Ieri Holly ha dimenticato di dirvi che col tarassaco si sposano benissimo sia i vini bianchi che quelli rossi, sia gli asciutti che gli amabili, quest' ultimi per chi cerca compensazione alla puntina amarognola del tarassaco.
Intanto ecco la foto del mio carrettino da corsa che avevo dimenticato di inserire nel post nel quale ho proposto il problema della distanza tra casa nostra e quella di nonna Giovanna.
Come vi avevo preannunciato nei commenti tutti quelli che hanno proposto una soluzione o, quantomeno una via percorribile per raggiungerla si sono avvicinati sensibilmente al nocciolo del problema. Premetto che mi era venuto in mente camminando, memore forse di vecchi quesiti di simile impostazione. In realtà da un punto di vista matematico basta una equazioncina di primo grado con una sola incognita che riguarda l' assegnare la x alla distanza di ogni tappa percorsa. Solo così e anche grazie alla constatazione, ribadita anche da Giacono che l' andata e il ritorno sono uguali, potremo costruire una equazione che, come sapete è metaforicamente una bilancia a due piatti il cui fulcro è l' uguale e i due piatti rappresentano chiò che troviamo a destra e a sinistra, quantità che devono essere equivalenti perché la bilancia stia in equilibrio.
e allora sul piatto di sinistra mettiamo l' andata
ho detto di averla fatta in 4 tappe di un quarto d'ora cadauna e siccome il mio affaticamento non permetteva di fare tappe uguali ho stabilito una costante di decremento con decisione alquanto arbitraria ma utile per creare il problemino.
Quindi io so che l' andata è fatta da 4 tappe uguali ma che dopo la prima ognuna delle altre vede la riduzione di 100 metri per quanto attiene il percorso fatto.
Ecco le distanze percorse all’andata:
(15') tratto1= x dove x è la distanza percorsa
(15') tratto2= x-1 dove x-1 è la distanza percorsa
(15') tratto3= x-2 dove x-2 è la distanza percorsa
(15') tratto4= x-3 dove x-3 è la distanza percorsa
I VALORI 1 2 3 saranno ovviamente riferiti ai 100 metri in meno che percorro in ogni tappa successiva alla prima
chiamerò dA la distanza all' andata e anche senza carta e penna è facile comprendere che
dA = 4 X - 6
faccio notare a Lucy Milàn che non ci sono raccoglimenti da fare e neppure parentesi da mettere
si tratta di 4 pezzi uguali dai quali devo detrarre la somma dei decrementi (600 metri)
Analiziamo adesso il ritorno
Ecco le distanze percorse al ritorno:
(15') tratto5= x-4 dove x-4 è la distanza percorsa
(15') tratto6= x-5 dove x-5 è la distanza percorsa
(15') tratto7= x-6 dove x-6 è la distanza percorsa
(15') tratto8= x-7 dove x-7 è la distanza percorsa
(15') tratto9= x-8 dove x-8 è la distanza percorsa
Quindi la distanza del ritorno è: dR 5x - 30
eguagliamo le due quantità trovate
4x - 6 = 5x - 30
porto per comodità il 30 a sinistra dell' uguale cambiando di segno e lo stesso faccio con il 4 x
+30 -6 = 5x - 4x
24 = x
quindi 4 moltiplicato 24 = 96
dal quale devo togliere 6
la distanza è fatta da 90 pezzi da 100 metri
9 km
e dal profilo struttura dell' equazioncina il tutto è ineccepibile
infatti se facciamo la riprova
24 + (24-1) + (24 - 2) + (24 - 3) = (24 - 4) + 24 - 5) + (24- 6) + (24 - 7) +(24 - 8) +
96 - 6 = 120 - 30
90 = 90
Dove sta l' inghippo? Che 90 x 100 (valore in mt. del decremento) fa 9000 mt.
ed ovviamente una distanza di 9 km è irrealistica per me, potrei andare alle Olimpiadi ed è irrealistica anche per Venezia che è piccolina. Nasce dal fatto che, come mia abitudine ho creato un problema divertente (speriamolo) ma ragionando a mente e inventando dati di comodo mentre camminavo. Poi appena me ne sono accorto non ho voluto correggere ed ho lasciato il tutto come lo avevo scritto tanto per vedere se ve ne accorgevate voi.
Comunque Se il decremento della distanza percorsa ogni quarto d' ora fosse stato valutato in 20 metri avremmo avuto una equazione davvero rispondente alla realtà della tratta globale che in effetti è qualcosa meno di 2 km quindi i 1800 metri che ne risulterebbero sarebbero ragionevolissimi e ragionevoli anche le tappe
che sarebbero di 480 metri la prima 460 la seconda 440 la terza e 420 la quarta 1800 metri esatti
e al ritorno
400, 380, 360, 340, 320
1800 metri anche stavolta!
Giacomo si era avvicinato abbastanza quando diceva che il percorso di ritorno con quei dati non era realistico.
