Questi i riconoscimenti. In cineteca c'è. A voi la visione
Bobby
Recensioni da my moovies
Una favola nera che misura l'impatto della guerra e dei fascismi sugli spiriti innocenti.
Recensione di
Marzia Gandolfi
sabato 23 novembre 2019
Jojo ha dieci anni e un amico immaginario dispotico: Adolf Hitler.
Nazista fanatico, col padre 'al fronte' a boicottare il regime e madre a
casa 'a fare quello che può' contro il regime, è integrato nella
gioventù hitleriana. Tra un'esercitazione e un lancio di granata, Jojo
scopre che la madre nasconde in casa Elsa, una ragazzina ebrea che ama
il disegno, le poesie di Rilke e il fidanzato partigiano. Nemici
dichiarati, Elsa e Jojo sono costretti a convivere, lei per restare in
vita, lui per proteggere sua madre che ama più di ogni altra cosa al
mondo. Ma il 'condizionamento' del ragazzo svanirà progressivamente con
l'amore e un'amicizia più forte dell'odio razziale.
Prendere per il naso Hitler è avere l'ultima parola. (La) parola di
Taika Waititi, che firma una favola
über-assurda ficcata nella Germania nazista e agita alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Alla maniera di
Charlie Chaplin, che crea l'arma più bella contro Adolf Hitler (
Il grande dittatore), e di
Mel Brooks, che mette in scena l'invenzione stessa del ridere parodico (
The Producers - Una gaia commedia neonazista),
Taika Waititi
scongiura il corpo a corpo con la storia e volge in ridicolo la
fascinazione estetica per il III Reich. Diversamente da loro il
risultato è meno feroce del previsto, sovente esilarante ma troppo
'carino' per il soggetto.
Niente in
Jojo Rabbit farà urlare all'indecenza o scatenerà la polemica che aveva accompagnato l'uscita in sala di
La vita è bella.
L'anima Disney, proprietaria della Fox Searchlight Pictures, modera i
toni e procede dolcemente verso l'ode alla tolleranza e alla fantasia,
alla resistenza e al rispetto verso l'altro. Da par suo,
Taika Waititi
dirige e indossa la divisa di un Hitler concepito dall'immaginazione di
un bambino che lo convoca in sostituzione del padre assente e ogni
volta che è in preda al dubbio. Ma anche qui siamo lontani
dall'interpretazione caustica di Chaplin del tiranno-buffone Adenoid
Hynkel (
Il grande dittatore), di cui Hitler ovviamente fu il modello.
Se l'obiettivo è il medesimo, deridere i protocolli e la messa in scena di un potere che si voleva spettacolare,
Waititi pesca le risorse comiche più efficaci del film nell'orientamento sessuale dei suoi nazisti,
Chaplin
parla per la prima volta, indossa per l'ultima i baffi di Charlot e
denuncia l'usurpatore, scalzandole non solo l'immagine ma anche la
performance oratoria ridotta a gesti e parole incomprensibili.
Comprensibili e definitive sono invece le parole finali di Jojo che
prende letteralmente a calci il suo 'idolo' e oppone al farfugliamento
nazista il valore della poesia e dell'amicizia. Tuttavia
Jojo Rabbit fallisce quello che distingue la grande satira: l'onda di ilarità è sempre associata a un sentimento d'orrore. Il
dittatore di
Taika Waititi
è un fantoccio di cui ridiamo certo ma da cui non affiora mai dietro
l'attitudine farsesca la crudeltà. Resta l'impegno sincero del film
davanti al risorgere di movimenti populisti e di estrema destra. Figlio
di padre maori e di mamma ebrea, il regista di
Thor: Ragnarok
cerca uno slittamento per colpire forte gli spiriti contemporanei,
giocando con l'estetica nazista e applicando una distanza ironica e un
dandismo
nazi difficili da maneggiare.
