Quando s'era piccini spesso la sera si pigliava sonno al tavolino e la punta dell' orecchi ci doventava rossa allora le nostre mamme dicevano: vai arrivano pisani ora si leva il prete dal letto.
Di dove derivasse l'espressione, essendo piccino un me n'ero mai preoccupato ma, se conservavo un barlume di coscienza sapevo che quando la mi mamma diceva così dopo du secondi mi pigliava in braccio e mi metteva a letto rimanendo un pochinino accanto a me e curando che un ci fosse più lo scaldino a brace sotto le lenzola. Il compito un era difficile perché lo scardino pieno di braci bollenti si attaccava al prete,in Toscana,
mentre al norde di solito si posava sulla base del prete stesso
una sorta di trabiccolo ovoidale che si infilava sotto le coperte
e le sollevava dando modo alla brace di scaldare lenzola coperte e materazzo. Nei letti piccini ci si metteva anche la monaca che era un antro trabiccolo che pareva l'armatura delle gonne del seicento come una piccola cupola fatta da cerchi paralleli e stecche verticali che si restringevano alla sommità dala quale pendeva un gangio al quale si attaccava ir solito scaldino
Perchè si dicesse il prete a letto lo capii quando seppi che don Luigi era solito infilassi in parecchi letti pe da una scardata a dele povere mogli infreddolite quando il marito era assente. “arrivano i pisani” invece si dice, come ho accennato sopra, ai bambini quando stanno per addormentarsi e socchiudono gli occhi. L’etimologia è controversa. Secondo il Giusti è da riferire all’aria di Pisa che, essendo pesante, farebbe assopire (vedi il detto pisa pesa per chi posa); secondo altri, fra i quali il Panzini, farebbe parte di un gioco fonetico (Pisa, pisolino, pisolare). Ma potrebbe avere la stessa origine del "soccorso di Pisa", modo di dire per indicare un aiuto tardivo o inutile, come appunto successe nella conquista di Gerusalemme. Nel caso dei bambini che hanno sonno, l’arrivo dei pisani indicherebbe che è troppo tardi per stare ancora alzati.
C'era anche un altro uso che Renatino il babbo di Dino aveva escogitato perché essendo vedovo voleva evità di fa danni. Lo aveva tratto dalla tradizione contadina che usava scaldare delle pietre al focolare e poi mettele nel letto magari rinvolte in un cencio perché non sporcassero. Lui aveva comprato du mattoni refrattari di quelli che si mettevano nelle cucine economiche, li scaldava sula stufa e poi messi dentro a na federa vecchia li metteva nel lettino di Dino.
Funzionavano bene ma mancava il calore della mamma e quello povero Dino un glielo poteva dà nessuno.
Guasi sempre però, d'inverno quando ir su babbo era in mare, Dino aveva il permesso di dormire da noi e la mi mamma, che aveva allestito du lettini gemelli in camera mia, si metteva nel mezzo e anche se non s'era più piccini piccini ci cantava carissimo Pinocchio.
Dino dice d'avé prencipiato ad amare la musica ascoltando sta bella canzoncina e allora n' hochiesto di sonalla ma in un modo matto, come sa fa lui, da rendela allegra e che Zanza la registrasse perché stasera vorrei dormì come da bimbo anche se la mi mamma è dar Gatto Eterno e Dino è lontano
n' ha cavato fori un valzerino tarmente svelto che se a na coppia ni riesce di ballallo vor dì che so bravi davvero.
Bona Notte
Dante
Questo spiega perché le vecchie generazioni almeno fino a quella di Dante e Dino son venute piú forti. Stufe a legna cibo tradizionale mamme mamme e padri padri con mani grosse e valori solidi no ste stronzate di adesso. Io le ho a malapena respirate nei ricordi di mamma e zia.
RispondiEliminaBuona giornata
Ieri sera
RispondiEliminaho letto il vostro post ala mi mamma perché mi pareva carino e lei m'ha detto essendo nata nel 69 il foco a letto a casa sua non c'era ma dalla sua nonna che stava sulla Cisa si usava ancora, poi cola ninna nanna s'è commossa come ar solito e sìè messa a piange.
Vi Saluta
Amedeo
Resto allibito alla velocità di esecuzione di Dino
RispondiEliminaposso ccapire il rag, posso capire il twist ma riuscire a trillare così una ninna nanna è roba da incubo
Davvero poteva essere tra i primissimi pianisti di questo paese! Che poi passa dalle cavolate alla classica come se niente fosse....ed è u8n po' che non lo sento alla chitarra
Complimentissimi e bella la storia del prete. Non lo usavamo più ma è stato a lungo nel solaio il tipo con il braciere poggiato in basso
Salutissimi
Giacomo
Da bambina dormivo spesso dai nonni che facevano i custodi in una villa privata. La villa era molto vecchia, 1600 circa e non aveva un impianto di riscaldamento. Le stanze si potevano scaldare solo con le stufe a cherosene o con quelle elettriche. Alla sera, in inverno, la nonna per farci trovare il letto caldo usava proprio il prete! Ergo lo ricordo benissimo! Ed era fantastico entrare fra le lenzuola calde! Dormivo nel lettone fra di loro, mi addormentavo sulla spalla del nonno, poi il nonno si girava su un fianco, dandomi la schiena e io mi ci infilavo sotto, rannicchiata. Era il posto più sicuro dove potessi stare...
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