Comunque emendando il problema con la semplice sostituzione di 20 metri rispetto ai 100 di decremento da me ipotizzati avrete un simpatico test per i vostri figli e nipoti, se lo risolvono possono avere ambizioni in ambito matematico.
Il libro lo regaliamo a tutti anzì sarà un vero cofanetto di libri e lo inserirà al più presto Dani in Biblio.
Buona giornata a tutti
Dante
il film odierno è secondo me uno di quelli da archivio ce l'ho ma in cassetta spero di vederlo con definizione migliore stasera
commenti da my movies
Chi ha voluto leggere nella vicenda umana di queste due ragazze di provincia una mera fiaba didascalica sul femminismo si perde il microcosmo racchiuso nei continui giochi di rimando di significati creato dall'armonia del compenso tra la spigolosità del volto della Sarandon e quello da bambola della Davis.
E così nei loro nomi, spesso ipostatizzati nella forza fagocitatrice di un titolo che suggerisce la smania di un brand o di un marchio di sigarette, vi è la fragilità disperata con cui le due ragazze abdicano allo stillicidio quotidiano per risorgere in un anomico non luogo dei ruoli sociali, che le accompagnerà per tutta la loro corsa fino al Gran Canyon. In realtà, la tensione dell'intera pellicola, è una spinta continua sul pedale dell'emancipazione delle due protagoniste. La risata degli ultimi fotogrammi, immortalata nell'immaginario collettivo delle generazioni cinematografiche a venire, non è follia, né un cedimento momentaneo e irreversibile all'emotività, ma la più alta affermazione di dignità e libertà. Scelgono di non esserci più per esserci per sempre: il fotogramma finale dell'auto sospesa nel dirupo è metafora dell'ellisse di una fine che coincide con un inizio. Gli sguardi complici non indicano nulla di improvvisato, anche se lo spettatore viene colto di sorpresa a perpetrare la sua incredulità: perché l'auto di Thelma & Louise, se anche fosse in nostro potere proiettare degli ideali fotogrammi successivi, sul fondo del dirupo del Gran Canyon, non ci arriverà mai. Pellicola di un eccellente Ridley Scott che trascende qualsiasi genere, pur possedendo uno scheletro western, con la scenografia di uno sterminato Arkansas a fare da sfondo, e più che mai attuale e paradigmatico in una generazione in cui la violenza e l'eccidio femminile appare tutt'altro che sopito dai resoconti della cronaca nera. Il viaggio tutto interiore che le trasporta dall'Arkansas all'Oklaoma, fino al Colorado, con la scelta irreversibile dell'omicidio dell'uomo, ne rivela la fragilità ma anche l'incapacità di rapportarsi a un universo maschile assolutista e prepotente, palesandone la mancata educazione alla necessità di una complementarietà dei ruoli sessuali (ti elimino perché sei un ostacolo, perché ti reputo distruttivo ma anche insormontabile all'impellente e disperante necessità di affermazione del mio Io; ti ammazzo poiché la stessa dimensione collettiva del momento storico non contempla una tale chance di scambio dialettico ed edificante; ti uccido perché è tutto ciò che mi resta per dimostrarti e dimostrarmi che non sei il più forte).
Thelma e Louise fanno le cameriere, sono molto amiche. Hanno due situazioni familiari fastidiose e senza sbocchi, insomma sono due scontente. Thelma ha un marito idiota e maschilista che la tratta semplicemente come una serva. Louise ha un uomo che le vuole sinceramente bene, ma a lei non basta. Decidono di "fuggire" in un week-end, alla faccia dei loro uomini. Quasi distrattamente Louise, prima di partire, mette nella borsetta una pistola. Partono in macchina e si fermano in un locale country. Thelma balla con un bellimbusto che le fa delle avances: la conduce fuori e cerca di violentarla. Arriva Louise, che, pistola in pugno, libera la sua amica e, non resistendo all'ultima provocazione del maschio, lo fa secco con un colpo. Le due cominciano a fuggire. La polizia le identifica abbastanza presto. Attraversando l'America incontrano un ragazzino che sembra per bene e invece le deruba, un camionista volgare che viene duramente punito, e un poliziotto yuppie che viene ridicolizzato. Thelma trova anche il tempo per rapinare un supermercato. Intanto ormai sono braccate. Il poliziotto comprensivo che ha parlato con loro al telefono non riesce a farle "rinsavire". Le due donne si trovano con la macchina sul Gran Canyon. La polizia le ha raggiunte, possono solo arrendersi. Allora si guardano, si danno la mano felici e sorridenti e si gettano nel vuoto. È la conferma di un regista che molti ritengono fra i massimi del nostro tempo. Un film che è combinazione di storia, interpretazione e regia di altissima qualità, con una colonna sonora che presenta nomi come Glenn Frey, Charlie Sexton e Tony Childs. In più ci sono le varie chiavi di lettura rispetto al ruolo delle donne e ai molti simboli legati a certe sequenze del film. È da togliere il fiato la scena notturna e silenziosa in cui Thelma e Louise attraversano la zona di rocce dell'Arizona, il teatro cinematografico dei film western, film "di uomini". E straordinario è il tono generale delle due interpreti, che minuto dopo minuto scoprono una nuova libertà, senza condizionamenti e addirittura assaporano il potere. Impongono quello stesso potere che era stato imposto loro dai maschi. Il fatto che si gettino nel Canyon, luogo di azione squisitamente maschile, rappresenta l'ultima presa di possesso, l'ultima libertà.
