Domenica mattina! Colaziome tutti insieme. Siamo im sett gatti inclusi. Bobby può rientrare domani mattina e Holly gongola all' idea di averlo a pranzo e cena anche oggi. Ieri pomeriggio, mentre Dani e Holly sono uscite per fare la spesa grande per la settimana, io e Bobby
abbiamo dovuto fare un intervento alla mia barca, forse i più
affezionati tra di voi ricorderanno che si si tratta di una barchetta
da pesca elbana, Cioe tipicamente usata all Isola d' Elba con buona
chiglia per reggere il Tirreno ma anche una struttura posteriore che le
consente la planata per muoversi invelocità in occasione di repentini
cambiamenti d'umore del mare. Qui le barche son tutte plananti per
muoversi veloci in laguna ma di solito hanno poca o punta chiglia dato
che le uniche onde serie son quelle prodotte dalle navi. La mia che si
chiama Gora Gora perché stava ormeggiata su una gora, la portai su nel 2004 e l' ho
sempre tenuta ormeggiata in un posto che apparteneva agli zii di Holly
in un canale periferico della laguna in una localita che si chiama Malcontenta e che è divisa dal fiume
Brenta in due parti talché si ha una Malcontenta veneziana e una
Malcontenta di Mira appartenendo quest' ultima al comune di Mira che il
fiome Brenta separa appunto dal Comune di Venezia. Il grosso vantaggio
ripetto ad avarla a Venezia sta nel fatto che la si può raggiungere in
auto o col camper mentre a Venezia se hai un problema alla barca ti
attacchi. O te la ripari sul posto o ti tocca ricorrere a un cantiere
nautico che che di solito ti spenna. La forte pioggia dei giorni scorsi
mi aveva messo in allarme e così quando ero andato a pigliare il Camper
per andare a ricevere Bobby in aeroporto avevo un po' anticipatyo i
tempi per controllare come stesse la barca e difatti l' avevo trovata
con buona parte della copertura avvallata e già colma d'acqua.
L'
ondulato incatramato reggeva ma se si fosse piegato un po' di più
avrebbe fatto da imbuto e la barca appesantita dall' acqua sarebbe
sicuramente affondata. Non è la prima volta che la recupero dal fondo
del canale ma viste le condizioni attuali di salute non mi pareva il
caso di arrivare a tal punto. Così contando sull' aiuto di Bobby abbiamo
caricato un lungo pontile che mi permette di raggiundere la barca
legandolo a una robusta cima e calandolo sulla coperda per mezzo di una
robusta cima. Non tengo un pontile fisso perché ladri e teste di cazzo
fanno come se fossero a casa sua. Ovvero usano la barca degli altri per
nascondervi attrezzi per la pesca di frodo o semplicemnte utilizzandole
per un attracco in doppia fila. In un oretta di lavoro abbiamo
raddrizzato alla meglio le parti avvallate e le abbiamo rinforzate dal
sotto con robuste stecche di legno.