Ciascuno dei suoi bad guys, dall'inatteso Capitano Klenzendorf di
Sam Rockwell all'ufficiale lunare della Gestapo di
Stephen Merchant, passando per la valchiria ubertosa di
Rebel Wilson, è agito da un mélange di libido e cecità che li rende alle volte derisori e tollerabili.
Taika Waititi
li arruola, si prende il rischio e poi cerca la via d'uscita,
dichiarando la guerra all'odio e praticando la giusta misura: realizzare
un film mai troppo drammatico per essere divertente. Ad oggi soltanto
Mel Brooks
ha riso del nazismo senza compromessi producendo il 'peggior show
possibile'. Un delirante capolavoro che annulla Hitler a forza di ridere
(
The Producers - Una gaia commedia neonazista).
Sei d'accordo con Marzia Gandolfi?
Quando il tuo amico immaginario è Adolf Hitler.
Overview di
Massimiliano Carbonaro
venerdì 6 settembre 2019
La storia del cinema ci ha deliziato con
numerosi amici immaginari, dal gigantesco coniglio bianco Harvey (nel
film
Harvey del 1950) a l'
Humphrey Bogart di
Provaci ancora Sam fino a
Eric Cantona che interpreta - splendidamente - se stesso nel più recente
Il mio amico Eric, ma nessuno aveva ancora portato sulla scena come compagno e confidente invisibile Adolf Hitler: ecco nel film,
Jojo Rabbit, questa lacuna viene deliziosamente colmata.
Il film è ricco di dialoghi
surreali, situazioni esilaranti e momenti di grandissima ironia. In una
scena in cui si incontrano Jojo Rabbit con un suo coetaneo e forse unico
amico, i due commentano: "Oh mio Dio, niente sembra avere più senso". E
il ragazzino serissimo gli risponde: "Yeah, penso che non sia un buon
momento per essere un Nazi". Strepitoso.
Il regista di
Thor: Ragnarok,
Taika Waititi, firma una commedia che riesce a mettere insieme i
problemi dell'adolescenza con le ironie sul nazismo in un film
ambientato in Germania durante gli anni della dittatura e in prossimità
della Seconda Guerra Mondiale.
Al centro della narrazione del film troviamo il giovanissimo Jojo
Betzler (Roman Griffin Davis) che a 10 anni ha molte difficoltà a
relazionarsi con i suoi coetanei. Sempre impacciato viene appunto
chiamato Jojo Rabbit - coniglio - appunto per sottolineare con la
crudeltà di certi bambini, sostenuti dagli adulti in divisa nazista, le
sue difficoltà. Per cercare di affrontare un mondo che gli sembra sempre
ostile, Jojo si rivolge allora al suo amico immaginario che ha il volto
di Adolf Hitler e che è interpretato dallo stesso regista. Ma il
giovanissimo comincia a porsi molte domande sulla legittimità di quanto
gli viene insegnato a scuola e nel campo di addestramento, quando scopre
che la madre nasconde in soffitta Elsa (che ha il volto di Thomasin
McKenzie), una ragazza ebrea. Tra Jojo e Elsa nasce un'amicizia che
porta il ragazzino a guardare con altri occhi quanto sta succedendo
intorno a lui e a dubitare sulla bontà degli insegnamenti relativi al
nazismo che riceve.
Grazie!
RispondiEliminaSo che molti lamentano che sia un film troppo soft (questione di sensibilità, io la scena col coniglio l'ho trovata molto crudele) ma a me sembra che parli di un tema più vasto del nazismo, e cioè i condizionamenti imposti ai giovani, non soltanto dalle dittature. Sarà interessante sentire cosa ne pensano i ragazzi.
Inoltre l'attore protagonista è molto bravo (una cosa che apprezzi particolarmente dopo aver visto Kramer contro Kramer).
Stasera lo guardo, se non mi addormento.
EliminaDella lista tua relativa a smarriti per strata trovi "essere John M" in videoteca film disponibili. Ci resterà finche non ci avverti che lo hai visto
Buona serata
Zanza