sabato 8 marzo 2014

fatevi i gatti vostri n. 541 " Dante in anticipo"

Ho pensato che scrivere la domenica significa lasciare poco tempo a chi vol leggere e d'accordo con Bobby ho variato il mio giorno di post prendendo il sabato. Dunque Ttcca a me oggi, anzitutto scusate se negli ultimi tempi mi fo sentire poco, mi girano le palle e non  voglio trasmettere agli amici cari del blog questo fastidioso e vorticoso movimento. Ho però accettato volentieri l'invito di una pagina a tema nella quale le troppe polemiche che mi stanno dentro non troveranno spazio. Qui si parla di novelle.
E allora prendetevi un quarto d'ora di tempo, davanti a un bicchier di vino, ua grappa, un pònce, o anche una bella tazza di tè, caffè o orzo. Se vi piace leggere, leggete! Altrimenti  clicccate sul link qui sotto, socchiudete l'occhi e ascoltate. La voce è di Silvia Cecchini che ha una dizione italiana  guasi perfetta ma con una radice toscana che non gli si cancellerebbe nemmeno colla gomma da inchiostro. Dice che a noi ci succede così perché non ci  si vergogna del posto dove siamo nati anzi..... E anche se si vive in altre parti d'Italia o del mondo raramente se ne acquisisce l'accento come capita a chi desidera  omologarsi, non è roba per noi siam fatti così:
Peggiori.... Migliori... Mai  Eguali





Di solito le novelle che mi piacciono
sono novelle della mia terra o meglio
di quelle n'ho un armadio pieno in testa,
ma ne amo tante altre e mi garbano anche le fiabe
 per i bimbi. Insomma materiale
per intrattenevVi ne ho a bizzeffe.
Questa è una novella scritta da Ferdinando Paolieri.

Nacque a Firenze nel 78 (ottocento)
 prima bravo pittore alla macchiaiola
qui sono ci sono alcuni suoi lavori



qui sopra la passeggiata delle novizie
qui sopra tramonto estivo

poi prolifico scrittore , nel 28 (novecento)  s'era bell' e rotto le palle di questo mondo, ma in quella manciata d'anni dipinse e narrò la sua terra con maestria.

In questa novella, in particolare si avverte quasi la contemporaneità. Di vicende così ne capitano tutti i giorni. In fondo una breve biografia di Paolieri
un abbraccio a tutti Dante

GENTE MODERNA  file audio  per sentire cliccate sulla scritta in giallino a sinistra

