quando ero piccino la mi mamma, nonostante una certa miseria aleggiasse per casa, aveva un suo stile particolare nell' apparecchiarela tavola. La tovaglia era sempre perfetta almeno fin quando il mi babbo non ci rovesciava il vino e le posate erano d'argento. Unica eredità, quelle posate, toccatale da una famiglia discordante anche nela nella composizione, la su bisnonna materna apparteneva ai nobili Diversi dell Elba di cui parlai in un antico post, il su bisnonno un operaio anarchico che quando un era briaco lo mettevano in galera. Tale bisnonna Ermelinda Diversi ebbe il privilegio allora inusuale di mantenere il proprio cognome nobiliare e di trasmetterlo a maschi e femmine della sua progenie. Per un caso singolare pareva nascessero tutte femmine, così da Ermelida Diversi, sposata Biagiotti, nacque Evelina Biagiotti Diversi che sposando un Guadagnini si sarebbe dovuta chiamare Guadagnini Biagiotti Diversi ma pe un fare casino mantenne la diversità e doventò Guadagnini Diversi
la su figliola Inés Guadagnini Diversi (la mi nonna) prese un Gori (parente prossimo dei Gori di quel Pietro Gori padre anarchico che scrisse Addio Lugano) e anche lei scelse per Gori Diversi e ala fine la mi mamma Adalgisa (detta Ada, Isa e anche Argìa per contrazione vernacolare di Adargisa) Gori Diversi pigliò Uliano Davini e doventò Davini Diversi. Io mi sarei dovuto chiamà Davini e basta ma la mi mamma disse: "Boiadé Uliano! E' ir primo maschio nel mi ramo, lasciamoglielo rmi cognome, armeno i Diversi un s'estinguano" e r mi babbo, che era sarcastico, di rimando: "Dai rami mi pare discendano le scimmie e di solito è r foco che s'estingue ma sto bimbo che sia differente un mi dispiace". Così la mi mamma mi ricamò un vestitino da battesimo con su scritto il motto "Diversi: peggiori, migliori, mai eguali" e io, pigliando a pedate il mi babbo, il mi zi Mauro, che mi fece da padrino, e soprattutto il prete che mi battezzava doventai Davini Diversi lasciando sperare la mi mamma che fosse nata una nova genìa. Nvece figlioli almeno che sappia io non ne ho avuti e con questo ramo dei Diversi ci si farà il foco.
Oltre alle posate c'era anche un po' di vasellame quasi tutto della Ginori prima e dopo la fusione con Richard ma siccome quello a differenza delle posate si poteva rompere la mi mamma lo teneva custodito nella credenza cor un unica eccezione una tazzotta che fu sempre la mia tazza del caffellatte dai miei tre anni fino a qualche giorno fa quando Cice ha preso male le misure saltando sull' acquaio ha urtato un bicchiere che per dispetto è caduto col culo proprio su Ginotta spaccandola in due metà.
Dato che la mi mamma ne usava una pel caffè appartenente allo stesso servizio ormai scompagnato e la chiamava Gina la tazzina, la mia che era più grossa ebbe nome Ginotta la tazzotta.
Holly, piuttosto mortificata, me l' ha mostrata colla testa bassa e che dovevo dire? "Era una tazza" e non ho neppure rimproverato la gattina perché se non avessi voluto esporre la tazzotta a quel rischio l' avrei dovuta riporre come faceva la mi mamma con la roba a cui teneva. Ovviamente Ginotta non è morta. Ricoverata prontamente nel magazzino è stata incollata con un forte adesivo che le ha ridato la forma originale.
Ora mostra orgogliosa le sue cicatrici e la sbeccatura in attesa di nuova destinazione. Tanto per continuare ad usarla potrebbe andare bene per metterci dei sottaceti, delle patatine o delle olive, regge addirittura i liquidi ma co cianuri è meglio une scherzà perdipiù Holly non vuole roba aggiustata in casa e allora ho pensato di abbellirla ancora con un po' di pittura, magari col motto de Diversi, di fare un drenaggino di ghiaia sul fondo un pò di terra e sabbia e una piantina grassa così Ginotta ospiterà qualcosa di vivo e il suo ruolo sarà più importante di quello di contenere il caffellatte di un povero bischero come me.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Dante Venezia on line tutto il giorno fori che quando vo al gabinetto.
Mi piace tanto questa storia minima ma così tenera, sai dedicare tempo anche a una tazza rotta. Ho preso la olivetti e funziona bene Grazie. Una domanda forse indiscreta:
RispondiEliminama davvero all' anagrafe ti chiami Dante Davini Diversi?
Ciao
Lucia
Cara Lucia sono contento che tu ti sia accaparrata la macchina trattala bene e soprattutto usala, adesso che ce l'hai sai che ha un cuore che batte solo se tu muovi le mani sulla tastiera. Quanto al nome, sei nuova e ti risponderò ma sappi che laddove la realtà si fonde con la fantasia duro è sapere il vero e indove sia. Il nome dunque è il mio mi chiamo Dante Davini Diversi; solo per i maliziosi Da' vini diversi tanto per mettermi in antitesi col sommo poeta da' versi divini. Chiuderò alla Leopardi: Altro dirti non vo' ma la tua testa s'anco scorga lo ver lo tenga ignoto.
Eliminacon affetto Dante
La signora Lucia, nel commentarti, ha usato una felicissima espressione che era cara al mio conterraneo Eco "storia minima" e proprio nel cogliere l'essenza delle cose minime o nel saperle portare davanti agli occhi è insita una qualità che non è comune in tutti i narratori. Approfitto per chiederti consiglio su un ricordo che mi tormenta. Pubblicasti tanto tempo fa il racconto di una scrittrice straniera che riguardava una versione dall' italiano in latino nella quale il protagonista viveva una angosciosa nottata temendo di aver scordato una "m" e aver così reso in ablativo una parola che sarebbe dovuta essere all' accusativo. Qui si ferma il mio ricordo. Nè il titolo, ne l'autrice, nè la lucuzione latina, che quanto meno mi aiuterebbe, mi sovvengono. Forse era ancora ai tempi di Splinder?
RispondiEliminaNon c'è urgenza
Un affettuoso saluto
Guarda a volte le reminiscenze, l' avevo completamente rimosso e ora mi torna tutto in mente. La locuzione era in in asia profectus est e mancava emme a asiam perché era moto a luogo. Altro non ricordo. Lo trovai mi pare in una antologia della mi mamma o del mi babbo. Metto al lavoro i nipoti che col pc valgano 100 volte me
Eliminacontaccambio saluto affettuoso
Dante
Boia dé ho la memoria a rate ho pensato che una citazione in latino un poteva esse ne libri dei miei e allora m' è venuta ala mente: era di Don Luigi e lui mi aveva raccontato cosa era la fede confortando il su discorso col libro. Altri brindelli di ricordo un mi vengano ma ci sta, ora che m'è entrato i r baco in testa, che lo sogni tutta la notte
EliminaDante