Ai tempi del Liceo ebbi una gran fortuna, quella di imbattermi in dei professori che erano la crème di quanto si trovasse in circolazione. Ne citerò due, certo di far torto a molti altri, che ricorderò, comunque, in altre occasioni. Quello di Matematica aveva studiato coi fratelli Amaldi e aveva conosciuto Fermi e Majorana. Quello di storia dell' arte era, a mio modesto avviso, un illuminato che invece di spaccarci le palle coi classici partentendo dall' arte Greca e romana, passò tutto il tempo del programma a spiegarci quella che secondo lui era ancora quell' area che meritava d'essere spiegata in quanto tutto il resto dell' arte, precedente il periodo che lui amava, seppur somma vantava ormai monumentali bibliografie ed era impossibile aggiungere una virgola che non fosse scopiazzata. Iniziò con Cèzanne per arrivare fino ai contemporanei degli anni 70 e non poté andare avanti perché ho finito il classico nel 73. Chissà quanto avrebbe potuto raccontarmi se avessi continuare a sedere nel mio banco e lui a stare alla cattedra. Ho cercato di sopperire da solo e preparando due esami Storia dell' arte quando ero a Lettere. Avevo una mezza idea di insegnarla, una volta laureato ma eran troppe le cose che mi piacevano all' epoca. Comunque son certo che se avessi avuto la possibilità di ascoltare il mio vecchio prof. lui avrebbe aggiunto almeno il quadruplo a quanto io ho saputo studiare da solo. Non so come o per qual caso questi due professori provenissero dalla lontana Sicilia. Entrambi parlavano un italiano decisamente accentato ma, altrettanto decisamente, elegante e fiorente per qualità espressiva, anche quello di matematica che iniziava dicendoci:
"Figli miei io qua sono! E qua sono per farvi amare la grande avventura della Matematica e della Fisica e sapete perché le metto assieme? Non tanto perché voi siete obbligati a studiarle entrambe ma perchè la Matematica è arte e perfezione e la fisica che si inizia studiando gli errori e l' approssimazione è quell'arte e quella perfezione della matematica che si corrompe al contatto con l' umana condizione proponendosi di studiare i fenomeni che si presentano ai nostri occhi e di fornirci parametri matematicamente accettabili per interpretarli, studiarli, modificarli, emularli. Risaltano i numeri come Dei inarrivabili perfetti ed onnipotenti mentre descrive la Fisica, tanto per fare un esempio, il lavoro che è uguale alla forza per lo spostamento, un asserzione così materialmente brutale e umana da farmi sudare nello sforzo dell' enunciato". In questa prolusione ampollosa aveva definito la condizione umana e la nostra piccolezza di fronte all' infinito fisico e metafisico. Avevo riso nell' udire il suo "io sono qua e qua sono" e il Ciampi aveva sussurrato "ecco un altro scappato dal manicomio". Lo compresi dopo, quanto quella frase fosse incredibilmente potente e ricca di significato. Lui era capitato in questo mondo e poi tra noi senza sapere da dove venisse ma aveva trovato la sua strada: quella di educarci alla riflessione, all' interrogazione filosofica e a quella scientifica e mi pentii di quel giudizio affrettato.
Poi demoliva tutto quanto aveva detto e ci mostrava come attraverso la fisica l' uomo andasse sulla luna e ritornasse a cadere come uno sputo catarroso in un puntolino dell' oceano che era stato calcolato con approssimazione umana sì ma beneficiante di un dio alle spalle. Io lo adoravo, il Ciampi lo detestava.
Alla prima interrogazione presi due "1 all' andata e 1 al ritorno" mi disse per premiare almeno la fatica che avevo fatta. Conclusi con il 9 perché il 10 per un umano secondo lui era offensivo e non seppi mai il perché ma pensai che lo considerasse riservato agli dei del numero.