GENTE MODERNA. testo

- Caro babbo - disse freddamente il cavaliere Adolfo, cassiere principale presso la Banca X...., è inutile disperarsi e discutere. Ho fatto male, lo so, ma se mi andava bene non sarebbe avvenuto nulla di grave, anzi.... Per conseguenza è perfettamente ozioso che tu ti scagli contro di me con gesti e paroloni da melodramma; in tal caso, io per difendermi...
- Difenderti?!
- Difendermi, sì.... il diritto alla difesa è sacro! Per difendermi, dunque, dovrei scagliarmi con gesti e paroloni da melodramma contro mia moglie per la quale, onde mantenerle il lusso, l'automobile e il quartiere elegante, io ho giuocato e perduto.... ergo, siccome ho trentacinque anni e nessuna voglia d'ammazzarmi, non rimane che pensare di escogitare un rimedio.
- Un rimedio? È presto fatto, o rimetti la cifra sottratta alla cassa, o vai in galera, o ti ammazzi.
- Ammazzarmi, io? Eh! no caro, finchè c'è vita c'è speranza ed io credo....
- Ma tu sei pazzo! pazzo, senza remissione. Dove vuoi che trovi, a quest'ora, duecentocinquanta mila franchi? Fosse stato ieri, stamani... ma ora, alle due di notte! Via, andiamo, non facciamo scherzi di cattivo gusto!
Il vecchio banchiere fremeva. Sapeva bene che il figlio conosceva l'origine della sua fortuna, oggi seriamente scossa, e rivedendosi riflesso in lui, come in uno specchio, non osava di pronunziare le grandi frasi. Anche lui, quarant'anni avanti, aveva giocato i denari degli azionisti affidati a lui, ma li aveva giocati in Borsa, in una operazione di grande stile, che, per di più, era riuscita bene. E quel tonto, quel babbeo, quel criminale idiota, era andato invece, a fare una serie di vuoti di cassa che erano arrivati, finalmente, a quella razza di somma e aveva subita l'ultima perdita proprio alla vigilia d'un ispezione!
Nella camera, dai tappeti soffici, illuminati soltanto dalla luce rosea della veilleuse, non si sentiva che il respiro affannoso della signora bruscamente svegliata dall'impetuoso e disperato ritorno del marito. Seduta sul letto, con un boa attorno al collo, i capelli magnifici sciolti giù per le spalle, essa girava attorno i grandi occhi attoniti incerta ancora se sognava o era desta.
E i due uomini, colle braccia incrociate sul petto l'uno, il più giovane, l'altro, il più vecchio, colle mani nervosamente intrecciate dietro il dorso, misuravano a grandi passi la stanza, e nessuno dei tre aveva ormai il coraggio di dire più nulla, tanto più che ciascuno tremava pensando a quel che sarebbe successo quando l'avrebbe saputo la madre del giovine cassiere, la signora economa e previdente la quale s'era scagliata tante volte contro la vita elegante della nuora.
La giovine nuora era di buona, modesta famiglia borghese e l'affare l'aveva combinato lo stesso banchiere il quale, fornita una istruzione al figliuolo e collocatolo a posto, s'era dato premura di accasarlo per tempo con persona di miti pretese per non spingerlo sulla strada pericolosa che lui aveva battuto da giovine e sulla quale l'aveva poi regolato raddrizzato e rimesso in careggiata l'oculatezza della signora Dionisia.
- Tuo figlio, soleva dire la madre previdente, tuo figlio dirazza, e, se non ne avessi l'assoluta certezza, direi perfino che non è tuo, da quanto è diverso da te. Egli deve essere un uomo onesto non deve provare scosse nè misurare gli alti e bassi dell'esistenza dei lottatori. Sarà un buon marito e un buon impiegato. E basta! E gli daremo una moglie borghese, non abituata al lusso, ai divertimenti, alle dissipazioni.
Conti senza l'oste!
La giovine sposa entrò ben presto al contatto del mondo che frequentava la casa del banchiere, contemplò gioielli che lei non possedeva, pellicce che non si sognava neppure, automobili silenziose come fantasmi... il marito, geloso, vedendo la moglie corteggiata e ammirata, non seppe rifiutarle nulla per timore di disgustarla, non solo, ma fomentò il suo gusto alle cose belle e sontuose, fiero di mostrarsi in società con quella donna che tutti gl'invidiavano, e cominciò, anche lui, a non contentarsi più della posizione sicura, ma umile, che il padre, accorto e conscio per esperienza come l'abisso si trovi sempre al piè delle cime, gli aveva procurato e, sentendo discorrere di operazioni, di società anonime, di contratti lucrosi, prese a confidare alla consorte dei progetti audaci per l'avvenire.
