Aggiornamento: Il mototopo della zia ha retto bene alla bufera della notte, ovviamente è volata parte della copertura e abbiamo dovuto togliere un po' di acqua da dentro ma roba da poco. dato che non ci saranno consegne da fare almeno per una settimana e che la zia ha la febbre lo abbiamo portato vicino a una impresa che fa lavori fluviali e con pochi soldi ce lo hanno tirato su con la gru. Adesso per la stagione delle inondazioni è al sicuro. In caso useremo la piccola o ne prenderemo una a noleggio se si muovesse il lavoro prima del previsto. La barca dello zio nonostante gli ultimi lavori fatti aveva la copertura smossa dal vento e alcune lamiere piegate ma lui l' ha portata al vecchi ormeggio e con un lavoro da equilibrista l' ha sistemata ancora,
non so come faccia a saltellare su quei ponteli di fortuna ma sostiene che nel momento del bisogno non sente alcun dolore. E adesso gli lascio riprendere la vecchia storia di famiglia
Dani
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S'era finito il poste d'ieri parlando di Nicche.
La zia,
troppo indaffarata, quando se lo trovava tra i piedi gli urlava "Levati
dalle palle impiastro che non sei altro" del resto in famiglia la
chiamavano "la Cruda" ed era famoso un episodio in cui, tornando dall'
ospedale, aveva commentato "ho fatto tardi perché la tale ha sgravato
all' ultimo momento". La mi mamma n'aveva detto "dio bono zia come
t'esprimi! Sgravare si dice delle mucche" e lei "E che differenza c'è?
Anzi na mucca fa un vitellino che si pole farne carne da mangià e una
donna nvece fa un bimbo che da mangiare tocca dagnene allui". Del resto
non aveva tutti i torti ad essere inasprita era vedova come la mi
nonna ma mentre il mi nonno Ferdinando era morto di insolazione durante
le manovre precorrenti la campagna d'' Africa, Vezio il su marito in
Africa alla fine c'era andato e tornato... ma cola sifilide e matto
cosicché l'avevano portato a morire in manicomio. Per ironia
della sorte nel medesimo padiglione de malati di mente c'era anche
Italo fratello di Tarquinia e di Inesse che luilì invece l'avevano
picchiato sula testa i fascisti durante uno scipoero al porto. Era
rimasto demente e ripeteva tutto il giorno "malidetto ir duce e tutti i
su fascisti". Alla fine du infermieri fedeli ar duce lo presero a
botte anche lì demente e incapace di difendesi. Morì senza che si sapesse come era successo. O meglio lo si seppe solo dale parole di altri ricoverati ma lorolì, in quanto malati di mente, erano
testimoni poco credibili.
Uno de due infermierì morì dopo poco sotto un bombardamento, quell' altro anda a pigliallo un gruppo di
partigiani, s'era guasi alla fine della guerra e di tribunali sommari se ne
videro parecchi anche da noi. Pare che a lui n'abbiano messo in mano na pistola e
mentre lo tenevano sotto tiro col mitra n' abbiano chiesto: "fai da te ardito der cazzo o ci
si pensa noi?" Lui invece di mettesela ala tempia esitò un attimo forse pensava di puntalla verso di loro ma il mitra cantò per primo e lo spedì di là. Non ho mai
saputo se ir mi babbo e Don Luigi, che allora un era ancora Don, abbiano
preso parte a quer plotone. Erano del 28 tutti e due e qui si parla del 45
quindi diciassettenni sebbene già giovani partigiani, mi pare difficile
che ni fossero stati lasciati compiti così gravosi. Il fatto mi fu
raccontato da loro ma esclusero sempre tutti e due di avervi preso parte.
Torniamo
ar cane: Quando la zia lo scacciava Nicche correva da me perché lo
portassi fuori. Ero piccino ma dove abitavamo noi non c'erano troppe
macchine e la mamma mi lasciava a giocare sotto le finestre. Nicche non aveva le stesse
riserve che aveva Tigretta nei confronti di Dino e lo allenavamo a
riportarci dei bastoncini. Altre volte io e Dino ci lanciavamo il bastone e
lui correva tra noi due finché non riusciva a intercettarlo. Nicche era
di taglia piccola e piuttosto agile, quando noi crescemmo e fummo
assorbiti dai primi anni delle elementari cominciò ad andare in giro da solo e
spesso ci riferivano di averlo visto oltre il Pontino, altre
volte al porto ma quando rientrava non dimenticava mai di venirmi a
scodinzolare intorno e a invitarmi a tirargli un oggetto da riportare.
Visse piuttosto a lungo, un anno o due in più di Tigretta. Quando era
ormai vecchio e quasi cieco anche lui, nel suo peregrinare, fu investito
da un camioncino. Si trascinò fino a casa nostra e consumò le sue ultime
ore accanto alla stufa a legna con me che piangevo e lo imploravo di
non morire e Dino che non potendo reggere allo spettacolo si era chiuso
in camera con la testa sotto le coperte. Quando fu il momento di
salutarlo per sempre la mamma lo mise in una scatola di cartone e ci
scrisse sopra "Nicche s'è levato dalle palle". Poi avvertì la zia perché
avvisasse Mauro per fare una buca e seppellirlo. Forse fu un po' troppo
dura a scrive in quel modo ma almeno mi resi conto che anche Zia
Tarquinia, seppur raramente, sapeva piange.
Dante
Un racconto insolito questo in due puntate intermezzate dalla cronaca dell' inondazione Veneziana. Dante stavolta ha messo tra parentesi la vis comica o la sua preferita alternanza tra commedia e tragedia per farsi narratore e testimone del fatto che le tragedie non son poi tanto lontane dalla nostra vita e non affliggono solo gli altri. Il motivo conduttore si prennunciava in quella eutanasia della gatta condotta in parallelo a una riflessione nuda e cruda su come il tema tocchi anche l' uomo. La storia del cane Nicche nel suo semplice svilupparsi e concludersi mi ha commosso più delle vicende degli umani e del resoconto della viltà e crudelta che trova il suo giustiziere nella brutalità applicativa della giustizia sommaria. Grandi temi che meritano il nostro riflettere.
RispondiEliminaUn Dante stimolante
Grazie
Giovanni Martinelli
Questo post mi ha messo angoscia fin dall' inizio vedendo quel pontile traballante e immaginando con quale sicurezza siano stati eseguiti i lavori. Sono certa dell' abilità di Dante ma gli anni non sono più i 30 ne i 40 né i 50 e nemmeno più 60. L' angoscia è continuata col racconto o meglio la seconda parte di esso. Quoto Martinelli per l' analisi. A livello emozionale mi veniva il nodo alla gola ma credo che sia un buon narratore chi riesce a produrre questi effetti nel lettore.
RispondiEliminaPerò tu che ce riesci facce ride Dantì
con affetto
Patty
Mi piace la storia del cane che va in giro come un gatto e nessuno si formalizza - oggi l'ideale che circola è quello dell'animale domestico recluso peggio di un detenuto. Impressionante il racconto sui partigiani, ma la guerra è anche questo. Quoto il Professore: Dante ci offre sempre motivo di riflettere su tante cose - e come sempre nelle emergenze dà il meglio di sé a dispetto di tutto!
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