Squilli di trombe e rulli di tamburi salutano l' ingresso di Marco vichi
nella biblioteca di esserino (classificazione >Europa>Italia>Gialli.
Molti anni or sono vi consigliammo l' ascolto del bellissimo audiolibro "Morte a Firenze". Zio Dante ha continuato a collezionare tutti i libri di questo eccellente scrittore che in questo articolo comparso sul sito https://www.ioscrittore.it/2019/03/21/ si racconta e offre il suo contributo alla rubrica:
CONSIGLI DEGLI AUTORI
Marco Vichi, creatore del commissario Bordelli, indaga nei misteri della scrittura
Scrittura e voglia di pubblicare il proprio romanzo possono andare di pari passo? Quali i consigli più utili per un aspirante scrittore? Quanto bisogna credere in se stessi?
È stata una buffa avventura: dopo quasi diciotto anni di lettere di rifiuto (che conservo ancora in una cartellina bella gonfia) avevo appena deciso di non fare più nulla per pubblicare, anche se ovviamente avrei continuato a scrivere per sempre. Pochi giorni dopo, per via di una «catena» di lettori che non si è interrotta, eccomi sulla scrivania di Luigi Brioschi Direttore editoriale di Guanda, che mi ha telefonato:
«Vorrei pubblicare il suo romanzo.»
«Non so se posso, sto aspettando altre risposte» gli ho ribattuto.
Eh sì, per vendicarmi verso tutti gli editori che mi avevano rifiutato, ho fatto il prezioso. Ma sapevo già che avrei firmato con Guanda, che continua a essere il mio editore dopo venti anni tondi tondi.
Be’, nella scrittura non si finisce mai di crescere e di maturare, e anche il rapporto con la casa editrice dà il suo contributo.
Il lettore ideale è un «me stesso» molto esigente e critico, direi quasi «cattivo», ma credo che questa entità sia una mescolanza di tutte le persone che stimo.
Per me sono basilari, indispensabili. È una sorta di doveroso restauro. Ogni tanto escono dalla penna frasi o intere pagine che non hanno nulla a che fare con la propria «musica». Sono umori personali, inutili, sfuggiti al controllo, che devono essere cancellati. Con l’esperienza si capisce che tagliare è un piacere, non una sofferenza, come può capitare di pensare quando si comincia a scrivere. Non mi sono mai scordato il bellissimo aneddoto che Zweig racconta nel Mondo di ieri: «Era entrato in cucina con il sorriso, e sua moglie gli chiese: ’hai scritto una bella pagina?’, e lui rispose: ’no, ne ho cancellate due’.»
Di scrivere senza pensare alla pubblicazione, al pubblico, al riconoscimento concreto… cioè di tenere ben separate le due faccende. Scrittura e voglia di pubblicare non devono tenersi per mano, non devono nemmeno conoscersi.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Dani Venezia on line dalle ore 19:00 alle 21:00
Un volto alquanto interessante, pare quasi che un photoshoper abbia rubato dei tratti a Dario Argento e a Logli. Comunque ottimo phisique du role per un giallista, se poi è alto e allampanato è perfetto. Non me ne voglia Vichi del quale ho apprezzato in altri luoghi la vena narrativa. Continuerò a leggerlo. Quanto a voi grazie per aver resuscitato le paginette letterarie e dell' osservatorio politico, non trascurate i mici però!
RispondiEliminaUn abbraccio
Anna
Commento a ruota di mia moglie con la quale leggevamo insieme. Lei però è gelosa del suo account e mi costringe a usare il mio.
RispondiEliminaHo letto tutta la saga del Bordelli e mi piace come Vichi sceneggia la sua Firenze, città che conosco abbastanza e che ho sempre ritrovato estremamente realistica anche se ambientata negli anni dell' alluvione e immediatamente seguenti. Molto molto bravo.
Giacomo