La signora non tardò a rivelargli, nell'intimità, ridendone lei per la prima, che uno degli assidui del suo salotto, il ricchissimo e bruttissimo borsista Lavoni, le aveva offerto, per prova, di entrare in qualche piccola speculazione, a titolo di esperimento, di saggio, con lui, s'intende senza che essa dovesse sborsare un soldo e aggiungeva, naturalmente, d'aver ricusato con energia.
Ma codesta manovra del borsista bastò a fare entrare un diavolo per capello al cassiere il quale promise a sè stesso di riuscire a procurarsi le somme necessarie a un tentativo di speculazione su certe azioni d'una miniera che promettevano di salire vertiginosamente.
Per comprarne un primo stock occorreva almeno una cinquantina di mila franchi e il cassiere ne prese delicatamente diecimila dal deposito della Banca e li puntò sul tappeto verde, dove sparirono come foglie secche a un soffio di tramontano.
Si imagina il resto della storia la quale finì, come tutte le storie di questo genere, con una specie dì lotta sorda fra l'uomo e la sfortuna, finchè quando la cifra arrivò ad essere perfettamente tonda (duecentomila lire!) insieme a codesto deficit, il cassiere trovò, per giunta, anche l'avviso d'un'ispezione.
E allora prese altre cinquantamila lire e giocò tutta la pòsta. Le raddoppiò. Non bastavano. Puntò daccapo, perse, riguadagnò e poi venne il crollo. Dopo il quale non gli restò, alle due di notte, che salire le scale di casa e svegliare il babbo, confidando che il passato del vecchio banchiere avrebbe servito di scudo al suo fallo.
Ma il tempo era troppo ristretto, le faccende dell'ex strozzino, dacchè s'era ritirato dagli affari, andavano bene a patto che egli camminasse sul fil del rasoio, e duecentocinquanta mila lire son sempre una bella cifra!
Motivo per cui tutti e tre, babbo e figliuolo e nuora, non sapevano assolutamente che pesci pigliare.
E quel cretino che non voleva saperne di abbandonare la moglie, di fuggire! Quell'imbecille che non aveva il fegato di spararsi una revolverata nel capo! Quell'idiota che trovava a quell'ora, e in quelle condizioni, l'ingenuità di invocare, di cercare un rimedio!
Roba da camicia di forza.
Ma tutte codeste considerazioni erano zuccherini in confronto alla paura terribile che tutti e tre avevano, senza osare di confessarselo, di vedere apparire nella sua maestosa vestaglia rossa, la rispettiva moglie, madre e suocera, nella stanza fatale.
E la suocera, incuriosita da certi rumori, si svegliò, trovò il posto del marito, accanto a lei, nel letto, vuoto, sospettò qualche imbroglio (conosceva i suoi polli) e in cuffia bianca, infilata la maestosa vestaglia color di rosa e inforcate le lenti montate in oro, sul naso aquilino, girò per la casa e trovò il terzetto al colmo della costernazione.
Tutti tacevano, col cuore nel petto che batteva come il battaglio d'una campana squassata a mortorio, aspettando l'esplosione.
Invece la signora Dionisia fu sublime.
- Prima di tutto, ella disse, proibisco le esclamazioni di qualunque genere e (rivolta alla nuora) i singhiozzi, perchè la servitù non s'avveda di niente.
«Poi, prego di esaminare esattamente la situazione. Non c'è nulla d'irrimediabile (il banchiere la guardava allibito) non c'è nulla di perduto. Di perduto e d'irrimediabile c'è la posizione e la onestà di Adolfo, ma si rifarà la prima e quanto alla seconda... vuol dire che era fatale! È un bel sogno svanito, ma almeno mio marito avrà avuto ora, finalmente, la vera prova che Adolfo è suo figlio.
La delicata osservazione non parve commuovere estremamente il banchiere....
«Dunque, riprese la signora, io possiedo un deposito di duecentocinquantamila lire, e che rappresenta quasi metà della nostra fortuna, a un'altra Banca, come sapete, in testa mia, e le svincolerò....
- E tu vorresti che noi?... Ma dobbiamo andare alla fame, dunque, per questi due imbecilli?
- Nemmen per idea! Tu, Adolfo, hai le chiavi della cassa?
- Le ho.
- Benone, tranquillizzati, mettiti in calma.... E stamani subito, per tempissimo, quando non c'è nessun impiegato, entra in Banca, apri la cassa e piglia altre duecentocinquantamila lire, poi vieni qui, e dalle al babbo; quindi vai alla stazione e fuggi.