Dovrò sostituire l' ondulato al
catrame con lamiera zincata come nella parte anteriore perdendo la
possibilità di arrotolare ma guadagnando in resistenza comunque per il
momento dovrebbe reggere quel tanto che mi serve a costrure l' ultimo
terzo di coperta in acciaio. Poi vuol dire che invece di arrotolarlo lo
solleverò e lo lascerò a riva quando e se riuscirò a risalire sulla mia barca. Soddisfatti mentre rientravamo siamo passati davanti alla bellissima villa Palladiana che sta proprio sulla riva del Brenta dal lato di Mira
e Bobby mi ha ricordato una storiella che tanti anni fa gli avevo raccontato a proposito di quel posto e delle vicende che vi avvennero tra il 1555 e i 20 anni successivi. La villa si chiama anzitutto Villa Malcontenta e dà nome ai luoghi che ho suanzi descritto. Il toponimo che le deriva dall' esser stata abitata da una padrona
che, Nonostante gli sforzi di Andrea Palladio per farle una villa
ammirata ancor oggi come una delle sue piu belle realizzazioni, aveva
sempre il muso lungo e spesso piangeva. Il tutto si ripetè
quotidianamente per anni e anni finché durante una lunga assenza del
marito il comandante di un barcone mercantile che risaliva il Brenta la
vide sotto un salice piangente mentre faceva la gara coll albero a chi
piangeva di più. "Madonna bona che popò di stianto di topa che è
quella" escramò il giovane che come avrete capito era di Livorno e che
aveva strabuzzato l' occhi a vedere un fiume di lacrime scendere tra du
poppe che richiedevano armeno la sesta misura di reggipetto. Dato che
come noi tutti livornesi era un estimatore dela topa e aveva animo
ardito ormeggio' rapido e lasciati i marinai a grattassi le palle e a
beve, sartò a terra e cor un grande inchino si presentò alla signora. "
Bosgiur Madame gessuì Baptiste Lenzì au votre servì". Il francese di
Battista Lenzi, tale era il nome dell' audace, faceva davvero cacare ma
all' epoca il francese faceva assai figo e Battista non perdeva
occasione di sfoggiare quel pochino che sapeva. Poi siccome vella une
smettva di piange ni fece una di velle domande che hanno reso Bruno
Vespa un intervistatore di chiara fama ammirato anche n America,
"Perche piangete mia leggiadra signora?" " Leggiadra na sega" pare
gli abbia risposto lei in veneziano ma noi ci sà solo la traduzione in
livornese tramandataci dai posteri di Battista " la mi giovinezza
sfiorisce non colta e le mi mele (natiche) s' allungano a triangolo
verso i porpacci mentre le poppe m arrivano arbellico e la topa è
albergo di ragnoli che tesson tele da ani e anni".
"Budella Eva" penzò ir nostro eroe "o so scemo o questo è n' invito senza neppure
troppi mezzi termini" Così le fece la seconda domanda alla Bruno Vespa: "O
perché?"
"Ero
la più bella ragazza de dintorni ma mi volelro maritare a un ricco
mercante che poteva rivaleggiare per censo e ducati colle meglio
famiglie di Venezia ma fu la mi fine.
Una
volta sposata m' ha piantata in un cantuccio, nemmeno mi guarda è
sempre via pe su commerci quando torna un mi tocca neppure e qelle
rarissime volte che succede lo fa così ala svelta che un me n'accorgo
neppure".
Vespa
docet Battista fece la terza domanda d'approfondimento: "e ora indov'è
ir su marito?".
"E n Grecia e ritornerà dopo la fine di questo mese"
era
ir due agosto e Battista fece i conti da matematico qual' era "Agosto n'
ha trentuno meno uno d'ieri ch'è perso questa bisogna tromballa pe
trenta giorni armeno 5 vorte al di tra giorno e notte, boia dé"
si
tastò le palle con fare poco fine ma che in quell' occasione aggiunse
quel pizzico di popolare che in tema di amplessi non guasta e sentendole
belle piene e dure cominciò l'opera di seduzione.
"Sebbene
Madonna lei mi veda in vesti di comandante di un modesto vascello da
carico io vengo da una famiglia di negromanti e alchimisti talche in
Livorno tutti m'appellano come Battista l' archimista".
"E come si concretizza la sua arte?" chiese la madonna.
"Ir mi bisnonno Bacucche l' archimista alla corte di Francia seppe tramutare l' oro in merda
dimostrando
colla inversio agendi che il trasformare i materiali vili in oro era
per noialtri una bazzecola che nemmeno consideravamo, Ebbe gloria e
nomea imperitura anche se in effetti lo cacciarono da parigi per aver
distrutto un patrimonio ingente che gli alchimisti francesi nonseppero
più far regredire dalla merda all' oro".
"E lei cosa potrebbe fare per me?"
Secondo
me con lei bisognerebbe partire dall' alimentazione. Battista aveva
letto un libro scritto da un avo di Panzironi. Presempio lei mangia
carne bovina ovina e suina vero?"
"Bè un poco come tutti."
