Vivevamo spostandoci da una casa all'altra, muovendoci tra la periferia di Mestre, dove la mamma aveva conservato la casa coniugale e Verona, dove il babbo svolgeva la propria attività dopo essersi trasferito lì alcuni anni prima.
Buona parte del nostro affetto di adolescenti convergeva su zia Holly. Adoravamo la zia che viveva a Venezia ed era l'elemento eclettico di una famiglia piuttosto piatta e formalista. Un giorno Dani saltò su con una delle sue tipiche uscite e mi disse: "ma perché non andiamo a vivere a Venezia?".
All'epoca io ero 17enne e Dani 14enne e l'idea di viver da soli ci affascinava ma non sottovalutavo gli ostacoli che i genitori avrebbero frapposto.
Dapprima la cosa non fu semplice e fummo presi per pazzi da babbo e mamma. Mia sorella, però, chiese l'aiuto materiale e dialettico della zia e la cosa, dietro le sue stringenti argomentazioni, fu presa in maggiore considerazione. Credo che per entrambi i nostri genitori, in fondo questa soluzione, rappresentasse un compromesso ideale se non altro perché avrebbe prodotto un sicuro miglioramento nel rapporto coi rispettivi nuovi partners. Nella sistemazione veneziana avremmo avuto l'occhio vigile della zia e di zio Dante su di noi, eccellente assistenza scolastica da tutti e due . Coi genitori, invece, avremmo trascorso tutti i momenti nei quali loro erano liberi dai rispettivi impegni e dobbiamo riconoscere che ne han sempre saputi ricavare in abbondanza. Così alla fine strappammo il consenso e ci trasferimmo dall'algida villetta dell'entroterra mestrino alla cadente ma affascinante abitazione con affaccio sul canal.
Praticamente abbiamo usato il nostro appartamentino solo per dormire, per portarci fidanzatini e fidanzatine, qualche volta per preparare un esame che richiedeva gran concentrazione. Per il resto siamo vissuti in casa di zia.
Negli anni abbiamo imparato ad apprezzare il regime spartano della zia che dal niente sa imbandire una tavola per quattro, abbiamo gustato i racconti di mare e di terra dello zio abbiamo deliziato le nostre narici coll'odore della legna che brucia, abbiamo imparato ad andare in barca e a pescare. Non ci siamo drogati, non abbiamo messo al mondo figli imprevisti. Niente di quello che, inizialmente temeva la mamma. Ambedue ci siamo laureati col massimo dei voti e la lode, rispettando perfettamente le scadenze previste ma non abbiamo fatto feste in tema. Non possiamo che essere stragrati a zio Dante che ci ha assistiti con pazienza in tutte le materia dal greco all' italiano, dalla matematica alla fisica. A tutt'oggi a tutti i nostri amici pare impossibile, che quest'uomo corpulento, con le mani piene di calli e cicatrici, dedito al vino e alla tavola, anarchico e blasfemo, con la pelle e la parola segnati dal salmastro del Tirreno possa averci spiegato la tragedia greca e la commedia latina l' inglese, le derivate e gli integrali.
Ringrazio ovviamente anche i mici che ci hanno fatto sentire la vicinanza di una natura che l'uomo non comprende più o che rifugge,
ringrazio infine tutti Voi che avete letto con pazienza le nostre paginette ed condiviso gioe e dolori con noi.
Un bellissimo omaggio di cui gli zii (e i gatti) vi saranno grati.
RispondiEliminaSe è vera, è una storia bellissima, all'altezza di tutto il vostro blog!
RispondiEliminaE io ringrazio voi, i vostri zii e i gatti perchè questo blog mi è stato di aiuto e sostegno in moltissime occasioni. Anche stavolta. Non voglio soffermarmi su questa parola "stavolta" perchè non voglio parlare di me (come faccio sempre) ma sappiate che siete parte del mio cuore e della mia vita, sempre. Grazie.
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