Un avevo ancora prencipiato a buttà giu' sto poste. Anzi, un avevo ancora messo le virgolette di chiusura ar titolo, che Samatta e le trombanti, all'unisono, m'hanno berciato nell'orecchi:
"O Zanzina te l'uccelli te li devi levà dar capo e te li devi mette nela topa. Da' retta annoi!"
L'ho mandate n culo.
Perché i viaggi a lorolì gli fannno bene.
Del resto sapevo che avevano ragione, così, avendomi colpito in un punto indo mi ci dole, pe la legge del somaro gli vo nculo e piscio chiaro. A tutte e tre e acchì la penzasse come loro.
L'uccelli, di cui parla l'autrice, hanno ali e penne. Quindi niente a che vedé co quelli di cui farneticano ste tre stronze caate a forza.
Il libro è bello, lo lessi diverz'anni fa e soprattutto lo trovai scritto divinamente.
Ne conziglio l'acquisto ma, siccome il signor saggiatore ammé un m'ha mai offerto nemmeno mezzo bicchier d'acqua minerale, lo faccio mètte anche nela bibrioteca di Esserino per esse preso in prestito da chi deve pagà r mutuo di casa e un pole spende tanto in cultura
Bona giornata
Zanza
L’invalido di guerra Nat Hocken scruta il mare vicino alla sua fattoria. Gli piace osservare il movimento degli uccelli sopra l’acqua, vedere come cambia al mutare delle stagioni, seguendo l’urgenza di mettersi in viaggio, migrare verso sud. Quest’anno, però, gli uccelli sembrano molti più del solito e meno timorosi del contatto umano: si avvicinano imprudentemente agli aratri al lavoro sui campi, si accalcano alle finestre come a cercare un riparo dall’inverno che si avvicina. Qualcosa non va. Perché uno stormo ha assalito Nat in casa sua cercando di penetrargli con il becco le orbite? Perché i cieli si fanno neri di bestie improvvisamente ostili? Con il passare delle ore le aggressioni si fanno sempre più feroci e frequenti. È l’inizio di una battaglia tra natura e uomo che non potrà che concludersi con la sconfitta di una delle due parti. I sei racconti della raccolta Gli uccelli – qui riproposti come nell’edizione del 1952 – sono uniti da un filo di tensione e angoscia. Daphne du Maurier si dimostra ancora una volta una maestra dell’attesa, capace di andare in profondità nelle psicologie, di dare vita a una suspense in grado di farci provare il desiderio che il tormento finisca subito e, assieme, che continui ancora a lungo. Spesso considerata una scrittrice di “genere”, commerciale, e quindi trascurata dalla grande critica, in questi racconti du Maurier si dimostra invece straordinariamente abile nel cesellare il terrore con un’abilità sovrannaturale, di dipingere l’ossessione in modo impossibile da dimenticare. Dimostrando che la grande scrittura non è quella che ti indica con precisione gli uccelli che volano nel cielo: è quella che non ti fa più guardare al cielo nello stesso modo.
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Daphne Du Maurier
Daphne du Maurier (Londra, 1907 - Par, 1989) è stata una scrittrice inglese. Le sue storie, dal successo internazionale, hanno ispirato alcuni dei film più iconici di Alfred Hitchcock. Delle sue numerose opere il Saggiatore ha pubblicato Il punto di rottura (2009), Rendez-vous (2010), Il capro espiatorio (2011), I parassiti (2012), Rebecca la prima moglie (2020) e Non voltarti (2024).
Ma guarda un po' un uccellino si è posato sulla mia finestra e mi ha avvisata di questo tuo post. Che malelingue le tue amiche anche se....in fondo in fondo un po' di ragione la riconosci loro anche tu. Auguri Patty
RispondiEliminaE' un esercizio consigliabile a molti quello di "battere su quel tasto" dato che ci stiamo spopolando
RispondiEliminaCiao a tutte
Eli
Come promesso, mi faccio sentire anche in calce a questo simpatico post di Zanza. Qualche volta gli uccelli si possono anche solo leggere, o guardarli in volo. E'un piacere diverso ma si può apprezzarlo, considerato anche che non produce effetti collaterali di ampio e vario genere.
RispondiEliminaUn abbraccio
Anna