Scrissi, ne primi mesi del ventitrè, di quel Marco Teglia col quale mi intrattenni in varie occasioni durante una calda estate a Follonica, ospiti entrambi di un carissimo amico, medico di mia zia. Ne scrissi su questo blog recensendo due suoi scritti dai quali trassi anche alcune letture. Si trattava de "il Popolo va agli Uffizi" e "il Popolo va a Viareggio". Aggiunsi anche il rimando a un commiato che Adriano Sofri aveva pubblicato in occasione della prematura scomparsa di Marco. Mi par di ricordare che in quella occasione rammentassi anche del talento musicale di Teglia, simpaticissimo affabulatore ed ottimo cantautore. Al contempo in quello scritto lamentavo di aver perduto un cd contenente alcuni simpaticissimi brani musicali opera di Marco. Bene, a novembre quando mi sono dedicato alle olive e ai gattini, nel rovistare tra le mille carabattole con le quali ho riempito la cantina di mia zia ho trovato proprio quel cd, ancora perfettamente funzionante.
Come si soleva scrivere in alcune lettere commerciali: "tanto vi dovevamo e con l'occasione...."
Avendo parlato del talento di Marco dovevo appunto a Voi lettori almeno l'esempio di quanto andavo decantando. Inizio a farlo oggi con un pezzo che mi fa sbellicare.
Per una migliore comprensione delle arguzie in esso contenute è doveroso far presente che la cantata attinge al vernacolo Fiorentino e che "la cicala", in quel di Firenze è il nome dato a quella deliziosa fessura che le femmine hanno fra le gambe. Corroboro questa asserzione riportando il lemma così come compare nel vocabolario fiorentino online:
CICALA: 1) Organo sessuale femminile 2) Ragazza piacente Anche “Passera”. 3) L’insetto attaccato agli alberi,
soprattutto a pini, che d’estate ci fa sapere co’ i’ suo tipico suono che fori si schianta da’ i’ cardo che fa.
Il pezzo tratta di una smania o meglio una vera febbre che affligge tre sorelle angosciate per la mancanza di un partner, una febbre che, come dicon loro al proprio medico "Questa febbre sor dottore la ci coglie a tutte l'ore, di scaccialla un ci riesce la ci cala e la ci cresce, l'è una febbre brutta e mala, la ci cresce e la ci cala".
Buon Ascolto e Buone Feste a Marcone ovunque lui sia, magari ne prati del Gatto Eterno insieme al mio caro amico "dottore", anche lui troppo presto scappato da questo monduccio per accaparrarsi il su posto tra erba sempre verde e gatti che fanno le fusa.
Dante
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Dante, Venezia. Onlaine c'è Zanza a Livorno è al barre ma se pole risponde.
Ciaoooooo ho fatto un giretto in rete e trovo questo divertentissimo scherzo musicale. Era proprio bravo il tuo amico e con bella voce. Speriamo ci siano veramente i posti dal Gatto Eterno. Io ho pochissima fede e molta paura. Auguri se non ci risentiamo ma dovrei farcela a visitarvi ancora. Adesso vado a leggermi i post indietro
RispondiEliminaLuci
Canzone profetica sebbene scritta anni fa, proprio adesso c'è la finanziaria e la mutua un passa un cazzo. Luci mi ha avvertita del post. Ammirazione e compianto per questo talentuoso amico.
RispondiEliminaPatty
Volevo anche dire, se ne hai altre faccele ascoltare, il ricordo vale assai più delle preghiere.
EliminaPatty