martedì 2 marzo 2021

fatevi i gatti vostri 1767 " Urtime notizie: "Dante un ha corpe secondo Ale so io ir tegame in presenza"

Grazie al Prof. Martinelli, come sempre gentilissimo ed esaustivo nel fornire lumi di carattere letterario e stilistico. Approfitterei dunque per richiedere a lui e a quant'altri abbiano una specifica spiegazione in proposito, lumi su quanto riguarda l' espressione "in presenza" usata, anzi abusata in ogni riferimento a come debbano essere condotte le lezioni scolastiche in questi tempi pandemici. Per i professori esisteva, almeno mi par di ricordare, l' elegantissima locuzione latina ex cathedra. Per quanto riguarda la presenza al mio rozzo orecchio livornese suonerebbe assai meglio "con presenza" mentre confinerei "in presenza" a quelle frasi nelle quali si vuol dire di fronte a  oppure con x che assiste ma sempre con definizione onomastica o pronomica di chi in presenza sia. Perche la locuzione usata da sé sola o in funzione attributiva per definire ad esempio una lezione - lezione in presenza mi fa davvero ca'are. Parlerei piuttosto  di lezione in aula o lezione a distanza. Siccome però secondo Alessia sono ignorante come una capra oltre che "tegame" in misura massima (lei non essendo Livornese ha optato per il più comune "troia") mi rimetto ai vostri consigli.

E veniamo ad Alessia. Intanto era propio lei l' autrice der commento e ieri mi ha scritto ad esserinoebalena@email.it, segno che armeno il blogghe lo legge. Ha iniziato scusandosi con Dante e che le foto di lui e le su macchine l' hanno fatta ricredere sull' idea che fosse un fake. "In codesta massa di coglioni- mi scrive- almeno uno ci mette la faccia" Seguita poi dicendo che sì era arrabbiata con me da tempo per le mie battute feroci e perché la avrei ostacolata in almeno due impieghi. Si badi bene che si tratta di collaborazioni che quando ti rendan 100 euri poi andare a Montinero a lascià un ex voto ala Madonna. Comunque secondo lei un c'è bisogno che me lo dica lei che so un tegame perché ne do ampia dimostrazione co mi scritti che peraltro sono castigatissimi e parziali perché se raccontassi di tutti l' omini che mi so portata a letto, 14 anni di blogghe (si noti che avevo solo 15 anni quando è nato) sarebbero pieni solo dele mi prodezze sessuali nonché di quell' enorme budello dela mi compagna di sempre Samatta. Io comunque ho voluto ascoltare il consiglio di Murasaki che scriveva ner commento: "vi ricordate come prencipiò anche Amedeino Amedde?" Vero  da prencipio pareva un satiro folleggiante e ci ha salutato per sempre come un angiolo indimenticabile. Ora per carità se pe redimesi Alessia deve stiantà è meglio che resti la merda che è ma in ogni caso n' ho risposto che la nvito a venì a mangià un cacciucchino e a beve un po' di vino bono qui da Nado. Se poi penza che coll' omini io sia tanto brava e spregiudicata vole dì che io e lei si sorte di sera e cor primo che si rimedia ci si pole anche andà a letto nzieme io e lei così armeno parlerà di quarcosa che ha visto dar vero e non che deriva dale su seghe mentali.

E veniamo ai firmi. Giustamente la nostra proffe fiorentina mi ricorda di Stand by me che un mi ricordo più chi l' avesse chiesto. E' un firme che si voleva rivedé anche noi ma quello ner claudde un funziona, anzi a volello fa partì imballa anche la televisione.  Come alternativa  ci s'ha solo la cassetta dell' archivio di Dante, peraltro tra quelle che luilì ha lasciato al barre. Dante ha oltre mille filmi in vhs, parte sono a Venezia, parte a casa dela su zia, a Follonica e bona parta qui ner magazzino. Io però non ho boni softwares pe convertilli e nzomma aspettavo che capitasse Dani o Dante o tornasse ver troiaio der Ciampi. Comunque oggi passo dar fratello di Valentina, la ragazza der mi fratello Riccardo che forze ce la pole fa. Lui in realtà è un esperto di montaggio cinematografico ma ha attrezzature di tutto rispetto. Tutto questo perché di solito ci piace guardà anche noi quello che si presenta. Pell' altri titoli non c'è problema.

