, basti dire che Frank Miller è, semplicemente, indiscutibilmente, il re del noir degli ultimi venti anni, a prescindere da ogni disciplina artistica, artigianale o d’intrattenimento che si voglia considerare. Se questo film fosse uscito nel 1991, quando cioè è nato, con stile molto cinematografico, sulle pagine della Dark Horse Comics, oggi il linguaggio cinematografico sarebbe diverso da come lo conosciamo: per esempio, non sarebbe affatto doveroso fare una citazione dietro l’altra, ma si racconterebbero storie che iniziano coi titoli di testa e finiscono coi titoli di coda.
Oggi Miller, che da qualche anno non sforna più capolavori di carta, si è fatto dei compagni di merende: Tarantino e Rodriguez, due tipi in gamba che sanno benissimo quanto grande sia il debito che hanno col maestro. Dal primo si è fatto spiegare un po’ di marketing, dal secondo come si accende la macchina da presa, ha ripescato uno dei tanti suoi soggetti eccelsi del passato e ne ha fatto un film magnifico. Se la prossima volta il signor Miller avrà il coraggio di fare tutto da solo, e avrà premura di scrivere come sa fare, potremmo davvero trovarci di fronte ad un nuovo Anno Zero del cinema d’azione. Altro che Pulp Fiction... 

Sei d'accordo con Davide Morena?
VIVERE E MORIRE A BASIN CITY....
Andrea Chirichelli
venerdì 3 giugno 2005

L'impatto con Sin City è devastante. E dev'esserlo per forza, visto che la prima sequenza, è quella che Robert Rogriguez girò in modo autonomo per mostrala in seguito a Frank Miller e convincerlo a fare il film. Sin City è lì, nei primi dieci minuti, sfolgoranti ed indimenticabili. E, fortunatamente, anche nei centosedici che seguono...
La sedicente e atipica coppia al timone di questa nave fintamente alla deriva, utilizza il film come discarica: dentro ci si può trovare davvero di tutto, il male viene declinato in ogni modo possibile e la messa in scena cruda e diretta mescola carne e sangue, sesso e violenza, bianconero e macchie impazzite di colore, dialoghi hardboiled, sbirri corrotti, puttane dal cuore poco tenero, un universo di eroi improbabili, che permettono al duo di vincere (quasi) del tutto una scommessa che in molti avrebbero data per persa in partenza.
Il fascino che promana dalla pellicola è travolgente: impossibile non farsi coinvolgere dalle tre storie viscerali e trascinanti, mixate da Rodriguez ma graziate dall'impronta di Miller al 100%, che narrano le gesta di Marv, Dwight, Hartigan, e del machiavellico intreccio di amore e morte, sullo sfondo di Basin City, città dolente, crepuscolo di sogni e speranze di un manipolo di antieroi e personaggi in cerca d'autore.
Sin City (il film) E' Sin City (il fumetto): in ogni dettaglio, in ogni sfumatura. Traduzione, non adattamento. Copia pedissequa, non "ispirata a".
Il rischio che l'estetica, settata al diapason, della pellicola, finisca per annientare il senso critico dello spettatore, è quasi inevitabile. Epatèr le bourgeois sempre e comunque, dettando lezioni di stile e utilizzando la tecnologia bluescreen in maniera finalmente diversa dal solito: ecco l'obiettivo centrato da Rodriguez che, indossati nuovamente i panni dell'innovatore, propone una nuova idea di cinema, un linguaggio fresco e spontaneo, unendo i pregi della produzione "indipendente", ai vantaggi del blockbuster d'autore.
Il cast, ottimo ed abbondante, tracima dal film come un fiume in piena dagli argini (non per niente, per la prima volta, al capo del casting è lasciata la seconda posizione nell'ordine dei titoli di testa): difficile e inutile sforzarsi a trovare un attore o un attrice migliore degli altri.
Il livello medio è altissimo tanto da permettere ad eterne incompiute come Carla Gugino (unico nudo, e che nudo, in tutto il film) di inserire la propria performance nel taccuino delle esperienze da ricordare. La coesione del gruppo e la sua splendida coralità segna una tacca importante a favore di Rogriguez che, come l'amico/complice Tarantino, sa plasmare a suo piacimento materiale grezzo (Murphy, Dawson, Alba), ed altro, già segnato dal tempo e dall'esperienza (Rourke, Willis, Hauer). Molto valide, anche perché decisamente "altre" rispetto ai canoni loro consueti, le performance dei due "bastards" Stahl e Wood.
Rodriguez costruisce un mondo in-credibile, popolato dai villain affascinanti e storie ad alto tasso di emotività, ma soprattuto riesce a mantenere in vita tutti quegli elementi che normalmente, avrebbero fatto gettare la spugna a molti altri registi: il particolare tipo di dialoghi, i tagli veloci da immagine a immagine, iperrealisti e prossimi ad un sogno febbrile. Nel film confluisce la grande tradizione della cultura pop americana del racconto pulp e si unice con il mito del giallo a tinte fosche ed il noir degli anni '40 e '50. Donne voluttuose e dall'animo di ferro e uomini indistruttibili ma al tempo stesso fragili e pieni di incertezze: siamo all'anti-Hollywood.
Infine, detto fuori dai denti, Sin City è divertentissimo, dall'alto della sua grottesca esagerazione e rappresentazione dell'ultraviolenza, talmente assurda e fuori parametro da risultare catartica e liberatoria.

