mercoledì 9 giugno 2021

Fatevi i gatti vostri 1865 " roba da donne ma anche pell' omini"

Raramente aggiunto r mi giudizio a quelli dell' autorevoli siti da quali si mutuano le presentazioni pella nostra cinetechina. Oggi però mi sento di fallo. Il firme è bello fatto bene, interpretato bene. 

Basta! Quando na cosa è bella è nutile giracci troppo ntorno.

Qui a Livorno si dovrebbero avè sette giorni filati di beltempo e ora che un ho più un mellimetro di pelo che mi possa sortì dar costume so pronta pe mettemi in mostra. Ieri so venute Samatta e le trombanti e s'è fatto l' esame spiaggia quello in cui senza carcà la mano, sennò poi quarcheduna ci resta male, si indicano a ciascuna der gruppo quali so i punti deboli der su sessi appìalle e l' eventuali correzzioni che si possan fa. Samatta pare un pezzo d'acciaio, siccome era nervosa, per tutto l' inverno, s'è allenata a fa la kikke boxinghe ed ora è un fascio di muscoli, ovunque, chiaramente  sti muscoli so sì abbondanti anche pe smusà un omo a cazzotti ma un tantinello esagerati per esse topa ner senzo livornese propiamente detto. Martina è bellina, lei è sempre eguale fin da piccina, non engrassa none smagrisce, ha sempre ir su sorriso enimmatico e l' unici cambiamenti che noi gli si riconoscano so quelli d' umore. Ha sfortunatamente un colorito di pelle piuttosto bianchiccio che al mare fa un po caare ma con pazienza e prodotti adatti la trasformeremo in una affascinante moretta. Daria ovvero Federica è un po' rimbudellita, come me del resto perché siamo due d'appetito e che un si dice di no ar vino sicché tutti sti mesi ferme c'hanno regalato varche orpello di sugna addosso. Lei è disperata perché a parere suo ha prencipiato a cascagli ir culo e Dino che era in disparte ma ci sentiva ha subito colto l' occasione per dinni: "per forza bimba, se continui a fattelo regge da George cotesto culo e t' arriverà a ginocchi, luilì co na mano si deve regge le palle e co una sola du mele su un l' ha mai tenute nessuno". In realtà Fede ha una sua bellezza irregolare che è sempre risultata più attrattiva pegli omini di quanto lo sia stata vella di Samatta, la mia, e perfino vella dela su sorellina che, carina com'è  riescì a stregà anche Bobby. Il guaio di Federica è George. Non perché un sia un brav'omo e tra l' altro è anche piacente d'aspetto, dorce e co na voce da favola. Ir guaio è che George è come si portebbe di? E' a fine corsa, ha du matrimoni sur groppone, du figliole  grandi, oramai a lui di fa progetti un gliene frega più un cazzo lui vole mangià, beve soprattutto e, ognitanto, fa du sarti ner letto co na donna. Ovviamente questo blocca Federica che gli vole bene come lui vole bene a lei ma doventa na tiritera nfinita: ogni tanto si fanno le corna e poi tornano nzieme e continuano a rinfacciasselo. Nzomma se devo esse sincera per quanto sia affezzionata a George e penzi che tra tanti omini di merda che ci so a giro lui in fondo è un bon diavolo, secondo me  Fede e ci si sciupa i su meglio anni a sta dietro alluilì. Ne periodacci si trascura mangia male e beve troppo anche lei, poi sfido che gli si vede r buzzo e gli casca r culo. Ala fine ci sarei io. Io dall' amori un so turbata, nemmeno un pochino, in tutto un inverno la mi botta di sesso so state du o tre fantasie sur cinosvizzero che poi Costanza me l' ha anche fatto cascà di grazia. Quando gli ho detto che mi piaceva r cino, leilì m' ha guardato co du occhi che sembravan quelli dela mi mamma quando quarcuno ni dice che è bono r cacciucco di rosticceria e magari der giorno prima. Così ho passato l' inverno sola e per fortuna mi so tenuta un po' ner mangià, meno male che era via Dino e mangiavo sola perché in compagnia mi sdò ala sverta soprattutto cor vino. A dì la verità quarche corollino di ciccia sula vita un m'è ancora riescito di perdilo ma le zampe so belle toniche er culo regge senza bisogno di mettegli le zeppe. Dino dice che so meglio ora a guasi trenta che quando n'avevo diciotto perché allora sembravo un omo che la natura gli avesse fatto cresce le poppe per dispetto, ma che Dino se ne ntenda di donne è na cosa tutta da verificare e oramai pe le verifiche ho paura che siano scaduti i termini massimi anche per lui.