«II babbo, consegnata a me la somma, (penserò io a metterla al sicuro) si recherà dal direttore della Banca e gli rivelerà che tu hai fatto un vuoto di cassa di mezzo milione e sei scappato. Il direttore convocherà gli azionisti e a loro il babbo offrirà le due corna di questo dilemma: O voi denunciate mio figlio e rovinate me e lui, senza pigliare un soldo, o vi contentate di tutta la mia sostanza consistente nella dote di mia moglie per duecentocinquantamila lire liquide, le quali, a patto che recediate da ogni proposito di denunzia, m'impegno a versarvi a titolo d'indennizzo, dentro quarantotto ore....
- Ma è una cosa grave!
- Ma trovami un mezzo migliore, se ti riesce! O fai arrestare tuo figlio e ti metti in condizione di non presentarti più in borsa, o, senza rischiare un soldo, fai una bellissima figura e ci salvi tutti. Gli azionisti son gente pratica, gente che più o meno ha scorso la cavallina degli affari e che si farebbe ghigliottinare prima di metter mano alla borsa. Essi apprezzeranno altamente il gesto d'un padre e d'una madre i quali si rovinano per rimediare il fallo d'un figlio, ne rimarranno commossi e siccome il male anderà diviso in piccole parti fra tutti, saranno felici vedendo che, di colpo, il danno subìto si riduce della metà senza scandali le cui conseguenze si rifletterebbero indiscutibilmente anche sulla banca e quindi su loro medesimi.... Mentre noi, non avremo altro incomodo che quello di tenere per qualche tempo infruttifera la somma, finché le faccende non saranno accomodate. Mi pare, dunque, che Adolfo farà bene a preparare due cose: la valigia e una lettera di dimissioni.... Quanto al suo avvenire.... Sono i contrasti della vita che formano i caratteri e io credo che tutto il male non venga per nuocere. Non ci mancano, per fortuna, le aderenze e nostro figlio potrebbe profittare delle offerte di quel tuo antico socio di Londra....
Il banchiere, a capo basso, pareva riflettere profondamente, e taceva.
La signora Dionisia gli mise amorevolmente una mano sulla spalla: Ma se è cosa fatta.... andiamo! benedetto uomo! Vedi come ti sei ridotto, mentre potevi aver fatto milioni durante la guerra, per il tuo orrore delle speculazioni coraggiose, per la tua onestà.... Questa è una lezione che ci dà il destino.... vinci gli scrupoli!
Ma il banchiere rialzata la testa, rispose, quasi parlando ancora a sè stesso: Macchè scrupoli! pensavo... se non fosse meglio offrire agli azionisti duecentomila lire sole... infin dei conti è una cifra che non si trova sotto un mattone.
- Così tu mi piaci. Ora riconosco mio marito! coraggio e avanti!
«Un galantuomo, come te, che adora la propria famiglia, deve lottare e trasformare le avversità in benefizii! coraggio, Adolfo! sarai più fortunato un'altra volta.... intanto, vediamo se, dato che hai perso il posto, ci riescisse di salvarti, in quest'affare, una cinquantina di mila lire.... ti farebbero comodo per ricominciare a formarti, onestamente, una posizione.
- Hai ragione, esclamò il banchiere, hai ragione.... ho bell'e deciso in questo senso e non se ne parli più.
La signora Dionisia ritornò a letto, i due uomini andarono nello studio a compilare la lettera di dimissioni, e la sposina rimase sola a rimuginare come avrebbe fatto per ricondurre senza parere, il brutto borsista Lavoni sull'argomento di quella certa speculazione che aveva respinta, inconsideratamente, pochi mesi prima.
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Ferdinando Paolieri nacque a Firenze il 2 maggio 1878.
Spirito irrequieto e sempre alla ricerca di una propria strada, sperimentò differenti forme d'arte, dalla pittura alla poesia, alla novellistica, al teatro. Rifiutò la comoda strada dell'avvocatura, caldeggiata dal padre, preferendo la vita da bohemien dell'ambiente dei macchiaioli toscani, specialmente sotto l'influsso del Fattori. La sua vocazione per la pittura, rafforzata dal successo di due sue tele esposte a Monaco nel 1903, si concretizzò con l'apertura di uno studio da pittore a Firenze assieme ad altri amici che avevano condiviso fino a quel tempo la sua vita libera.
Ma presto si dedicò più compiutamente alla scrittura e già nel 1908 compose la sua prima opera, il poemetto in ottave, Venere agreste, ispirato alla sensualità pastorale di cui già si era fatto portatore il D'Annunzio e che rappresenta l'unico cedimento del Paolieri alle mode e correnti del suo tempo. Infatti questo autore restò sempre fuori dalle mode letterarie del primo Novecento (futurismo, realismo magico, parnassianesimo, ecc.). Egli mantenne quasi costantemente la sua opera nel solco della tradizione della letteratura regionale, che in quegli anni era segnato soprattutto da Fucini.

