sabato 5 giugno 2021

Fatevi i gatti vostri 1861 " Gati que udiavino le gate? Nun cierino"

Già  presagivo questa risposta quando ho chiesto al moo mentore Balena se fosse a conoscenza di gatti che Odisseo le gatte.

"Lo gato est uno lesere perfetisimo!  belisimo!  serenisimo! facto ad imagine et sumilliansa  dello sinior Gato Eternisimo! cueste inberrassioni dello udio potino suolo partinesciere ali lumani sendo esi facti ad imagine de un Indío Kane o anca peggio que kane et cuindi  udianti cativanti et massanti speso sine  mutivamento  al cuno que  no sea antro  que kativeria ignotivata". 

E che dire ? A parte il suo ricondurre l'odio e a cattiveria umana a una presunta immagine e somiglianza con un dio che mi pare mutuato piuttosto dalle conversazioni filosofico teologiche intercorse tra Balena e lo zio Dante, tutto il resto mi sembra incontestabile.

Siamo in acqua ogni giorno, per un motivo o per un altro, praticamente sette giorni su sette  mettiamo in moto la barca dela zia. Ciò  nonostante dobbiamo star vestite. Una balorda ordinanza, piuttosto disattesa vorrebbe addirittura proibire la canottiera, ci manca quindi l' atto liberatorio di togliersi tutto e lasciare a due sole striscioline di stoffa il compito  di  coprire ciò che la morale comune e il bieco senso del pudore vietano di scoprire. Fosse per me starei nuda ma al compromesso del costume posso far concessioni. Purtroppo manca il sole, si prevede anzi una nuova settimana di acquazzoni e con la natura non ci sono negoziazioni da fare.

Buon sabato a tutti

Dani



AFFINE ALLA LETTERATURA 
GIALLA DI DÜRRENMATT E 
APERTO ALLE SPERIMENTAZIONI VISIVE, FINCHER REALIZZA
UNA VERSIONE AUTORIALE
 DEL PRIMO EPISODIO DI "MILLENNIUM".
Recensione di Marzia Gandolfi
martedì 10 gennaio 2012

Mikael Blomkvist è un giornalista celebre per il suo impegno e per una condanna di diffamazione, collezionata dopo aver attentato alla reputazione di un infido uomo d'affari. La sua scrupolosità zelante e il suo recente rovescio gli attirano le simpatie di Henrik Vanger, potente industriale svedese che da quarant'anni cerca la verità e il corpo della giovane nipote, probabilmente assassinata da un membro della sua numerosa e disturbata famiglia. Lasciata Stoccolma alla volta di Hedestad, una cittadina battuta dal vento e assediata dall'inverno, Mikael si avvale della collaborazione di Lisbeth Salander, agente investigativo intuitiva e hacker virtuosa con un passato abusato e un presente intimidito. Selvatica e bellicosa Lisbeth è attratta dalla riservatezza e dall'integrità di Mikael, che seduce, corteggia e prova a innamorare. Fuori dal letto e dalla loro intesa intanto i fantasmi del passato si risvegliano e provano a ostacolarne l'indagine e a minacciarne la vita.
Più affine alla letteratura gialla di Friedrich Dürrenmatt che ai romanzi giallosvezia di Stieg Larsson, il Millennium di David Fincher produce arte là dove nessuno se lo aspetta e avvia un'indagine più importante della soluzione. 'Colpevole' degli esiti più felici e rilevanti del genere delittuoso e seriale (Seven e Zodiac), Fincher realizza una versione autoriale del primo episodio di "Millennium", trilogia poliziesca già adattata per lo schermo da registi ordinari e scandinavi. Introdotto da "Immigrant Song" dei Led Zeppelin (nella cover di Karen O., Trent Reznor e Atticus Ross) e 'terminato' da "Orinoco Flow" di Enya, Millennium ribadisce l'ossessione del regista per il delitto e la decodificazione. Sotto il segno del male e dentro baratri esistenziali, invariabilmente lastricati da sangue, lividi e ferite, il suo thriller nero rifiuta come il Vanger di Christopher Plummer lo sguardo superficiale. Per questa ragione il patriarca al tramonto assolda Mikael e Lisbeth, diversamente motivati ma incarnazioni ugualmente silenti e laboriose dell'individuo che respinge il sistema chiuso e omertoso in cui è costretto a muoversi e contro il quale mette in piedi ipotesi e intuizioni.
Altrimenti da Oplev e da Alfredson, l'autore americano esce dai confini 'nazionali', dal paese dei Nobel, dal benessere scandinavo e dai suoi rovesci sociali, per abitare un'inquietudine indeterminata e assumere uno sguardo astratto sul disagio dello stare assieme. A dirla tutta il romanzo di Larsson prima di essere adattamento si adatta alla poetica fincheriana, che riguarda da sempre la morale individuale e la patologica condizione di smarrimento interiore dell'individuo nella società contemporanea. Millennium secondo Fincher innalza la temperatura interpretativa e chiarisce una volta per tutte che l'adattamento non è una traduzione (fedele) ma un'interpretazione, o perlomeno ne implica una. In questo senso la trasposizione dell'autore è qualcosa di diverso dal romanzo di origine, una riscrittura che scava più in profondità, producendo valore aggiunto, illuminando Larsson e concedendo un'ulteriore chance al suo romanzo.
A muovere la situazione di impasse apparente, accumulando dettagli utili a edificare una costruzione indiziaria e contro un conclamato fraintendimento del reale e delle evidenze, ci pensano la Lisbeth diafana e disperatamente vitale di Rooney Mara e il giornalista assediato e depotenziato di Daniel Craig, crepe luminose che lottano per dare visibilità a esistenze e corpi inghiottiti dal nulla, ricercatori (in)sani che indagano con fiducia nella verità dentro l'impenetrabilità dello spazio domestico. E l'iniziazione alla verità nel cinema di Fincher avviene sempre in un 'mondo parallelo'. Agli scenari allestiti dal serial killer mistico di Seven, ai club notturni e alle cantine sporche di Fight Club succede la Hedestad immaginaria di Larsson, un territorio 'raffreddato', un luogo mentale che disprezza il presente (e lo stile Ikea), che esala vapori densi e l'odore cattivo degli spurghi dell'anima. Aperto alle innovazioni tecniche e sperimentatore indefesso di soluzioni visive potentemente funzionali al racconto (nel modo dei titoli di testa), Fincher riapre il caso 'Larsson' e fa giustizia. 

