Ci sarebbe stata benone una di quelle premesse del gatto Balena che magari ci avrebbe spiegato come si fa a infilare il sorcio nel tonno ma l' unica che gli sa dare efficacemente voce è Dani e se son qui io a scrivere vuol dire che lei è incasinata. Risolvo cor una ricetta storica del bar Nado, la pubblicammo ai primordi del blogghe quando venivano postate un paio di ricette alla settimana. Vengo presa da meraviglia se penso a quanti disparati argomenti ha toccato sto blogghe e mi commovo a pensare che ero ancora ai prim'anni delle superiori mentre oramai prencipiò a puzzà di zittellaggio. Ma torniamo ala ricetta che in periodo di covidde resulterà utile alla stregua di un vaccino che oltre a non sapere se funziona non si sa neppure se arriverà.
Col prodotto del bar Nado invece il resultato è sicuro e dimostrabile scientificamente. Se il virusse l' avete in bocca con questo magico elisirre morrà immediatamente. Se l' avete giù per gola more eguale. Se l' avete ne pormoni che è l' equivalente di avello ner culo dovete prende sta medicina ma anche andà all' ospedale e se sete credenti pregate sennò fate li scongiuri e rivorgetevi ale forze della natura. In mancanza dartro potrebbe funzionà anche l' invocazione ar Gatto Eterno.
Se ancora il virusse un l'avete preso l' elisir del Bar Nado lo terrà lontano perché a meno che un siate l' unici ne paraggi prima di entravvi in boicca e morì briaco ir covidde scegliera quarchedunantro.
Parlo come avrete capito der PONCE e lo scrivo tutto maiuscolo come si addive a na bevanda regale.
Ma no der ponce già pronto di vello ar mandarino o ar rumme. Velli so de troiai imbevibili! Io parlo del vero PONCE ALA LIVORNESE.
E allora seguiamo la ricetta di mamma Nara che poi è quella di tutti i livornesi veraci perché se ir ponce ve lo fa un Pisano potete rimpiange d'un avé preso ir covidde, sareste stati meglio.
Di ricette sul ponce purtroppo ne son sortite diverse e dico purtroppo dòcche pur di tené in esercizio la bocca hanno fiatato a sproposito crendo più confusione che certezze, nsomma starebbero bene ar governo invece di rompe le palle parlando di cose che non sono del su mestiere.
Prima di tutto ci vole il bicchiere giusto
Gottino da fiaschetteria di quelli cola base squadrettata e il fondo doppio.
Metteteci due cucchiaini di zucchero se vi piace dolce colmi, senmò rasi ma né di meno né di più di queste du varianti che vi ho proposto. Riempite di Rumme (va bene il rumme di fantasia, vello da poco,
oddio un'è che che se ci mettete il Bacardi o l' avana clebbe ol pampero doventi na merda ma non megliora punto e c'è anche il verso di sciupallo perché i liquori boni a bollilli girano (cambiano aroma) come taluni profumi addosso a certe donne.
Dicevo riempite di Rumme di Fantasia fino a dove la squadrettatura der gotto termina e il bicchiere si scampana leggermente a tronco di cono. Ma siccome un è detto che abbiate i medesimi bicchieri der mi barre regolatevi cor mesurino, 3 centilitri vanno bene.
Stando a sentì la tradizione identico onore merota "l' assassinato" che non vole sì che lo avete sciupato ovvero proprio ammazzato, ma che avrete messo in pari dosi (1,5 + 1,5) il rumme e il Sassolino (liquore simile ala sambuca ma assai meglio) . Da noi si usa chedere come lo vogliano oppure sono li stessi nostri clienti a chiedere un ponce normale o un assassinato ma è na convenzione del Bar Nado e a Livorno potreste trovare un barre che senza chiedevi nulla vi fa o la versione rumme integrale o la mistura. Quello che un dovrebbe succede mai, anche se fossite di Milano in giro pe Livorno, è che voi chiediate un ponce (a Livorno non si dovrebbe specificare l"ala Livornese" inutile ridondanza) e il barista pigli la bottiglia del ponce ar mandarino o al rumme ma digià preparato. Vi autorizzo io a domandagli : "Scusi lei è Pisano?" Farà ovviamente la faccia offesa e dirà "No so Livornese"
"E allora -gli direte voi - perché se ti chiedo un ponce mi fai sta merda?"
