lunedì 4 novembre 2019

fatevi i gatti vostri 1332 "Ad Perpetuam Rei Memoriam!"

A votare non ci sono mai andato. Quando ero giovane il Pci mi pareva un partito di destra. Renzi mi fa rigettà a Zingaretti preferisco il fratello Montalbano, a di Maio e company gli darei foco ma da quer poco di latino che ho studiato mi rimbomba in testa una frase

Ad Perpetuam Rei Memoriam

che in parole povere ci ammonisce a ricordarci di quanto accadde
e allora sono andato a ricercare tra i mi libri
e nzieme a discorsi di Che Guevara e ar libretto rosso di Mao
ho anche i discorsi di Mussolini commentati da Giuliano Balbino e questo manualetto del fascista 1 e 2
 perché un bon comandante diceva appunto ir Che deve conoscere anche l' avversario
appunto  

AD PERPETUAM REI MEMORIAM

il libro completo lo trovate nella biblioteca di Esserino
(con l' opzione di avé la copertina con o senza la chiorba der duce) collocazione: Europa >Italia>Storia...
Leggetelo e fatelo lègge ai vostri ragazzi forse un servirà nemmeno spiegaglielo

qui riporto alcuni passi emetici. Il carattere è piccino ma si pole ingrandì (Dani mi dice che nel menù sia di MOzilla sia di Chrome quello alto a destra  cole tre righe) c'è la dimensione carattere che si fa cresce o calà pigiando sur + o sur -

Un abbraccio a Tutti Voi che ci leggete
Dante 




 LA NAZIONE E LA RAZZA

 S'intende per nazione il complesso di quegli individui di una stessa razza, che, essendosi stabilito su un determinato territorio, vi ha svolto la sua vita storica, politica e spirituale, realizzando una unità d'intenti e di azione, superiore per energia e per durata a ogni possibilità di disgregazione. Se sul territorio di una nazione vivono individui di razza diversa da quella della grande maggioranza, essi non appartengono alla nazione che li ospita. Ciascuna nazione, pur restando attaccata alla razza a cui appartiene, ha un carattere proprio che deve religiosamente custodire. 'Ogni popolo, ogni Stato' precisa il DUCE 'ha la sua storia e le sue intime, originalissime sorgenti, dalle quali derivano le qualità della stirpe e della razza'.

 Il popolo è la nazione, quando è compatto nello spirito e nel sangue e possiede una chiara coscienza nazionale, ossia il sentimento dell'unità e quello del dovere e dell'interesse comune. Il culto della nazionalità si identifica col sentimento della Patria. L'amore di Patria è anche un atto di fedeltà alla razza, perché chi ama veramente la propria Patria vorrà che in essa si mantenga pura l'eredità dello spirito e del sangue.

 IL PENSIERO DEL DUCE SULLA RAZZA

 Siccome la vita della nazione è vita della razza a cui essa appartiene, la Rivoluzione fascista appare, fin da principio, come un movimento di difesa e innalzamento della razza. Ciò fu chiaramente affermato dal DUCE il 3 aprile 1921, con le seguenti parole: 'Come è nato questo Fascismo, attorno al quale è così vasto strepito di passioni, di simpatie, di odii, di rancori e di incomprensioni? Non è nato soltanto dalla mia mente e dal mio cuore, non è nato solamente da quella riunione che nel marzo 1919 noi tenemmo in una piccola sala di Milano. E' nato da un profondo, perenne bisogno di questa nostra stirpe ariana e mediterranea, che a un dato momento si è sentita minacciata, nelle ragioni essenziali dell'esistenza'.

 La Rivoluzione fascista nacque e si svolse per impedire la decadenza della nazione italiana e restituirla alla sua pienezza e alla sua forza, eliminando ogni causa di disfacimento, e, in modo speciale, sottraendola all'influenza nociva di sistemi politici e di indirizzi economici e sociali contrari alla sua eredità di sangue e di spirito. Proponendosi il fine di portare l'unità della nazione italiana al suo massimo grado di efficienza, la Rivoluzione fascista fin dal primo momento della sua azione ha rafforzato e purificato con un'opera incessante il fondamento razziale dal quale la nazione italiana sorge. Il pensiero del DUCE sulla razza esprime questo costante indirizzo della Rivoluzione fascista, da lui creata e condotta. L'idea e il culto della razza appaiono di continuo nel pensiero del DUCE, come motivi fondamentali della sua azione.

