lunedì 26 aprile 2021

fatevi i gatti vostri 1821 " the butter theory" raccontino by DDD

Oggi n redazione si so invertite le parti. Il titolo lo ha dettato Dani la quale sostiene che, parlando di teorie, l' ingrese conferisca un alone osfordiano ar tutto. Il poste, nvece, lo scrivo io. Siamo in corsa per andare a fa sta revisione al mi vecchio Ford. Dani guida e io provo a digità cor su telefonino che un mi c'entra nemmeno ir porpastrello der mignolo su quella tastierina virtuale. Si voleva mètte la presentazione  der tango  più famoso, vello a Parigi, di Marlonne  e Maria, richiestoci da Lucy, ma quando s' è aperto r frigo era fenito r burro e allora r tango a Parigi perdeva di senzo senza poté untà la pellicola. Eh sì erano altri tempi vando sortì sto filme. Correva l' anno 72 e io e r Ciampino si faceva la seconda liceo perché, ar liceo classico, si faceva 4a e 5a gennasio e poi 1a, 2a e 3a liceo. S'era dunque ragazzotti, comunque  digià abbastanza avvezzi ala topa e ale su sfumature, quando s'andette a vedello ar cine, 'n prima.  Poi pe na settimana, a scuola e anche fori, un si parlò d'altro . In classe io avevo Dino ala mi destra e ner banco davanti c'erano du Marie: Maria Cristina e Maria Giovanna che noi chiamavamo  Cristi e Margi. Noi due brutti brutti un s' era, il Ciampi era lunghissimo e allampanato ma si sa artezza fa mezza bellezza. Io ero piuttosto alto e le tartatughe invece che sull' addome l' avevo anche sula groppa e sule mele ma loroduelì erano dimorto ma dimorto  meglio. "Tope a attopate" come si dice a Livorno d'una ragazza  che ha le doti di natura  quanto a bellezza (è na topa) e fa anche di tutto per esaltarle con la scelta dei capi di vestiario che meglio la valorizzano (attopata). C'era  poi la moda degli Hot Pants. (Ecco un po' di foto d'epoca tanto per rendere l' idea)






A quell' epoca noi maschi s'era vestiti in borghese invece le femmine portava il grembio nero. Di  grembi ce n'eran du tipi; appottonati dietro la schiena o sur davanti . lorolì, un c'è nemmen da chiedesselo avevano scerto ir modello co bottoni davanti. Appena l' aria si scardava un pochino, che fosse in grazia dela stufa di terracotta che io, fuochista designato della classe, facevo svalvolare come na locomotiva oppure per la crescita naturale delle temperature, nel periodo primaverile ed estivo, le du marie prencipiavano a sbottonassi e ci sfoderavano sotto l' occhi quattro zampe da brivido. L'argomento di solito partiva da me che chiedevo a Dino " Oh Dino ma gliela vedi te la topa a Margi?". Ovviamente ognuno di noi aveva sott'occhio la panoramica di quella che gli restava sula cosidetta icchisse o croce di S. Andrea.  Cristi sedeva davanti a Dino che le vedeva solo la schiena e i capelli mentre io sula diagonale avevo di lei una visione paradisiaca. Per lui era l' inverso e poteva rimirare le infinite cosce di Margi che era arta come me e per Dino sarebbe stata na dama perfetta, sarvo ir caso che a lei piacevano solo quelli che avevano il gt Alfaromeo o la Lancia Fulvia hf mentre noi s'aveva, in due, la lambretta di Renatino, ir babbo di Dino.Ll' unica concessione  che 
quella motoretta regalava all' erotico era data da un plaidde a scacchi legato sulla sella che pareva dire a ogni tipa alla quale veniva offerto un giro: " se poi ti facesse voglia d'un po di ciccia d'omo si stende la coperta sula spiaggia o in un campo e  si vede cosa succede". Con Dino ci salì solo, tanti anni dopo, Costanza che ancora un so se s'innamorò propio di quella lambretta, davvero inconsueta per lei che aveva già all' epoca una Renault Alpine colore argento con centinai di cavalli sotto r vano motore. Io ebbi la sorte, se sorte la si pol chiamare, di portacci in giro Maila di Stagno, una ragazzona cor un fisico degno d' un omo e na misura di reggipetto che bisognava ordinalla apposta. Appena gli dissi se voleva venì a fa na girata in lambretta e andavo sur sicuro perché sapevo di piacegni, lei mi fornì un esempio di pensiero sintetico ncredibile. Roba da fallo studià a filosofia. "Su codesto troiaio ci monto se hai ntenzione d'andà a trombà, sennò poi anche andà a caà da solo". Per come m' aveva fatto cascà le palle co tanto prosaicismo l' avrei lasciata anche a piedi ma c'era mezzo bar Nado ad assiste ala scena e c'era soprattutto  da difende quell'  onore virile al quale Emilio, r portiere d'albergo, zio di Dino e Don Luigi avevan fatto guadagnare un lustro e un pubbrico riconoscimento che arrivava a confini dela Spezia stiacciando sotto piedi Pisa, Lucca, Viareggio il Forte e dintorni. Così la lambretta di Renatino provò r brivido di si sentissi cavarcata da uno strapossente deretano femminile e poco dopo, scesi che si fu dala lambretta, quarcosa di simile mi toccò anche a me. Ma torniamo n classe perché il divagar m' è dolce ma a volte mi porta fori tema. S'era rimasti ala posizione de banchi e a su occupanti. A Cristi, vella che vedevo io dele macchine gliene fregava poco ma leilì ballava il rokke acrobatico e il su partner di ballo era partner anche d'amori sicché sorrideva ale mi avancesse e mi diceva: " Oddai Dantino e lo sai, oramai so mpegnata" lasciandomi in bocca vell' amarognolo dovuto al pensare che se l' americani, malidetti loro, un avessero nventato ver ballo io sarei potuto sortì in giro per Livorno co no stianto di bimba che a bellezza e bontà faceva ir pari co Margi ma forse essendo meno spilungona era anche un po' più graziosa ner modo di movessi. Come ho scritto un po' più n' sù, di solito, domandavo a Dino, vando lo vedevo particolarmente rapito ir che significava coll' occhi sfavati e la lingua a penzoloni : "Oh Dino ma che gliela vedi la topa te a Margi?"

