Ecco anche l' ora più buia! E speriamo che non lo sia per noi tutti
UN'INVENTIVA ROMANTICA E UN'EFFICACE QUALITÀ DELLE PERFOMANCE PER UN THRILLER POLITICO SECCAMENTE SEDUTTIVO.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 1 dicembre 2017
Gran Bretagna, 1940. È una stagione cupa quella che si annuncia sull'Europa, piegata dall'avanzata nazista e dalle mire espansionistiche e folli di Adolf Hitler. Il Belgio è caduto, la Francia è stremata e l'esercito inglese è intrappolato sulla spiaggia di Dunkirk. Dopo l'invasione della Norvegia e l'evidente spregio della Germania per i patti sottoscritti con le nazioni europee, la camera chiede le dimissioni a gran voce di Neville Chamberlain, Primo Ministro incapace di gestire l'emergenza e di guidare un governo di larghe intese. A succedergli è Winston Churchill, con buona pace di re Giorgio VI e del Partito Conservatore che lo designa per soddisfare i Laburisti.
Sprezzante degli stolti vicini e deciso a resistere al nemico lontano, Churchill prende il comando del Paese e lo guida a suon di parole fuori dall'ora più buia e verso la vittoria a venire.
Avevamo bisogno di un altro film su Winston Churchill? Probabilmente no ma davanti alla performance di Gary Oldman L'ora più buia è la benvenuta. L'Homburg di feltro, il grosso sigaro, il panciotto, la voce grassa, il corpo goffo, il whisky (sempre) alla mano, il mumbling permanente, lo rendono una sfida irresistibile per qualsiasi attore. Se sei un artista di eminenza e hai raggiunto l'età e la rotondità necessarie allora non puoi sottrarti dall'interpretarlo. Incarnare Winston Churchill per un attore è un rito di passaggio, un privilegio non privo di responsabilità. Richard Burton, Albert Finney, Michael Gambon, Timothy Spall, Viktor Stanitsyn (ben quattro volte), John Lithgow, Brian Cox, per citare soltanto gli esempi più celebri, si sono alzati uno dopo l'altro nella Camera dei Comuni a pronunciare uno dei suoi celebri discorsi, a dettare altrettante celebri lettere, a masticare il tabacco, a ringhiare il proprio disappunto al nemico ai microfoni di Radio Londra.
QUANDO CHURCHILL RIFIUTÒ DI CEDERE A HITLER.
Pino Farinotti
venerdì 1 dicembre 2017
Spesso nei film di fantapolitica c'è qualcuno che salva il mondo. Ma se rimaniamo alla realtà, alla Storia senza fantasy, non c'è dubbio che Winston Churchill possegga tutti i crediti di quel ruolo. Il film L'ora più buia racconta la parte della vicenda personale di Churchill, primo ministro del Regno Unito fra il 1940 e il 1945, gli anni della guerra, gli anni... del mondo da salvare.
Nacque che... meglio non si poteva. Sua madre, Jennie Jerome, americana, era figlia del proprietario del New York Times, suo padre, lord Rundolph era membro di spicco del partito conservatore, e imparentato con vari rami della nobiltà inglese, con un legame che arriva a toccare anche lady Diana Spencer, proprio lei, la tragica principessa del popolo. A tale rampollo non può mancare la fase militare e Winston si trova nel Sudan, nel 1898, nella battaglia di Ondurman, quella del film Le quattro piume. Sembra quasi una leggenda di epoche lontane. Ma Churchill ...era così.
Viveva tante vite, compresa quella di scrittore, e, non banale, nel 1953 vinse il Premio Nobel.
Dunque soldato, scrittore, politico, e comandante in capo. Negli anni che precedevano la seconda guerra mondiale sir Winston sembrava ormai in declino irreversibile. Nel 1934, nella sua tenuta di Chartwell, riceveva solo brutte notizie, come racconta nelle sue memorie. La prima riguardava il patrimonio. Il suo amministratore lo avvertì che con la caduta di Wall Street aveva perso quasi tutto il denaro e occorreva fare delle economie: "per esempio, 18 domestici solo qui a Chartwell forse sono troppi" . Churchill rispose: "Mi limiterò a sole tre bottiglie di champagne a sera".
Film davvero eccellente, appena terminato di vederlo, stavolta al mattino contrariamente al mio solito ma faceva troppo caldo anche per la passeggiata quotidiana. Grazie a chi lo ha richiesto e a voi che tanto sollecitamente lo avete acquisito per la cineteca.
RispondiEliminaBuona giornata
Giovanni Martinelli
A Vale è piaciuto molto. Io sono crollata al quarto d'ora ma non per colpa del film ero veramente cotta dal caldo e dalla stanchezza.
RispondiEliminaFate una buona domenica
Patty