 In una gravissima ora di guerra - 2 novembre 1917 - il DUCE espresse la sua fede nella grande eredità morale degli Italiani: 'Il dolore ci percuote ma non ci abbatte. Qui si rivela la nobiltà della nostra stirpe. Tutta l'Italia oggi è un cuore solo. Tutto si riduce alla nostra qualità fondamentale e gloriosa di Italiani'. Il 16 febbraio 1921 - in un periodo torbido - il DUCE gridava al popolo di Trieste: 'In cinquant'anni di vita l'Italia ha realizzato progressi meravigliosi'. Prima di tutto c'è un dato di fatto: ed è la vitalità della nostra stirpe, della nostra razza... Primo pilastro fondamentale dell'azione fascista è l'italianità, cioè: noi siamo orgogliosi di essere Italiani, noi intendiamo, anche andando in Siberia, di gridare ad alta voce: 'Siamo Italiani'. Ora noi rivendichiamo l'onore di essere Italiani, perché nella nostra, penisola, meravigliosa e adorabile, benché ci siano degli abitatori non sempre adorabili, si è svolta la storia più prodigiosa e meravigliosa del genere umano''.

 Il 16 febbraio 1921 il DUCE insisteva: 'Dobbiamo avere l'orgoglio della nostra razza e della nostra storia'.

 Il 7 novembre 1921 il DUCE dava una consegna: 'Il Fascismo si preoccupi del problema della razza; i Fascisti devono preoccuparsi della salute della razza con la quale si fa la storia'.

 Il 21 aprile 1922 il DUCE scriveva: 'Celebrare il Natale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà, significa esaltare la nostra storia e la nostra razza, significa poggiare fermamente sul passato per meglio lanciarsi verso l'avvenire'.

 Il 28 maggio 1922 il DUCE diceva ai rurali: 'Non tutto ciò che fiorisce e quasi esplode in questa specie di primavera della razza è destinato a rimanere, lo sappiamo: ma sappiamo anche che taluni capovolgimenti spirituali lasciano tracce profonde'.

 Quando il DUCE parla di razza, generalmente egli si riferisce al popolo italiano, costituito in nazione, e difatti questo popolo è così puro di sangue e compatto di spirito da costituire una tipica espressione della razza ariana. 'L'Italia' afferma il DUCE il 8 marzo 1934-XII 'ha il privilegio di essere la nazione più nettamente individuata dal punto di vista geografico. La più compattamente omogenea dal punto di vista etnico, linguistico, morale'. Esiste, cioè, una razza italiana, in quanto il popolo italiano, nella sua unità di nazione, ha saputo conservare le prerogative della origine ariana, e svilupparle secondo il proprio genio, per modo da assumere nel corso dei secoli un inconfondibile volto, fra le stirpi affini.

 Già nel primo anno dell'Era fascista, cominciata il 28 ottobre 1922, sono frequenti i richiami del DUCE all'eccellenza della razza a cui apparteniamo. L'8 gennaio 1923-I, Egli scolpisce la certezza che la rinascita italiana è dovuta al ritrovamento delle virtù razziali: 'L'eclissi della nostra stirpe si squarcia nel 1915 e tutte le virtù sopite, non spente, della razza balzano al primo piano e ci danno la vittoria immortale'.

 28 gennaio 1923-I: 'Io dichiaro che prima di amare i francesi, gli inglesi, gli ottentotti amo gli Italiani, amo cioè coloro che sono della mia stessa razza, che parlano la mia stessa lingua, che hanno i miei costumi, che hanno la mia medesima storia'.

 6 febbraio 1923-I: 'Fra i popoli, nonostante le predicazioni, nonostante gli idealismi, rispettabili, ci sono dei dati di fatto che si chiamano razza, che si chiamano sviluppo, che si chiamano grandezza e decadenza dei popoli e che conducono a dei contrasti, i quali spesso si risolvono attraverso la forza delle armi'.

