lunedì 7 gennaio 2019

fatevi i gatti vostri n 1205 " 31 dicembre 1970 Un Capodanno di merda "

Noi siamo fatti così: ci garbano le riflessioni profonde, la musica bella i penzieri arditi ma, tarvorta, si scade anche un pochino ner greve e ci se ne scusa con chi dovesse avé lo stomaco debole. Presempio pe l' urtimo dell' anno Dino, che di solito parla poco, ha raccontato una storiellina vecchia di guasi cinquant'anni fa. Ir tutto accompagnandosi cor piano come faceva tant'anni fa ir maestro Enrico Simonetti, che noi s'ascortava ala televisione da ragazzetti prima e da adolescenti poi. Io ho riso come un matto ma diversi avventori der barre cinese so scappati dala sala co conati di vomito.

La vicenda, vissuta,  lo posso garantire per avevvi partecipato di persona nzieme a Dino, si colloca nel lontano 1970. S'aveva 16 anni, quarcheduno guasi 17  ed era l'ultimo dell' anno. Come sempre un si sapeva che cazzo fare e alla fine ir povero Barabba (ir nostro amico Claudio, che ci ha lasciato ir 16 giungo dell' altr'anno) disse che ir su zi Carlo aveva un casaletto voto a Montescudaio e che, a chiediniene, un averebbe detto di no.
"Vai andata!" si proruppe tutti in coro e in men che non si dica ci si ritrovò in una ventina di aderenti tra maschi e femmine.
La serata un andò male, si cucinò, si fecero le sarsicce alla brace e, soprattutto, si bevve tutti fino a mbriacassi. Noi maschi pe trovà il coraggio di chiede la topa ale bimbe presenti e loro per avé la scusa pe dicci di sì perché ardevano dala medesima voglia anche lorolì che da quanto ni tirava la pelle dell' infracosce ni si movevano l'orecchi. 
Pe la cronaca nessuno combinò niente ma parecchi e parecchie rigettarono pel troppo bere. Il clù dela serata fu però quando Eolo, così detto perché mollava dele curegge che appestavano, incominciò a reggesi la pancia e a lamentassi: "oioia tragazzi mi pare di stiantà, varcosa mi deve avé fatto male!"
e noi tutti:
 "Boia no eh! Eolo une scurreggià qui perché ti s'accende ir foco ar buo der culo" ( è cosa nota che i peti avendo origine gassosa possono essere accesi con un normale accendino).

"No no unné aria... è roba grossa e dimorto" si lamentava lui 
e noi impietosi si spinse dentro ar cesso e ci si chiuse.

E' impossibile cole parole descrive l'afrori che sortivano da quell' uscio. A turno ci si passava davanti per poi riferire all' astanti tutti che lì dentro un c'era nulla di umano. Pareva che ci si allocasse  Satana in persona che ripitturava l' inferno a secchi di merda.
Dopo un po' cor una vocina che pariva sortisse propio dall' oltretomba si sentì Eolo che si raccomandava:
"Oh pezzi di merda voiartri costì, me la data un pochina di carta che qui un ce n'è punta?."
Morgante, che al momento pareva il più sano di tutti perché avendo adocchiato una tipa  che, ar medesimo tempo o anche da prima, aveva adocchiato lui, si voleva tené un pochino di cervello per none sbaglià buco alla prima occasione che niera capitata Così raccattò  du fogli di carta bianca spiegazzata  che erano poggiati sur tavolino e niene diede dicendo:

"Ecco vì Eolo, un ce n'è altra cerca di  fattela bastà"
Passò un pochino poi siccome un si sentiva nulla ci si decise ad aprì l' uscio e si vide Eolo 
che era sempre a sedé sur cesso cole mani marroni,
ir viso marrone, la schiena amrrone e l'occhi di fori.
" O che hai fatto ni si chiese?"
"Vella merda di Morgante m'ha passato l'incarto der burro" rispose.
Proprio così e se non avete mai provato a pulivvi r culo co la carta del burro, date retta a noi, non ci provate
sortireste ir medesimo effetto o anche peggio a seconda della consistenza dele vostre deiezioni.
Presi da pietà si andò a frugare nella dispensa delo zio di Barabba e si trovò un rotolo di carta tipo scottex
ni si porse e quel poveretto piano piano cominciò l' opera di detersione, sfortunatamente a secco perché il freddo aveva diacciato i tubi e la poca acqua minerale che s'aveva s'era adoprata pe cucinare.
Quarcheduno più caritatevole  pensò di dagli der vino ma ci mancò poco che venisse linciato da quelli che avevano ntenzione di beve fino ar mattino e un s'era in pochi.
Ala fine Eolo sortì fori e si messe in un cantuccio come un cane bastonato che s'è cacato addosso dala paura.
Passarono un altro par d'ore e mentre le coppie s'erano guasi formate, la tipa che piaceva al Morgante attaccò a starnutì e a soffià che pareva un mantice.
"Un c'è mica restata un poina di carta?" chiese 
e dar cantuccino indove s'era accartocciato zitto zitto, Eolo ni porse un foglio di scottex dicendo "mi dispiace ma l'ho adoprata guasi tutta".

"Grazie mi basta" disse lei commossa e si soffiò ir naso, appallottolò ir foglio e lo buttò ner foco der camino.  Poi sentendoci e vedendoci ride,  ci guardò chiedendo "O di che cazzo ridete facce di merda?"
"Facce di merda noi?" ni fece eco Dino  a nome di tutti vatti a vedé alo specchio così capisci  chi l'ha la faccia di merda".
Eolo n'aveva dato uno scottex usato e lei s'era verniciata di marrone  dala fronte ale labbra.

Dante & Dino


5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Le risposte a questo primo commento sono riservate allo staff. I nostri lettori possono commentare seguendo le consuete modalità.
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    Dante e Dino fino ale 10 poi ci casca la testa.

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  2. Ahahahhahahahhhhaahh non ci posso credere! Grande Eolo!

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  3. Certo l'argomento è da trattare con i guanti... e la mascherina ma la storia è narrata in modo esilarante e risulta degna della miglior goliardia labronica. Complimenti
    Giovanni Martinelli

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  4. Ci siamo appena alzati da tavola! Niente male come digestivo ahahah
    baci
    Patty

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