Piace anche alle gemelle il tonno, forse non arrivano ai livelli di gusto che manifestavano Esserino e Balena ma anche loro lasciano ben pochi avanzi. Il padrone, anzi l'ex padrone del ristorante, per il quale abbiamo fatto il trasporto delle sedie ci aveva regalato un barattolo da mezzo chilo al naturale. In due giri di boa lo hanno divorato e mostrandoci i piatti vuoti Balena pareva volerci dire: Ecco quel che resta del tonno.
Finalmente sono riuscita nell' opera di recupero del film promesso e oggi ce lo vedremo con calma
intanto ecco i vari commenti ricavati da my movies
Trama:
Dopo aver fedelmente servito per decenni Lord Darligton, il maggiordomo Stevens sfrutta i giorni di vacanza concessigli dal nuovo proprietario del castello per recarsi da Miss Kenton, già governante a Darligton House. Ripensando al passato, Stevens si rende conto che l assoluta dedizione al servizio gli ha impedito un autonomia intellettuale e, anche, la capacità di cogliere l occasione dell amore. Da un romanzo di Kazuo Ishiguro, ancora una preziosa ricostruzione d epoca nel film di Ivory, insieme con una forte tensione drammatica sottesa al formalismo vissuto irragionevolmente come religione. E, ancora, una straordinaria prova di attori.
Stevens (Hopkins) è stato per trent'anni il maggiordomo di Lord Darlington (Fox), gentiluomo formale e ingenuo e molto influente, che prima della guerra stava dalla parte dei nazisti. Quando Darlington muore la tenuta viene acquistata da certo Lewis (Reeve), americano pragmatico, ma con un suo stile. Stevens si mette così in viaggio per riassumere l'antica governante Sara Kenton (Thompson), che se n'era andata vent'anni prima, per (infelicemente) sposarsi. La ritrova, ma le cose rimangono come sono. Nel frattempo Stevens è stato maggiordomo impeccabile, mancando persino di assistere il padre morente per non compromettere il perfetto servizio di una cena, e ignorando tutto il resto della vita, sentimenti compresi, incapace di giudicare gli errori enormi del suo padrone che, come tale, era sempre dalla parte del giusto. Il maggiordomo sembra vacillare solo quando la governante gli dichiara il suo amore, anche se subito torna formale e non riesce a liberarsi dei lacci. Tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro, il film è indubbiamente seducente. Ambiente, interpretazione, storia, dialogo, tutto perfetto. Del resto il nostro tempo sembra fatto apposta per farsi incantare dall'eleganza, dall'onore, dal senso del dovere, dalla limpidezza dei sentimenti, dalla forma quando aderisce alla sostanza. Efficaci anche le istantanee storiche che mostrano una società inglese snob, distaccata e ingenua e "politicamente dilettante", capace di credere a un ministro tedesco che definisce Hitler un "uomo di pace".
Inghilterra, anni '30. Mr. Stevens è un impeccabile maggiordomo che lavora al servizio di Lord Darlington, un influente aristocratico simpatizzante della Germania nazista, nella cui residenza si svolgono incontri diplomatici decisivi per il destino dell'Europa. Legato al suo padrone da una cieca devozione, Stevens sceglierà di non vedere quello che accade davanti ai suoi occhi e di reprimere i propri sentimenti per Miss Kenton, la governante di Darlington Hall.
Dopo aver riscosso un grande successo con una serie di adattamenti cinematografici di classici della letteratura inglese e americana, il regista James Ivory, ancora una volta in collaborazione con il produttore Ismail Merchant, porta sullo schermo l'opera di un autore contemporaneo, il bellissimo romanzo Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, riunendo la coppia già protagonista del precedente Casa Howard, Anthony Hopkins ed Emma Thompson, entrambi candidati all'Oscar. Grazie alla magnifica sceneggiatura della sua collaboratrice Ruth Prawer Jhabvala (ma la versione originale era firmata da Harold Pinter), ad un cast di attori straordinari e al fondamentale apporto delle scenografie di Luciana Arrighi, dei costumi di Jenny Beavan e delle musiche di Richard Robbins, Ivory ci regala uno dei suoi film più intensi e toccanti, un autentico capolavoro all'interno della produzione del regista americano.