Ora che lo zucchero e il liquore/i sono nel bicchiere dateni una scaldata al vapore (occhio a non usà il beccuccio de cappuccini eh vello è sporco di latte e sciupa tutto) poi mettete il bicchiere sotto ai beccucci der caffè e prencipiate l' esgorgo. Il caffe possibilmente non di sola arabica, ci vole roba densa,scenderà caldo e cremoso cola schiuma alta e vi fermerete a un dito dall' orlo del bicchiere. Tagliate uno spicchiettino di limone cola buccia e lo metterete sul bordo infilato, si chiama vela)
se il cliente chiede "affogato" lo immergete nela bevanda.
se il cliente vi dice "r limone da ciuccià" non è una allusione stùpita a varcosa di sessuale, vole dì che lo dovete passà nelo zucchero e mette la vela zuccherata.
Ma magari questi so vezzi d'una vorta che sopravvivano solo da Nado.
Visto che lo zucchero è già dentro giratelo voi e presentatelo ar cliente.
a casa la procedura è la medesima solo un attimo prima che la moka abbia fenito di piscià r caffè
in un tegamino o in un bollitore piccino scaldate la mistura poi la riversate nel bicchiere e ci verdate ir caffé sopra e il limone eguale al barre.
Bona giornata e mi raccomando
Ponce per tutti
Zanza
A proposito ecco le ricette dela signora giapponese
ir commento di My Movies
ir firme già in cineteca ma che si vole di più?
Sentaro cucina dolci tipici in un chiosco di città, per ripagare un debito a vita. La sola compagnia che tollera è quella di una ragazzina senza mezzi, cui regala i pancakes non perfettamente riusciti. Un giorno, una vecchia signora di nome Toku si presenta da lui in cerca di un lavoro. La sua confettura di fagioli rossi è la più deliziosa che Sentaro abbia mai assaggiato, ma le sue mani sono sfigurate da una vecchia malattia, che l'ha tenuta lontana dalle altre persone per tutta la vita. Nello spazio di pochi metri e pochi giorni, i tre si regalano a vicenda la prospettiva che era stata loro negata fino a quel momento.
La Kawase si cimenta per la prima volta nell'adattamento letterario e la carta le rimane incollata alla dita, impedendole di librarsi come altrove nel suo cinema. I personaggi, per quanto indovinati, restano stretti nei loro ruoli-funzione, lasciando la sensazione che, liberati dal giogo della trama, avrebbero potuto dare di più. Solo apparentemente larga e comoda, come il cuscino che la vecchia signora cuce per scaldare le pause dal lavoro, la trama di An è in realtà una scatola stretta, come la cucina del chiosco di dorayaki, come la gabbia del canarino, che si chiude progressivamente fino ad identificarsi col rapporto sfiorato tra una madre che non è mai stata tale e un figlio che non ha fatto in tempo ad esserlo, con la loro comunicazione fuori tempo massimo, oppure appena in tempo. La stretta della narrazione coincide con la svolta tematica che ammorba la seconda parte del film, farcendola di una retorica del primigenio, che è da sempre una nota chiave della poetica della regista, ma qui si confonde, mescolando naturale con spontaneo, ingenuo, persino banale. Prima, mentre i personaggi prendevano posto nel quadro, quando era ancora tutto possibile, la Kawase mostrava invece quel che sa fare quando vuole, come sa filmare, facendoci sentire il profumo dei fagioli Azuki che ribollono nella pentola e il sapore totalmente differente di un dolce fatto per lavoro e di un lavoro fatto per dolce piacere.