 11 marzo 1923-I: 'Roma, testimonianza e documento imperituro della vitalità della nostra razza'.

 2 aprile 1923-I: 'Il problema dell'espansione italiana nel mondo è un problema di vita o di morte per la razza italiana. Io sento tutto il fermento potentissimo di vita che agita la nuova generazione della stirpe italiana, Voi certamente avrete meditato qualche volta su questo che si potrebbe chiamare un prodigio nella storia del genere umano: non si fa della retorica se si dice che il popolo italiano è il popolo immortale che trova sempre una primavera per le sue speranze, per la sua passione, per la sua grandezza'.

 21 aprile 1923-I: 'Vorrei richiamare la vostra attenzione sul prodigio di questo rinnovarsi della nostra razza, che balza in piedi all'annuncio del cimento, si batte e vince'.

 4 giugno 1923-I: 'Altri popoli invidierebbero e invidiano questa nazione proletaria, prolifica e intelligente, saggia, laboriosa, serrata in una piccola e divina penisola, troppo angusta ormai per la nostra, razza'.

 11 giugno 1923-I: 'Voi (i Sardi) siete dei virgulti superbi di questa razza italiana, che era grande quando gli altri non erano ancora nati; di questa razza italiana che ha dato tre volte la sua civiltà al mondo attonito o rimbarbarito; di questa razza italiana che noi vogliamo prendere, sagomare, forgiare per tutte le battaglie necessarie nella disciplina, nel lavoro, nella fede'.

 12 giugno 1923-I: 'Essendo il Fascismo un movimento irresistibile di rinnovazione della razza, doveva fatalmente toccare e conquistare questa Isola [la Sardegna]'.

 18 giugno 1923-I: 'Il Fascismo rappresenta il prodigio della razza italiana, che si ritrova, si riscatta, che vuol essere grande'.

 19 giugno 1923-I: 'Il Fascismo è un fenomeno religioso di vaste proporzioni storiche ed è il prodotto di una razza'.

 24 giugno 1923-I: 'Roma è sempre, e domani e nei millenni, il cuore potente della nostra razza'.

 Nel discorso pronunciato dal DUCE il 28 ottobre 1923-II, per il primo anniversario della Marcia su Roma, sentiamo ancora l'elogio della razza: 'Questa vecchia e meravigliosa razza italica conosce le ore tristi, ma non conobbe mai le tenebre dell'oscurità. Se qualche volta apparve oscurata, ad un tratto ricomparve in luce maggiore. La Rivoluzione fascista' proclamò il DUCE in quella circostanza 'è la primavera, è la resurrezione della razza'.

 30 ottobre 1923-II: 'La Monarchia ha gloriosamente incarnato la tradizione della nostra razza e della nostra nazione'. Anche qui, come nel discorso dell'11 marzo 1923-II, il DUCE, distinguendo fra razza e nazione, afferma che la nazione italiana è parte di una razza la quale, pur dovendosi dire italiana anch'essa, in quanto mostra i suoi puri caratteri nel nostro popolo, abbraccia tutto il grande orizzonte dell'arianesimo.

 22 novembre 1923-II: 'Gli è che le razze bagnate dal Mediterraneo hanno germi inesauribili di vitalità'.

 25 ottobre 1924-II: 'Siamo troppo orgogliosi della civiltà della nostra razza e siamo orgogliosi della vittoria che abbiamo strappato con immenso sacrificio di sangue, per pensare, anche lontanamente, di diventare una colonia'.

 5 dicembre 1924-III: 'Se domani ci fosse un altro Governo più comodo, più tranquillo e più liberale, io credo che questa vecchia e giovane razza italiana esprimerebbe un nuovo Fascismo'.

 6 giugno 1925-III: 'Il moto interventista che dilagava nelle piazze... rispondeva a un bisogno incoercibile della nostra razza'.

