martedì 8 giugno 2021

Fatevi i gatti vostri 1864 "quei lunghi anni romani"

C'è una vespa che langue in un magazzino a Follonica. Si tratta della storica vespa di Dante, rimessa totamente a nuovo ma sempre  targata Roma a perenne ricordo di quella sua lunga vacanza romana. Si tratta di un periodo dantesco del quale sa poco anche Dino che sì lo accompagnava, sempre, a consegnare canzoni e jingles composti quali ghost musicians per conto di un enigmatico ometto che, come alcuni di voi ricorderanno, li incontrava sempre in Piazza Ungheria al bar Hungaria. Riceveva gli spartiti realizzati dal Ciampi e le registrazioni. Li pagava sempre in contanti, pochi maledetti e subito, poi spariva così come era apparso. Quei viaggi nella capitale, erano però  una mera appendice al periodo romano di Dante. Ormai quella parabola che lo aveva visto ai vertici di una carriera di successo ma anche homeless alla stazione Termini si era conclusa e, di Roma, Dante conservava solo un ottima conoscenza della topografia. Credo che sapesse muoversi a Roma guasi alla pari di un nativo. Qualche breve accenno a quegli anni compariva nella parte iniziale del suo giallo che giace, ahimè, come la vespa in attesa che il nostro  voglia rimetterci  mano. Sulla parentesi da homeless abbiamo pubblicato un suo raccontino di quando portò il cane di un suo compagno di sventure presso una casa sicura al mare. Credo sia archiviato in audioteca.

Mi ha promesso che prima o poi mi racconterà, per filo e per segno, quei lunghi undici anni trascorsi nella capitale. Quando abbia in idea di farlo  non mi è dato di sapello  ma me lo ha promesso davanti a un bicchiere di vino rosso, quindi si tratta di patto d' onore.

Sul perché la vespa giaccia inutilizzata potrei azzardare una spiegazione: Dante non ama gli oggetti a mo' di collezionista.  Il suo scopo è ridare un anima o forse più semplicemente una vita a qualcosa che il tempo e l' incuria hanno deteriorato. Credo che in questo si fondi la sua smania di aggiustare tutto. Una volta raggiunto l' obiettivo è come se si sentisse appagato e passa ad un' altra cosa.

Tra i miei desideri ci sarebbe quello di raccontare lui e Dino come non abbiamo mai fatto in questi anni, cogliendo ed evidenziando il messaggio che traspare dal loro modo di vivere ed al quale sono profondamente legata dato che loro due sono stati le colonne dela mi formazione, avendo loro, all' epoca, molto più tempo del mi babbo e dela mi mamma e soprattutto non avendo figlioli propri.

Ovviamente Dino, che rilegge sempre i miei post, nello sbirciare questo qui, ha chiosato: "invecchi bimba, quando una prencipia a pensà a ste cose compricate invece che a mangià, beve e riempissi la topa è segno der tempo che passa".

Forze ha ragione

Buona giornata

Zanza

S'è parlato di Roma e di un periodo romano e allora che cosa se non Vacanze Romane quale presentazione odierna per la cineteca?

da my movies.it

LA SOBRIETÀ DI WYLER PER UN'AVVENTURA ROMANTICA INDIMENTICABILE, DOVE 
IL VALORE DI UN ATTIMO 
VALE PIÙ DI QUALUNQUE 
HAPPY ENDING.
Recensione di Edoardo Becattini

