Prima o poi ce la racconterà la storia di Rosy, l' elefantessa del circo Sogni e di Beppe Trentacinque, dice però che il tema è scabroso e dovremo mettere l' etichetta "vietato ai minori". Intanto si è messo a fare un altro lavoro con colori e pennelli. Ieri pomeriggio l' ho lasciato al camper e lì si è messo a dipingere secchi e bussolotti con l' acrilico realizzando dei motivi "informali" con bei cromatismi che mi sono piaciuti molto.
Il film odierno si chiama Flu e anticipava quanto stiamo vivendo da un anno. In cineteca le indicazioni sui canali tv o streaming dove lo si può reperire
ecco la presentazione da everyeye.it
The Flu - Il contagio
Recensione
Immagini
Articolo a cura di Maurizio Encari 18 Luglio 2018
A Bundang, a soli 15km da Seoul, sta avendo luogo un'epidemia senza precedenti. In seguito all'arrivo di un carico di clandestini, trasportati illegalmente in un container e tutti morti (tranne un giovane sopravvissuto, ora in fuga) per via di un morbo sconosciuto, l'intera zona è nel caos. In The Flu - Il contagio, il virus si diffonde rapidamente e ben presto gli ospedali locali sono presi d'assalto da persone malate: il ceppo mutato dell'aviaria si presenta come una violenta influenza che può condurre anche alla morte e le autorità, prese dal panico, decidono di mettere in quarantena l'intera zona, costringendo migliaia di persone, sia sane che già infette, a rinchiudersi in un'area controllata dai militari.
E mentre ai piani alti si sta cercando di contenere la sempre più disastrosa pandemia, la giovane dottoressa Kim In-hae cerca di proteggere la figlia piccola, con l'aiuto di un coraggioso volontario della sicurezza pubblica.
L'inferno sulla Terra
Il cinema coreano è sempre più in salute e i blockbuster sono all'ordine del giorno da diverso tempo, come conferma anche questo film del 2013 che ripercorre, secondo i canoni commerciali della scena autoctona, tutti gli stilemi dell'epidemic-movie in chiave spettacolare. The Flu - Il contagio non si fa mancare niente nelle due ore di visione, con una tensione costante ad accompagnare le vicende dei protagonisti, in un enfatico crescendo drammatico che sa bene come colpire il pubblico di riferimento. E con una parte finale che sfocia quasi nell'horror, con sequenze disturbanti nella loro grandiosa messa in scena (volontarie o meno, si palesano citazioni a La guerra dei mondi), l'operazione affronta atmosfere sempre diverse, facendo seguire ad una parte più leggera (cui gran merito va alla straordinaria performance della piccola Park Min-ha) e atta ad introdurre i personaggi principali, una seconda più tragica, con la diffusione sempre più estrema e violenta della pandemia. Questa costringe il governo a rinchiudere migliaia di cittadini in una sorta di ghetti/lebbrosari, dove anche i più elementari diritti umani finiscono ben presto per venire meno. Grazie al numeroso uso di comparse e ai più che buoni effetti speciali, le strade cittadine si trasformano così in un vero e proprio palcoscenico infernale, che strizza l'occhio alle pellicole a tema zombie.
La gestione delle dinamiche interpersonali acquista forza introspettiva nel proseguo degli eventi, con gesta di sacrificio e di coraggio ad alzare l'asticella emozionale e un finale "all'ultimo secondo" in cui l'orgoglio nazionale (incarnato dalla figura del Presidente) sfida anche la solita ingerenza delle potenze straniere (USA in primis). Al netto di una visione che sicuramente intrattiene con gusto vanno comunque evidenziate diverse forzature in fase di sceneggiatura, in cui spiccano alcune situazioni troppo improbabili, togliendo verosimiglianza al racconto.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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EliminaMICIOSI SALUTI
Grazie Dani e ringrazia il tuo zio per le dritte. Mio marito si chiama Alfredo nome abbastanza raro ormai, proverà il fai da te. La chitarra è vecchia ma non ha grande valore il fregio secondo mio marito fu apposto per rimediare a una crepa della cassa. I secchi e i barattoli sono davvero bellissimi. Ha creatività Dante. Il film lo guarderò ma con i brividi. Buona giornata
RispondiEliminaEliana
Io sono una casinista nata quindi la teoria dei secchi mi piace molto anche se la roba che ammontino io e che perdo regolarmente mal si presterebbe ad essere contenuta in secchi e rovesciata su cartoni, faccio qualcosa di simile quando cerco un bottone che tengo tutti in un vecchio cofanetto di legno, li verso su un vassoio e poi li faccio cadere ancora nel contenitore.
RispondiEliminaComunque sono realizzati benissimo e potrebbero essere motivi anche per qualche bel pareo da mare, molto luminosi, bravo. Carina anche l' idea del riciclo dei barattoli da caffè questi sì adattissimi per minuterie da sartoria. Vedo che al piede hai un coperchio in plastica a incastro (ottimo). Proviamo a vedere questa profezia del male odierno.
baci a Tutti
Patty
Buonasera, e grazie per il messaggio sul blog, mi è stato di conforto perché in effetti in questi giorni ho addosso una stanchezza del tutto sproporzionata a quel che faccio e sì, è vero che non ho avuto né febbre né dolori alle ossa, ma in qualche modo mi sentivo un po' strana, come ovattata.
RispondiEliminaSono finalmente riuscita a leggermi il racconto su via Laura, che mi ero tenuta da parte. Per me è soprattutto la via dove c'è la libreria dei libri usati, un vero must dove trovavi di tutto a partire dai libri di scuola, e d'estate io e la mia compagna di banco ci facevamo il solco, mettendola sempre come tappa del nostro giro-per-il-centro. E sì, come sempre il prof. Martinelli ha ragione: ha due archi molto particolari, nel senso che li riconosci subito (anche perché, a Firenze, non è che di archi ce ne siano molti). Naturalmente mi unisco al coro di lodi, ma quando Dante racconta degli anni di Firenze per me è sempre un amarcord perché la mia vita è stata in quel riquadro per quasi vent'anni ❤️