Ma torniamo all' arte perché amo saltellare tra questi due maestri che tanto hanno inciso sulla mia formazione giovanile. Diceva invece il mio professore di Storia dell' arte che era Palermitano mentre l' altro era di Siracusa. Diceva dunque che se uno conosceva De Chirico e non conosceva Savinio era da considerarsi simile a chi va a Palermo e non vede Monreale...."Parte porco e ritorna maiale" concludeva col suo classico accento strascicato tipico della capitale isolana. E poi continuava: "In effetti se De Chirico Giorgio (aveva il vezzo di mettere prima il cognome) è immenso e non mi vergogno a definirlo superiore anche a Picasso Pablo, il di lui fratello Andrea, in arte Savinio Alberto, mostra una comprensione così profonda dell' uomo da poterlosi considerare il fondatore della metafisica nel campo dell' arte. Poi ti mostrava i quadri di Savinio e li leggeva quasi come se entrasse con gli occhi tra le pennellate. "In questi quadri si sente la potenza del genio che ha compreso" ci diceva. Così mi innamorai delle opere di Savinio anche se anni dopo me ne sarei quasi dimenticato, ormai trasferito a Firenze ad ammirare i capolavori di Rosai e Tirinnanzi e a incorniciare le ben più modeste opere di Russo Teo e di Bueno Antonio. Difatti feci anche il corniciaio tra i tanti mestieri affrontati per mantenermi all' università.
Proprio in febbraio a Roma c'era una mostra per vedere la quale avrei dato non so cosa eccola
PALAZZO ALTEMPS RENDE OMAGGIO ALL’ARTE DI ALBERTO SAVINIO, FRATELLO DI GIORGIO DE CHIRICO. TRA COLORI VIVACI, ATMOSFERE GIOCOSE E RIMANDI ALLA MITOLOGIA.
I colori vivaci e le forme geometriche dei ‘giocattoli’ di Alberto Savinio irrompono fra le statue classiche e i saloni rinascimentali di Palazzo Altemps a Roma, nella mostra Savinio. Incanto e mito. Dopo aver ospitato le opere di Medardo Rosso e di Filippo de Pisis, il museo della capitale completa la trilogia degli artisti novecenteschi che hanno messo l’arte classica al centro del loro lavoro. E Palazzo Altemps (una delle prestigiose sedi del Museo Nazionale romano), che contiene capolavori della statuaria romana, greca ed egizia, ricambia l’attenzione omaggiando i tre maestri.
Decine di quadri, ma anche bozzetti, schizzi, quaderni, manoscritti, fogli dattiloscritti e libri compongono il percorso sul mondo variegato di un personaggio eclettico e poliedrico, Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico, Atene, 1891 ‒ Roma, 1952), meglio conosciuto come scrittore; ma solo perché suo fratello Giorgio de Chirico è stato uno dei più noti pittori del Novecento e ne ha in parte oscurato il lavoro artistico.
L’unicità del linguaggio di Savinio è chiara fin dalle prime sale: siamo nel mondo del colore e, al tempo stesso, del rigore geometrico, della natura e dei materiali della civiltà industriale, degli uomini-dei con il collo e il volto da animali che richiamano i miti greci, provenienti da un Paese (la Grecia, appunto) dove Alberto e Giorgio sono nati e hanno trascorso la loro infanzia.
LA MOSTRA SU SAVINIO A ROMA
Le più di 90 opere in mostra, la maggior parte delle quali risalenti agli Anni Trenta con qualche excursus fra le ultime produzioni, provengono da collezioni private, personali e societarie, e da alcuni musei: il Mart di Trento e Rovereto, la Galleria Nazionale di Roma, il Museo civico d’arte di Pordenone, il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi delle Regole d’Ampezzo, la Pinacoteca comunale di Faenza, il Musée d’Art Moderne de Paris. Nelle prime sale della mostra, le montagne, le isole, le spiagge dominate da giocattoli coloratissimi e geometrici si stagliano su paesaggi scuri o sfumati, su mari e montagne esistenti solo come “nostos”, veicoli di un nostalgico viaggio di ritorno verso la patria infantile.
Poi c’è il Savinio scenografo e costumista: l’intera sala del Galata suicida (la splendida statua romana del I secolo a.C., collocata in una enorme sala centrale) è occupata dalle opere che l’artista ha realizzato per l’allestimento dell’Edipo Re alla Scala di Milano nel 1948 con le musiche di Stravinskij, e per I racconti di Hoffmann con musiche di Offenbach, di nuovo alla Scala nel 1949. Diversi bozzetti provengono dall’Archivio storico documentale del teatro milanese.