Film perfetto quindi? No, un paio di difetti ce li ha anche Sin City...

Rodriguez, artista tuttofare, rinnega quasi totalmente la sua idea di cinema, fatta di azione pura e ritmo frenetico, indiavolato, selvaggio che aveva contraddistinto opere come Dal Tramonto all'alba per sposare, senza accordo prematrimoniale, la fedeltà assoluta al fumetto di Miller, scelta che, pur rappresentando il non plus ultra per gli appassionati della china e della pagina frusciante, potrebbe risultare più ostica ai cultori dell'immagine in movimento. Lo iato, enorme, esistente tra i due mondi, appare in Sin City in tutta la sua evidenza: fumetto e cinema possono convivere felici, ma il matrimonio rischia di diventare turbolento.
Preoccupato di fornire ai personaggi baloons e spazi in quantità, il regista satura ogni spazio libero della pellicola con descrizioni, battute, monologhi che raccontano Sin City ed i personaggi che vi vivono in maniera quasi più dettagliata di quanto non riesca a fare l'obiettivo della telecamera.
Il problema è che, causa una voce fuori campo perennemente presente e fin troppo loquace, il ritmo, in certi frangenti, subisce un drastico calo che comporta una maggiore fatica nella visione e non tutte le due ore del film scorrono lisce come avrebbero potuto.
Sublime, davvero sublime, finalmente, il doppiaggio e l'adattamento in italiano, elemento cruciale in un film in cui si finisce storditi dal fiume di parole sparate a raffica dai protagonisti: dopo tante prove opache, le nostre voci tornano a livelli decorosi.
Sin City, è ormai chiaro, non è un film come gli altri e in quanto tale, non può essere valutato o criticato con piena cognizione di causa. Non va visto, ma vissuto. E' un nuovo incipit (speranza?), una prima pietra miliare di un percorso che si annuncia tortuoso e irto di ostacoli, il primo vagito di un cinema appena nato e già scalciante che, se produttori e registi avranno il coraggio di supportare, potrebbe dare altre enormi soddisfazioni nel prossimo futuro.
Del resto, anche il più lungo dei viaggi, comincia sempre con un passo. E questo è quello giusto.

