Abbiamo riso troppo con il "Luglio" di Dante fatto sul piano di Costanza che, nel caso ci legga, abbracciamo con tanto affetto. Dino ovviamente non si è fatta scappare l'occasione per riandare indietro nel tempo. Il suo esercizio della memoria, meno consueto di quello di Dante ma altrettanto ricco di particolari a me ignoti (o non ero nata o ero troppo piccina) mi è piaciuto tanto che ho pensato di riproporlo col titolo "Cavalleria Rusticana". Visto che la musicò Mascagni, grande Livornese, la cosa un mi dispiace punto.
"Boia dé è sempre stato così Dantino, quando si mette in capo una cosa un lo move nemmeno le cannonate" attacca Dino Ciampi ". Lui cola volontà riesce a fare dele cose impossibili che a me mi sfiancano solo a pensalle. Na vorta s'era ragazzotti sui quindici anni, un tipo di Shangai, Tale Nicche (probabile versione labronica di Nick) ci prese a manate tutti e due. Forse aveva anche ragione perché lui veniva a rompe le palle e afa ir ganzo in zona nostra ma noi, come replica, ni s'era buttata ner fosso la bicletta e lui , senza mezzo per movesi, aveva perso un incarico da fattorino. Comunque io me la misi via con serenità, in fondo avevo preso na manata un po' pesante e basta ma Dante tutti i giorni mi diceva "vedi? M'ha lasciato cinque dita sul viso e cinque a te ma un sa quanto ni costeranno a lui lì questi segni "
"e che ni fai? - lo pigliavo in giro io, l'ammazzi pe du manate?"
"No ni tronco tutte e dieci le dita."
Nicche di Shangai, però, aveva armeno 4 anni più di noi e sebbene non fosse un colosso aveva l'aria di avecci voluto risparmià a dacci du manate perche se ci avesse preso a cazzotti di certo c'avrebbe sfatto ir muso.
Dantino non sentì seghe. Cominciò a fa le flessioni, partì co 20 e ne aggiungeva una al giorno poi metteva le gambe su una panchina e avviava a fa dele serie nfinite d'addominali, ala fine di 3 mesi faceva oltre cento flessioni sui bracci e guasi 150 addominali. Era doventato ir doppio muscoloso di quello che era digià prima e a quer punto raccattò tutti i soldi dele paghette, che aveva messo via, andò all' accademia pugilistica livornese e ci stette guasi sei mesi. Tornava pesto da fa paura, e ni facevano male perfino l'orecchi dale botte ricevute ma lui ndomito quando ni dicevo" ma chi te lo fa fa?" mi rispondeva "gnene faccio mangià quelle dita vedrai se un lo faccio inginocchià per terra a dì basta a quella caata d'omo." E alla fine era doventato come na macchina da guerra. Ogni tanto quando pe' scherzo mi tirava un cazzotto in una spalla mi pareva che m'avesse dato una martellata cor mazzolo da tanto aveva aumentato la potenza de su colpi. Poi un giorno all' inizio dell' estate seguente, mi disse" vieni, si va a Shangai a sardà ir conto"
Io rubai la lambretta ar mi babbo e, per precauzione, portai anche ir sovrapposto co dele cartucce a pallettoni in tasca, no pe ammazzà nessuno ma in quell' anni andà a provocà in casa d'arti poteva volé dì ritornà coll'ambulanza quindi ir fucile serviva pe fa capì che un ero innocuo e la lambretta pe fa prima a scappà se fosse stato il caso. S'arrivò presto e lui si presentò al barre. Con estrema educazione disse:" bona sera me lo potete chiamà Nicche, se c'è"
Fedora la signora che gestiva il barre ni fece: "poi anche passà dentro anche se un hai 18 anni, è di là che gioca a biliardo"
ma lui replicò: "no siccome ni devo fa parecchio male è meglio che resti fori un ni voglio creà guai ar barre".
Fedora lo guardò con un aria tra il divertito e lo stupito perché, anche se aveva i bracci gonfi come du bussolotti, Dantino aveva sempre il viso da ragazzo mentre Nicche pur non essendo il vero e proprio terrore di Livorno era un rissaiolo che non si tirava mai indietro tutte le volte che scoppiava un casino.
Venne fori e Dante esordì: "so venuto a rompeti ir muso e le mani pe lo schiaffo che hai dato a me e a Dino a fine estate scorsa ar Pontino. Se avevi problemi cola bici la dovevi chiede e ti si dava, se era rotta ti si pagava, eri te che rompevi le palle a casa nostra e te l'eri meritato, invece hai alzato le mani e ora so qui pel saldo."
Nicche sottovalutò la questione e rispose: "se mi fai ripensà a quella storia ti gonfio davvero".
Dante guardo' l'altri del barre e disse:
"Io e lui soli eh badiamo bene, se quarcheduno si mette di mezzo ci pensa Dino cor fucile".
"Casomai ci si mette di mezzo pe sarvà te bimbo! Quer fucile ve lo potete anche nfilà ner culo" ni rispose Budellone, un omone che pesava più d'un quintale e aveva le mani come du pale, ma quando mi vide infilà ar volo le cartucce nele du canne si zittì come na botta.