Oggi presentiamo Stardaste un firme che mi ripromettevo di vedere da tempo, Samatta dice che è bellino e mi pare che anche la recensione tratta da my movies sia d'accordo

Bona giornata a Tutti anche ad Alessia

Zanza

DAL ROMANZO DI NEIL 
GAIMAN E CHARLES VESS,
LA FAVOLA CHE TUTTI 
VORREBBERO LEGGERE.
Recensione di Marzia Gandolfi
martedì 13 febbraio 2007

Da qualche parte nell'Inghilterra vittoriana c'è un muro di mattoni che separa il villaggio reale di Wall da Stormhold, una città fantastica governata da un re malvagio e abitata da streghe e creature magiche. Al di qua del muro vive Tristan, un giovane garzone che sogna l'avventura e il grande amore. Figlio di una principessa del regno di Stormhold e di un inglese, il ragazzo decide di attraversare il muro per donare una stella alla ritrosa Victoria. La stella, Yvaine, è una fanciulla luminosa precipitata dal cielo alla morte del sovrano. Il suo cuore immacolato è bramato da Lamia, una strega crudele che vorrebbe strapparlo e divorarlo per riconquistare la giovinezza. Sul petto di Yvaine batte il rubino che permetterebbe ai sette principi, rivali e litigiosi, di regnare su Stormhold. Braccata dai desideri dei malvagi, spetterà a Tristan proteggere lo splendore di Yvaine.
Tratto dal romanzo illustrato di Neil Gaiman e Charles Vess, pubblicato per la prima volta nel 1998, "Stardust" è la favola che tutti vorrebbero leggere e, adesso, vedere. La versione cinematografica di Matthew Vaughn non delude le attese del pubblico grazie alla perfezione delle immagini, alla tecnologia sbalorditiva impiegata per gli effetti speciali e all'efficacia della recitazione. Il regista inglese crea sullo schermo un mondo fantastico dove si ragiona in termini supremi: la lotta tra il Bene e il Male, il senso insaziabile dell'uomo per la ricerca di una stella, dell'amore vero, della casa e del destino ultimo. Come ogni eroe, Tristan varcherà la soglia, il muro di Wall, e affronterà l'ignoto e l'incanto dell'avventura: volare con un pirata frivolo che imprigiona i fulmini o scontrarsi con una strega nomade che trasforma una principessa in un fringuello.
Un soggetto da rito di passaggio su come un "garzone" riesca a riconciliarsi con le umiliazioni subite e a scoprire le proprie incredibili possibilità. La "polvere cosmica" di Vaughn ha dalla sua (anche) la qualità superiore di tutte le interpretazioni, con punte massime nell'autenticità degli "adolescenti", Claire Danes e Charlie Cox, pieni di stupore e di angoscia nello stare al gioco di se stessi. Si aggiungono i numeri accattivanti di Michelle Pfeiffer, strega radiosa che Vaughn magnifica in straordinari primi piani, e Robert De Niro, filibustiere vezzoso col vizio del travestitismo

7 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione:Zanza on line dalle ore 20:00 alle 23:00

    www.esserinoebalena.blogspot.it

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  2. Quandanche volessimo ammettere che l' "ex cathera" (lettralmente dalla cattedra) che a Te piace, non assolva completamente la necessità di restituire l' immagine mentale di come si svolga la lezione
    (la scrivania casalinga del professore potrebbe interpretarsi come cattedra con dignità pari a quella presente in aula)
    ciò non basterebbe a far accettare quell' "in presenza" che le mie orecchie aborrirono fin dagli albori del suo uso.
    In presenza di chi? Di che cosa? E' l'ovvia domanda che deve porsi il linguista. Si potrebbe obiettare che si sottindenda "fisica" ma non esistono esempi classici o statisticamente resi
    avallabili di tale uso. In pratica "in presenza fisica" non suona bene e non si dice.
    Suona assai meglio "con presenza" ove anche se sottintendendo "fisica" il lemma non risulta cacofonico. Quindi sì a "lezioni con presenza" sia essa del professore, degli alunni o meglio di entrambi. No a quel goffo "in presenza" che assimilerei all' orrido piuttosto che del quale già disquisimmo profusamente.
    Che l' uso faccia la regola? L'uso è recente e sarebbe opportuno destituirlo di ogni fondamento linguistico ma se ad usarlo sono gli stessi professori e i presidi temo che ciò rappresenti un indicatore del perché la nostra ottima tradizione accademica stia diventando un ricordo e le nostre scuole scivolino sempre più in basso nella classifica internazionale.
    Con la speranza di aver chiarito il tuo dubbio,
    senza speranza che possa cambiare qualcosa nell' uso generale di tale orrenda dizione.
    Giovanni Martinelli

