In lingua originale si chiamava Cani da rapina, in italiano Le iene e Balena ha subito miagolato:
"Erino ese Cicie et Ema le gate da rapina que me maniavino i vanzi dela maniassione mea" .
In effetti il suo piatto è quasi doppio di quello di ciascuna delle gemelle e lui, pur conservando un eccellente appetito mangià con meno foga rispetto a quando era più giovane. Difficile però lasciare avanzi nel suo piatto perché in tal caso le gatte da rapina lo fanno proprio e lo rendono bianco come se fosse stato appena lavato. Il film ci era stato richiesto proprio perché con alcuni titoli riconducibile al genere PULP avevamo spesso citato il talentuoso Quentin Tarantino e presentato anche un suo film. Normale il desiderio sorto nel Parmigiamino che ci chiede di fare una rivisitazione dei suoi esordi proprio con Le Iene e Pulp Fiction che seguirà, a breve. Dal film di Tarantino e dagli uomini in nero prese spunto la omonima trasmissione televisiva di inchiesta. Proprio a proposito di tale trasmisssione debbo ammettere che mi piacevano molto.... all' inizio. Poi conservai un certo interesse per i loro servizi anche se i troppi scherzi "a parte" cominciavano a tediarmi. Ora no decisamente non mi piacciono più e penso anche che non facciano del buon giornalismo. Dicono di fare informazione, addirittura controinformazione, secondo loro e alcuni sostenitori sarebbero l' unico programma che faccia del giornalismo d'inchiesta. Io invece ogni volta che dico a me stessa: "proviamo a vedere cosa diranno stasera" rimango delusa. Già la presentazione con la lunghissima patetica figura di Showgirl dela Marcuzzi mi mette male. E non c'entra affatto l' età da menopausa di lei, ci mancherebbe altro ce ne son state e ce ne sono di cinquantenni, sessantenni e anche settantenni o oltre che ancora calcano con bravura il palcoscenico ma lei non sapeva fare un cazzo da giovane e non sa fare un cazzo da matura. Non sa nemmeno ballare secondo la zia Holly e per zio Dante "è stonata e for di tempo da morì" Pe renderla alta (e non serviva accentuare la sua dote naturale) e importante le hanno cucito addosso quer topolino ammiccante di Nicola Savino che sarebbe meglio si limitasse a Radio DJ dove se la cava benino. Non sono però La Marcuzzi e Savino il nocciolo della questione. So bene che l’informazione si è trasformata in qualcosa di molto diverso rispetto anche a solo a 15anni fa e cioè in un prodotto che antepone lo stupire all’informare, il tutto ben condito da quella deriva che scatena alternativamente indignazione e risa sguaiate, fenomeni tanto cari alle casse di risonanza social. So perfettamente che l’importanza di una notizia, oggi, deve sottostare a determinate regole di linguaggio e di concetto, che le consentano di arrivare prima e di essere più incisiva di quella del competitor, anche a costo di sacrificare la qualità e sì anche la veridicità della notizia.