SAVINIO E LA MITOLOGIA
Infine gli dei dell’Olimpo di Savinio, collocati nell’Olimpo greco-romano di Palazzo Altemps: Apollo (1931) dal volto di oca affianca la statua di Urania che regge in mano il globo; Les Dioscures (1929) dal corpo scultoreo sono vicini ad Afrodite accovacciata, mentre i rossi, i verdi e i gialli accesi di un Prometeo (1929) acefalo contrastano con il marmo candido e la postura eretta di Hermes Loghios, in un dialogo continuo fra classicità antica e moderna.
Nella sala dove inizia e termina il percorso della mostra sono esposti libri e manoscritti che inquadrano a tutto tondo la figura dell’artista, accompagnati da audio d’epoca.
Nel libro-catalogo edito da Electa, Savinio A-Z, la curatrice della mostra (insieme a Zelda De Lillo) Ester Coen descrive così il volume e il protagonista: “Una enciclopedia per un artista che, come in un gioco perenne, costruisce, distrugge per poi ricostruire con animo incolpevole e malizioso, inventa e scopre mondi paralleli e immaginari: il gioco che giocano il fanciullo e l’artista”. Dopo oltre quarant’anni Roma dedica una grande mostra a Savinio interrompendo un troppo lungo periodo di digiuno. Ma l’eccellente lavoro di selezione e display delle opere meriterebbe ora un auspicabile tour internazionale.
‒ Letizia Riccio
Vi regalo allora le opere Letterarie di Alberto Savinio perché anche la sua attività di scrittore non può essere ignorata. Le trovate in cofanetto (indicato come 000cofanetto dono) in biblio ATTENZIONE IN BIBLIOTECA non in CINETECA (avete l' avvesso via link a suo tempo inviatovi ed anche sulla tesserina della Biblioteca) e potete considerarle una prima parte del premio per il quesito matematico. C'è anche un file con alcune delle sue opere pittoriche. Per Chi lo desiderava abbiamo messo anche il Dr. Tornio che, ovviamente, è a disposizione anche di tutti gli altri.
Buon Sabato
Dante
Il film richiestoci da Smartynello è i telefoni bianchi che trovate trovate direttamente qui
Il film si svolge tra il '35 e il '43 ed è una satira del cinema italiano dell'epoca. La protagonista è una cameriera che passando da una avventura all'altra e in numerosi letti riesce a diventare attrice. La caduta del duce la costringe a rinunciare ai sogni di gloria; sposa un industriale e compie un viaggio in Russia, dove crede che il suo ex innamorato sia morto. L'uomo, invece, è vivo e felicemente sposato, ma lei non lo saprà mai.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Esserino Gatto
RispondiEliminaAI LETTORI TUTTI MICIOSI SALUTI
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Non so se i tuoi vecchi professori siano ancora tra noi, spero proprio di sì e in tal caso se leggessero le tue parole credo le considererebbero uno dei più bei riconoscimenti per quanto hanno trasmesso. Si sente in ogni tuo scritto che oltre alla originalità e ai tocchi di genialità che ti derivano da madre natura unisci anche un background scolastico nel quale devi aver incontrato persone speciali. Ho ricevuto vari riconoscimenti dai miei ex ma mai così belli e profondi come quelli che tu dedichi ai tuoi insegnanti di matematica e storia dell' arte.
RispondiEliminaSavinio è autore per palati fini, ciò in ogni campo nel quale si sia espresso. Anche qui non posso che rimanere ammirato per la chiarezza e la lungimiranza con la quale il tuo Prof si esprimeva a proposito di questo grande troppo spesso obliato come altri autori di grande spessore che ebbero la sventura di non opporsi da subito al fascismo ascendente. Ne furono vittime Savinio, il vostro grandissimo pittore Rosai, Sironi, Soffici, dimenticati o emarginati mentre crescevano altri astri.