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Giornalista impegnato, condannato ingiustamente per diffamazione e sospeso dal lavoro, Mikael Blomkvist si lascia convincere da Henrik Vanger, potentissimo industriale svedese, a cercare la verità sulla scomparsa, 40 anni prima, della nipote prediletta Harriet. Mikael scoperchia così botti di marciume in una famiglia dove tutti si odiano e le perversioni regnano sovrane, ma incontra Lisbeth Salander, hacker dark che nasconde dietro una scorza durissima un passato (e un presente) di abusi e violenze. La vicenda di questo 1° capitolo della trilogia di Stieg Larsson è arcinota e lo staff di N. A. Oplev ne aveva già dato, nel 2009, una versione fedele e soddisfacente per molti. Gli americani hanno fatto un remake meno nordico e forse più chiaro in alcuni passaggi, ma certamente meno politico e più thriller. Per chi non avesse visto l'altro, può anche andare bene, come cinema di evasione. Ma per chi invece ha goduto fino in fondo i 3 episodi precedenti (in particolare il 1°), il confronto è inevitabile ed è tutto a svantaggio di questo, soprattutto perché Fincher non ha Noomi Rapace: mai personaggio di un libro fu reso con tanta perfezione. Sui titoli di testa, un'emozionante fusione fra musica e immagini, sulle note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin arrangiata da Trent Reznor e Atticus Ross, con la voce di Karen O.


5 commenti:

  1. Da Balena c'è sempre da imparare qualcosa...
    Buon Sabato
    Giovanni Martinelli

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  2. Dovrebbe essere un bel film se lo trovo lo guardo stasera
    grazie per la recensione e buon sabato pomeriggio
    Lucy Milàn

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  3. Film che faceva parte della lista cicciotta che sottoposi a Dani qualche giorno fa e che lei, pazientemente sta evadendo. Grazie. Questo film mi piacque e vorrei rivederlo se trovo un attimo di tempo queste ripartenze di annuncio e non di fatto mi stanno creando più casini che utilità.
    Bellissimo il commento del Gatto Balena
    Baci
    Patty

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  4. Molto interessante
    grazie e una piccola curiosità a quando qualche notizia su Bobby? Non vogliamo indiscrezioni sulla sua vita privata ma qualche taccuino da Londra non ci starebbe male.
    Un caro saluto
    Giacomo

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