Aveva già iniziato la sua attività di novelliere con i racconti di Scopino e le sue bestie(1911). Nello stesso anno di fondazione de "La Torre" pubblicò le Novelle toscane(1913), e successivamente le Novelle Selvagge (1918), le Novelle incredibili (1919),Uomini, bestie, paesi (1920), Novelle per soldati (1926), Novelle agrodolci (1925): tutti bozzetti ricchi di vivacità e sapore, ma volutamente limitati da un ambito di provincialità. Lo stesso carattere hanno i romanzi: Storia di un orso e di una gatta (1921); Natio borgo selvaggio (1922), che è giudicata la sua opera più matura e interessante; La maschera celeste (1922); I fuggiaschi (1924); Amor senz'ali (1928): serie di quadretti, di scenette, non privi di argutezza e di vigore di linguaggio, nonché di sapiente dosaggio dei sentimenti.Dapprima appassionato anticlericale, fondò a Siena nel 1913 con Federigo Tozzi e Domenico Giuliotti il settimanale "La Torre", che si autodefinì «organo della reazione cattolica». Partecipò alla prima guerra mondiale distinguendosi per atti di valore.
Fu per lunghi anni redattore de "La Nazione", su cui tenne la rubrica letteraria e drammatica.
Tutta l'opera di Paolieri si situa nell'ambito di un tenace conservatorismo letterario e culturale di tradizione toscana, da cui egli riprende il gusto per una lingua ricca di compiacimenti dialettali, di ornamenti, di preziosismi, e la misura del bozzetto, descrittivo o narrativo, sullo sfondo di paesaggi e di contorni descritti con compiacimento come primitivi e selvaggi: la maremma, l'Isola del Giglio, l'Impruneta. Ma quello che gli manca è un tessuto fantastico che lo porti su un piano letterario diverso da quello, limitato, delle personali esperienze.
Paolieri scrisse pure per il teatro, in lingua e in dialetto; tra le opere si ricordano le commedie I' pateracchio (1910), in vernacolo chiantigiano molto arguto e felice, rappresentata nel 1911 dalla compagnia Niccóli; Il chiù (1911); Gli antidiluviani (1912), scene maremmane piene di colore rusticale; e infine il dramma religioso La mistica fiamma (1927), dedicato a S. Caterina da Siena. In collaborazione con Giovacchino Forzano scrisse Stenterello e il granduca.
Fu pure librettista di operette: La marchesa nuda (1912, per R. Leoncavallo); Bacco in Toscana.
Morì a Firenze nel 1928.
Fonti:
  • Giulio Bucciolini, Ferdinando Paolieri, Firenze 1921.
  • Mario Puccini, Scrittori di ieri e di oggi, Napoli, Guida, 1933.
  • Silvio D'Amico, Il teatro italiano del Novecento, Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli 1933.
  • Luigi Ugolini, Ferdinando Paolieri, trent'anni dopo, in «Nuova Antologia» XI 1959.
  • Albani-Vacca (a cura di), Ferdinando Paolieri. Atti del convegno di studio. Vita e Opere. Impruneta 27-28 maggio 1988. Bologna, Printer, 1991.

3 commenti:

  1. Grazie. Stavolta grazie te lo dico così: GRAZIE. Chè mi viene pure da piangere, ecco.

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  2. Come devo aver già scritto un paio di post fa, di letteratura di quel periodo conosco poco o nulla, anche per una specie di allergia, e Paolieri non sapevo nemmeno che era stato di questo mondo. Invece la novella è magnifica e anche... come dire... molto attuale. Grazie ^__^

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