Tricche ebbe la malaugurata idea di mostrarsi strafottente e colla punta di una mano fece come per soffianni il moccio dal naso ma un c'arrivò, un destro doppiato da un sinistro l'avevano digià chiappato ner muso. Reagì e tirò un par di sventole anche lui ma Dantino era robusto come un torello e, in confronto ai cazzotti che aveva preso dai pugili veri, quelli di Nicche ni parevano carezze. Ala fine mentre Nicche cercava di riorganizzassi pe un attacco, un montante che pareva un colpo d'ariete lo addormentò del tutto. Dante continuò a tonfallo anche mentre era per terra poi gli montò coi piedi sule mani e si sentì lo scricchilìo de diti stronchicciati.
Ala fine mise la ciliegina su la torta: mentre ir su avversario era in terra semisvenuto tirò fori na boccetta di smalto dela su mamma e ni verniciò l'unghie di rosa concludendo rivolto a Budellone:
"Quando si sveglia sta merda dinni che impari a fa a cazzotti come l'omini, perché li schiaffi l'omini un li danno".
Nessuno intervenne e s'andette via cola lambretta ma piano piano guardando indietro con aria soddisfatta. I più vecchi di Shangai vennero al Bar Nado a cercare Uliano e Renatino. Renatino era a Cecina e Budellone, Canizza e Bulle si trovarono davanti Uliano e Don Luigi che ni dissero seri seri: se sete venuti a fa i conti co noi pe du ragazzetti diticelo! Così prima si chiama la Croce rossa pe favvi portà via e poi s'attacca il discorso. Fare a cazzotti col Babbo di Dante e Don Luigi insieme era impresa impossibile per chiunque e la delegazione di Shangai si dovette limitare a dire: "Armeno ar fucile, però, stateci attenti perché in galera ci mettano voi." Così io per via del fucile ne buscai come un ciuco dar mi babbo, la sera, quando lo seppe da Don Luigi.
In merito ala perseveranza di Dantino ti potrei anche raccontà di quando s'invaghì di Miss Viareggio, un topone da fa paura. Luilì gliela chiese pe sei mesi di fila finché una sera, che lei aveva bevuto parecchio, ni disse di sì. Dantino perù non tornò soddisfatto come da Shangai. Ar barre intero, che voleva sapé ir resultato di quell' epica conquista, disse solo: "Boia dè! E' stata male. Tutta la notte a rigettà. Avrà buttato fori na carretta d'arcole, cosa volevi trombà in quelle condizioni, mi venivava da rigettà anche a me.... m'è toccato lavalla tutta e riportalla a casa cor un tassì. Probabilmente per la vergogna lei un si fece più vedere e Dantino un la cercò più.
Fin qui il racconto poi Dino conclude: "Bei tempi Zanzina quando un eri ancora nata e le cose si risolvevano da noi.
Metti ner blogghe "Luglio" che te lo fo a modino visto che me l'ha chiesto vella popò di caata di profugo a Venezia e piglia la chitarra dal muro dove da sempre è attaccata ar chiodo, vicino ala stampa di Pellizza da Volpedo.
Bacioni a tutti
Zanza
Dé sete meglio de supereroi bisognerebbe mettevi come materia d'esame ale maturità
RispondiEliminaAmedeo
Insomma il rischio a quei tempi mi pare lo chiamassero riformatorio o casa di correzione.....Un po' cattivelli ma la formazione del carattere mi pare abbia avuto buon esito.
RispondiEliminaUn abbraccio a tutti e due
Patty creatura dell'alba
Un bel racconto realistico scritto senza voler edulcorare i fatti o celebrare il protagonista. Qui gli eroi appaiono in una veste che rasenta la crudeltá e l'incoscienza messe in gioco dall'antico sodalizio. Ne emergono anche le radici caratteriali dei Nostri: Dante pervaso dal suo personalissimo senso di giustizia e disposto a incredibili sacrifici per non venir meno ad esso. Dino animato da quella vena di follia che non contempla il sacrificio ma le soluzioni fuori dai parametri consueti. Verga ne avrebbe fatto una novella. De Amicis due "Franti"
RispondiEliminaGrazie per queste scanzonate pagine che offrite alla nostra lettura.
Dimenticavo: perfetto il pezzo di chitarra classica
Giovanni Martinelli
Ehi, non vale,così sembra quasi una canzone seria! (E forse lo è più di quel che sembra, ripensandoci).
RispondiEliminaAmo i racconti di gioventù di Dante perché mi ricordano i bei tempi in cui i ragazzi erano buoni, sobri e rispettosi, non come oggi che sono violenti per colpa dei social e dei videogame 😇
E concordo con Amedeo, naturalmente
(aspetto Dani al varco per esprimere, a lei e a Miss Marple, la miaestrema riconoscenza per avermi segnalato la quadrilogia della Byatt. Ora sono a metà el terzo perché la sto alternando a quella della Ferrante, apparentemente diversa ma... diciamo con dei tratti interessanti in comune. Nessuna influenza diretta, intendo, ma alla fine, Inghilterra o Italia, per le donne certi problemi si somigliavano parecchio)