 15 aprile 1926-IV: 'Capace di miracolo é stata, in ogni tempo, questa nostra razza italiana, che mi appare ognora, quando io ne faccio oggetto delle mie meditazioni, un prodigio singolare della storia umana'.

 26 maggio 1927-V: 'Bisogna vigilare seriamente sul destino della razza, bisogna curare la razza a cominciare dalla maternità e dall'infanzia'.

 E fin dal 14 settembre 1929-VII il DUCE così definiva la bonifica integrale: 'E' la terra riscattata, e con la terra gli uomini e con gli uomini la razza'.

 2 gennaio 1931-IX: 'La preparazione della nostra gioventù è fatta per ringagliardire la razza e darle le attitudini al senso di responsabilità e di disciplina'.

 23 ottobre 1933-XI: 'La pace con onore e con giustizia è la pace romana, quella che dominò nei secoli dell'Impero, di cui vedete qui attorno le formidabili vestigia. Pace conforme al carattere e al temperamento della nostra razza latina e mediterranea che voglio esaltare dinanzi a voi, perché è la razza che ha dato al mondo, fra i mille altri, Cesare, Dante, Michelangiolo, Napoleone. Razza antica e forte di creatori e di costruttori, determinata ed universale ad un tempo, che ha dato tre volte nei secoli e darà ancora le parole che il mondo inquieto e confuso attende'.

 18 marzo 1934-XII: 'Entro alcuni decenni tutti i rurali italiani devono avere una casa vasta e sana, dove le generazioni contadine possano vivere e durare nei secoli, come base sicura e immutabile della razza. La giornata della madre e del fanciullo, la tassa sul celibato, e la sua condanna morale, lo sfollamento delle città, la bonifica rurale, l'Opera della maternità e infanzia, le colonie marine e montane, l'educazione fisica, le organizzazioni giovanili, le leggi sull'igiene, tutto concorre alla difesa della razza'.

 28 Ottobre 1934-XIII: [Agli atleti] 'Chi vi ha visto sfilare ha avuto la profonda e quasi plastica impressione della nuova razza che il Fascismo sta virilmente foggiando e temprando per ogni competizione'.

 31 luglio 1935-XIII: 'Noi Fascisti riconosciamo l'esistenza delle razze, le loro differenze e la loro gerarchia'.

 2 ottobre 1935-XIII: 'Mai come in questa epoca storica il popolo italiano ha rivelato le qualità del suo spirito e la potenza del suo carattere. Ed è contro questo popolo, al quale l'umanità deve talune delle sue più grandi conquiste; ed è contro questo popolo di poeti, di artisti, di santi, di navigatori, di trasmigratori, è contro questo popolo che si osa parlare di sanzioni'.

 26 ottobre 1935-XIII: 'Siete voi [i contadini] che rappresentate la razza nel suo significato più profondo e immutabile'.

 3 maggio 1936-XIV: 'La terra e la razza sono inscindibili e attraverso la terra si fa la storia della razza e la razza domina e sviluppa e feconda la terra'.

 27 agosto 1936-XIV: 'Hanno diritto all'Impero i popoli fecondi, quelli che hanno l'orgoglio e la volontà di propagare la loro razza sulla faccia della terra, i popoli virili nel senso più strettamente letterale della parola'.

 10 luglio 1938-XVI: 'Il Partito è anche un potente artefice della elevazione fisica e morale della razza, attraverso le centinaia di migliaia di cimenti sportivi e attraverso l'istituzione del Dopolavoro, che permette alle grandi masse di accostarsi alle fonti più alte dello spirito nazionale'.

 30 luglio 1938-XVI: 'Sappiate e ognuno sappia che anche nella questione della razza noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcuno o qualcosa è semplicemente assurdo'.

 18 settembre 1938-XVI: 'Nei riguardi della politica interna il problema di scottante attualità è quello razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il problema razziale non è scoppiato all'improvviso come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. E' in relazione con la conquista dell'Impero: perché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime. Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno'.

