Il francese da giovane un poinino lo masticavo. C'era il banalmente ovvio
"Vole vu cuscé avèk muà sessuà?"
Che era d' obbligo quando arivavano le Francesi a Migliarino.
Poi quarche anno dopo, mentre facevo l'università, mi avventurai nela traduzione dar francese d'una diagnostica sperimentale dele pulsioni d'un certo Leopold Szondi. Era costui no psichiatra ungherese che aveva creato un test proiettivo basato sula scerta di foto di ricoverati ner su manicomio. Me la pagarono un po' meglio che a scaricà pomodori al mercato di Novoli ma un la pubbricarono mai. O forze ci messero un altro nome. Tanto pe fammi prencipià na carriera di goste raiter che ancora deve fenì. Da qui r titolo. Un ho più voglia d'anda in piazza a sentì discorzi tanto altisonanti quanto inconcrudenti. Come Une de mai quindi mi piace ricordammi d' una cavalla che aveva sto nome e vinceva guasi sempre. A que tempi ero parecchio giovane e Nado, che allora gestiva il barre, aveva la televisione in bianco e nero. L'aveva messa su una menzola arta, a parete, ché la potessero vedé tutti. Mi piaceva Une de mai perché era na lottatrice e spessissimo, per quel su carattere indomito, vinceva. Ecco vorrei che lo si facesse o si provasse perlomeno a fallo anche a sinistra. Lottare pe vincere e no pe fa cavilli perché i fascisti si dichiarino antifascisti e se possibile senza quella cazzo di retorica che mi ricorda Mustafà. Uno che l'aveva ner culo e diceva ch' era a scopà.
A presto Dante
Si fa poesia addirittura in francese. Deliziosa la fonetica per l'invito alle transalpine di un tempo. La linea proposta tra le righe di questo post è abbastanza concorde con quanto affermano da tempo Cacciari e anche Bersani sia pure su posizioni un po' diverse. Sono stanca anche io di una opposizione, molto critica sì ma con poche palle.
RispondiEliminaEli
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