giovedì 14 settembre 2017

fatevi i gatti vostri 697: PORA LIVORNO 'n mano a ste merde




Che il Gatto Eterno li maledica ne secoli de secoli, che stiantino quell' ebete di sindaco che ha idee poche e confuse e quel baronetto di merda che di rosso  ha solo 'r cognome.

 Nogarin prima ancora di preoccupassi di quanti morti c'erano ha detto : io un so' stato 
come Pierino alla maestra che chiedeva chi aveva scoperto lamerica. 
Giusto pe scaricà il barile sugli altri. ha denunciato la tardiva e incolore  allerta lanciata dalla protezione civile, che ha etichettato  la tempesta solo con un allarme arancione. Certo era arancione tutta l' italia e Nogarin non ha la palla di cristallo per sapere che il su arancione si sarebbe tinto  di merda, ma la gravità della situazione era chiara sin da sabato mattina e altre città, Pisa per esempio, si erano attrezzate per tempo, mentre lui non si sarebbe nemmeno peritato di mandare sms di allarme come avrebbe dovuto. Se c'è una responsabilità fisica in quello che è successo lo stabiliranno i giudici e gli organi competenti. 
L'unica certezza è che l'incompetenza al potere e l'idea che la politica migliore la possano fare i cittadini, gli inesperti, quelli che non sanno nulla di come funziona una macchina amministrativa, finora hanno fatto disastri.

Monsignor Giusti si chiede: "Chi doveva avvertire la gente? Sono state fatte le delibere per cambiare i protocolli?". La replica seccata di Nogarin: "Il vescovo faccia il vescovo e non si occupi di cose che non sono di sua competenza"

Ora che la gente di Grillo un capisce una sega e che un so' boni nemmeno a fa l' O cor culo si sapeva da tempo e io da questo rincoglionito a dire il vero un mi so mai aspettato nulla.

Ma te novello  Granduca di Toscana  che ora pontifichi sull' operato de sindachi un lo sapevi che un sanno fa un cazzo e allora se si dovevano adoperà perché con metà del tempo che spendi ora a pontificà un hai arzato ir telefano e gnai chiesto: Oh palle 'ome ti sei organizzato pe ogni evenienza. Invece dormano e poi si rimbarzano le corpe mentre la gente piange i propri cari e tutto quello che è stato perso.

Mi domando io perché dala sera prima il barre di Ampelio che non è in zona a rischio  era mezzo smantellato e ci mancava poino che portasse n casa anche r banco e la macchina der caffè. Laa gente del barre lo piglia pel culo e ni diceva un vorrai mica che straripi r' fosso reale ma lui continuava a dire meglio avé paura che buscanne io quer che posso lo levo.

A ampelio niè andata bene percchè il barre  non è nele zone a rischio e in più è in pratica un angolo di casa chiuso che se lo colpisce l'acqua entra e riesce.
.

Questo infine  il giudizio tecnico di gente che ne capiva quarcosa:
Se c’è una cosa che  ha insegnato il tempo e l’esperienza fatta in questo settore è che fenomeni quantomeno confrontabili, hanno dato luogo a scenari di evento profondamente diversi e distanti tra di loro, ciò a riprova che innumerevoli sono le variabili che compongono un’emergenza e che ciò che conta in questi frangenti sono le ‘sfumature’, dettagli che il sistema di protezione civile deve saper cogliere e possibilmente anticipare con la logica della migliore flessibilità possibile”. Imprevisto, imprevedibile, variabili, sfumature, flessibilità.

Resta da capire se questo sistema flessibile è stato applicato anche nella cascata d’acqua che tre notti fa ha sconvolto Livorno.Ilfatto.it ha chiesto al sindaco Filippo Nogarin se la Protezione Civile di Livorno poteva, sì, superare l’allerta arancione (non massimo, anche se elevato) diramato dalla Regione Toscana e decidere in autonomia di mettere in campo un’organizzazione per evacuare le persone in zone a rischio. Il sindaco ha risposto di non avere strumenti per valutare una situazione di pericolo crescente causata dai corsi d’acqua.
Esistono però varidocumenti per irischi eventualianche perché il 9 per cento del territoriodi Livorno è a elevata pericolosità idraulica. Il Manuale contenuto nel piano di protezione civile – elaborato a fine 2015 – mette nelle aree a rischio idraulico anche quelle ai lati del Rio Maggiore e Rio Ardenza.