La complessa struttura narrativa è suddivisa in due linee cronologiche parallele: il presente, ambientato nel 1958, e il passato (l'Inghilterra degli anni '30, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale), rivissuto in un lungo flashback dal maggiordomo Stevens (Anthony Hopkins, in una delle migliori interpretazioni della sua carriera) attraverso le immagini rievocate dai deserti corridoi di Darlington Hall. Come sempre nelle pellicole di Ivory, anche in questo caso abbiamo un'approfondita analisi delle classi sociali inglesi e della distanza (anche sul piano umano) tra i membri delle diverse gerarchie. In particolare, il film si sofferma sul rapporto tra servo e padrone e su quell'inviolabile senso del dovere e della tradizione che caratterizza sia il maggiordomo, sia la figura di suo padre, e che arriverà a condizionare in maniera ineluttabile l'intera vita di Stevens. Nel personaggio dell'ambiguo Lord Darlington (James Fox), invece, troviamo l'incarnazione di un sistema di valori e di una concezione arcaica della società inesorabilmente destinati al fallimento (le amicizie di Lord Darlington con i nazisti porteranno l'Inghilterra sull'orlo del disastro), e che saranno spazzati via con l'avvento della guerra. E difatti non a caso alla morte del suo proprietario, caduto in disgrazia, la tenuta sarà acquisita da un "uomo nuovo" della politica, il progressista Mr. Lewis (Christopher Reeve).
Ma accanto al discorso storico-politico, imperniato sugli errori della classe dirigente inglese alle prese con la Germania di Hitler, emerge un altro tema centrale della pellicola: la riflessione di Stevens sul proprio fallimento individuale, la sua tardiva presa di coscienza (emblematico in questo senso il rinnegamento del padrone che aveva servito fedelmente per tanti anni) ed il rimpianto per aver soffocato così a lungo l'amore per la brillante Miss Kenton (una splendida Emma Thompson). Il carattere malinconico del personaggio di Stevens viene reso perfettamente attraverso il tono intimista e l'atmosfera crepuscolare del film, insieme con un'eccellente regia e un gusto per la narrazione che sono diventati ormai un marchio di fabbrica del cinema di James Ivory.
Nel 1958, dopo che la tenuta di Darlington Hall, dove ha servito per trent'anni e più, è stata acquistata da un ricco americano (Reeve), un maggiordomo (Hopkins) si rende conto che la sua ammirata fedeltà per il padrone era mal riposta e che nella totale identificazione nel proprio ruolo ha fallito la sua vita. Tratto dal romanzo (1990) di Kazuo Ishiguro, giapponese cresciuto in Inghilterra, e adattato da Ruth Prawer Jabhala che per 30 anni gli ha scritto 2 film su 3, è il più malinconico e amaro dei film di J. Ivory. E il più politico. Ha la struttura di una cipolla, strati da levare, gustandoli, a uno a uno fino a scoprire il cuore che qui è un nocciolo duro: una lucida requisitoria verso una classe, un mondo, un modo di vivere. In letteratura come al cinema c'è differenza tra formalismo e scrivere bene. Ivory scrive bene. E non esiste un modo di scrivere "troppo bene". Ebbe 8 candidature ai premi Oscar tra cui quelle per A. Hopkins, E. Thompson e i costumi di Luciana Arrighi. Non ne vinse uno.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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RispondiEliminaSALUTI MICIOSI
Stupenda Dani!
RispondiEliminaBacio
Patty
Le tue richieste sono ordini
Eliminacontraccambio
Dani
Questo è davvero un film da collezionare, oggi mi dedicherò alla ricerca. Anche i vostri titoli sono da collezione per ogni post trovat6e una nuova arguzia.
RispondiEliminaGrazie per la bella presentazione
Giovanni Martinelli
Rivisto oggi. lentissimo ma bellissimo.
EliminaSalutoni
Dani
Adesso che Draghi mi farà recuperare la mia azienda e gli anni e i soldi buttati via mi sento di buonumore e vi chiedo di presentare un film per il quale vi prego di non prendermi in giro. Ne ho sempre sentito parlare citato in mille citazioni ma mai visto da me e da Anna si tratta di: Quel gran pezzo della Ubalda... che ormai dovrebbe avere una sua dignità di culto tra il trash.
RispondiEliminaGrazie
Giacomo
Ah Ah Ah! E neppure io l' ho mai visto, né Bobby né la zia ma c'è chi lo ha visto ed ha commentato: "Il filme era una boiata ma chi lo guardava il filme con quella incredibile montagna di topa che era Edvige"......
EliminaA domani per la recensione
Dani
Titolo favoloso, e ammetto che mi ha sempre sempre incuriosito, ma quando uscì ero davvero troppo piccola per vederlo in sala e i miei, che pure avevano una raccolta di videocassette assai sciccosa quei titoli li scansavano come la peste. Vedremo ^____^
RispondiEliminaIl mio film preferito in assoluto! Un capolavoro!
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