Le Iene adesso come non mai è un programma figlio del suo tempo, ne rispecchia e soddisfa i bisogni tanto che, insieme all’amore del suo pubblico, che considera gli inviati (o gli autori) le uniche voci libere in un’informazione tenuta in mano da venduti, pare incassare anche i favori di una parte di critica che ha identificato nella trasmissione una sorta di ponte tra un giornalismo che non c’è più e l’informazione moderna: spigliata nel suo arrivare al punto, forse un po’ superficiale nel trattare certi argomenti, ma comunque efficace nel proporre in maniera “empatica” delle questioni che altrimenti il pubblico non si filerebbe affatto. E su questo punto dissento: Il giornalismo d' inchiesta non è braccare un delinquentello, un politico corrotto, un pedofilo urlandogli dietro che non si fa e chiedendogli spiegazioni che ovviamente non ti daranno per poi dichiarare trionfanti: avete visto come scappa? Cosa volete che faccia che si metta a frignare e dica non lo faccio più? Qualcuno c'è anche stato perché ci sono dei coglioni anche tra delinquentelli, politici corrotti e pedofili ma gli altri continueranno imperterriti anche perché di questi casi presentati non si viene mai informati di come vadano a finire, ad esempio arresto processo condanna. L' intento in pratica non è quello morale o se lo è solo in minima parta, il vero scopo e destare emozioni nello spettatore che si alza dalla poltrona e dichiara alla moglie che sta lavando i piatti: "me lo dessero in mano a me per 5 minuti!" Qualche buon servizio lo fanno anche come quello ad esempio sull' eutanasia di DJ Fabo o sul povero vecchietto recluso in casa di riposo contro la sua volontà ma quando c'è da scavare e da rompere davvero le scatole al potere graffiano un poco la superficie e poi ci lasciano in pasto agli obbrobriosi scherzi a calciatori, cantanti e altri personaggi famosi. L' esaperata sessualizzazione dei temi deborda da tempo nel cattivo gusto e nell' ultimo che mi è capitato di vedere c'era lo scherzo a un certo Zorzi vincitore credo dell' Isola dei famosi o del Grande Fratello (li ignoro alla pari). Il tipo si sarebbe buttato nella produzione di falli vibranti e simili oggetti da sexy shop e una attrice sua amica tal Sonia gli chiedeva un risarcimento da un milione di euro perche provando uno dei suoi giocattoli era finita in ospedale. Richiesta di maggiori chiarimenti spiegava che usando uno di quei vibratori per un anal solitario si era rotta il sedere
(vedere e ascoltare per credere link a "me lo sono messa nel culo") .
Insomma non sono una che si scandalizza sono cresciuta alla scuola di zio Dante che me ne ha raccontate di cotte e di crude ma con ben altro stile ma quando è troppo è troppo. Questo è trash ambientato in latrina! Duro da digerire anche per gli stomaci più rodati. Gli autori, dunque, per unire in maniera credibile inchiesta e intrattenimento, sono costretti a parlare alle viscere della gente, devono dare loro quello di cui hanno bisogno, li devono colpire, e lo fanno sia raccontando la storia del povero handicappato a cui hanno ucciso il cagnolino, sia pubblicando le foto prese nei circoli gay che ricevono fondi pubblici (non perché le foto mostrate fossero utili ai fini del servizio, e quindi deontologicamente giuste da esibire, ma semplicemente perché d’impatto), sia, ahimé, facendo una selezione delle fonti il più delle volte parziale o forzata, con tutto quello che ne consegue in termini di percezione della verità. Quello che mi spaventa, è che questo tipo di informazione spinge ancora di più l’utente medio ad appassionarsi al clamore del fatto contingente senza dedicare uno spazio seppur breve a una riflessione post-evento.
Meglio rivedersi il film di Tarantino!
qui la presentazione da my movies
Buona Giornata
Dani
Los Angeles. Una rapina a un importatore di diamanti che avrebbe potuto dare un ottimo bottino con un rischio calcolato si trasforma in una sparatoria che costringe i malviventi a una fuga disordinata. C'è però un punto di ritrovo prestabilito da Joe, il loro capo. Si tratta di un deposito abbandonato che viene raggiunto per primi da Mr. White e Mr. Orange gravemente ferito. Ognuno degli appartenenti alla banda ha finora conosciuto gli altri solo con il nome di un colore per evitare eventuali delazioni. Ma è proprio il dubbio che al loro interno si nasconda un infiltrato della polizia che comincia a tormentare i soggetti che, progressivamente, raggiungeranno il punto di raccolta.
L'appassionato frequentatore di sale cinematografiche nonché divoratore di film in VHS (lavora in una videoteca) Quentin (in omaggio a un personaggio interpretato da Burt Reynolds) Tarantino alla sua opera prima si rivela già un Maestro. Innanzitutto proprio perché quando riesce a mettere insieme i soldi per girare un film con il cast di cui sopra ha il timore che quello resti la sua unica opera. Allora, come è accaduto a tutti coloro che hanno poi imposto al cinema delle svolte fondamentali, inserisce tutti quegli elementi a cui poi la sua filmografia finirà con il fare ritorno. Se si eccettuano i personaggi femminili qui totalmente assenti se non nella magistrale scena di apertura in cui si discetta in termini di puro maschilismo sul 'vero' significato della canzone "Like a Virgin" di Madonna, gli altri 'luoghi' del cinema che lo interessano ci sono tutti.