Grazie per il film e per i doni che ho molto apprezzato
Giovanni Martinelli
Che simpatico e brillante modo che hai per ricordare i tuoi professori. Magari le romanzerai anche un poco queste descrizioni ed è questo che rende i tuoi post così accattivanti. Certo però che debbono averti trasmesso molto se decidi di dedicare loro ricordi così intensi. Io non ho niente di simile da ricordare solo una gran noia e una smania di arrivare all' università lì si che sono rinata! Non conoscevo questo autore mentre conoscevo De Chirico quindi il tuo prof mi avrebbe messo tra i maiali ossignur!
RispondiEliminaGrazie per i doni
Buon Sabato
Lucy Milàn vedete come mi piace il nick che mi avete affibbiato? Ormai l' ho fatto mio e mi firmo spesso così sui social
Bella figura ci faccio! Non solo non ho mai avuto la fortuna di visitare Palermo e il duomo di Monreale che però ho visto in varie sue stupende immagini ma ignoravo completamente l' esistenza del fratello coltissimo di Giorgio De Chirico, le cui opere amo molto e non esito ad associarmi al tuo vecchio prof a definirlo se non superiore almeno pari a Picasso. Del resto a Parma partir porco e ritornar maiale è difficilissimo molto più facile partir porco e ritornar prosciutto o roba simile. Come espiazione mi avvicinerò con timore reverenziale all' opera di Alberto Savinio che tanto generosamente ci metti a disposizione. Intanto ho guardato i quadri e per me sono enigmatici ma bellissimi.
RispondiEliminaGrazie per questo angolo dove umorismo, vernacolo, cultura, ricordi, musica e invenzioni letterarie si fondono come per magia. Da quando vi ho incontrato siete la mia consolazione. Quando mi prende la disperazione e mi sento attorniata da imbecilli avidi e incapaci mi rifugio nella lettura di fatevi i gatti vostri e non mi sento più sola.
Con tanto tanto affetto
Anna
Conoscevo Savinio ma solo perché in comune ci arrivano le info di tutte le principali mostre italiane. Per il resto merito la "medaglia del maiale". Il tuo ricordo dei tuoi professori è bellissimo e quando scrivi incorniciavo i quadri di Russo Teo e Bueno Antonio richiamando l' attenzione su quel vezzo del tuo insegnante sono scoppiata a ridere come una matta. Come hanno detto altri non so quanto la tua mente fervida abbia aggiunto di umoristico ai ritratti dei due ma se hanno meritato un ricordo così appassionato debbono esser stati di una razza ormai in estinzione. Mio figlio salva solo quella che gli appioppa i compiti sui film. Dice la matta ha colpito ancora rientrando in casa ma lui chiama matta anche me e penso sia una sorta di onorificenza che conferisce a chi in qualche modo lo stimola.
RispondiEliminaBuon Sabato
Eliana
Scusate gli errori e la punteggiatura assente. Mi è saltata la braille e col sintetizzatore vocale faccio casotto. Eli
RispondiEliminaUna volta che potevo aspirare all' ambito titolo di "maiala" sono costretta ad ammettere che conosco Savinio e vi stupirà sapere che lo conosco per meriti di letto. No non pensate male. E' solo che il papà di Vale ha una discreta collezione di quadri tra i quali uno di Savinio e anche un paio di suoi disegni a matita e in almeno un paio di occasioni me ne parlò. Nelle sue parole riscontro adesso quello che il professore di Dante diceva molto prima. Nulla conosco dei suoi libri e proverò a leggerli. Grazie per i doni. Il film non lo conoscevo, il regista mi piace molto. Dante ha scritto un bellissimo post e mi ha colpito in particolare la figura del professore di matematica, sei hai occasione scrivi ancora su di lui. Pronunciava parole che schiudono la mente ad orizzonti ampi e questo me lo rende simpatico pur senza averlo conosciuto. Quando e se potrete un film bellissimo (per me) di Paolo Sorrentino This Must be The Place che mi era sfuggito finora nello scorrere il listone. Davvero bella sta T
RispondiEliminaBaci a tutti buon Sabato
Patty