Continuando un excursus di carattere storico culturale inerente il burlesque riportiamo oggi un interessante artico di Lorenza Fauci
che ci permette di ripercorrere il fenomeno del Burlesque dai suoi esordi a oggi. Chiedo scusa per afferire a testi non miei, dei quali cito fonti primarie e secondarie, purtroppo la vicenda del Bar e della SIAE mi sta assorbendo non poco. Conto tuttavia di risolverla entro domenica e di raccontarvene gli sviluppi.
a presto Zanza
Il boom del
Burlesque come fenomeno di costume e di moda
di Lorenza Fruci
.Di cosa parliamo
esattamente quando parliamo di “burlesque”? L’etimologia del termine indica che
deriva dal francese, sia come aggettivo che come sostantivo, e definisce un
genere parodistico della letteratura del XVI° e XVII° secolo che faceva il
verso ai grandi testi classici. Successivamente questi testi parodiati vennero
rappresentati a teatro dando vita ad un vero e proprio genere teatrale
evolutosi negli anni. Le prime tracce si trovano nell’Inghilterra Vittoriana e
la prima artista inglese di burlesque annoverata nella storia fu Eliza Vestris,
interprete di opere comiche e di canzoni dell’epoca. Negli anni a seguire il
burlesque si sviluppò parallelamente al vaudeville, al cabaret francese, al varietà,
al music
hall inglese, al cafè chantant francese, mantenendo sempre una peculiarità: era uno spettacolo popolare,
che spesso scimmiottava l’aristocrazia,
Dall’Europa si spostò negli Stati Uniti dove
inizialmente metteva in scena parodie di libri o testi teatrali classici e
successivamente venne influenzato daiminstrel
shows, diventando un “contenitore” di sketch
comici, varietà, danze e musica. Tra i primi spettacoli di burlesque americani
menzioniamo in particolare i Girlie Shows, degli
spettacoli interamente al femminile. Il più famoso fu The
Black Crook che si svolse a New York nel 1866 e venne ricordato
come il primo musical americano, nato dall’unione tra una compagnia di prosa
americana e una compagnia di ballo parigina. Introdusse la novità delle
ballerine con gonnelline corte e in calzamaglie di seta color carne che davano
un effetto di nudità. Nel 1868 dall’Inghilterra arrivò a New York anche la
regista Lydia Thompson con la sua compagnia Imported
British Blondes, quasi interamente al femminile, per
portare in scena Ixion, uno
spettacolo tratto da Lisistrata di Aristofane. Le ballerine della Thompson non
restavano anonime ma avevano dei numeri individuali e venivano presentate con
il proprio nome (cantavano, ballavano e recitavano). Ixion restò
in tournée per più di vent’anni segnando lo sviluppo dei Girlie
Shows e dando vita ad una prima forma di burlesque al
femminile. Il loro successo spinse gli impresari ad investire su
questo tipo di show e il produttore teatrale M.B. Leavitt nel 1869 creò il
primo minstrel show al femminile con
elementi di vaudeville e parodie musicali
unite in un unico show chiamato “burlesque”.
Gli ultimi decenni dell’800
segnarono un grande sviluppo di compagnie e di spettacoli al femminile che
puntavano sulle “queens” delle varie compagnie come le vere star dello show.
Tra queste ricordiamo le Barrison Sisters un gruppo di cinque ragazze note come
le “ragazze più peccaminose del mondo” per aver sdoganato nei loro spettacoli
la parola “pussy” – giocando sul suo duplice significato – cantando “Would you
like to see my pussy?” mentre alzavano la gonna e mostravano le mutandine da
cui usciva un gattino nero…
La leggenda vuole che nel 1917 il
burlesque incontrò accidentalmente lo strip (data che segna anche l’inizio
della storia dello strip): in un locale di New York la ballerina Mae Dix perse
involontariamente il suo abito rimanendo svestita. L’imprevisto piacque al
pubblico e spinse gli impresari, i famosi fratelli Minksy, a reiterarlo. Nei
primi decenni del ‘900 era possibile mostrare le gambe nude, fare allusioni e
ammiccamenti, ma non mostrare il corpo nudo. Questo attirò le critiche dei
benpensanti e la polizia, tanto che ad un certo punto il burlesque iniziò ad
essere perseguitato e spesso venivano fatte delle retate degli artisti mentre
erano in scena. Ma i divieti danno vita a mondi e, per evitare la nudità e
aggirare le proibizioni, nacquero costumi e coreografie che caratterizzarono il
genere. Per coprire i capezzoli vennero creati i Pasties (i copri capezzoli),
per il pube il Merkin (cioè la parrucca pubica), per slip i G-string (cioè il
tanga), accessori che ancora oggi differenziano uno spettacolo di burlesque da
uno stripstease. E, per permettere alle danzatrici di ballare nude, venne
inventata la fan-dance, la danza con degli enormi ventagli che servivano a
coprire le nudità in un gioco di roteazioni e movimenti sensuali.
Gli anni ‘20 e ‘30
segnarono la Golden
Age del burlesque, durante la quale le artiste di burlesque venivano chiamate “danzatrici
esotiche” ed erano le star degli spettacoli. Ricordiamo per esempio Sally Rand,
famosa soprattutto negli anni ’30 per la fan-dance e la bubble dance (danza con
un’enorme palla di gomma) che nel 1937 venne arrestata più volte perché
sembrava che si esibisse nuda quando invece indossava sempre una calzamaglia
color carne. E poi Gypsy Rose Lee, diva degli anni ‘40, definita “stripper
intellettuale” che rivendicò maggiore dignità per il burlesque e creò le basi e
le regole di uno show di burlesque. Ricordiamo anche Lili St. Cyr, la “first
lady del burlesque” famosa tra gli anni ‘40 e ‘50 che creò il numero della
vasca da bagno (bubble bath). Una curiosità su di lei: alla fine della carriera
da performer si dedicò alla creazione di una sua linea di lingerie, pensata per
le mogli, alle quali proponeva di indossare dei capi ispirati dal burlesque per
sedurre i propri mariti.
Continua
Molto interessante e molto corretto citare ogni fonte e linkare l'opera
RispondiEliminaUn caro saluto
Anna