martedì 20 marzo 2018

fatevi i gatti vostri n. 898 " gironzolando per calli e campielli "

Tutto secondo programma, le tre sgrinfie sono arrivate stanotte alle 2 invece che questa mattina ma è stato meglio perché hanno potuto lasciare la macchina in Piazzale Roma da dove siamo ripartite insieme questa mattina con un altro valigione da 20 kili di roba che Dani aveva richiesto allo zio che, però ha preferito portare gli arnesi. Zanza viaggia con un trolley leggero coi suoi abiti e il valigione andrà con lei, in stiva al modico prezzo di 10,50 euri. 
Poi siamo andate a parcheggiare la macchina di Marina dietro al camper di Dante, in terraferma e col tram abbiamo fatto rientro alla base. Giusto il tempo di passare un attimo da casa ed eravamo già in giro per calli e campielli. Io sono nata qui e mi muovo con la padronanza e l'agilità di un nativo, difatti Daria e Marina hanno subito notato la differenza di percorsi con quelli fatti in dicembre quando il gruppo delle scatenate era al completo. Io all' epoca ero immobilizzata per via delle operazioni e il gruppo veniva condotto da Dani.
Mia nipote è si veneziana ma è una veneziana moderna, di quelle che conoscono le rotte dei bacari alla moda
e della movida veneziana ma che si perdono nei dedali delle stradine di castello o del ghetto. Perdersi è una parola grossa, un veneziano non può perdersi a Venezia ma può incasinarsi nel cercare un certo tipo di negozio se non ha una mappa chiara. Qui i numeri civici seguono una logica totalmente diversa da tutte le altre città d' italia così se uno dovesse trovare un negozio di  costumi  e abbigliament avendo come indirizzo 4132, Cannaregio, diventerebbe scemo senza trovarlo mentre io che l' ho visto migliaia di volte so che si trova in calle Zanardi. In pratica a Venezia le vie (calli) hanno un nome e quasi tutti i veneziani conoscono la loro città per calli e campielli o per riferimenti a monumenti dario ai Frari,  ae Zatere e  de à del  ponte dee Gullie e così via. Perfino le mappe dei cellulari si incasinano e forse questo resta un fascino di Venezia, quello di potersi ancora smarrire.
Abbiamo comperato vari campioni di stoffa per fare le gonne da can can. Se ne troverebbero di già pronte a prezzi abbordabili ma le ragazze vogliono qualcosa di unico. 
Daria e Marina hanno voluto fare un buon numero di soste ai vari bacari della citta (piccole osterie in alcune delle quali il vino si serve ad avveentori che non hanno neppure spazio per sedersi. Ho scelto le migliori, quelle rimaste tipiche e non troppo affollate di turisti anche se, con internet basta la segnalazione di un americano e il giorno dopo una calle sconta (nasconta) anche per chi è locale, diventa punto di pellegrinaggio. Comunque abbiamo pranzato strada facendo e le due livornesi hanno apprezzato i tanti stuzzichini (cicchetti) di mare che si trovano in questi locali, già pronti da mettere in bocca ad accompagnare le generose ombre de vin.
Ricordo quando dante era entusiata di questo girovagare mangiando e bevendo. Poi l'abitudine ha vinto e anche le misere finanze, così beviamo a casa e i bacari diventano una meta solo quando c'è qualche amico in visita alla città.
Per quanto riguarda i colori le ragazze sono fortemente orientate al rosso amaranto di Livorno, Zanza ha persino detto prima di salutarci e raccomandandoci i colori:
" Così almeno se dietro le bandiere rosse sono scomparsi i cuori ardimentosi, dietro le gonne rosse ci saranno delle tope bollenti". 
Zanza ha bevuto l'ironia di Dante e Dino, l'ha digerita e rielaborata in chiave femminile e adesso la dispensa con grande generosità.
Siamo appena tornate a casa, stanche e un po' brille. Ho affidato Daria e Marina alle cure dei mici che, dopo averle annusate e leccate hanno deciso che sono commestibili e se le sono equamente divise. Marina a Esserino e Daria a Balena
Un caro saluto ai nostri lettori
Holly

1 commento:

  1. Certo che con Holly si sente un cambio di registro, pacata, misurata in ogni sua espressione ma anche attenta e solidale con le iniziative delle scatenate ragazze di Livorno. La battuta di Zanza me la archivio, pronta a rivenderla. Se noi donne non prendiamo in mano le cose rischiamo davvero di ritrovarci trenta anni indietro.
    Un abbraccio da
    Anna

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