Sono contenta che il racconto della Katana vi sia piaciuto del resto mi sono limitata a trascrivere il ricordo di una delle tante infatuazioni dello zio. Penso ricorderete quando costruì il modellino del sesso meccanico facendo inorridire la zia e troppe altre ne ha fatte: la macchina per schiacciare i pinoli, o il recente processo di essicazione e salatura di tranci del frutto di cappero, preparazione che ci risulta completamente sconosciuta sia a Livorno che a Venezia ma anche su
internet. Ne parlerò in settimana. Non ho notizie di Bobby ma il rientro è previsto per domenica sera. Non mi ero pronunciata finora sulla sua love stroy con Martina. Lei mi piace è carina, suona divinamente e per Bobby ci vogliono dei tipini che potrebbero apparire sottotono ma in realtà non lo sono. Ho visto le foto di tutte le ragazze con le quali ha avuto storielle o storie più serie, sono tutte simili non vistose, non prorompenti non protagoniste ma decisamente avvenenti anche se per ora avevano le cosce bianchicce e le efelidi. Martina le batte decisamente tutte e quindi penso sia una buona candidata. Emotivamente avrei tifato per Zanza ma so che lo avrebbe mandato a quel paese in due giorni come accade regolarmente a me. Samatta non riesce a star bene neppure con se stessa figuriamoci con un uomo. Aspettiamo dunque e stiamo a vedere.
Nella parabola della streghetta dagli umili abiti rivive il consueto viaggio iniziatico di Miyazaki, spesso condotto tra i cieli (in precedenza ne Il castello nel cielo, mentre Porco rosso innalzerà ai massimi livelli il feeling eroico con l'aria) e spesso con una ragazzina come protagonista. Kiki raggiunge la fatidica età di passaggio, quella dei quattordici anni, per abbandonare la dimora natia e scoprire la vecchia Europa, ancora una volta coacervo ideale di stilemi miyazakiani. Modellata su Stoccolma e Lisbona, la città in cui Kiki approda a cavallo della sua scopa volante è il luogo dello smarrimento e dell'emancipazione, in cui l'eroina è da un lato costretta ben presto a una necessaria e dura introspezione, ma può anche sentirsi accettata nonostante la sua diversità; il luogo in cui, attraverso il duro lavoro, conquistare la propria matura autonomia.
Terzo film dello Studio Ghibli e primo successo commerciale - sarà ugualmente il primo ad essere doppiato e distribuito dalla Disney - diretto da Hayao Miyazaki, Kiki mostra il lato più verista del Miyazaki-pensiero, limitando la sfera del magico a un ruolo di contrappunto nel percorso di crescita, totalmente umano, della protagonista. La perdita dei poteri magici, che comporta passaggi anche narrativamente traumatici - Jiji, gatto nero parlante e inseparabile compagno di Kiki, ritorna a essere un gatto qualsiasi, privando il film di un elemento caratterizzante - è del tutto assimilabile, in tutt'altra epoca e contesto, a quella che colpisce in Spider-man 2 il supereroe della Marvel. Pubertà come chiusura di una breve epoca felice di magia e ingresso nel mondo, meno accattivante ma capace di gratificare concretamente, delle responsabilità e dell'autonomia.
Forse è proprio l'eccesso di chiarezza nei segni disseminati da Miyazaki il principale punctum dolens di Kiki - Consegne a domicilio, quello sfiorare l'apologo che ha reso il film un prodotto più esportabile di altre opere del sensei, ma lontano dai vertici - non a caso oscuri ed ermetici, quasi esoterici, nelle loro allegorie - de Il castello errante di Howl o La città incantata.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Grazie per questa continuazione e scusatemi ma ieri era impossibile lasciarvi messaggi. Scrivevo, davo l' invio come sempre e mi compariva di nuovo la casella messaggi intonsa. Dopo il 4° tentativo ho desistito. Spero di avere maggiore fortuna oggi.
RispondiEliminaBuona domenica
Giovanni Martinelli