Recensione di Barbara Zorzoli
mercoledì 1 giugno 2005

Sin City trova ragione d'essere in se stesso, in se stesso vive e in se stesso si esaurisce. Abbandonate tutte le aspettative costruite sul "già detto". Durante la visione lo spettatore è come una tavola da surf "opportunamente trattata" e poi gettata in un mare che stordisce, disorienta, stanca per la sola violenza delle sue onde. Poi, all'improvviso, dopo 2 ore e 3 minuti di burrasca, arriva il sole: i titoli di coda. Il film finisce e con lui l'incubo di questa città fumetto frutto di tre menti inquietantemente visionarie (Miller, Rodriguez, Tarantino). Con il sole, si vede tutto più chiaramente, il ricordo di Sin City è sempre più lontano, così lontano da sembrare un miraggio. Sin City è un luogo oscuro, perennemente in corsa verso la salvezza. E' il regno della violenza, del crimine e del peccato, un luogo popolato da prostitute che fanno capitolare gli uomini a colpi di armi e di bronci. Le donne qui sono creature della notte che camminano nell'infinito etere avvolte da un velo di peccaminosa essenza. Gli uomini sono supereroi, incrollabili, invincibili ma intimamente vulnerabili. Il loro tallone di Achille? L'amore. Vissuto, consumato, assorbito da ogni fibra profonda. E' lui, l'amore, l'unica salvezza, la redenzione, la giusta conclusione di una vita, il motivo per cui un vecchio uomo muore (ma) una giovane donna vive (grazie al suo sacrificio).

Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Tre storie principali s'incastrano, alternandosi, nella violenta e corrotta Basin City, centro dell'omonimo ciclo romanzesco (1991) a fumetti (pardon, graphic novel ) di F. Miller che, oltre a sceneggiarlo, lo dirige al fianco del texano R. Rodriguez e di Q. Tarantino, definito "Special Guest Director". Le storie fanno capo a 1) un poliziotto (Willis) che da otto anni bracca un assassino rapitore periodico (Stahl); 2) lo sfigurato Marv (Rourke) che vuole vendicare una prostituta (King) del cui assassinio è stato incolpato; 3) l'ex fotografo Dwight (Owen) che aiuta la prostituta Gail e le sue colleghe a evitare le conseguenze dell'uccisione del bieco poliziotto Jackie Boy (Del Toro). È un noir iperrealistico e insieme fantastico "dove ritrovi intatta la tensione grafica delle tavole (di Miller) in una successione di frammenti immaginifici che non perdono mai di vista il progetto estetico globale" (M. Causo). Impregnato di una violenza fine a sé stessa, isterica e ripetitiva. Rodriguez è responsabile anche della fotografia e del montaggio; Tarantino dirige la sequenza con Dwight e il cadavere parlante di Jackie Boy. Camei di tutti e tre i registi (Miller come prete).

5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: on line dalle ore 16:00 alle 23:00

    www.esserinoebalena.blogspot.it

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    1. IL FILM è su PARAMOUNT CHANNEL
      questa sera ore 21,15
      miciosi saluti

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  2. Oh ma se volete la invitiamo a cena la Tomei! Anche Giacomino la apprezza molto. In fondo vi capisco non è una bellona non è una che se la tira insomma se siete arrivati a conquistare le mogli potrebbe essere un sogno abbastanza terreno. Ma un bel sigaro semispento e le bocce in un cortile d' osteria che ormai non esiste più non sarebbero un sogno un po' più a portata di mano? Sognate pure, ci fanno più paura quelli che non sognano.
    con affetto
    Anna

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  3. Dai commenti sebbene lusinghieri penso che resisterò circa 20 minuti, comunque grazie per la dritta. Proverò a sintonizzarmi anche da me Paramount network sta sul can.27
    Buon Pomeriggio e sogni d'oro, dal repertorio fotografico inserito pare terrena e carina la musa ispiratrice.
    Giovanni Martinelli

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  4. Secondo me era carinissima e brava ma gli oscar si sa li decidono gli dei.
    Non so cosa stia facendo adesso spero si riguardi e porti la mascherina, peccato con quel bellissimo sorriso.
    Sogni d'oro Dante. I sogni li consento anche io a Vale.
    Baci
    Patty

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