La zia doveva andare a farsi sistemare i capelli da una sua amica che abita a Mestre ed ha approfittato di un passaggio della mia amica Giulia, quella che abita a Santa Marta, angolo raro di Venezia insulare, dove un residente può portare l' auto sotto casa. Giulia, infatti, doveva proprio recarsi, come la zia Holly dalla stessa parrucchiera che in realtà non è una professionista. Un tempo lavorava con la zia in una ditta di confezionamento di prodotti ittici che poi con la crisi ha chiuso. Dato che da ragazza aveva imparato a tagliare i capelli lavorando in un salone Veneziano di ottima fama, si arrangia, adesso, a tirare su qualche soldo lavorando in casa ed offrendo le sue prestazioni solo ad amiche o conoscenti. In pratica con una ventina di euri vai via che ti sei fatta capelli, ceretta e unghie di mani e piedi. Non si potrebbe ma come dice lei:
"A ciavàr schei o cose d'altri no riesio, a far ea dorondona gnanca, epùra gò da campar anca mi e mé famégia". (a rubare soldi o cose altrui non sono capace a fare la puttana neanche e comunque anche io e la mia famiglia dobbiamo campare). Cinzia parla ancora un dialetto così stretto che anche io, che son nativa, talvolta stento a comprenderla, in prima battuta. "Dorondona" proprio lo ignoravo. Credo lo si usasse ai tempi di Casanova o giù di lì, controllerò nel mio vocabolario Veneziano - Italiano, un raro testo opera del prof. Giuseppe Piccio
che lo dette alle stampe nel 1928 per i tipi della Emiliana Editrice, poi ristampato in versione anancastica nel 1999 dall' editore Filippi di Venezia che ha anche una stupenda libreria antiquaria in calle del Paradiso, uno dei miei luoghi di pellegrinaggio.
Dopo il trattamento da Cinzia, Giulia si sposterà a Padova e io e la zia ci faremo un bel giro in bici, ragion per cui ho chiesto allo zio di attrezzarmi un carrettino simile a quello che compariva nel post di ieri.
Eccolo qua e sono parcheggiata, in attesa della zia, nella stessa piazzetta dove ieri ho aspettato lo zio.
Il carrellino è diverso e con ruote un po' più alte per bilanciarsi meglio con l' altezza della bici traente, tutto il resto è uguale tranne l' attacco tra carrello e bici che qui è stato affidato appunto a quei moschettoni da alpinismo di cui parlavo ieri, in risposta ad alcuni commenti.
Il viaggio non è stato proprio semplicissimo. il peso della bici si scarica sul carretto e non essendoci salite è poco rilevante ma è molto difficile procedere a velocità sostenuta perché, comunque, la bici sul carretto è un po' sporgente rispetto alle dimensione di quella che conduco io e c'è il rischio di agganciarsi da qualche parte o di urtare un altro ciclista. Diciamo che su strade piuttosto grandine o viali la cosa è perfetta, su piste ciclabili ci vuole molto occhio per non far danni. Comunque ci sono riuscita ed ho impiegato solo una decina di minuti in più di quanto lo zio aveva speso per fare il tragitto con l' elettrica, segno che anche lui aveva dovuto stare con gli occhi bene aperti. Questo tipo di carrellino si ripiega e una volta finita la parte del traino lo si può legare con una fune elastica sul portapacchi o sul cestino di una delle due bici. Nel complesso ci siamo divertite un sacco. La zia si è tenuta la sua elegante bici da passeggio ed io ho fatto acrobazie con la Graziella che trovo estremamente versatile e divertente. Ho dimenticato di dire che lo zio a questa piccola pieghevole ha tolto tutto ciò che considerava superfluo, come i parafanghi ed altri accessori che appesantiscono più che essere veramente utili.