"A ciccia no" mi rispondeva lui "ma c'ha quei cazzo di pantaloncini  che sembra gli ci s'infilino dentro, gli formano na specie di sobborro cola divisa ner mezzo. Bada mi butta di fori di cervello leilì". Ci si renda conto della valenza erotica di vello spettacolo perché il Ciampi un era solito lasciassi prendere da tali estasi e col passare degli anni  poi è doventato ancora meno propenso ad ammettere tali interessi.

"Boia dé- replicavo io- co Cristi è la medesima". 

Po arivò  quer filme e un si parlava d'altro che dell' ànalle ar burro tra i du protagonisti e siccome le nostre du compagne un l' avevano ancora visto, intendo ir firme, l' ànalle penzerei di sì, ni si raccontava noi la scena arricchendola di particolari inediti e corredandola di domande a latere der tipo: "Ma voi  l' adoprate r burro?" Interrogazzione indiscretissima che di solito conduceva alla classica replica: "O perché un lo domandate a tegami dele vostre mamme o a budelli dele vostre sorelle? O  magari lo sapete digià  brutti finocchi e pezzi di merda che un sete altro!" Oggi una tale sortita originerebbe un dibattito  in tv  ma ricordiamoci che parlo di 50 anni fa ed il mio è solo un resoconto storico fenomenologico della locuzione  vernacolare  di du' vecchie compagne di classe, frase  della quale non condivido affatto i contenuti e le modalità espressive specie laddove possan resultare omofobe.

Poi si faceva la pace ma, nel frattempo, il brusio  era doventato sempre più fastidioso e la proffe d' italiano una vorta,  esasperata ci berciò co tutta la forza che aveva n gola: "Ciampi e Davini ora bastaaaaa! Avete rottooooo !" E Dino gelido come sapeva essere lui quando voleva apparir più merda di quanto fosse per dote di natura:

"ROTTO, appunto proffe  propio vello era r tema!  Ni si diceva a lorolì che ci vole r burro senno c'è il rischio di rompiselo". 

La classe esplose.

E così visto che il burro un ci s'ha si ripiega su un artro tango sempre chiestoci da Lucy. Intanto siamo arrivati al posto indove si farà la revisione, poi appena  s'è sbrigata sta pratica che un mi fa sta per niente tranquillo si passa anche dalla Còppe pe comprà r burro da rimètte  n frigo che pe fa saltà arcune verdure in padella o pe la pancetta dela carbonara funziona meglio dell' olio.