 22 gennaio 1939-XVII: 'La nostra politica rurale segue il suo corso: bonificare le terre, aumentare il reddito, migliorare le sorti degli agricoltori e dei lavoratori, conservare all'Italia una forte massa rurale che abbia l'orgoglio di vivere sulla terra, di lavorare in Italia e in Africa la terra, di conservare e tramandare le virtù intrinseche della razza e che sia pronta a difendere con le armi questa terra ormai identificata storicamente, fisicamente e moralmente con la Patria'.

 CHE COSA HA FATTO IL FASCISMO PER LA RAZZA

 Tutti i principi del DUCE affermati, ogni volta che egli ha parlato della razza, diventano direttive di azione del Regime e del Partito, e determinano la creazione e lo sviluppo di istituti, di leggi, di opere, che dimostrano come il Fascismo abbia svolto costantemente una politica razziale. Il Fascismo attraverso l'opera del P.N.F. ha ridato a tutti gli Italiani quel costume, improntato a uno stile virile, guerriero, energico, costruttivo, che è tipico della razza italiana in tutti i tempi. Il Fascismo ha creato l'Opera nazionale per la maternità è l'infanzia allo scopo di assistere le madri nel tempo in cui esse arricchiscono di nuovo sangue la razza; e di assistere i fanciulli perché crescano sani.

 Il Fascismo ha svolto una politica demografica, per mantenere feconda la razza, incoraggiando materialmente e moralmente il matrimonio e la creazione dei figli; appoggiando con molti provvedimenti le famiglie numerose, riunite in apposita associazione. Il Fascismo ha preso efficaci misure contro l'urbanesimo - ossia contro l'ingiustificato ed eccessivo affluire di popolazione dalle campagne alle città - per impedire che il popolo rurale, nerbo della razza, perda la propria fecondità. Il Fascismo ha promosso il ritorno alla terra, per ricondurre alla vita dei campi, molte famiglie e renderle sane e prolifiche. Il Fascismo ha trasformato modernamente l'agricoltura italiana e ha intrapreso la bonifica integrale del suolo della Patria, perché la razza si attacchi alla terra e possa trarne il nutrimento per le future generazioni.

 La battaglia del grano è una battaglia della razza, perché assicura il primo e sacro cibo: il pane, 'cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare', 'il più soave dono di Dio, il più santo premio alla fatica umana'. Il Fascismo ha organizzato la lotta contro le malattie sociali: malaria, tubercolosi, lue, per conservare la salute e la vigoria della razza. Il Fascismo ha sviluppato enormemente l'assistenza e la previdenza sociale per dare agli individui e alle famiglie la serenità del lavoro, la tutela contro l'infortunio, la disoccupazione, le malattie, l'invalidità, la vecchiaia, diffondendo un benessere che giova allo sviluppo delle doti essenziali della razza, alla sua capacità produttiva e guerriera e alla sua resistenza morale e fisica.

 Il Fascismo ha fondato il Dopolavoro, per offrire ai lavoratori di tutte le categorie un lieto riposo, che diventa una fonte di nuove energie per la razza. Il Fascismo ha rinnovato l'educazione nazionale, introducendovi il culto e la cura di quelle doti, di quelle inclinazioni, di quelle attitudini che sono patrimonio ereditario della razza. Il Fascismo ha dato il massimo incremento all'educazione fisica e agli esercizi sportivi, per migliorare fisicamente la razza e temprarla ai compiti del lavoro e dei combattimento. Il Fascismo ha creato, con la Gioventù Italiana dei Littorio, una grande organizzazione nella quale tutte le capacità spirituali e fisiche della razza vengono sviluppate armonicamente fin dalla prima età.

 Il Fascismo ha fatto culminare tutte queste sue provvidenze nella esaltazione dello spirito guerriero della razza, che deve essere sempre in grado di impugnare validamente le armi, per difendersi e per mantenere il suo primato. E finalmente il Fascismo ha dettato le leggi necessarie per la tutela della purità e del prestigio della razza.