Una bella giornata spero sia altrettanto gradevole questo due giugno ed auguro a tutti di godervi un bel sole
Dani
Presento oggi 2 film documentari che, se non li conosciuti dovrebbero esser davvero visti e seguiti con attenzione, in cineteca tutte le indicazioni per reperire i canali tv e streaming che li trasmettono
Un'opera che va vista perché riguarda tutti |
Tirza Bonifazi |
La condizione del pianeta e i rischi che corre a causa dei gas serra è la scomoda verità che Al Gore si è impegnato a diffondere di persona attraverso un tour che si è esteso ai quattro angoli della terra avviato dopo aver perso (momentaneamente) la corsa alla Casa Bianca. Conscio di andare incontro allo scetticismo delle persone ma forte delle sue ricerche nel campo e di vent'anni di esperienza (già nel 1992 aveva pubblicato il libro Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit sul quale si basa la sua attuale "predicazione") Gore espone una serie di dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta. UNDICI ANNI DOPO UNA SCOMODA VERITÀ, AL GORE TORNA AD AFFRONTARE UN ARGOMENTO CHE GLI STA PARTICOLARMENTE A CUORE. Undici anni dopo Una scomoda verità Al Gore torna ad affrontare sullo schermo un argomento che in questi anni non ha mai smesso di approfondire: il surriscaldamento del globo terrestre, le sue cause, i suoi effetti e le alternative praticabili. Il documentario lo segue nelle sue conferenze e nei suoi incontri a tutti i livelli supportando le sue riflessioni con immagini molto significative. Il documentario inizia con questi ed altri attacchi a quanto l'ex vice presidente degli Stati Uniti continua senza sosta a sostenere, supportando i suoi interventi con dati che solo chi si è prefissato come obiettivo quello di negare l'evidenza può ritenere falsi o privi di importanza. Quando nel documentario del 2006 affermò che alcuni scienziati prevedevano un consistente allagamento nell'area in cui sarebbe sorto il memoriale di Ground Zero, venne accusato di voler forzare la mano prendendo come oggetto un luogo consacrato alla memoria collettiva. Le immagini ci mostrano che quanto previsto è puntualmente accaduto. Così come ci propongono immagini delle catastrofi ambientali che si sono susseguite nel decennio trascorso e che vanno da quanto accaduto nelle Filippine a episodi singoli ma significativi come il picco di 51 gradi della scala Celsius in India con il conseguente liquefarsi del manto stradale. |
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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EliminaGrazie per le info sui film e per le foto della bici. Abbiamo capito che la soluzione di Dante si adatta ad ogni bici a patto che quella che viene rimorchiata sia un pieghevole. Il particolare degli attacchi è stato molto utile. Mio marito ritiene di potermela creare, prima o poi. Temo più poi che prima ma vedremo. Resta valido cmq il mio invito all' osteria.
RispondiEliminaBuon 2 Giugno
Lucy Milàn
Encomiabile questa presentazione. Documentari da vedere! Concordo.
RispondiEliminaIl fatto che le applicazioni tecniche di Dante funzionino anche con variazioni importanti nelle parti costituenti dimostra che l' aspetto progettuale beneficia di una visione ampia e aperta a molte varianti.
Buona giornata
Giovanni Martinelli
Encomiabile questa presentazione. Documentari da vedere! Concordo.
RispondiEliminaIl fatto che le applicazioni tecniche di Dante funzionino anche con variazioni importanti nelle parti costituenti dimostra che l' aspetto progettuale beneficia di una visione ampia e aperta a molte varianti.
Buona giornata
Giovanni Martinelli
I film sono interessantissimi. Visto oggi il primo e stasera il secondo.
RispondiEliminaIl traino per bici in fondo prevede il normale uso di un carretto per bici, nel quale si può mettere qualsiasi cosa anche un'altra bici e qui sta l' essenza encomiabile della trovata di Dante. Le bici si portano sull' auto, si portano in camper, si portano in treno e allora perché non portare una bici in bici? Avevo apprezzato a suo tempo tante altre uova di Colombo o meglio di Dante, tra le tante il pontile levatoio con paranco a fune e l' indimenticabile il fallo a manovella, progetto che ancora mostro a qualche amico quando c'è da rallegrare una serata.
Statemi bene
Giacomo