Bona Giornata 

Dante

Il commento è da my movies

STORIA D'AMORE 
SINCOPATA E ANCORATA 
A UN PAESE, L'OPERA DI 
KRAL È METAFORA DELLA
VITA E DELLE SUE 
IMPREVEDIBILI E INFINITE COMBINAZIONI.
Recensione di Marzia Gandolfi
martedì 12 aprile 2016




Per una coppia l'apprendistato del tango non è meno difficile di quello della vita (in) comune. Troppo vicini, troppo lontani, troppo simbiotici, troppo indipendenti, l'uno fa troppo, l'altro troppo poco, l'uno occupa troppo spazio e invade quello del partner, l'altro fa troppi passi indietro e si lascia portare. I due sono in concorrenza permanente. L'armonia è allora il traguardo da raggiungere e il risultato di un lungo lavoro per tutti ma non per loro, María Nieves e Juan Carlos Copes, incontrati a diciassette anni in una milonga di Buenos Aires e allacciati nel tango per sempre. Perché anche adesso che non si vedono e nemmeno si parlano più, María e Carlos non smettono di essere un miracolo scenico che trama passi e figure fino a farsi espressione di lirismo universale.

Prodotto da Wim Wenders e diretto da German Kral, Un ultimo tango è la testimonianza di un genere musicale, di un ballo, di un uomo e una donna, di una poetica nutrita di sentimenti eterni come la malinconia, la nostalgia, la sensualità, la passione, la rabbia. "Pensiero triste messo in musica" scriveva Borges, il tango è la linea musicale su cui scivola la storia di una coppia che ha danzato con la stessa intensità con cui ha vissuto, che ha contagiato il mondo con un ballo popolare a cui insieme hanno dato dignità di palcoscenico.
Intervistati a turno sulla materia che conoscono e praticano meglio, melting pot di tradizioni americane, africane e europee che si incontrano nel 1880 nelle periferie delle capitali di La Plata, Buenos Aires e Montevideo, María e Carlos ripercorrono vita e carriera in primo piano, inframezzati con la 'ricostruzione' coreografica della loro storia, immagini di repertorio e discussioni sulla messa in scena.
Sbilanciato significativamente dalla parte di María, sedotta, accompagnata e abbandonata da Carlos che sposa a Las Vegas nel 1965, Un ultimo tango è metafora della vita e delle sue imprevedibili e infinite combinazioni. Orfana di padre e bimba indigente nell'Argentina degli anni Quaranta, María impara il tango con un manico di scopa e le note 'suonate' alla radio. A seguito della sorella, incontra Carlos nel 1947, lui è ancora un principiante impacciato ma lei ne registra i lineamenti con un'occhiata esplicita e udibile come lo scatto di una macchina fotografica. Per Carlos sarà lo stesso. Passa un anno, un anno di pratica e sale fumose, prima che María e Carlos si ritrovino per caso, danzino per azzardo e scoprano per sempre la sintonia perfetta. Da quel momento si innamorano, si scontrano, si lasciano, si feriscono, si rincorrono e si ritrovano proprio come in un tango. Un tango che da copione si tinge di desiderio e gelosia mentre i loro corpi, nelle immagini d'archivio, e quelli dei loro doppi, nella rappresentazione, si compenetrano con prepotenza e morbidezza.
L'afinidad tra María e Carlos come una trance ipnotica incanta lo spettatore travolto dai ritmi languidi e scanditi del tango e da una vicenda sentimentale nata nell'Argentina di Perón, spezzata dagli anni della dittatura militare, (ri)sperimentata nell'America di Reagan ma sempre ritrovata sulla scena e nel nome del tango. Danzare insieme li rende folli ma María e Carlos non sanno fare altro, non possono fare a meno l'uno dell'altra, non riescono a trovare nessuno che possa rimpiazzare l'uno o l'altra. "Se con le altre danzo", ripete Carlos con riguardo, "con lei posso brillare". Sopravvissuti all'odio e ai tradimenti della Storia, la coppia non regge al tourbillon emozionale e privato: Carlos si risposa, diventa padre e congeda la partner di una vita, precipitandola nella depressione da cui riemergerà trovando tardi la sua autonomia creativa. Storia d'amore sincopata e ancorata a un Paese, il film-documentario di Kral, che combina finzione e frammenti di realtà, svolge con tensione e languore l'avventura artistica ed esistenziale della coppia faro del tango argentino. Cerimonia misteriosa che si presta più di altri balli ad essere rappresentata al cinema, il tango è soprattutto una danza di sentimenti. Lontana dall'essere movimento neutro e accademico, riflette uno stato emozionale dietro gli abbracci, le sospensioni di peso, gli slanci, gli abbandoni, gli agganci sui fianchi. Impossibile resistere, perché resistergli. María e Carlos si concedono un ultimo tango che procedendo in senso antiorario, risale la pista, due vite, due opposte individualità compatibili e inconciliabili ma irriducibilmente avvinte.