A partire dalla cinefilia che si esprime non solo nell'attenzione a un genere e a un Maestro tout court come Stanley Kubrick (vedi Rapina a mano armata ma nella stessa presenza di attori che rappresentano il passato, il presente e il futuro della Settima arte. C'è poi il gusto per l'intreccio (qui ancora con un impianto teatrale punteggiato da flashback comunque molto efficace) e per una sceneggiatura 'politically uncorrect' (basti vedere come vengono trattati verbalmente i 'negri'). Perché i personaggi di Tarantino intendono da subito perseguire una logica alla Jekyll & Hyde. Vogliono essere al contempo cinematografici e veri. E ci riescono. C'è poi il gusto per la violenza che resta tale proprio per consentire all'occhio di Quentin di sublimarla in spettacolo. Non manca l'approfondimento psicologico di ogni singolo ruolo né lo sguardo ironico che viene rivolto ai loro punti deboli. Il tutto (ma questi sono solo alcuni dei punti di forza del cinema tarantiniano) sostenuto da una colonna sonora ricercata e da una regia di chi conosce il cinema non per averlo studiato ma per averlo visto.
Un ciclone si abbatte su Hollywood, nell'indifferenza generale dell'Academy che ne rimane travolta. Produzione dallo spirito indipendente e dal budget ridicolo, Le Iene si impone in breve tempo come icona di un cinema nuovo, slegato da formalismi e libero da convenzioni. Istintiva innovazione registica e intrattenimento puro rendono la visione un'esperienza indelebile. Una rapina va storta, apparentemente per una soffiata. Nella confusione generale i membri della banda scampati all'agguato della polizia si riuniscono nel luogo prestabilito, un capannone in periferia. Tra flashback caratterizzanti e trovate geniali il narrato volgerà verso un degno epilogo. Tutto il film gira intorno all'accadimento principale, una rapina di cui tanto si parla ma che non si vede. Scarsità di mezzi e di ambienti danno risalto a una regia tutt'altro che invisibile e un montaggio dal ritmo costante scandisce perfettamente i tempi di un intreccio presentato non cronologicamente. Strepitosi quanto ben distribuiti dialoghi (che faranno scuola) contrastano la staticità complessiva delle scene. Si passa da un piano narrativo all'altro con naturalezza, in un viaggio allucinante e allucinato che ci porterà dentro il "normale" mondo dei gangster. Sovvertendo ogni clichè che incontra sulla propria strada l'opera omaggia una cinematografia nella quale affonda con orgoglio le proprie radici: B-Movie italiano anni '70 stile Lenzi/Martino, BlackXploitation, e Gangster Movie americano. Un anello di congiunzione tra passato e futuro che concilia generi differenti dando vita a un'amalgama inzuppata di talento. Un film che straparla e stordisce, figlio di una creatività genuina e strabordante, figlio del genio di qualcuno che oggi ben conosciamo e che a questo punto è superfluo menzionare.
Un esordio eccellente questo di Quentin Tarantino. Ispirandosi a Rapina a mano armata di Stanley Kubrick e con uno stile che ricorda il miglior Scorsese, è riuscito a lasciare la propria personale impronta. Nonostante una crudeltà e una violenza che richiedono nervi saldi, tutto funziona in questo film. C'è stata una rapina ma non tutto è andato secondo le previsioni. La polizia ha ucciso due componenti della banda e ne ha ferito un altro. Qualcuno ha parlato. Il primo sospettato viene torturato in maniera truce, ma l'infiltrato è in realtà un altro. Svolto con uno stile da rappresentazione teatrale, il film dà modo agli attori di tirare fuori tutto il meglio di sé. Nella produzione c'è anche Monte Hellman, l'indimenticato regista americano indipendente.