 IL FASCISMO E GLI EBREI
  
 Gli ebrei sono un popolo di razza non ariana disperso in tutto il mondo. Gli ebrei sono detti semiti, perché, secondo la denominazione biblica, sono una delle stirpi discendenti da Sem, figlio di Noè. Gli ebrei sono perfettamente distinguibili. Essi hanno sempre mantenuto i loro caratteri razziali e non si sono mai assimilati con la popolazione dei paesi ove dimorano. Gli ebrei godettero in Italia la più larga ospitalità fin dall'epoca del Risorgimento e riuscirono ad assicurarsi cospicue posizioni. Secondo la loro indole inalterabile, gli ebrei, pur essendo in Italia un'infima minoranza, mirarono tenacemente a dominare la coscienza nazionale e la vita politica ed economica. Nonostante la generosità del trattamento fascista verso gli ebrei, l’ebraismo internazionale si pose contro il Fascismo, alleandosi con tutti i suoi nemici e capeggiando le congiure straniere ordite ai danni dell'Italia.

 'L'ebraismo mondiale' ricordò il DUCE nel discorso di Trieste del 18 settembre 1938-XVI 'è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo. In Italia la nostra politica ha determinato negli elementi semiti quella che si può oggi chiamare - si poteva chiamare - una corsa vera e propria all'arrembaggio'.

 Godendo di tutti i diritti dei cittadini italiani, gli ebrei credettero di poter sfruttare, e sfruttarono la generosità fascista, per impadronirsi di posti di comando, accaparrare la ricchezza nazionale e inquinare lo spirito del nostro popolo. La vasta e subdola opera di corruzione svolta tenacemente dagli ebrei, con tutti i mezzi, nella vita politica, sociale, economica, nei campi dell'arte, della letteratura, della scienza, rappresentava un pericolo per il domani dell'Italia. Le leggi fasciste riguardanti gli ebrei sono state emanate per eliminare questo pericolo e per ricondurre il popolo italiano alla sua completa purezza fisiologica e spirituale.

 LE LEGGI FASCISTE SULLA RAZZA

 Prima che le leggi fasciste sulla razza fossero promulgate, un gruppo di scienziati italiani indicò le basi di una concezione nostra del razzismo. Questi scienziati affermarono, in modo particolare, l'esistenza di razze umane differenti, e di grandi e piccole razze. Popoli e nazioni si distinguono, nella razza a cui appartengono, per una serie di differenze, dovute alla diversa proporzione degli elementi che li hanno composti. Gli scienziati affermarono che una popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni il nostro suolo e che 'l'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa'. Mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia nelle sue grandi linee la composizione razziale di oggi è quella che risultò dalla unificazione romana.

 'Una purissima parentela di sangue unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia'. 'Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana'. 'Il carattere puramente europeo degli Italiani sarebbe alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extraeuropea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani'.

 EBREI STRANIERI

 La prima legge fascista sugli ebrei fu quella del 7 settembre 1938-XVI, con la quale venne vietato agli stranieri di razza ebraica di fissare stabile dimora nel Regno, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo. Fu tolta la cittadinanza italiana a quegli stranieri ebrei che l'avevano per qualunque titolo ottenuta dopo il 1° gennaio 1919 e fu fatto obbligo agli ebrei stranieri venuti in casa nostra posteriormente a tale data, di lasciare il nostro territorio.

 MATRIMONI MISTI

 Nella seduta del 6 ottobre 1938-XVI il Gran Consiglio del Fascismo dichiarò 'l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale', ricordando che 'il Fascismo ha svolto da 16 anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti'. Il Gran Consiglio stabilì: il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane; il divieto per i dipendenti dallo Stato e Enti pubblici personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza; e che il matrimonio di italiani e italiane, non dipendenti dallo Stato o da Enti pubblici, con stranieri di razza ariana, debba avere il preventivo consenso del Ministero degli Interni.

 FONDAMENTO DELLA LEGISLAZIONE RAZZIALE FASCISTA

 Il Gran Consiglio del Fascismo, nello stabilire i principi della legislazione in materia razziale, partì dalla constatazione che 'l’ebraismo mondiale, specie dopo l'abolizione della massoneria, è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi'.

 CHI E’ EBREO?

 In seguito alle decisioni dei Gran Consiglio, la legge del 17 novembre 1938-XVII precisò che è di razza ebraica, o considerato tale: colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalità straniera; colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre; colui che pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto a una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del l° ottobre 1938-XVI, apparteneva a religione diversa da quella ebraica.

