Nelle carte da gioco si chiamava Jolly Joker e rappresenta universalmente la figura del buffone o clown che dir si voglia che, con travestimenti e naso a pomodoro diverte grandi e bambini. Qui la cosa prende una piega diversa perche il protagonista che per lavoro fa il clown improvvisamente reagisce alle angherie che subisce. Da oggi in cineteca
Noi siamo immersi una nuova avventura di sole e acqua che presto racconteremo. Postiamo dal Cellulare di Dani sperando che tutto funzioni
Buona giornata a Tutti
Bobby
Ecco il commento di my movies ma basterebbe guardare la lista dei premi
Il Joker di Phillips e Phoenix è un criminale prodotto dalla società in cui vive.
Recensione di
Marianna Cappi
Arthur Fleck vive con l'anziana madre in un palazzone fatiscente e
sbarca il lunario facendo pubblicità per la strada travestito da clown,
in attesa di avere il giusto materiale per realizzare il desiderio di
fare il comico. La sua vita, però, è una tragedia: ignorato, calpestato,
bullizzato, preso in giro da da chiunque, ha sviluppato un tic nervoso
che lo fa ridere a sproposito incontrollabilmente, rendendolo
inquietante e allontanando ulteriormente da lui ogni possibile relazione
sociale. Ma un giorno Arthur non ce la fa più e reagisce violentemente,
pistola alla mano. Mentre la polizia di Gotham City dà la caccia al
clown killer, la popolazione lo elegge a eroe metropolitano, simbolo
della rivolta degli oppressi contro l'arroganza dei ricchi.
Si presenta con una carta, il Fleck di
Todd Phillips,
ma non è una carta da gioco: è il documento di una malattia mentale,
che lo rende un emarginato, un rifiuto della società, come ci dice la
prima sequenza del film, sovrapponendo al suo volto la cronaca di una
città allo sbando, sommersa dalla spazzatura fisica e metaforica.
Primo stand-alone sul più famoso villain della DC Comics, il film di
Todd Phillips
esplora dunque la nascita di un mostro prodotto dalla società stessa,
creato e nutrito da illusioni e delusioni, maltrattamenti fisici e
psichici, nell'epoca che mescola spettacolo pubblico e degrado morale.
Ambientata nei primi anni '80, l'origin story diretta, prodotta e co-scritta da
Phillips colma i vuoti strategici lasciati nel passato del personaggio, mescolando le indicazioni di
Alan Moore e
Brian Bolland con la cronaca vera americana e con l'omaggio al cinema coevo di
Scorsese,
Re per una notte e
Taxi Driver
in particolare. Parallelamente alla costruzione narrativa della
maschera di Joker, siamo invitati ad assistere alla costruzione
interpretativa del personaggio che
Joaquin Phoenix
compie sotto i nostri occhi, trasformandosi fisicamente in altro da sé,
aggiungendo energia man mano che perde peso, liberandosi
progressivamente dal diktat del sorriso socialmente conveniente ("It's
so hard to be Happy all the time") per riscrivere radicalmente e alla
propria maniera le regole della commedia della vita.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Mamma mia quanti premi e dire che non avevo notato che fosse uscito!
RispondiEliminaGrazie
Giacomo