 Le strade, innanzitutto. Tra quelle caratterizzate da “criticità dovute adesondazioni e tracimazioni” ci sono tutte quelle intorno a viale Nazario Sauro e vicine allo stadio, compresa viaRodocanacchi, dove vivevano Roberto, Simone e Filippo Ramacciotti e Glenda Garzelli. Lo stesso vale per le strade diCollinaia ai lati dell’Ardenza e dei suoi affluenti, comprese via Sant’Alò, via Garzelli e via delle Fontanelle, dove abitavano le altre 4 vittime del disastro (Martina Bechini, Roberto Vestuti, Raimondo Frattali, Gianfranco Tampucci). Ma il piano va nel dettaglio fino a prevedere una tabella con il numero di abitanti nelle aree a rischio idraulico “elevato” o “molto elevato”. Lungo ilrio Maggiore, per esempio, sono 3936 divise in 311 abitazioni: 3927 in zone a pericolosità idraulica elevata e altri 9 in zone a pericolosità idraulica molto elevata. Lungo il rio Ardenza, invece le persone che abitano in zone altamente sensibili sono 543 divise in 100 residenze esposte al rischio: 417 vivono in zone a rischio elevato, altre 126 a rischio “molto elevato”. Di tutte queste persone il Comune ha un’anagrafe, numeri di telefono, fissi e cellulari. Ma l’altra notte non è partito nessun avvertimento. “Lo abbiamo fatto – ha detto Nogarin – con l’applicazione”, cioè la app che un cittadino deve scaricare volontariamente dagli store per smartphone e che parla a tutti i cittadini e non ad alcune zone mirate. Bisognerebbe infilaglielo nel culo lo smarfone a sto cervello fritto.

Esistono però varidocumenti per irischi eventualianche perché il 9 per cento del territoriodi Livorno è a elevata pericolosità idraulica. Il Manuale contenuto nel piano di protezione civile – elaborato a fine 2015 – mette nelle aree a rischio idraulico anche quelle ai lati del Rio Maggiore e Rio Ardenza.

 Le strade, innanzitutto. Tra quelle caratterizzate da “criticità dovute adesondazioni e tracimazioni” ci sono tutte quelle intorno a viale Nazario Sauro e vicine allo stadio, compresa viaRodocanacchi, dove vivevano Roberto, Simone e Filippo Ramacciotti e Glenda Garzelli. Lo stesso vale per le strade di Collinaia ai lati dell’Ardenza e dei suoi affluenti, comprese via Sant’Alò, via Garzelli e via delle Fontanelle, dove abitavano le altre 4 vittime del disastro (Martina Bechini, Roberto Vestuti, Raimondo Frattali, Gianfranco Tampucci). Ma il piano va nel dettaglio fino a prevedere una tabella con il numero di abitanti nelle aree a rischio idraulico “elevato” o “molto elevato”. Lungo ilrio Maggiore, per esempio, sono 3936 divise in 311 abitazioni: 3927 in zone a pericolosità idraulica elevata e altri 9 in zone a pericolosità idraulica molto elevata. Lungo il rio Ardenza, invece le persone che abitano in zone altamente sensibili sono 543 divise in 100 residenze esposte al rischio: 417 vivono in zone a rischio elevato, altre 126 a rischio “molto elevato”. Di tutte queste persone il Comune ha un’anagrafe, numeri di telefono, fissi e cellulari. Ma l’altra notte non è partito nessun avvertimento. “Lo abbiamo fatto – ha detto Nogarin – con l’applicazione”, cioè la app che un cittadino deve scaricare volontariamente dagli store per smartphone e che parla a tutti i cittadini e non ad alcune zone mirate.

Bisognerebbe infilaglielo nel culo lo smarfone a sto cervello fritto.

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