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  3. Tegame in presenza suona quasi come un titolo nobiliare farai morire d' invidia le nobildonne che affollano i salotti tv spesso accapigliandosi. Probabilmente è una invidia di tipo adolescenziale che la ragazza non ha ancora elaborato. Non credo tu sia in realtà una nemica sei solo la persona che le fa da catalizzatore. In realtà il suo problema è la frustrazione, la poca autostima e così via, speriamo trovi qualcuno/a bravo/a che le sappia spiegare come funzionano le cose. Ovviamente neppure mi cimento sulla questione della presenza ma non si deceva una volta con obbligo di frequenza e senza, ma forse mi sbaglio con l' università.
    Un grande abbraccio
    Patty

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  4. Interessante l' aspetto linguistico di questa questione. In effetti non ci avevo mai pensato, a forza di sentirlo dire in tv e da mio figlio ma suona male davvero. Sembra un gergo più militaresco o comunque facente capo al "burocratese" che scolastico ambito in cui il bello stile nello scrivere e nel parlare dovrebbe essere d' obbligo.
    Sempre interessanti le questioni che sollevate
    Eliana

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  5. In presenza degli alunni, immagino. Oppure, dal punto di vista degli alunni, in presenza dell'insegnante. Ammetto di essermi adattata senza problemi a questa strana formula, che mi trovo anche sul registro elettronico, ma in effetti credo l'abbia inventata la ministra o qualche suo funzionario, e ripensandoci non è un granché, ma mi disturba di più quella della "didattica a distanza", che poi quando la faccio da scuola a St. Mary Mead tanto a distanza non siamo, io e gli alunni - ma certamente nemmeno in presenza. In effetti, troverei molto più adatte le fini locuzioni di "didattica normale" e "didattica arrangiata in mancanza di meglio" o "didattica di rattoppo".
    "Tegame in presenza" comunque sembra anche a me un bellissimo titolo nobiliare, e lo invidio assai a Zanza. Per quel che riguarda Alessia, mi vien da dire che l'eventuale rancore per il lavoro perso lo dovrebbe portare a chi assegnò il lavoro a lei e non a Zanza - ma beccarsi tra poveri è cosa comune, e ricordo ancora il tempo in cui, all'associazione precari, si infamavano quelle che trattavano i gli abilitati Ssis come normali esseri umani e li salutavano, ci facevano un po' di conversazione eccetera - discussioni da far vomitare un topo di fogna per il disgusto.
    Naturalmente nessuno si augura che Alessia stianti, ma vorrei ricordare che Amedeo era stato redento ancora da vivo, quindi non sarà davvero necessario per lei nemmeno prendersi un'influenza o altro lieve malessere per essere apprezzata da noi.
    @ prencetrence: sì, credo si parli dell'università, nelle scuole c'è l'obbligo di frequenza salvo casi di malati gravi, cioè quelli che sarebbero ben lieti di fare scuola in presenza (perché vorrebbe dire che son guariti e all'occorrenza liberi di far forca, in caso) ma ahimé non possono, e allora gli facciamo l'istruzione domiciliare.
    Saluti a tutti, compresa la viperetta ^__^

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  6. Ormai sono lontana dal mondo della scuola e immersa in un ambiente lavorativo in cui si rubacchia dall' inglese e si parla di "evidenze cliniche" senza tener presente che "evidence" in inglese vuol dire prova e che "prove cliniche" sarebbe assi più comprensibile. Ma di questo parlammo in passato. Comunque la questione odierna mi appassiona perché se non avessi fatto medicina la scelta del cuore sarebbe stata Lettere. Del resto avevo fatto il classico. Appare abbastanza chiaro che se "in presenza" vuol far riferimento alla presenza stessa di chi compie l' azione le cose non tornano. "Insegno in presenza" volendo significare stando io nell' aula è terribile e credo anche sbagliato. Così pure "assisto alla lezione in presenza" ovvero intendendo: "essendo io presente in classe" sarebbe un altro orrore. A parer mio, dunque, l' unica apologia sostenibile e relativamente ovvia a proposito dell' "in presenza" è quella messa in evidenza da Murasaki ovvero l' "in presenza" va sempre considerato quale riferimento all' altro dei compresenti. Dal punto di vista dell' alunno "in presenza dell' insegnante" da quello dell' insegnante, ovviamente, "in presenza degli alunni". Perché però cercare sempre la via dell' ambiguità quando usando "con presenza" la lectio risulta accettabile da ogni punto di vista? La spiegazione probabilmente stava nella testa dell' Azzolina. Poteva mai costei pensare a qualcosa di elegante? Ho seri e motivati dubbi in proposito.
    Buona Giornata
    Anna

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