S' era piccini io er mi gemellino Tafano e il Mosca era sempre in fasce. Nei barre si poteva fumare ancora e nonostante la mi mamma, giocoforza, ci tenesse nel retrobottega e raccomandasse ai clienti di non fumà nessuno pareva danni retta. C' era parecchia gente allora, nel periodo natalizio, Don Luigi, visto che nessuno smetteva di bestemmià, nemmeno in vista der santo giorno, aveva smesso lui d' incazzassi e quando le madonne grugnivano e gli dii si trasformavano in cani, serpi e maiali nel più facondo esercizio di blasfemia, ar massimo si limitava a mandare affanculo quegli irrispettosi che, tuttavia erano pur sempre i su compagni di vita e di interminabili partite a carte. Era in gran forma, in quegli anni, il nostro Don e in formissima era anche Uliano, il babbo di Dante. Uliano era campione locale di braccio di ferro e ogni tanto vedeva arrivare qualche giovanotto gonfio d'estrogeni o di boria, che penzava che la stella ormai sessantenne der portuale fosse ormai in declino. Uliano faceva un segno a Nara, la mi mamma o ad Ampelio ir mi babbo, a seconda di chi di loro stava dietro il banco, un segno eloquente che voleva dì date bé a tutti paga r bimbo. Come facesse a pronosticare con esattezza l' esito della sfida un si sa perché Uliano era di certo meno sbruffone di come stava venendo sù r su figliolo, Dantino ed era guasi sempre di poche parole e di modi spicci. Fatto sta che sull' esito c'indovinava sempre e i gonzi che penzavano di piegagli quell' avambraccio, oramai ricoperto di pelo bianco, finivano a batte i ginocchi ner banco riconoscendo che bàtte quell' omo era na cosa mpossibile. A sto punto scattava na magistrale combutta fra il prete e il portuale. Don Luigi con la bella voce pletorica adatta sia alle prediche che al canto si tirava su la manica dela tonaca dar porzo infino ar gomito ed esordiva: "Un si batte quella mezza sega lì? Ora ve lo faccio vedé io! Quanto ci volete scommette che lo sdraio in du menuti". Desiderosi di rifassi, il gonzo di prima e il su seguito accettavano la scommessa e di lì a poco pagavano per tutti, come si conviene ai poveri polli, perché Uliano e Don Luigi si conoscevano fin da bimbi ed erano persino stati partigiani nzieme. Così dopo una apparente resistenza, Uliano si lasciava buttà giù e la scommessa veniva vinta. In realtà Don Luigi era l' unico, in tutta la Livorno d'allora, che potesse dare qualche pensiero a Uliano, in termini di rivalità, diciamo che su una decina di sfide ne poteva vincere due o tre, che comunque non era poca cosa data la natura del fenomeno che si trovava a sfidare. Insomma per Natale sti avvenimenti si verificavano spesso, anzi direi guasi sempre e al barre si rideva come matti. Poi, quando era ora che noi bimbi si dormisse, la mi mamma chiamava Dino e Dante e gli diceva: " O merde, sonategli un pochinino a gemelli così smettan di rompe ' coglioni co sti bèrci". Dino staccava la chitarra dal muro, Dante cavava l' armonica di tasca e chiedevano sempre a me perché ero la gemella comandante: " 'sa voi sentì stronzolina?" E io che un avevo dubbi rispondevo "Cinciampò fatemi sentì cinciampoò". La musica lo seppi solo anni dopo era quella di Let it snow ma appena io sentivo l' attacco strumentale prencipiavo a canticchiare le parole che mi aveva inzegnato Dantino
Pe la strada tutta nnevata
ben nascosta na caata
non la vide e non la scanzò
cinciampò cinciampò cinciampò
Cole scarpe tutte merdose
Pien di schizzi sull' altre cose
ala porta s' avvicinò
e bussò e bussò e bussò
Pe l' odore che sprigionava
guasi guasi si rigettava
gli si disse allora oibò
è popò è popò è popò
(Dante Davini Diversi Natale 199....)
Le parole ve l' ho nzegnate, se volete che i vostri bimbi vengan su sboccati come la scrivente non dovete fa altro che cantagliela.
La musica è qui, opera come sempre di Dino e Dante
Ora bisogna vi lasci perche domani si parte io e Dino e, come si dice qui a Livorno, "fra caà e fa lo spiazzo si fa buio e un s'è fatto n cazzo"
Baci Zanza
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Ossignùr che schifo! Cioè non il post che è simpaticissimo né la suonata di Dante e Dino ma la versione della bella canzone natalizia è davvero qualcosa di spaventoso. Per addormentarci i bambini poi! Ah ah ah
RispondiEliminaTroppo belli i vostri post. Mi mancavano tanto
Lucy Milàn
L' inventiva non mancava certo tra i vari personaggi che popolano il Bar Nado. Molto bello questo raccontino che riporta indietro nel tempo. La versione prosaica di Let It Snow a patto di non cantarla a colazione, è simpatica. L' esecuzione musicale è come al solito superlativa
RispondiEliminaBuona serata
Giovanni Martinelli
Ovviamente l' argomento è alto e adattissimo al Natale. Meno male che non è venuto fuori a pasqua o non avrei mangiato le uova di cioccolato delle quali vado pazza. Ieri sera avevo sentito la canzone davvero ben fatta ma non avevo commentato perché ero col cell. e non mi permette di scrivere, devo cambiarlo. Stamattina al pc in luogo del brano mi appare una faccina che mi nega l' indirizzo IP di soundcloud. Ve lo segnalo perché possiate metterlo a posto. Infine il detto livornese riportato da Zanza in fine di post non lo capisco o meglio ricordo che lo spiegaste tanti anni fa forse ma lo ho dimenticato.
RispondiEliminaBaci
Patty
Oh, QUESTA finalmente la conosco, e mi piace anche. Piace anche ad Astrella, perché è qui che zampetta tutta contenta sulla tastiera.
RispondiEliminaVabbé, la vostra versione ha un testo un po' diverso dall'originale, ma per un brano musicale essere rivisto è un segno di vitalità ^__^
Complimenti ai suonatori!
Ma ora che ci penso: ho apprezzato moltissimo anche il racconto. Che se poi uno è così grullo da andare a sfidar gente che un conosce, gni sta artro che bene pagare a tutti.
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