Dei sei partecipanti alla rapina fallita di una gioielleria a Los Angeles - che non si conoscono nemmeno tra loro e sono stati ribattezzati con nomi di colori - due sono morti (Mr. Blue = Bunker e Mr. Brown = Tarantino) e un terzo (Mr. Orange = Roth) è ferito. I quattro superstiti si ritrovano in un deposito: uno di loro è una spia. Il deposito è il teatro principale dell'azione, frantumata in sconnessioni temporali che forniscono notizie su quel che è successo prima e dopo la rapina/trappola. Ottimo esordio di un giovane attore-sceneggiatore (1963) che allunga la lista eccellente dei registi americani di origine italiana con un film sotto il segno della morte e della violenza, caso raro di opera d'autore a basso costo nel quadro del cinema gangsteristico. Anche nella scena più cruda - la tortura del poliziotto - non c'è compiacimento: Tarantino è radicale, non morboso. Nella rappresentazione del mondo del crimine manca qualsiasi alone romantico. La compagnia degli interpreti è eccellente: oltre a Keitel (Mr. White) che del film è anche uno dei produttori, bisogna citare almeno Roth e Buscemi (Mr. Pink). Madsen è il sadico Mr. Blonde. Rititolato in Italia, con eguale insuccesso, Cani da rapina , dopo Pulp Fiction . V.M. 18 anni. Trasmesso alla TV italiana con tagli per 29 minuti.
Esserino Gatto AI LETTORI TUTTI MICIOSI SALUTI
RispondiEliminawww.esserinoebalena.blogspot.it
oggi non consente il comunicato redazionale Dani
Hanno saturato anche me eccessive nel pruriginoso ed esili nell'approfondimento. Per buona parte del mattino mi ha impedito i commenti vediamo adesso
RispondiEliminaBuon pomeriggio
Eliana
Stendiamo un velo pietoso sul cattivo gusto che non esito a definire "ostentato" dalla trasmissione. Sulla veridicità delle notizie o sul differente trattamento degli approfondimenti, a seconda del soggetto interessato, non saprei dire. In ogni caso ciò che mi è stato dato di seguire non è mai stato approfondito abbastanza. Sul livello super trash degli scherzi non voglio fare la bacchettona perché si parla di falli di gomma e sederi rotti ormai sono temi che non scandalizzano nessuno ma una domanda mi sorge spontanea dopo aver visto il filmato. Visto che è palese che è tutta una montatura per soddisfare il voyeurismo dell' audience visto che il tema portante era appunto la disavventura post anal-toy dell' attrice non capisco perché questi eccelsi sceneggiatori non abbiano pensato di far contestare a Zorzi il fatto che l' oggetto del contendere fosse rotto da prima....
RispondiEliminaUn abbraccissimo a tutti e in particolare a Te graffiante al pari delle tue gatte.
Patty
Dimenticavo la Marcuzzi, a me non sta antipatica e l' ho conosciuta personalmente per niente stupida e molto spontanea, di persona, almeno al tempo del nostro atelier che frequentò sporadicamente. Purtroppo le è stato ritagliato addosso un ruolo che ne mortifica le doti non fisiche. Le ex scelte di vita da "velina" Facchinetti e Inzaghi. I programmi affidati a lei, l' insistere a quasi 50 anni nel mostrare il culo e le cosce su instagram mortificano quelle qualità che le riconoscevo e che continuo a riconoscerle nonostante lei si impegni bene a dissimularle.
RispondiEliminaPatty
Ad esser sincero guardo poco tutti i sedicenti programmi di inchiesta, inclusi Le iene, report, piazza pulita, dritto e rovescio non è l' arena e molto probabilmente ne ho scordati alcuni.
RispondiEliminaLa spettacolarizzazione della notizia mi disturba se poi è servita con un contorno di volgarità come avviene negli scherzi delle iene diventa addirittura molesta. Quali talenti abbia la Marcuzzi oltre a quelli che mette in mostra pervicacemente non lo so ma sono aperto, qualora ce li presenti, a darne pubblico riconoscimento.
Buon Pomeriggio
Giovanni Martinelli