14 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: on line dalle ore 16:00 alle 23:00

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  2. Ormai Dante pare aver preso la giusta cadenza. Se ci deliziasse una volta alla settimana con uno di questi raccontini sarebbe davvero cosa buona e giusta. L' argomento non è dei più lievi o elevati ma il nostro narratore possiede una dote piuttosto rara ovvero riesce ad alleggerire il topos del racconto insistendo su di esso ma con opportuni spostamenti del focus narrativo. Come è possibile ciò? Attraverso la digressione e l' inserimento di elementi afferenti alla complicatio ossia a temi che si sviluppano e si completano dipartendosi dall' asse principale e talvolta coagendo tra loro. In pratica se ci si limitasse al tema del burro e del suo uso proprio, improprio o occasionale il raccontino potrebbe divertire forse
    una classe delle medie o alcuni avventori di un bar giunti già ad un discreto livello alcolico. Dante invece trae lo spunto da una vicenda, arcinota e restituita nel tempo alle più morbose curiosità, per rapportarla a quella che era la sua vita di allora e dipinge: la moda dei pantaloncini piccanti, i grembiuli per le donne e non per gli uomini (non lo ricordavo più pur avendo avuta analoga esperienza), la civetteria delle ragazzine e lo stordimento estatico dei poveri rimiranti. Non mancano i riferimenti alle auto più in voga e al confronto tra di esse e la lambretta, che solo qualche anno prima era il sogno degli anni 60, ormai diventata un articolo da proletari.
    Grazie per questo ennesimo delizioso lavoro che è assai più di un raccontino
    Giovanni Martinelli

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    1. Grazie troppo bono. In effetti mi viene spontaneo di scrive così non è che faccio carcoli sule strutture e scrivo di getto ma a suo tempo vella roba che lì l' ho studiata e probabirmente ne ho incorporato i canoni fondamentali.
      Dante

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  3. Grazie mille. Resto in attesa dell' altro tango. Il racconto è davvero divertentissimo e ben costruito. Mi ha fatto ridere molto l' idea di quelle ore in classe a dire scemenze. Io ero una artista per distrarmi. E davvero buffa quella descrizione di Maila specie quando Dante scrive di come la lambretta prima e lui dopo provarono l' esperienza di quel sederone a cavallo. Troppo buffo. Non riscontro niente di omofobo nel racconto né nelle parole delle ragazze forse un po' volgarotte ma l' omofobia ha ben altre connotazioni che una semplice parola.
    Grazie

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    1. Ora che ho sistemato il campere e ho trovato l' burro un ci ferma più nessuno. Lasciaci fa du cosine su Milva e sull' oscare e poi s'imburra la pellicola parigina
      Dante

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  4. Ah Ah non mi ero accorta che lo avesse chiesto la mia amica Lucy e sorrido per un antefatto che mi permetto di raccontare anche se coinvolge anche lei. Eravamo in montagna insieme e ci eravamo appena conosciute durante una settimana offertaci dagli studi dei rispettivi mariti che fanno parte di due studi legali corrispondenti sull' asse Roma-Milano. Curiosando in un mercatino in piazza vedemmo che si vendevano ancora dei VHS in cassettona in plastica e spiccava proprio quello dell' Ultimo Tango a Parigi con scritto INTROVABILE e il prezzo 20 euro. Lucy osservò che non aveva mai avuto occasione di vederlo e io volevo regalarle la cassetta ma non avevamo videoregistratore d'epoca e lasciammo perdere pensando che tanto si trovava in rete o in dvd. Ecco che ritorna l' antica curiosità e sono certa che i nostri redattori sapranno soddisfarla presto. Mi rallegra il fatto che la richiesta della mia amica abbia dato lo spunto a Dante per confezionare questo esilarante raccontino tratto dalla teca dei suoi ricordi scolastici.
    Buon Pomeriggio
    Patty

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    1. Grazie Patty pe la fedeltà e pe avecci fatti conosce anche ala tu amica. Quella cassetta era da collezione davvero, io ce l'ho ma se mi danno venti euri gliela porto anche a casa.