"Male ma io le farò assaggiare la carne squisita di un volatile che si trova solo sulle rive del tirreno all' altezza di Livorno."
"Un uccello? "chiese curiosa la signora.
"Appunto" confermò il nostro con un sorrisino ammiccante.
"E per il mio consorte quale sortilegio farà?"
"Cercherò
di farlo sctiantare in Grecia ma siccome la magia nera non è il mio
forte preparerò un alternativa per trasformarlo in un vero toro".
"Mi sembra difficile visto il soggetto ma intanto come penserebbe di procedere?."
"Intanto
- disse lui, mentre le si avvicinava superando la distanza di sicurezza
da quelle enormi poppe- " Intanto si comincia a fagli le corna poi passo
passo si farà il resto".
La
signora rise di gusto erano anni che un rideva e mentre lui gli
afferrava il sedere a du mani continuò a ridere finche lui con gesto
delicatissimo appreso ner Galateo di non so qual monsignore ni perse la
mano sulle sue e se l' appoggiò un parmo sotto al bellico.
"O Màriavergine - esclamoòla signora - ma qui c'è da mangiare pe un mese!"
Poi
rotti l' indugi s'arzò il sottanone e cominciò a strappassi i dumila
laccetti che sostenevano le mutande.
Andare
a vanti significherebbe scadere nel porno racconto. Vi basti pensare
che dopo quel mese passato ad ascoltar gemiti le anatre del Brenta continuarono a urlare "qua qua
qua" indicando ai paperi volenterosi dove volevano che le pigliassero.
Il
mese finì e siccome all' epoca i matrimoni un si scioglievano il
marinaio dovette ripartire sperando che presto il Signorotto decidesse
di intraprendere un altro viaggio che lo tenesse via da casa. Purtroppo
le malelingue fecero il resto e il marito avvisato delle corna tenne d'
occhio la signora, trovatala con in mano una lettera in cui lei scriveva"
spero che tu mi porti presto quell' uccello meraviglioso" capì che non
si trattava di un candido cigno da trasportare da Livorno a Venezia e disse due sole parole: "le maiale si
cucinano allo spiedo" e la infirsò colla spada come una porchetta
d'Ariccia. A Battista, raggiunto dalla funerea notizia, non rimase altro
che consolarsi colle donne della su terra ma queste non pativano l'
astinenza della Malcontenta e
da qualcuna, decisamente tegame al povero giovane capitò anche di
sentirsi dire "" ho visto di peggio ma anche di meglio" ragion per cui
trascorse tutta la su vita rimpiangendo la signora Malcontenta e
consolandosi col narrare all' osteria questa storia che attraverso
generazioni d'uomini di mare e fiumi di vino è arrivata fino a me.
Dante
Ecco anche il titolo del video di Colombo che Bobby ha diligentemente inserito in videoteca: Indagine a Incastro
Ma che meraviglia di raccontino!
RispondiEliminaSelvaggina per la povera dama della Malcontenta ci voleva altro che ovini bovini ecc.! Ci hai fatto sganasciare come sempre.
Rivisitare così la triste vicenda di quella poveretta è roba da narratori par tuo. E un audio con te che leggi sarebbe un degno coronamento.
Patty e Vale
Dante è un vero alchimista nel trasformare un fatto storico in una gag ma non solo, ricordo vari suoi pezzi d'arte nei quali esibiva una vis comica innata che tuttavia non oblia il lato tragico della vita (anche qui nella gran commedia due note tragiche l'amara vita della Malcontenta e la sua tristissima fine. Per fortuna che nella realtà andò tutto diversamente.
RispondiEliminaBuona domenica
Giovanni Martinelli
Stiamo ancora ridendo! Aspettiamo nuovi frutti della tua vena letteraria
RispondiEliminaAnna e Giacomo
Caata d'amico che sei, questa in tutto il Bar Nado non se la ricordava nessuno nemmeno ir Ciampino. Meno male che t'è tornata la verve. C'hai fatto ride.
RispondiEliminaZanza e Company