 LIMITAZIONI ED ESCLUSIONI

 I cittadini italiani di razza ebraica non possono essere iscritti al Partito Nazionale Fascista e sono esclusi: dal servizio militare; dalla tutela o curatela di minorenni o di incapaci di razza non ebraica; dal possesso, dalla gestione e dalla direzione di aziende interessanti la difesa nazionale o che impieghino cento e più persone; dal possesso di terreni che abbiano un estimo superiore a lire 5.000; dal possesso di fabbricati urbani che abbiano un reddito imponibile complessivo superiore a lire 20.000; dagli impieghi dello Stato, del Partito e delle organizzazioni da esso dipendenti, delle provincie, dei comuni e in genere delle amministrazioni, enti e servizi pubblici parastatali, sindacati, delle banche e delle assicurazioni; e non possono avere alle loro dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana.

 La legge 17 novembre 1938-XVII prevede anche il caso che il genitore di razza ebraica possa essere privato della patria potestà sui figli che appartengano a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali. Con altra legge (15 novembre 1938_XVII) i cittadini italiani di razza ebraica furono esclusi completamente dall'insegnamento nelle scuole pubbliche e private di qualsiasi ordine e grado e dagli impieghi nelle scuole stesse; dalle accademie, dagli istituti e associazioni di scienze, lettere e arti; dalle libere docenze.

 Gli alunni di razza ebraica sono esclusi da ogni ordine e grado di scuole pubbliche e private, stabilendosi però l'apertura di scuole elementari e medie ad essi riservate. Successivamente fu stabilita l'esclusione degli ebrei dall'esercizio delle professioni (giornalismo, avvocatura, medicina, farmacia, ostetricia, ingegneria, ragioneria), eccezion fatta per le prestazioni di carattere professionale a favore di altri ebrei.

 



5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Le risposte a questo primo commento sono riservate allo staff. I nostri lettori possono commentare seguendo le consuete modalità.
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    Dani on line per la prossima ora

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  2. Caro Dante,
    condivido il tuo monito! Non sono mai stato incline a turarmi il naso e andare a votare il "meno peggio" ma è giusto aver presente e far presente qualche illuminante esempio storico sulla deriva dei populismi.
    Grazie anche per il prezioso documento che non possedevo pur conoscendone, per sommi capi, l'aberrante contenuto.
    Giovanni Martinelli

    RispondiElimina
  3. Efficacissimo e opportunissimo
    Grazie Dante
    Giacomo e Anna

    RispondiElimina
  4. A latino andavo proprio maluccio ma i motti mi piacevano.
    Fotocopierò il libro nei punti peggiori e lascerò le pagine in treno ma c'è il rischio che di questi tempi invece di svegliare le coscienze raccolgano consensi.
    Questo post lo trovo adattissimo alla situazione certo che co 'sti coglioni che ci ritroviamo al governo della città e del paese molta gente poco pensante o con memoria corta è normale che sogni l' uomo forte che poi ovviamente ti frega peggio degli altri. Mamma mia voglio emigrà....su Venere
    Baci
    Patty

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  5. Sempre votato e di solito anche con un certo entusiamo, e negli anni ho sviluppato un profondo affetto per le istituzioni, più in alto sono e più mi piacciono, e del resto dello Stato e delle sue istituzioni son fedele e disciplinata servitrice. E giusto in tema ti ringrazio assai: l'orrido libretto sarà assai utile per le future terze dove insegnerò storia: ho sempre mostrato un po' di propaganda fascista autentica perché secondo me funziona un po' come i vaccini: quando hai guardato bene la propaganda degli altri, quelli universalmente riconosciuti come cattivi, dopo riconosci bene anche la propaganda dei tuoi - e i ragazzi di oggi, povere creature, dalla propaganda sono letteralmente circondati e sommersi. So che da lassù Esserino apprezzerà il mio lavoro, perché i gatti da sempre sono grandi nemici della propaganda 🤗

    RispondiElimina

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