      Dante

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  5. In Italiano me la cavavo ma non ho mai affrontato i meandri della analisi letteraria. Amo però leggere, in particolare i racconti brevi. Le attente ed esaustive note fornite dal prof. Martinelli mi sono state di aiuto per apprezzare ancora di più il delizioso raccontino odierno e per coglierne i preziosismi strutturali e verbali. Aiutata nei primi dal già citato commentatore, sottolineo i secondi che esaltano una toscanità schietta e contagiosamente umoristica: "eravamo ragazzotti ma già avvezzii alla topa e alle sue sfumature". Mi chiedo quanti si sarebbero impantanati in tediose frasi tipo: "nonostante l' età giovanile avevamo già collezionato una buona dose di esperienze sessuali" roba da farti premere subito sulla X in alto a destra sul video. Meraviglioso lo "strapossente (e amazzonico) deretano femminile", roba da far impallidire Freud al solo pensare al suo trasferimento dalla lambretta al povero Dante probabilmente disteso sul plaid a scacchi.
    "A ciccia no!" da applauso come "il sobborro (immagino voglia dire rigonfiamento) con la divisa nel mezzo" . Insomma qui non si tratta di raccontare esperienze che abbiamo fatto tutti ma del crearne immagini pittoriche che ti lasciano sbigottita per l' immediatezza della visione che suscitano.
    Complimenti
    Anna

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    1. Boiadé Anna meno male un ti garbava l' analisi letteraria senno ti mettevi in lizza co Martinelli. Mi sa che hai fatto come Beadrige der bagno Maria a lei ni garbava più r pennello che la vernice a te t'è garbato più il bisturi che la panna ma scrivi bene davvero comprimenti
      Dante

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  6. Dopo il tuo garbato post, entrata in un ordine di idee leggermente sbracato, ho letto il titolo della recensione "Storia d'amore SCOPATA" e mi son detta "Ma che strano, di solito non fanno titoli così espliciti alle recienzioni" e allora ho riletto. No, è una storia d'amore sincopata.
    Quanto al quadretto scolastico, molto carino anche per tutte le sue rintrecciature e divagazioni, mi ha riportato tanti ricordi simpatici, anche se in classe mia l'atmosfera era diversa - almeno credo, perché l'unico ragazzo con cui ci s'aveva un rapporto decente si è poi sposato la mia compagna di banco, ma gli artri vai a sapere a cosa pensavano durante la lezione, con noi ci parlavano proprio poco e (temo) non perché tutti i loro interessi fossero altrove, ma perché interessi non ne avevano granché - per quanto, naturalmente, non si può mai dire.
    Da alunna e da insegnante son sempre stata della scuola di pensiero "In classe l'alunno/a ha da vestirsi come gli pare, l'importante è che si senta a suo agio" ma è una posizione dimorto ma dimorto isolata perché "ma poi si distraggono". Evvabbé, si distrarranno, sai la gran tragedia, un po' di colpo d'occhio non dovrebbe far male a nessuno, e secondo me è meglio distrarsi guardando qualche persona che ci attrae piuttosto che guardando la parete arancione o i buchi nelle traversine di legno.

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    1. Boia Bimba! Di codeste fave lesse omini e donne unite nell' abulia ci se n'aveva doverse anche noi C'era Luciana che passò cinquanni a pettinassi de capelli lunghi biondi che gli passavano r culo e Mèngo che ala prim'ora si metteva 3 o 4 pezzi da cinquanta lire n una mano e seguitava a falli tintinnà pe cinq'ore roba da ammazzallo.
      Un abbraccio
      Dante

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  7. Mi reggo la pancia e immagino quella classe di cinquanta anni fa. Non ho avuto esperienze simili. Per fortuna scansai le scuole per ciechi in uso in anni precedenti ed ebbi l' insegnante di sostegno figura istituita nel 77. La sua presenza mi era di aiuto ma mi limitava nel contatto con le compagne. Comunque quando c'era l' occasione di entrare in dettagli piccanti pareva fossi la loro favorita e così passai l' adolescenza con in mente immagini di virilità mostruose e accoppiamenti improbabili, frutto della curiosità mista a paura che i racconti di quelle viperette immettevano nella mia povera testolina. Per fortuna mi aiutava la lettura. Poi grazie a varie operazioni uscii dalla notte per entrare nella penombra poca cosa ma sufficiente per farmi apprezzare con particolari accorgimenti tecnici anche dei buoni film.
    Grazie
    Eliana

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    1. Ti capisco, un deve esse stato per niente facile ma ora co tutte quelle curiose che si iscrivano a siti pe fa l' incontri ar buio o ale patite dela darke rumme ni potresti fa dele ripetizioni a cinquant'euri all' ora!
      Dante

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