Ecco la presentazione di Volvér da my movies.it

Bona giornata 

Zanza

TRE GENERAZIONI DI DONNE SOPRAVVIVONO ALLA FOLLIA DELLA VITA.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 19 maggio 2006

Raimunda, una giovane madre de la Mancha, trova rifugio dal suo passato a Madrid, dove vive col suo compagno Paco e la figlia adolescente, Paula. Durante un tentativo di abuso da parte del patrigno, Paula lo pugnala a morte. Scoperta la tragedia, Raimunda 'abbraccia' la figlia e la legittima difesa, coprendo l'omicidio e occultando il cadavere. Questo evento disgraziato rievoca fantasmi dolorosi e mai svaniti. Dall'aldilà torna Irene, sua madre, a chiederle perdono e a riparare la colpa.
A tornare in questo film di Almodóvar, come suggerisce il titolo, sono anche le sue attrici: ritorna Carmen Maura, non più donna sull'orlo di una crisi di nervi ma fantasma sull'orlo dell'aldiquà; ritorna Penélope Cruz, figlia e madre dopo Tutto su mia madre. Qualcuno ritorna e a qualcosa si ritorna: al cinema degli esordi, Che ho fatto io per meritare questo?, film di ambientazione popolare così prossimo a Volver, dove Carmen Maura esasperata uccideva il marito fedifrago; alla terra, la Mancha, regione dei mulini a vento e del picaresco su cui soffia incessantemente il solano, il vento dell'ovest che rende pazzi e che incendia boschi e cuori. Terra mancega, che ha generato Almodóvar, per un film mancego, che ha concepito cinque profili femminili rivelatori, in atto o anche solo in potenza, della grazia della maternità. Condizione femminile che comprende simultaneamente il materno e il natio, l'origine, il luogo in cui tutto comincia e a cui tutto ritorna. Madri, figlie e sorelle che bussano alla porta accanto dove trovano vicine generose e singolari come Augustine, che non manca mai di soccorrere, di solidarizzare e di contribuire all'economia anche affettiva della famiglia protagonista. Le donne sembrano bastare e bastarsi in questo film al femminile, dove gli uomini sono portatori di un dolore ancestrale che impongono incuranti a mogli, figlie e nipoti. Almodóvar le riunisce tutte insieme, chiamandole al di qua dall'aldilà, intorno ai tavoli, lungo i fiumi, dal parrucchiere, affinché i morti assistano i vivi, affinché le madri accudiscano le proprie figlie, "bellissime", come quella viscontiana della Magnani che Carmen Maura guarda alla televisione. Una stella per la grazia creativa di Almodóvar, un'altra per la "resurrezione" di Carmen Maura e due per gli occhi neri di Penélope, quando lacrimano e quando si colmano senza versarsi. 

Sei d'accordo con Marzia Gandolfi?
Recensione di Pino Farinotti
mercoledì 24 maggio 2006

Almodovar è tornato. Dopo la Mala educatiòn, film sbagliato, rancoroso, malamente schierato. In Volver ci sono solo donne, non ci sono ibridi traverstiti, e ricompare quel sentimento solidale, quella comprensione che fanno dell'autore spagnolo uno dei maestri indispensabili al cinema contemporaneo. I personaggi principali: Raimunda, ha una figlia adolescente, Paula, e un marito, Paco, volgare e intollerabile, beve, non lavora, tenta di violentare la ragazzina (di cui non è padre naturale...) che per difendersi lo uccide. Raimunda iberna il corpo in un frigorifero. Se ne libererà a tempo debito. Va detto che la donna, sfortunatissima coi maschi di famiglia, da ragazzina è stata violentata dal padre e dunque Paula è sua figlia è anche sua sorella. E così Almodovar, come d'abitudine sistema il sesso forte. C'è Sole, sorella di Raimunda, distratta e sentimentale, bruttina, parla coi morti, tutti la sfruttano. Agostina, non giovane, grande amica di tutte, generosa, col vezzo delle "canne". Irene, la madre di Raimunda e Sole, è morta anni prima, a letto col marito, per un incendio. Irene torna per curare la vecchia sorella Paula. Il suo "fantasma" viene accettato e chiacchierato dalla comunità. In realtà Irene non è morta, era stata lei ad appiccare il fuoco, a letto con suo marito c'era la madre di Agostina. Dopo il suggerimento surreale, che con Almodovar poteva starci, quando la madre viene ritrovata, sotto il letto, da Raimunda, e il film si appresta al finale, ecco il meglio dell'autore. La mamma rimarrà accanto ad Agostina che ha il cancro, per farsi perdonare dell'assassino di sua madre. L'intreccio, un po' grottesco, vale semplicemente come piedestallo per sentimenti. Ci si aiuta fra donne, a tutti i costi, fino in fondo. La famiglia. Se ci sono rami secchi e cattivi (gli uomini) è giusto tagliarli. Valgono sacrificio e salvaguardia, buoni. Il pessimo Paco riposerà per sempre sotto una pianta vicino a un fiume in secca. E comunque sarà ricordato senza odio. Gli attori, anzi le attrici, sono davvero "connaturate" al regista, che ancora una volta trasmette quel sentimento accorato "tutto su sua madre". Una citazione per Panelope, che un po' ricorda la Magnani protettiva di Bellissima. E Almodovar fa passare, in tivù, proprio una sequenza di quel film di Visconti. Rivisto il meglio del linguaggio di Pedro, i colori, gli interni, la provincia e la città, e la capacità esclusiva di accogliere, in dolce tristezza, tutti i dolori, persino la morte, perché sopra tutto c'è la quella magnifica continuità umana che tutto legittima. Una nota: l' "apologia" della canna e il padre orrendo sono una costante che un certo cinema (di Salvatores e Comencini, fra gli altri) deve far passare. Chissà perché? Almodovar, autore di sangue più nobile, speravamo non c'entrasse.

Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Si comincia con una memorabile carrellata rapida su un cimitero mancego dove una folla di donne spazzano, spolverano, lucidano le tombe dei loro cari. Una di loro cura la propria, già prenotata. L'opus n. 16 di Almodóvar è un sereno film sulla morte che fa ridere. O, a preferenza, una commedia pseudotragica - con tre omicidi insoluti - che fa piangere. È un film di (falsi) fantasmi che inteneriscono. È un film sulla famiglia, su tre generazioni di donne, creatrici di vita e consolatrici nella morte, permeato della nostalgia che l'autore, a 55 anni, prova per la madre e il luttuoso matriarcato della sua infanzia in La Mancha. È un film sulla loro sorellanza solidale e pratica. I maschi vi fanno tappezzeria, irrilevanti o violenti e pericolosi. Affine per scelte narrative e naturalismo surrealista a Che ho fatto io per meritare questo? (1984), è il film più compatto, armonioso, sereno di una maturità che forse ebbe inizio con Tutto su mia madre (1999). Come in certe favole, abbina l'orrore con la felicità, l'energia con l'innocenza, il terribile col tenero. La contaminazione dei generi non gli era mai riuscita così bene. La Raimunda della Cruz, adorata dalla cinepresa di Alcaine, è una forza della natura nella sua fragilità; tutte le altre sono brave, ma una menzione va, anche perché inedita, all'Augustina dal capello corto della Portillo. Quando canta la tango-canción Volver di Gardel, uno dei momenti emotivamente più alti, la Cruz (con la voce italiana di B. De Bortoli) è doppiata da Estrella Morente. 3 premi Goya (gli Oscar spagnoli): film, regia, Cruz.

8 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. E noi che siamo donne lo guarderemo. Oltretutto non l'ho mai visto. La prova costume oltre dieci anni in più di voi assume toni drammatici, preferirei star nuda che vedermi fuoriuscire salsicciotti di qua e di là, per fortuna ho le gambe infinite e anche se cala il sedere resta sempre a una discreta altezza ma è misera consolazione credetemi.
    Baci
    Patty

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    1. E brava la nostra Patty! Sei stata misse e un ci avevi mai detto niente??? Ora capisco perché sai cantare ballare ecc. erano tutti requisiti per l' ammissione mi pare.
      Ne voglio sapere di più
      bacioni
      zzz

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  3. Ossignùr eccerto che ci siamo alla prova costume e quando si lamentano delle ex miss come Patty che è ancora stratosferica cosa dovrebbero fare le comuni mortali come la sottoscritta e tante altre. Sapete che cosa? Io ci bevo sopra. Per adesso sono andata solo ai laghi a prendere un po' di fondotinta poi vedremo. Siamo abbastanza in economia e considerato che mio marito ha una casetta sul garda e i suoceri di Patty hanno qualcosa a Fregene pensavamo di fare noi dieci giorni da lei e lei e Vale altrettanto da noi. Non sono le Seycelles ma ci accontenteremo delle nostrecelle.
    Una caro saluto da
    Lucy Milàn

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    1. Grazie del gossippe! Ora vedrai che se un ci manda le foto n costume un gli si dà pace a Patty.
      zzz

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  4. Quale straziante argomento hai tirato fuori cara Zanza! Andrò in montagna mettendo al sicuro le carni sotto un bel completo alla tirolese.
    Auguri
    Anna

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  5. Argomento nel quale è difficile intervenire senza rischiare di far passi falsi. Mi limito a farvi gli auguri per giornate radiose e felici e passo al film: bello.
    Giovanni Martinelli

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