Da una cittadina dell'Arkansas due amiche partono in auto per un weekend lasciando volentieri a casa i rispettivi uomini. Quando Thelma (Davis), la più giovane, sta per essere violentata, Louise (Sarandon) interviene e uccide l'aggressore: la loro gita si trasforma in fuga. Braccate dalla polizia, le due fuggitive scoprono una nuova dimensione della vita e una parte sconosciuta di loro stesse. 7° film di R. Scott e uno dei suoi migliori. Il merito è anche della sceneggiatura - premiata con l'Oscar nell'anno di Il silenzio degli innocenti - di Callie Khouri che gli ha fornito una bella storia, una feconda combinazione di dramma e commedia, due personaggi vivi, un punto di vista nuovo, un discorso insolito che riprende l'anarchismo liberale del cinema di strada degli anni '60. Con due ottime interpreti - ben doppiate da Rossella Izzo e Donatella Nicosia - è uno dei film più euforicamente femministi mai arrivati da Hollywood.
AI LETTORI TUTTI
SALUTI MICIOSI
Caro Dante
RispondiEliminagrazie per la perfetta dimostrazione con esempi così anche mio figlio che resiste alla matematica ha compreso tutto. Magari ci fossi tu a insegnargli. Scusa l' insistenza ma ti spiego: non riesco a vedere neppure oggi il tuo carrellino e mi interessa molto. Come sai sono fortemente ipovedente ho il bastone e il sensore ma dato che porto sempre un sacco di borse e sacchetti mi secca appiopparli a chi cammina accanto a me. Credo che adattando un sensore al deambulatore potrei camminare agevolmente accanto alle mie amiche senza gravarle dei miei pesi.
Ci riprovi a farmelo vedere?
Grazie per il film che ho visto due volte ma che rivedrei all' infinito troppo bello.
Un abbraccio
Eliana
Boia dé Eliana oggi ci sono io on line e ti ho letto subito. Scusami te! Sono così rincoglionito che non solo invento i problemi co 100 metri ar posto di 20 ma parlo del carrello e non metto la foto. Bada dammi na diecina di menuti che scendo in cantina lo fotografo e metto la foto o me la faccio mettere da Dani.
EliminaContraccambio l' abbraccio ma non stringe troppo che mi sbriciolo.
Dante
Eliana, ho fatto le foto al carrettino e le ho inserite nel testo del post scorso indove andavano di diritto spero ti possano essere utili. Se vuoi mi faccio dire dove l' hanno comperato Dani e Holly ma penso che su Amazon o simili ci sia
EliminaSalutoni
Dante
Bada Eliana purtroppo le ho salvate con Paint e non mi riesce di levare quel bordone bianco ma sono nel post di ierilaltro e il dembu si vede semmai poi ingrandire collo zoom
EliminaDante
Complimenti Dante!
RispondiEliminaHai restaurato brillantemente il problema e plaudo come sempre alla tua correttezza. Ho provato per scrupolo a cercare il problema o qualcosa di molto simile in rete ma non ne ho trovato traccia. In confronto a molti che copiano e incollano sempre roba letta e strariletta la tua roba ha sempre un tocco di originalità anzi quei 100 metri poco realistici sono la firma del fatto che tu pensi le cose e le scrivi, è un tocco di originalità. La correzione è perfetta e la dimostrazione ineccepibile tra l' altro resa didatticamente comprensibile anche a chi fa a pugni con la mate.
Per il film (anche qui plaudo alla vostra correttezza, mettete sempre nome e cognome dei recensori e indicate i siti che li ospitano) tutti i ringraziamenti miei e di Anna.
Aspetto con pazienza e fiducia qualche tutorial sul violino dei poveri.
Giacomo
Grazie i complimenti d' un ingegnere fanno sempre piacere ma sinceramente il problemino era banale ed ero riescito lo stesso a incasinallo. Quanto all' originalità un ti saprei dire, postulato in quel modo m'è venuto a me mentre caminavo ma probabilmente ho attinto a qualche reminiscenza perché roba simile la risolvevavano digià i greci e prima di loro l' arabi. Un caro saluto a Te ed Anna
EliminaDante
L' ho capito anche io e non era un compito semplice. Bravo Dante. Condivido quanto scrive Giacomo in merito alla vostra estrema correttezza e disponibilità prova ne è anche la preoccupazione dimostrata nel dare concreta risposta alla richiesta di Eliana. Lo facesse l' INPS!
RispondiEliminaBuona serata a tutti Voi
Giovanni Martinelli