Sotto le inquadrature insistite degli alberi di ciliegio, meraviglia naturale e gloria nazionale, si respira un'aria d'apertura ad un cinema più spendibile ma anche meno personale, nel solco di Poetry e A Simple Life, ma con un racconto ben più esile per fondamenta. Questa semplicità, che nel miglior cinema della giapponese si traduce in precisione e leggerezza, in solida essenzialità, qui non trova il giusto dosaggio nel mescolarsi con il tono fiabesco e l'esigenza drammatica. Forse Naomi Kawase cercava il gusto insolito, ma non ha avuto il coraggio di salare il dorayaki anziché zuccherarlo.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Redazione: Zanza Livorno on line dalle ore 16:00 alle 20:00
Buongiorno Zanza, mi sono accorto che nella richiesta di film e anche nel dare l' ok alla lista che tu ieri hai presentato come promemoria sono incorso in una delle mie, ormai troppo ricorrenti, sbadataggini. Ho richiesto il film Lazzaro (2018) In realtà avrei voluto Lazzaro Felice che compare vicinissimo ma che al momento non ho visto, pensando che esistesse una sola pellicola con questo titolo.
RispondiEliminaGrazie per avermi messo voglia di provare a preparare un buon ponce casalingo. Non ho il sassolino e il rum si chiama Matusalem posso ovviare con del Mistrà? Bevo poco e nel bar di casa i liquori restano per anni, oltre alle due citate avrei solo Cognac Hennessy, Vecchia Romagna, Martini Dry e un Whisky che si chiama GlenMorangie. Tutti doni di mio cognato che, invece è buon estimatore dei distillati alcolici.
Buona giornata
Giovanni Martinelli
provveduto per Lazzaro.
EliminaPer il ponce e mi scuso per risponderle solo ora ma se mi legge fa in tempo a farselo.
Io il Matusalem che va intorno ai 50 euri lo adoprerei per berlo puro come anche l' Hennessy e il GlenMorangie. Sono distillati di fascia alta e per intenditori, complimenti al cognato. Il mistrà al posto del sassolino va bene e la vecchia romagna al posto del rumme. I portuali spesso al rumme preferiscono il brandy che comunque chiamano cognàcche. Un ponce invecchiato è quello fatto cola vecchia romagna stravecchiato quello con lo stravecchio Branca. Ci potrei scrive un libro su ponci!
Insomma tornando ala su bevanda dela bona notte segua la ricetta e ci metta 1,5 di Vecchia e 1,5 di Mistra. Siccome il mistrà è più secco der sassolino magari i cucchiani di zucchero li faccia uno colmo e uno rasato.
Bon Ponce
Zanza
Per me il memo è ok ho solo il colore dei soldi ma se vicapitasse qualche altro bel film a tema biliardo tipo quelli di Francesco Nuti, non mi dispiacerebbe vederli, al limite anche per Natale.
RispondiEliminaGiacomo
celò e prima o poi lo metterò.
EliminaQuelli di Nuti da qualche parte sono stivati. Li avrai
un abbraccio
Zanza
Questo ponce alla livornese mi intriga da matti ma riuscirò a farmelo a casa? Vi ho mandato alla mail di esserinoeb....una foto di come ho organizzato la saletta cinema a casa con poltrone distanziate perchè vengono gli amici dei miei figli.
RispondiEliminaVolevo chiedere qualcosa me ne avete troppi in lista aspetterò.
Lucia
Boiadé Lucia hai un salotto grande come tutta la mi casa. Mi sa che come sala cine hai fatto proprio na figata. Una domanda sola ma que lumi ale pareti li spengi mentre guardi ir filme?
RispondiEliminaUn abbraccio e chiedi pure se hai de titoli che ti garbano li metto ncoda ma prima o poi arrivano.
Zanza