Un cinegiornale annuncia la visita della giovane principessa Anna nelle principali capitali europee. L'ultima tappa è Roma, dove, dopo un ricevimento in ambasciata di fronte a tutte le cariche istituzionali e gli esponenti della nobiltà internazionale, la principessa esausta e frustrata dai suoi impegni diplomatici ha una crisi nervosa. Il dottore di corte le somministra un sonnifero, ma prima che faccia effetto, Anna riesce a fuggire da palazzo nascondendosi nell'autocarro delle vivande. Viene trovata poco dopo sdraiata nei pressi dei Fori Imperiali dal reporter americano Joe Bradley, che, senza averla riconosciuta, cerca invano di metterla su un taxi che la riporti a casa, per poi decidere di ospitarla nel proprio studio. Il giorno dopo, Joe si reca alla redazione del suo giornale e solo là, dopo aver visto una foto sul quotidiano del giorno, comprende chi sia realmente la ragazza che sta dormendo a casa sua. Joe scommette allora col suo capo che per il giorno seguente gli farà avere un articolo esclusivo sulla principessa e mette in allerta un suo amico fotografo.
Dopo aver accompagnato i pedinamenti e il vago errare dei maestri del neorealismo, Roma aveva bisogno di riscoprire la sua dimensione mitica, fiabesca e aprire quella dimensione gioiosa che sarebbe poi diventata caratteristica della Dolce Vita. "Città aperta" da ormai un decennio, popolata da "ladri di biciclette" quanto da fotografi d'assalto (i futuri paparazzi), la capitale italiana viene esplorata da William Wyler in tutta la sua caotica vitalità senza stereotipi né forzature. La Roma del folklore popolare e la Città Eterna dell'incanto romantico convivono in una fiaba dolceamara che rilegge Cenerentola a ruoli invertiti. Illuminato dal sorriso vivace e dalla fresca bellezza di Audrey Hepburn, Wyler sceglie di far interpretare a questa giovane attrice ancora poco conosciuta la principessa inquieta e incuriosita dalla vita al di fuori di palazzi e ambasciate, affiancandole la star più matura e conosciuta di Gregory Peck.
L'Oscar come miglior attrice gli darà ragione e consacrerà la Hepburn al ruolo di Cenerentola glamour del grande schermo (SabrinaCenerentola a Parigi). Ma i meriti di Wyler vanno ben oltre la semplice operazione di casting: la sceneggiatura delicata e intelligente di John Dighton e Dalton Trumbo (sostituito dal nome di Ian McLellan Hunter nei titoli a causa dei suoi problemi col maccartismo) trova nella sobrietà della messa in scena di Wyler la cornice più adatta a contenere l'energia esuberante dell'ambientazione romana. L'efficacia della regia la si riconosce in campo lungo quanto nel piccolo dettaglio, nel giocare a carte scoperte con lo spettatore sia quando si sottolinea la noia dell'ufficialità nobiliare con le continue dissolvenze incrociate della scena del ricevimento e il dettaglio della scarpetta della principessa, sia nella sequenza a Castel Sant'Angelo, che scandisce il tumulto di pugni, chitarre usate come mazze e flash fotografici con la grazia di una coreografia.
Alla fine, l'onestà di Wyler rende Vacanze romane più un'avventura romantica che una fiaba alla Frank Capra, un'evasione che conosce il senso della misura e per la quale il valore dell'attimo e di una chiusa efficace risultano più importanti di qualunque happy ending. "E a mezzanotte, me ne tornerò, simile a Cenerentola, là da dove sono evasa." - dice la Hepburn a Peck. Al che lui le risponde: "E sarà la fine di una bella favola". 



Una principessa in visita ufficiale a Roma si sottrae alla sorveglianza dei dignitari e se ne va in incognito per la città in compagnia di un giornalista che fiuta il grande colpo. È il film che fece di A. Hepburn una star-grissino, premiata con l'Oscar insieme a Ian McLellan Hunter, autore del soggetto (e, con John Deighton, anche della sceneggiatura che fu poi riscritta da Ennio Flaiano e Suso Cecchi D'Amico), e a Edith Head per i costumi. È un Accadde una notte in chiave monarchica. Prima commedia di Wyler dopo il '35: vispa, piacevole, con qualche eccesso di sciroppo e troppe preoccupazioni turistiche.

5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. Gran bel film, ce lo avevo in cofanetto preso insieme a una rivista ma la maggior parte si sono smagnetizzati. Lo rivedo sempre volentieri. Grazie per la presentazione. Sulla passione per ridare vita alle cose mi ero fatta una idea non troppo dissimile dalla tua
    Buona giornata
    Eliana

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  3. Accipicchia se la ricordo quella vespa! Era verde e aveva la carrozzeria tutta sforacchiata. C'era una foto nella quale l' aveva portata al luogo del restauro portando anche allora, sul portapacchi posteriore, una Graziella ripiegata che gli consentisse il ritorno a casa. Dico bene?
    Il film è da collezione ma non ce l'ho. Provvederò
    Baci
    Patty

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  4. In effetti nei tanti resoconti danteschi si accenna poco a tale stagione. Sarebbero interviste assai interessanti e forse utili a tanti giovani a patto che si degnassero di leggerle, cosa sulla quale ho i miei dubbi
    Buon pomeriggio
    Giovanni Martinelli

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